Latina

Nicaragua: Fronte Sandinista presenta proposta per un’ampia riforma costituzionale

Già iniziate le consultazioni con vari settori della società nicaraguense. La Chiesa cattolica chiede più tempo
14 novembre 2013
Giorgio Trucchi

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Una commissione parlamentare speciale ha iniziato da circa una settimana le consultazioni con vari settori della società nicaraguense, per discutere la proposta di riforma di 39 articoli della Costituzione, presentata recentemente dal gruppo parlamentare sandinista.

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La prima segretaria del Parlamento, Alba Palacios Benavidez, ha spiegato ai giornalisti che la commissione speciale, dopo avere discusso il progetto e avere raccolto i suggerimenti dei vari settori, lo presenterà in aula per il dibattimento e l’approvazione prima del 15 dicembre. La legislazione nicaraguense prevede che una riforma costituzionale debba essere votata e approvata in due legislature, cioè per due volte e in due anni diversi, con almeno i 2/3 dei voti favorevoli (62 voti).

Il Parlamento è attualmente controllato dal partito di governo Fronte sandinista di liberazione nazionale, Fsln, il quale può contare sul voto dei suoi 63 deputati, una quantità sufficiente per approvare la riforma proposta.

La commissione speciale è integrata da Alba Palacios, che la presiede, Edwin Castro, Irma Dávila e José Figueroa del Fronte sandinista, Javier Vallejos e Raúl Herrera, del Gruppo democratico nicaraguense, Bdn, e da Wilfredo Navarro del Partito liberale costituzionalista, Plc.

Tra le principali riforme proposte dalla maggioranza figura l’eliminazione della proibizione della rielezione presidenziale continuata, per altro già resa inapplicabile da una risoluzione della Corte suprema di giustizia nicaraguense. Viene inoltre proposto che il presidente della Repubblica possa essere eletto con la maggioranza relativa dei voti, possa emettere decreti con “forza di legge” e nominare militari o poliziotti in servizio attivo per occupare cariche nelle istituzioni dello Stato, ma non quelle derivanti dal voto popolare.

Si persegue anche l’istituzionalizzazione dell’attuale modello di governo “cristiano, socialista e solidale”, della democrazia diretta, dei suoi meccanismi e della struttura organizzativa che si è dato. Inserisce infine il concetto di “famiglia” come origine e fine dell’attività statale e come promotrice dellos sviluppo umano e si ratificano i nuovi confini marittimi derivanti dalla risoluzione della Corte di Giustizia della Aia rispetto al conflitto con la Colombia.

Il capogruppo dell’opposizione, Luis Callejas, ha ribadito ai giornalisti che il suo gruppo non appoggerà il progetto e ha annunciato che si uniranno alla commissione speciale solo "per denunciare le arbitrarietà che si commettano”. Ha inoltre detto di essere contrario alla proposta sandinista in quanto “non risponde alla necessità che ha il Paese di migliorare i livelli dell’occupazione, salute, educazione, nè di approfondire le libertà e i diritti individuali di espressione, associazione, diritti sociali e politici”.

Secondo l’opposizione, quest’ampia riforma demolirebbe lo Stato di Diritto, “eliminando la supremazia del potere civile sul potere militare, stabilendo una persecuzione della nostra democrazia e del liberalismo per sostituirlo con il socialismo, il cristianesimo e il panteismo altrui, che nulla ha a che fare con la nostra cultura e idiosincrasia", ha detto il capogruppo della minoranza parlamentare.

Il deputato del Plc, Wilfredo Navarro, ha invece criticato apertamente l’atteggiamento dell’opposizione. "Penso che l’atteggiamento manicheo ed estremista della gente del Pli (Partito liberale indipendente) contribuisca al fatto che nel Paese ci siano leggi contraddittorie. Non possiamo dire fin dall’inizio che non voteremo la proposta se nemmeno l’abbiamo vista, nè discussa”, ha spiegato.

La Conferenza episcopale del Nicaragua, Cen, ha intanto detto che prenderà parte alle consultazioni. In una lettera di qualche giorno fa, il Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Managua, Mons. Silvio José Baez, aveva chiesto di spostare la data dell’udienza dal 14 al 21 o 22 novembre, in modo di dare tempo ai vescovi di riunirsi per elaborare la loro posizione ufficiale sulla riforma costituzione, durante l’Assemblea annuale della Conferenza Episcopale, che si terrà dal 18 al 20 novembre.

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