Latina

Tratta da una storia vera vissuta in prima persona da Flaviano Bianchini

Migrantes. Verso il sogno americano

Recensione alla graphic novel di Flaviano Bianchini e Giovanni Ballati
21 novembre 2018
David Lifodi

Migrantes - graphic novel Flaviano Bianchini

Migrantes. Verso il sogno americano racconta quello che in questi giorni migliaia di honduregni, guatemaltechi e salvadoregni stanno cercando di fare: attraversare la frontiera tra Messico e Stati uniti e raggiungere finalmente l’american dream. Probabilmente pochi di loro ce la faranno, come del resto tanti altri che li hanno preceduti, vittime dei coyotes, dei polleros, dei grandi gruppi criminali come Los Zetas o il cartello di Sinaloa e di una polizia corrotta. C’è però un attivista italiano che ha dimostrato, in mezzo a mille peripezie, come sia possibile raggiungere gli Stati uniti. Flaviano Bianchini, ambientalista, fondatore dell’organizzazione internazionale Source International e redattore di Peacelink, ce l’ha fatta soltanto pochi anni fa, quando ha raggiunto Tucson partendo dalla città guatemalteca di Tecún Umán e attraversando il fiume Suchiate per giungere a Ciudad Hidalgo, in Messico: da lì percorrerà tutto il paese fino agli Stati uniti.

Bianchini aveva già raccontato i suoi 21 giorni da migrante nel suo Migrantes. Clandestino verso il sogno americano (Bfs Edizioni, 2015), un’esperienza cruda, durissima, che una volta di più aveva aperto gli occhi sul viaggio che ogni giorno tanti centroamericani in fuga dalla criminalità delle maras e dei narcotrafficanti, dalla fame e dalla miseria compiono, mettendo in gioco la loro vita, nel tentativo di abbandonare il proprio paese per arrivare negli Usa. Grazie al fumettista e illustratore Giovanni Ballati, il viaggio verso gli Stati uniti di Flaviano Bianchini è divenuto anche una graphic novel. Pur avendo già letto il libro, ed essendo quindi a conoscenza dell’epilogo a lieto fine, anche sfogliando le pagine della graphic novel è impossibile non restare con il cuore in gola fino alla conclusione, l’arrivo di Bianchini a Tucson, da dove telefonerà al suo amico Jaime, a Città del Messico, per annunciargli che tornerà a prendere il proprio passaporto.

Si, perché Bianchini il proprio “cartoncino di un colore indefinito tra il marrone e il rosso bordeaux” con su scritto “Unione europea – Repubblica italiana” lo aveva spedito all’amico da Tecún Umán per sperimentare in prima persona cosa significasse essere un indocumentado. La graphic novel, così reale da rendere il Bianchini del fumetto davvero molto somigliante con quello reale e realizzata in maniera così chiara da avvicinare moltissimo le dettagliate descrizioni della sua migrazione alla traversata a livello di immagini, ha il merito, come scrive Marco Rizzo nella prefazione, di farci percepire la realtà dei migranti e farci immergere nelle loro storie.

Nella graphic novel vediamo in prima persona, come se fossero lì, accanto a noi, i migranti che salgono e scendono in corsa dalla Bestia, il treno merci che attraversa il Centroamerica per portare cemento, zucchero, minerali e tutto ciò di cui il Nord ha bisogno e di cui se ne serve depredando il sud. Si viaggia per chilometri sul tetto, aggrappati al convoglio, come ha fatto Flaviano Bianchini, che ha trasformato la sua identità in quella di Aymar Blanco, peruviano di antiche discendenze basche nato a Pucallpa, in pieno territorio amazzonico. Una maglietta sdrucita del Barcellona con il numero 10 di Messi, un paio di pantaloni di fustagno, dei calzini e delle scarpe della peggiore qualità: questo è l’abbigliamento con cui Flaviano-Aymar tenta l’avventura, insieme a qualche soldo cucito nel doppio fondo delle mutande. Impossibile fare diversamente, altrimenti rischierebbe di essere riconosciuto, cosa a cui Flaviano, umanamente, pensa più volte, soprattutto in occasione del viaggio verso Tenosique (nel doppio fondo di un camion insieme ad altre decine di compagni di sventura) e quando cade in ostaggio della violenta polizia di frontiera. Gli basterebbe dire che è un giornalista italiano e in poco tempo tornerebbe libero dal suo personaggio Aymar e di poter andare dove vuole.

Se il libro di Flaviano faceva già comprendere bene, a livello di immaginazione, i rischi, le paure e lo spirito di sopravvivenza in un territorio dal clima ostile, il merito della graphic novel è rendere visibile tutto ciò, accompagnandoti e facendoti toccare con mano cosa significhi vivere come braccati senza certezza non solo del domani, ma dell’immediato. Bianchini riflette sul Nafta, il trattato di libero commercio ratificato nel 1994 tra Messico, Canada e Stati uniti (contro il quale insorse in armi il 1 gennaio dello stesso anno l’Esercito zapatista di liberazione nazionale), che autorizza lo scambio delle merci tra una frontiera e l’altra, ma al tempo stesso impedisce alle persone di attraversare i confini.

Se Pancho Villa ed Emiliano Zapata vedessero la famiglia che ospita Bianchini e i suoi compagni di viaggio accompagnandoli ad Orizaba sarebbero fieri della loro rivoluzione, riflette Aymar-Flaviano, ma chissà cosa penserebbero dell’attualità, dove di fronte alle oltre seimila persone della carovana migrante giunte a Tijuana si cerca di fomentare una guerra tra disperati (messicani poveri contro honduregni, salvadoregni e guatemaltechi, in teoria popoli fratelli) e del lavoro sporco che fa il Messico per fermare gli immigrati per conto degli Stati uniti. Per 21 giorni Flaviano Bianchini è stato un migrante a tutti gli effetti: il suo viaggio clandestino è andato a buon fine e speriamo che questa sua esperienza,  raccontata sotto forma di romanzo e di graphic novel, sia di buon auspicio anche per la carovana giunta di fronte al muro, a pochi passi da un traguardo che tuttavia resta blindato.

Migrantes. Verso il sogno americano

di Flaviano Bianchini e Giovanni Ballati

Shockdom, 2018

€ 15

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.

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