Legami di ferro

La multinazionale mineraria brasiliana è fortemente criticata per le sue condotte

La Vale lascia un'eredità di distruzione ambientale, culturale e sociale in tre continenti

L'insieme delle violazioni dei diritti si verifica in Brasile, sede della Vale, e in altri otto paesi dell'America, Africa e Asia, coinvolgendo tutta la catena di produzione della Vale in diversi paesi dove l'impresa opera
27 aprile 2015
Fonte: Adital. "Vale deixa legado de destruição ambiental, cultural e social em três continentes". - 17 aprile 2015

“Il guadagno prima di tutto e tutti, sfruttando al massimo le risorse naturali con i minori costi possibili, aggirando qualunque ostacolo: diritto del lavoro e ambientale e diritti umani”. È così che il Movimento Internazionale delle Vittime di Vale (Articulação Internacional dos Atingidos pela Vale) interpreta l'attuale influenza della multinazionale brasiliana, che opera nel settore della minerazione, logistica, energia, siderurgia e petrolio. Per denunciare questa realtà, il Movimento ha appena lanciato la Relazione di Insostenibilità della Vale 2015, nella quale denuncia più di 30 casi di violazioni di diritti in tre continenti.

L'insieme delle violazioni dei diritti si verifica in Brasile, sede della Vale, e in altri otto paesi dell'America, Africa e Asia, coinvolgendo tutta la catena di produzione della Vale in diversi paesi dove l'impresa opera. Il lancio della relazione avviene in concomitanza con la Settimana di Mobilitazione Nazionale Indigena, la Giornata di Lotte per la Riforma Agraria e le mobilitazioni per il mantenimento dei diritti del lavoro contro le forme di outsourcing nel paese.

Secondo il documento, il maggiore investimento della Vale nel mondo, l'aumento della produzione nel Carajás, nello Stato del Pará (Brasile), punta alla duplicazione della Estrada de Ferro Carajás (EFC), che si sta realizzando con permessi irregolari, senza tenere audizioni pubbliche e con consultazioni preventive, diritto questo assicurato alle comunità dalla Convenzione 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Già a Itabirito (Minas Gerais), la Vale venne ritenuta responsabile per aver tenuto 309 persone in condizioni di semi schiavitù.

Con la partecipazione azionaria della Vale, il progetto della Centrale Idroelettrica di Belo Monte, che si sta costruendo sul bacino del fiume Xingu (a nord del Pará) è stata criticata per la grande distruzione sociale, ambientale ed economica. Sono almeno 20 i procedimenti giudiziari intentati dal Pubblico Ministero Federale del Pará (MPF-PA). La relazione mette in evidenza anche casi di sprechi di acqua. Questo succederebbe in tre minerodotti che collegano Mariana (Minas Gerais) e Anchieta (Espírito Santo), che utilizzano 4.400 metri cubi di acqua all'ora, quantità che sarebbe sufficiente per rifornire una città di 586 mila persone al mese.

La relazione sottolinea che negli stati del Maranhão, Espírito Santo e Rio de Janeiro, in Brasile, oltre a quelli di Piura (Perù) e Perak (Malesia), pescatori locali denunciano che i processi del trasporto del minerale e la contaminazione delle acque nel porti della Vale compromettono la loro stessa sopravvivenza. In Canada, dove la Vale produce nichel nella miniera Voisey's Bay, il lago Sandy è stato già trasformato in un bacino con più di 400 mila tonnellate di rifiuti, secondo le denunce delle organizzazioni locali.

A sua volta, la centrale siderurgica TKCSA, di cui la Vale è azionista, ha aumentato del 76% le emissioni di anidride carbonica a Rio de Janeiro. Dal 2010, funziona senza autorizzazione ambientale.

Un altro caso che ha attirato l'attenzione è relazionato allo spionaggio. Secondo il documento, grazie alle denunce di un ex-funzionario della Vale, è stato portato alla luce uno schema di spionaggio contro i movimenti sociali, come il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) e la rete Justiça nos Trilhos (un insieme di movimenti, associazioni e cittadini in difesa della giusta compensazione per i danni causati dalla Vale all'ambiente e alla popolazione). Il caso ha già portato ad una udienza pubblica nel Congresso Nazionale ma l'impresa, fino ad oggi, non è stata considerata responsabile.

Anche in Mozambico, il documento mette in evidenza che più di 1300 famiglie trasferite dalla Vale vivono, oggi, con difficoltà per l'accesso all'acqua, alla terra, all'energia, in terreni non adatti all'agricoltura, oltre al fatto di non aver ricevuto, fino ad ora, le indennizzazioni integrative a cui avevano diritto.

Falso discorso di sostenibilità

Secondo la relazione, l'impresa opera a livello globale per “trasformare risorse naturali in catalizzatori di lucro, continuamente in crescita, per gli azionisti, senza tenere in considerazione i diritti e le aspettative dei lavoratori, comunità, popolazioni locali e generazioni future ad avere una vita dignitosa”. Il Movimento delle Vittime di Vale mette in evidenza una condotta arrogante da parte della Vale, l'accumulo globale, la sostenibilità verso i guadagni e non verso le persone, oltre ad una eredità di distruzione ambientale, culturale e sociale.

In una intervista alla Adital, l'economista Gabriel Strautman, membro dell'Istituto per le Politiche Alternative per il Cono Sud (Pacs), afferma che il principale valore di questo studio è decostruire il discorso di sostenibilità che l'impresa diffonde. “La Vale si dice impegnata ad attuare le migliori pratiche ambientali e rispetto delle leggi. Nel frattempo, il suo modo di operare è quello di fare pressione affinchè le licenze vengano concesse senza studi sugli impatti ambientali”, esemplifica. “In che modo vuole essere sostenibile se non rispetta le leggi ambientali?”, si domanda l'economista.

Oltre a questo, lui afferma che lo Stato è complice di questa situazione, dato che facilita, incentiva e fortifica questo tipo di operazioni nell'impresa. “Lo stesso Stato che, da un lato, rende forte l'impresa con licenze irregolari e esenzioni fiscali, dall'altro omette di andare a fondo nella verifica di queste denunce. Ha un doppio ruolo”, dice Strautman.

Secondo lui, anche i governi locali sono in linea con la Vale, dato che possiedono una certa 'dipendenza' dalle royalties che paga la multinazionale. “Per questo, non si sollevano contro l'impresa”, spiega. “Sebbene la Vale rivendichi il ruolo di un'impresa che condivide il valore generato, vediamo un'impresa che non paga le tasse, che minaccia le comunità. E questa è una pratica insostenibile”, dice l'economista.

Note: Tradotto da Beatrice Ruscio per PeaceLink . Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.
N.d.T.: Titolo originale "Vale deixa legado de destruição ambiental, cultural e social em três continentes". Adital.

Occhiello e sommario sono a cura della traduttrice.

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