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Stato e multinazionali

3 giugno 2005
Noam Chomsky intervistato da ZNet Germany
Tradotto da per PeaceLink

D: vogliamo parlare delle due strutture di potere dominanti dell’età moderna: lo stato nazionale e le corporazioni transnazionali, le multinazionali. La prima domanda è questa: potrebbe parlare del sorgere del concetto di stato nazionale, perché è stato creato e quali sono state le conseguenze?

Dunque, lo stato nazionale è soprattutto un’invenzione europea, intendo dire che esistevano strutture simili ad esso, ma lo stato nazionale nella sua forma moderna è stato creato principalmente in Europa nel corso di molti secoli. E’ un qualcosa di così innaturale e artificioso che è ha dovuto essere imposto solo per mezzo di estrema violenza. Infatti questa è la ragione principale per cui l’Europa è stata per secoli la parte più selvaggia del mondo. Questa è stata infatti la conseguenza del tentativo di imporre il sistema dello stato nazione su culture e società diversificate e che a ben vedere non avevano alcun rapporto con tale struttura statale artificiale.

Infatti gli effetti seguiti a questo fenomeno sono stati anche la ragione principale per cui il concetto di stato nazione si è diffuso anche altrove. Nel processo di creazione dei moderni stati nazionali, l’Europa ha infatti sviluppato una cultura ferace e una tecnologia della violenza che le ha messo in mano gli strumenti per conquistare il mondo, e mentre conquistava il mondo ha anche tentato di imporre in qualunque luogo andasse la struttura, allo stesso modo artificiosa e violenta, dello stato nazionale. Se si guarda ai maggiori conflitti odierni nel mondo, la maggior parte di essi sono la residua conseguenza degli sforzi europei per imporre il sistema degli stati nazionali là dove non aveva alcun senso farlo, cioè a dire quasi dappertutto. Le poche eccezioni sono quei luoghi della colonizzazione europea in cui, semplicemente, la popolazione indigena fu sterminata, come gli Stati Uniti e l’Australia. E’ in questi luoghi che si sono ottenute delle società più omogenee.

D’altronde la ragione principale per cui si poté porre fine al feroce conflitto mondiale in Europa nel 1945 è stata che si capì che se un gioco del genere fosse continuato ancora a lungo, gli Europei si sarebbero autodistrutti. Così, dal 1945 in Europa si è avuta la pace interna. Tedeschi e Francesi non considerano più massacrarsi gli uni con gli altri lo scopo primario della loro vita.

Nel corso dello sviluppo del sistema dello stato nazionale, parallelamente sono anche sorti vari accordi economici, che circa un secolo fa si sono trasformati nel capitalismo corporativo contemporaneo, imposto soprattutto per mezzo di accordi legali, non grazie alla legislazione, e strettamente integrato e in relazione con gli stati più potenti. Perciò oggi non si possono dissociare i potenti stati nazionali, il G8, quelli che si incontrano a Edimburgo, cioè in effetti il G1 o il G3 o qualcosa del genere con una minima partecipazione di altri, da questa storia. E’ impossibile distinguere i moderni stati dominanti dal sistema corporativo delle multinazionali, e da quei gruppi eterogenei che si appoggiano su di loro, che hanno un rapporto di dipendenza e allo stesso tempo di dominio nei loro confronti.

Infatti due secoli fa James Madison in un’epoca in cui il capitalismo moderno era ancora agli inizi, descrisse la connessione tra gli affari e il governo in termini di “strumenti e tiranni”. Disse che gli affari sono “strumenti e tiranni” del governo. Adesso queste parole sono praticamente diventate la definizione stessa del mondo di oggi.

Le multinazionali sono gli strumenti e i tiranni degli stati più potenti, perciò fare una distinzione tra loro è estremamente difficile.

D: Agli inizi dello stato nazionale, quali ritiene che fossero le forze sociali che lo sostennero, e perché lo crearono?

Tutto è cominciato nel periodo feudale, con i signori e le lotte per il potere tra i feudatari, i re, il Papa e altri centri di potere che progressivamente si sono evoluti in varie forme di stato nazionale; al loro interno delle forze composte da potere politico ed interessi economici andarono a convergere sul tentativo di imporre dei sistemi uniformi su delle società molto varie. Intendo dire che dopo tutto in Europa è solo di recente, a viva memoria, che il sistema statale si è effettivamente consolidato.

Ci sono moltissime persone in Europa che non possono parlare con la loro nonna perché lei parla una lingua diversa. Si tratta di un coacervo di potere politico, culturale, economico relativamente recente e che ora, giustamente, comincia a sgretolarsi. Quindi a mio parere uno dei più sani sviluppi in Europa è quella sorta di processo di devoluzione che si sta realizzando a ritmi diversi in varie parti d’Europa. In Spagna ad esempio, la Catalogna, i paesi Baschi e altri in maniera più limitata stanno sviluppando un certo livello di autonomia sostanziale.

Prima di venire qui ero in Inghilterra, in realtà non ero proprio in Inghilterra, ero in Scozia, e oggi la Scozia ha un certo grado di autonomia, il Galles lo stesso, e credo che questo sia un naturale ritorno a forme di organizzazione sociale che siano maggiormente connesse agli interesse e ai bisogni reali degli uomini.

In effetti ero sotto inchiesta, forse lo sono ancora, da parte della corte di sicurezza statale della Turchia per ciò che loro chiamano “predicare dottrine separatiste”. Per la precisione in una conferenza che ho tenuto a Dyarbakir nel Sud-Est della Turchia, ho effettivamente detto alcune cose a favore dell’Impero Ottomano. Certo nessuno vuole tornare all’impero Ottomano, ma credo che loro avessero idee giuste riguardo a molte cose. Una di queste è che gli Ottomani lasciarono stare la gente, in parte per corruzione e debolezza, ma in parte anche per ragioni dottrinali. L’intera area controllata dall’Impero Ottomano non aveva nulla a che fare con un sistema statale. Perciò in una certa città ad esempio, i Greci si occupavano dei loro affari, e gli Armeni dei loro, e altri amministravano la loro parte della città. E in qualche modo c’era coesione. Si poteva andare dal Cairo a Bagdad o Istambul senza attraversare nessun confine o posto di blocco o altro del genere. Quella è probabilmente la giusta forma di organizzazione per quella parte del mondo, e con tutta probabilità per ogni parte del mondo. E queste sono tendenze che appaiono piuttosto chiare in Europa, soprattutto a livello culturale ma per qualche verso anche a livello politico. Immagino che sia una reazione alle tendenze centralizzatrici dell’Unione Europea, che sono spesso piuttosto autocratiche, in particolare l’enorme potere della Banca Centrale. Ma tutto questo è collegato con l’alta concentrazione di potere economico, politico e sociale nelle mani di tirannidi private che non sono imputabili di nulla, sono strettamente legate al potere statale e si appoggiano su di esso.

D: potrebbe dirci in dettaglio in che modo le multinazionali sono diventate così potenti?

Come sono diventate così potenti? Beh, lo sappiamo molto bene. Nel corso del tardo Ottocento ci furono enormi fallimenti e disastri di mercato. Infatti si era voluto fare un breve esperimento, brevissimo, con una sorta di capitalismo, non totale ma parziale, con veri liberi mercati, ed era stata una catastrofe totale, al punto tale che il mondo degli affari aveva bloccato tutto perché non sarebbe sopravvissuto. Di qui nel tardo Ottocento vennero prese decisioni per ovviare a questi radicali fallimenti del mercato ed essi portarono a varie forme di concentrazione del capitale: fondi fiduciari, cartelli e altro e quello che emerse fu il sistema delle multinazionali nella loro forma moderna.

Alle multinazionali vennero garantiti diritti dai tribunali. Ora, conosco la storia anglo-americana piuttosto bene perciò, anche se penso che altrove sia stato più o meno lo stesso, mi atterrò a quella. Nel sistema anglo-americano i tribunali, non i legislatori, hanno dato alle multinazionali dei diritti straordinari. Hanno concesso ad esse gli stessi diritti della persona, cioè hanno il diritto alla libertà di parola, possono liberamente fare propaganda, fare pubblicità, concorrere alle elezioni e così via, e sono protetti da eventuali controlli da parte delle autorità statali, il che significa che come la polizia tecnicamente non può entrare nel tuo appartamento e leggere le tue carte, così la gente non può sapere cosa succede all’interno di queste entità totalitariste.

Sono totalmente ineffabili per l’opinione pubblica. Naturalmente non sono persone reali, sono immortali, sono entità legali collettive. Infatti sono molto simili ad altre forme organizzative che conosciamo e sono una delle forme del totalitarismo che si sono sviluppate nel Ventesimo secolo. Gli altri totalitarismi sono stati distrutti, questi però esistono ancora, e recentemente gli è stato richiesto per legge di essere ciò che noi definiremmo patologico nel caso di veri esseri umani.

Ad esempio per legge gli è richiesto di aumentare al massimo il potere e il profitto indipendentemente da quale effetto questo possa avere su tutti gli altri. Gli viene richiesto di spostare i costi all’esterno, così se possono fare in modo che il pubblico o le generazioni future paghino i loro costi, devono farlo. Sarebbe illegale per i dirigenti delle multinazionali agire diversamente.

Al momento, in quelli che noi chiamiamo accordi commerciali, che non hanno molto a che fare con il commercio, alle multinazionali sono garantiti diritti che vanno ben oltre i diritti delle persone.

E’ garantito ad esempio il diritto a ciò che viene chiamato “trattamento nazionale”. Le persone non hanno questo diritto. Un Messicano che venga a New York non può pretendere il trattamento nazionale, ma se la General Motors va in Messico, può farlo. Infatti le multinazionali possono perfino perseguire gli stati, cosa che né tu né io possiamo fare.

Quindi alle multinazionali sono garantiti diritti che vanno bel oltre quelli delle persone. Sono immortali, straordinariamente potenti, sono patologiche a richiesta di legge, questa è la forma del totalitarismo contemporaneo. Non sono veramente competitive dato che sono legate l’una all’altra. Quindi la Siemens, la IBM e la Toshiba portano avanti progetti comuni. Si basano moltissimo sul potere statale, infatti il dinamismo dell’economia moderna proviene principalmente dal settore statale, non da quello privato. Quasi ogni aspetto di quella che chiamiamo “New Economy” è sviluppato e progettato a costo pubblico e a pubblico rischio: computer, strumenti elettronici in generale, telecomunicazioni, internet, laser, qualsiasi cosa…

Prendete la radio ad esempio. La radio è stata progettata dalla Marina Statunitense. La produzione di massa, la moderna produzione di massa, fu sviluppata negli arsenali. Se si guarda ad un secolo fa, i maggiori problemi dell’ingegneria elettrica e meccanica erano come piazzare un enorme mitragliatore su una piattaforma in movimento, in altre parole una nave da guerra, e come poterla progettare in modo tale che potesse colpire un oggetto in movimento, cioè un’altra nave da guerra, in altre parole, artiglieria navale. Questo era il problema più avanzato nell’ambito della metallurgia, dell’ingegneria elettrica e meccanica e via dicendo. L’Inghilterra e la Germania fecero sforzi enormi per risolvere questi problemi, gli Stati Uniti un po’ meno.

Dalle innovazioni associate alla risoluzione di questi problemi è nata l’industria automobilistica, e così via. Infatti è molto difficile trovare qualsiasi cosa nell’economia che non sia connessa in maniera cruciale al settore statale.

Dopo la II Guerra Mondiale questo fenomeno ha fatto un ulteriore balzo in avanti, in particolar modo negli Stati Uniti, e così tutti i discorsi di Alan Greenspan e altri sull’”iniziativa imprenditoriale”, sulla “scelta del consumatore” e le altre cose che si imparano nei corsi di specializzazione, non hanno quasi alcun rapporto con l’attuale economia del lavoro. Un esempio lampante di tutto questo lo vediamo chiaramente al MIT (Massachusetts Institute of Technology), uno degli istituti universitari di maggior rilievo per la ricerca scientifica e tecnologica: si tratta di un recente spostamento nei finanziamenti. Quando sono arrivato all’istituto 50 anni fa, il MIT era finanziato dal Pentagono quasi al 100%. E così è stato fino al 1970 circa. Da allora però i fondi del Pentagono sono progressivamente diminuiti, mentre i finanziamenti provenienti dall’Istituto Nazionale per la Salute e altri istituti nazionali analoghi relativi alla salute sono aumentati.

La ragione è ovvia per tutti, tranne che forse per qualche economista profondamente teorico. La ragione è che la frontiera più avanzata dell’economia negli anni Cinquanta e Sessanta era sul fronte dell’elettronica, perciò aveva un senso che il pubblico pagasse per essa con il pretesto della difesa. Oggi invece il fronte più avanzato della ricerca è quello della biologia. La biotecnologia, l’ingegneria genetica e così via, e l’industria farmaceutica, quindi ha un senso che il pubblico paghi e se ne assuma i rischi, ma il tutto avviene dietro il pretesto di trovare una cura per il cancro o qualche altra malattia. Ciò che sta accadendo permetterà lo sviluppo delle infrastrutture e delle intuizioni per le industrie private del futuro, basate sulla biologia.

Esse sono ben felici che sia il pubblico a pagare i costi e correre i rischi, per poi trasferire i risultati alle multinazionali private e trarne profitti. Dal punto di vista delle elite multinazionali, questa interazione tra lo stato e il potere privato è un sistema perfetto. E comunque ci sono anche molti altri tipi di interazione. Per esempio il Pentagono non vuole solo lo sviluppo dell’economia, ma vuole anche essere sicuro che il mondo intero segua regole “amiche” delle multinazionali. Quindi tutti questi intrecci sono piuttosto complessi.

D: vorrei tornare alla natura delle multinazionali. La mia domanda è questa: se possa esserci una differenza tra una multinazionale tedesca e una multinazionale americana.

Questa domanda nasce da un recente annuncio della Deutsche Bank. La Banca Tedesca intende licenziare l’anno prossimo 6000 persone: l’annuncio è stato fatto poco dopo aver dichiarato un profitto annuale di oltre 2.5 miliardi di dollari ed è stato duramente condannato da tutto il mondo politico in Germania. E’ stato detto che i dirigenti della Banca non potevano più dirsi “tedeschi”, e sono stati accusati di mancanza di responsabilità sociale. La mia domanda è se effettivamente sia possibile il concetto di multinazionali socialmente responsabili.

E’ un po’ come l’idea di una dittatura benevola. Voglio dire che è possibile, ed è meglio avere una dittatura benevola che una dittatura feroce. Se si deve proprio avere un dittatore è meglio che sia in qualche modo una brava persona, di quelle che danno caramelle ai bambini poveri, ma comunque resta sempre una dittatura. Quindi, sì, può esistere una multinazionale socialmente responsabile, nel senso che il pubblico la obbligherà a portare avanti qualche attività diciamo umanitaria.

In effetti questo fa parte della struttura stessa della legge anglo-americana, perciò vediamo che alle multinazionali viene richiesto per decreto dei tribunali, per legge, di aumentare al massimo il loro potere e profitto, ma allo stesso tempo gli viene almeno permesso di portare avanti azioni umanitarie, soprattutto se ci sono telecamere all’orizzonte…insomma, è ipocrisia pura. Quindi se un’industria medica vuole distribuire le sue medicine nei quartieri poveri, va bene, basta che lo scopo sia quello di fare pubbliche relazioni e che quindi si possa sostenere che questa azione aumenterà i profitti.

In altre parole, per aumentare i profitti possono anche fare un po’ di bene.

E non è tutto, i tribunali sono andati anche oltre, arrivando perfino a spingere le multinazionali a portare avanti attività umanitarie, altrimenti, testuali parole, “un’opinione pubblica agitata” potrebbe scoprire quale sia la loro vera natura e minare i loro diritti e privilegi. Quindi, allo scopo di evitare che si diffonda “un pubblico in agitazione”, è utile offrire un’immagine buona e benevola di sé. Penso che lo stesso valga anche per le dittature politiche, i re e così via.

Quindi ci possono essere multinazionali socialmente responsabili, e sono migliori di quelle brutali e omicide, esattamente come per altri tipi di totalitarismo, e il pubblico può in qualche modo avere un impatto, ma il vero problema non è quello, è la concentrazione di potere privato assolutamente priva di ogni responsabilità. Sì, potrebbe essere più o meno benevola sotto la pressione pubblica.

D: Le multinazionali sono talvolta chiamate “governo de facto” o “senato virtuale”. Esse hanno oggi un significativo ed ampio controllo sullo stato, che invece dovrebbe difendere gli interessi della gente e non quelli delle elite. Ritiene che lo stato sia davvero finito?

Beh, questo dipende dall’opinione pubblica. Intendo dire che da sempre gli stati hanno difeso il potere privato. O sono il potere o difendono il potere privato. I contrasti su questo sono continui, ed è per questo che abbiamo più libertà di quanta la gente era abituata ad avere, grazie alla costante lotta popolare.

Dalla fine della II Guerra Mondiale si era diffusa quasi in tutto il mondo un’atmosfera particolare, da democrazia radicale, praticamente rivoluzionaria. La guerra aveva avuto un effetto tremendo, e di fatto le prime politiche post-belliche di Gran Bretagna e Stati Uniti, i vincitori, furono di tentare di distruggere la resistenza anti-fascista. Questo fu il primo capitolo della storia dell’Europa post-bellica e del Giappone: la distruzione della resistenza anti-fascista e la restaurazione delle società tradizionali, ora sottoposte ai vincitori. Questo è accaduto in molti luoghi con profonda brutalità, come in Grecia, dove la Gran Bretagna e soprattutto gli Stati Uniti uccisero probabilmente circa 150.000 persone, e lasciarono una rimanenza fondamentalmente fascista, che poi portò avanti un colpo di stato fascista fino alla metà degli anni Settanta.

In Italia, gli Stati Uniti sono prontamente intervenuti per tentare di bloccare la democrazia popolare, sovvertire le elezioni Italiane e così via, infatti l’Italia almeno fino agli anni Settanta era il principale obiettivo delle attività sovversive della CIA, tra cui l’appoggio ai colpi di stato militari, terrore e così via. E più o meno lo stesso vale per Germania, Francia, Giappone e altri paesi.

Così il primo obiettivo era quello di ripristinare le basi delle società tradizionali, minare la resistenza anti-fascista, distruggere i movimenti popolari dei lavoratori e via dicendo, ma non poté essere realizzato completamente. E il potere della spinta democratica radicale dovette in parte essere preso in considerazione, anche negli Stati Uniti.

Quindi si è avuta l’epoca dello “stato assistenziale”, sistemi sociali democratici nei quali è vero che lo stato era costretto ad agire in modi che soddisfacevano le richieste dell’opinione pubblica, esso ha portato al mercato sociale Europeo, allo stato sociale negli Stati Uniti e in Inghilterra e così via…

D: …ma era la gente…

Sì, la gente forzò il sistema, e infatti gli accordi finanziari riflettevano proprio questo.

Così il sistema Bretton Wood elaborato dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale era basato sul controllo del capitale e su sistemi monetari relativamente fissi, e questo accordo fu fatto in piena consapevolezza, nella convinzione che a meno che gli stati avessero il diritto di controllare il movimento dei capitali, non si poteva avere democrazia, perché il “senato virtuale” degli investitori e dei finanziatori poteva controllare la politica dello stato semplicemente per mezzo di…

D: questo in effetti è proprio cui stiamo arrivando con questa domanda. C’era un enorme dibattito se in certi momenti lo stato dovesse essere rafforzato, in un certo senso questo è ciò che ogni volta sentiamo dire dai politici di ogni orientamento: ok, ci piacerebbe di fare qualcosa per te, ma non possiamo perché le multinazionali non ce lo permetterebbero.

D: ma anche questo accade secondo i piani. Il sistema post-bellico fu progettato in modo tale da permettere allo stato di usare il controllo dei capitali per impedire a investitori e finanziatori, banche e multinazionali di governare le economie interne, e il valore delle monete fu stabilito in relazione le une alle altre per prevenire la speculazione, che è un altro modo di attaccare le decisioni del governo.

E si accettava consapevolmente, non era un segreto, che questo fosse un modo per permettere ai governi di portare avanti politiche che fossero relativamente libere dal controllo delle multinazionali, e proprio questo ha portato alla più grande crescita economica della storia.

I primi 25 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, spesso chiamati “L’Età d’Oro del Capitalismo”, hanno conosciuto una crescita molto rapida, che non ha paragoni né prima né dopo, una crescita per certi versi egalitaria. Così negli Stati Uniti, che sono il meno egalitario dei paesi più potenti, il 20% al livello più basso della scala sociale in effetti guadagnò più del 20% che si trovava al top. Questo trend è continuato fino ai primi anni Settanta.

A quell’epoca cominciò una massiccia reazione che aveva lo scopo di distruggere la democrazia, che veniva vista effettivamente come una grande minaccia per le elite, questa reazione intendeva minare il sistema che aveva permesso ai governi di venire incontro alla richiesta dell’opinione pubblica di creare sistemi statali assistenziali. Il primo passo fu quindi di eliminare i controlli statali sui capitali, si era infatti capito che essi erano l’elemento cruciale che dava modo al governo di prendere decisioni indipendenti.

Eliminate i controlli, lasciate fluire liberamente le monete e si produrrà un’enorme esplosione di speculazioni contro le monete e anche in altri modi.

Infatti se si guarda ai programmi neo-liberal, ogni loro singolo elemento è disegnato principalmente con lo scopo di distruggere la democrazia. Questo vale sia a proposito dell’eliminazione del valore fisso della moneta che per la possibilità di spostare liberamente i capitali.

La privatizzazione per definizione mina la democrazia. Perché ciò che viene privatizzato è tolto alla pubblica arena.

Affidare i servizi al controllo privato porta via tutto ciò che il governo potrebbe voler fare. Quindi quando i tedeschi dicono queste cose, ebbene, sì è vero, perché loro hanno progettato il sistema in quel modo. Essi hanno disegnato il sistema in modo tale che lo stato perda la capacità di rispondere alle esigenze dei suoi cittadini e sia costretto a rispondere invece alle esigenze delle concentrazioni di potere privato.

D: intendo dire, dunque, il punto è proprio questo: che si può ancora capovolgere la situazione.

Naturalmente la si può capovolgere! Fu capovolta nel 1945. E non è una posizione particolarmente radicale dire “ripristiniamo il sistema Bretton Woods”. Voglio dire, nessuno vuole esattamente questo, questo lo si capisce perfettamente, ma sì, naturalmente si può tornare indietro, infatti le multinazionali non devono esistere per forza, per lo meno non più di quanto qualsiasi altra forma di tirannide debba esistere.

D: questa forse è anche la ragione per cui il movimento argentino dei “Lavoratori senza Padroni” è meno conosciuto qui? E intendo che nessuno qui lo conosce.

Non se ne parla nei mainstream media.

Ogni forma di partecipazione democratica deve essere soppressa. Così quando si legge un riferimento a quello che è chiamato il movimento “anti-globalizzazione”, viene descritto come della gente che lancia pietre contro le vetrine o roba del genere, gentaglia che, sai, crea disordini. Quando si leggono le descrizioni del Forum Sociale Mondiale, beh, è piuttosto interessante. Il Forum Sociale Mondiale e il Forum Economico Mondiale si svolgono contemporaneamente. Il Forum Economico Mondiale consiste soprattutto in gente ricca che va in ristoranti alla moda e cose del genere. Il Forum Sociale Mondiale invece è una serie di discussioni specifiche e ampie su questioni mondiali reali, ad esempio le relazioni Afro-Brasiliane, la politica economica internazionale e via dicendo. Se si dà un’occhiata alle descrizioni, e io l’ho fatto, le ho messe a confronto, il Forum Economico Mondiale viene descritto come un qualcosa di profondo in cui le menti più elevate del mondo affrontano i problemi più grandi, mentre il Forum Sociale Mondiale è descritto come gente che gioca e fa baldoria.

A dire il vero è anche descritto come un centro di raccolta dell’Anti-Semitismo. Non so se lei è stato al Forum Sociale Mondiale nel 2003, ma da come viene raccontato nelle riviste americane di politica estera parrebbe che fosse pieno di Neo-Nazisti che sventolavano le loro svastiche e così via.

Oppure, giusto per fare un esempio recente, prendi le elezioni in Iraq. In effetti, sono state un vero trionfo della resistenza non violenta. La resistenza pubblica non violenta ha semplicemente obbligato la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ad accettare le elezioni. Ma provate a trovare qualcuno che scriva questo. La stampa d’affari in effetti lo ha sottolineato, ma quasi nessun altro.

D: …quello che il Christian Science Monitor ha chiamato il “Fattore Sistani” in un articolo intitolato “Il fattore Sistani.”

Il Fattore Sistani, sì, talvolta i reporter, qualunque reporter con la testa sulle spalle lo conosce.

D: L’ho citato perché ne ha parlato nel suo blog su ZNet.

Sì, lì cito qualunque cosa trovo. Cioè, ci sono alcuni che ne hanno parlato e tutti lo sanno, ma la storia che è stata diffusa è che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti nella loro magnificenza hanno condotto delle meravigliose elezioni mentre portavano la democrazia in Iraq. Questa è una chiara assurdità, come dimostra un semplice sguardo agli eventi immediatamente precedenti. Comunque, per ragioni in qualche modo simili, non credo che sia appropriato chiamarle “elezioni dimostrative” come e fanno molti dei miei amici.

D: …vuole dire che erano obbligati a fare le elezioni.

Erano obbligati ad accettare delle elezioni più o meno autentiche.

D: E riguardo all’altra definizione? Quella di “elezioni dimostrative”?

Se ne parla in quei termini sono da parte della sinistra. I media mainstream le descrivono come elezioni splendide portate dalla visione messianica di Bush di portare la democrazia in Iraq. Non era questo, ma non erano neppure “demonstration elections”.

E’ stata la presenza di una resistenza popolare che ha obbligato le forze di occupazione a permettere le elezioni, che ora stanno però tentando di sovvertire. E’ molto diverso da quello che è successo a El Salvador o in Vietnam, dove ci furono davvero delle “elezioni dimostrative”, messe su dalle forze di occupazione per tentare di dare un’aura di legittimità all’occupazione. Non è però quello che è accaduto in Iraq. E’ chiaro anche dalle cronache dirette dei corrispondenti di maggior cultura ed esperienza, come Robert Fisk. In Iraq è stata una massiccia resistenza popolare non violenta che ha obbligato le autorità d’occupazione ad accettare elezioni cui si erano opposti e che ora cercano di sovvertire. Questo non vuol dire che siano state elezioni meravigliose. Non lo sono state, ma non per le stesse ragioni del Salvador e del Vietnam.

Voglio dire, fa tutto parte di questo incredibile fallimento dell’occupazione. Voglio dire, se tu pensi ai Nazisti nell’Europa occupata, ebbero molti meno problemi di quanti ne stiano avendo gli Americani in Iraq, molti meno.

Note: Tradotto da Paola Merciai per www.peacelink.it
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