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La nonviolenza e' in cammino. 1059 - 20 settembre 2005

Un referendum che riguarda l'umanita' intera. 14

Il 23 ottobre in Brasile si svolgerà il primo referendum nella storia di quell'immenso paese: la popolazione tutta sarà chiamata a decidere se vuole proibire il commercio delle armi da fuoco
Giacomo Alessandroni20 settembre 2005
Fonte: La nonviolenza e' in cammino. 1059 - 20 settembre 2005

La nonviolenza e' in cammino. 1059 - 20 settembre 2005

Domenico Cortese: Si' al disarmo, si' all'umanita'

[Ringraziamo Domenico Cortese per questo intervento. Domenico (Mimmo) Cortese e' impegnato nel Brescia social forum e nell'Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) nato a Brescia due anni fa; ha preso parte a importanti iniziative di pace e di solidarieta';
tra le sue opere: (con Roberto Cucchini), La forza lieve, Edizioni la meridiana, Molfetta (Ba) 2001]

E' con un misto di timore e speranza che scrivo queste riflessioni sul referendum brasiliano per l'abolizione del commercio delle armi da fuoco.
La scelta cui sono chiamati i cittadini e le cittadine di quel grande paese e' quella del cammino verso una nuova conquista di civilta'.
Ora, nessuna persona munita del minimo buon senso potrebbe pensare di votare "no". Il rapporto tra circolazione delle armi e numero di morti, feriti e invalidi e' un dato certo e comprovato in ogni parte del globo. Eppure...
Eppure sappiamo bene che l'oggetto arma non e' solo uno strumento progettato per la "difesa" e la "sicurezza". L'oggetto arma e' prima di tutto un simbolo di una grande fascinazione: quella che raccoglie in se' il magnetismo irresistibile della tecnica dando corpo al piu' forte e oscuro desiderio di potenza, quello che vorrebbe decidere sulla vita e sulla morte altrui. Da questo punto di vista alla grande diffusione di guerre, violenze, terrore e torture degli ultimi decenni mi sembra si possa collegare, quasi come un contrappasso, l'altro grande tema su cui si e' tuffata la scienza e la tecnologia al servizio dei potenti: la formazione/manipolazione di esseri viventi in laboratorio.

A Brescia, la citta' in cui vivo, e maggiore distretto della produzione europea di armi leggere, conosciamo bene questa dimensione. E per molto, molto meno, di quanto posto in essere in Brasile, i pacifisti, i nonviolenti, le semplici persone di buona volonta', hanno incontrato ostacoli fino ad oggi insuperabili.
Abbiamo proposto, tre anni fa, non di chiudere "Exa" - la piu' grande mostra di armi leggere aperta al pubblico (compresi i minori) del mondo - ma solo la modifica del suo regolamento in modo da far esporre esclusivamente armi sportive e da caccia. Ebbene anche questa minima richiesta ad oggi non e' stata accolta, nonostante oltre 7.000 firme in calce ad una petizione popolare e il sostegno di un arco di associazioni, partiti, sindacati e singoli cittadini e cittadine mai vista a Brescia.
Il problema e' che le armi danno un senso di potenza, ancor prima che tra le mani, nella testa delle persone. E questo senso e' diffuso. Ed e' proprio per questo che sono un investimento sicuro: ci sono decine di governi al mondo che possono fare a meno del pane (per i propri popoli, naturalmente!) ma non delle armi.
Per questo la vittoria del si' in Brasile avrebbe una portata simbolica straordinaria il cui riverbero andrebbe ben oltre quel paese.

I miei timori permangono pero', e non solo per l'esito del referendum.
Gussalli Beretta affermava, pochi anni fa: un'arma non e' piu' pericolosa di un'automobile, dipende da come si usa! Il presidente della locale Camera di Commercio - la promotrice di Exa - ci ha spiegato: si possono compiere massacri con una pietra. In Rwanda il genocidio di migliaia di persone e' stato compiuto coi machete. Chi chiede il controllo, o peggio, la riconversione delle industrie armiere e' certamente in malafede. E cosi' via...
Sono affermazioni che fanno presa, che nella loro appariscente grossolanita' arrivano a insinuare il dubbio, sollecitando quel territorio in cui e' sedimentato l'istinto di conservazione e le piu' profonde paure presenti in ciascuna e ciascuno di noi.

Noi lo sappiamo che quel senso di potenza e' solo un'illusione, che nessun conflitto e' mai stato veramente risolto con le armi. Ma dobbiamo dimostrarlo.
E per questo servono dati, studi, ragionamenti, serve confronto.
Ma serve anche l'esempio, il coraggio e la fantasia di tentare altre strade: nonviolente, la testimonianza di chi ha conosciuto sulla pelle e nel cuore la devastazione della guerra e della violenza armata.
Ma anche l'esperienza di chi ha risolto conflitti con altri strumenti (e qui abbiamo tonnellate di lavoro da fare partendo dalle resistenza al nazifascismo per arrivare alla riconciliazione sudafricana).
Serve infine una grande, infinita pazienza. Nulla puo' essere mai conquistato una volta e per sempre. Dobbiamo fare molto di piu' allora che vincere: dobbiamo convincere, nel senso piu' profondo dell'insegnamento di Capitini. E' la lotta piu' lunga, la piu' difficile.

Vito La Fata: Si'

[Ringraziamo Vito La Fata per questa dichiarazione. Vito La Fata, animatore di iniziative nonviolente in Sicilia ed in attivita' di cooperazione e solidarieta' internazionale, e' uno dei continuatori dell'opera dell'indimenticabile Danilo Dolci; e' impegnato nel Cesie (Centro Studi ed Iniziative Europeo]

Apprezzo molto quello che si sta facendo.
Sono con voi, felice di questa iniziativa, e la sostengo con tutto il cuore.

Beppe Pavan: Si'

[Ringraziamo Beppe Pavan per questo intervento. Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu' dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace e di solidarieta']

Vorrei un referendum anche in Italia contro l'industria e il commercio delle armi, senza se e senza ma.

Nara Zanoli: Si'

[Ringraziamo Nara Zanoli per questo intervento. Nara Zanoli, insegnante, ha svolto un'esperienza di volontariato come educatrice in Brasile]

Da 21 anni coltivo la mia spiritualita' con quella chiesa brasiliana detta della teologia della liberazione. Questo mi ha sempre animata e sostenuta attraverso scambi di persone, di manifestazioni, di corrispondenza, di letture, e penso che tutto cio' che ho ricevuto e' molto di piu' di cio' che ho dato. Essendo legata al monastero di Goias e alla lettura popolare della Bibbia (faccio parte del coordinamento nazionale dei gruppi della "Lettura popolare della Bibbia" qui in Italia) mi sono sempre sentita impegnata come educatrice, madre e donna a rendere manifeste le parole del Vangelo che ci dicono che Gesu' e' venuto perche' tutti abbiano vita e vita in abbondanza.
Insieme, qui e in Brasile possiamo camminare per questo perche' un altro mondo e' possibile.
Per tutto questo sostengo il referendum per il disarmo del 23 ottobre prossimo.
Segnalo anche un progetto di scuola a Guapore' (Rio Grande del sud) dove si coniuga un percorso di educazione alla pace con la spiritualita'. Credo sarebbe molto interessante e utile anche per la nostra scuola qui in Italia.

Note: Breve nota sul Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Attivo dagli anni '70 (dapprima con la denominazione "Comitato democratico contro l'emarginazione - Centro di ricerca per la pace"), nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarietà con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a "Primo Levi, testimone della dignità umana". Dal 1998 ha promosso una "campagna contro la schiavitù in Italia".
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