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Difficile pensare, liberi e sereni, in questi giorni.

Una riflessione a cuore aperto, quasi una confessione che si farebbe ad amici fidati in un momento buio del proprio cammino.
Ma proprio perché - in questi giorni soprattutto - tutto ciò è sentimento comune a tanti di noi, ecco che il "privato" non può restar tale. Ed è giusto allora condividere...
29 agosto 2004

Difficile scrivere.
Difficile pensare, liberi e sereni - o, almeno, liberi tristi epperò "insieme con", difficile ritrovare cuori sintonizzati sull'onda emotiva ma non solo.

Vita strana in questi giorni, duale, oscillante a somiglianza delle famose vicende del dottor Jeckill e Mister Hyde. Quotidianità tranquilla e tutto sommato neanche troppo forzata, nello scorrere delle ore e dei famigliari giorni, gite fuori porta e quasi-sorrisi in casa. Ma con quell'ombra che si fa avanti, in momenti impensati e senza preavviso. Perché la mente lavora, e macina dentro nomi avvenimenti e forze troppo spesso più potenti di noi.

Non solo Baldoni. La sua vicenda è solo rovo spinoso in un sentiero che si restringe. Alberi minacciosi ai suoi lati, e radi i raggi del sole a illuminare irregolarmente il terreno. E certezze di uomo, castelli di diritto e nuvole di giustizia - faticose conquiste che dall'ultima nostra orribile guerra mature menti avevano seminato - mostrarsi sfumate di vacua nebbia, e fare indeciso il passo.

Sensibile il cuore come quello di tanti altri amici che - seppure negli scritti e negli ideali - nella vita avevo conosciuto.
Sensibile e proprio per questo indifeso cuore. Che non si sa ammantare di quotidiana corteccia, nel cammino solito degli umani standard della propria società. Che proprio per questo tende a guardare troppo avanti e troppo intorno - scoprendo così nel presente e nel futuro, interazioni invisibili del cammino di ogni popolo, scenari e avvenimenti di profonda e terribile grandezza.

... Ma potrà esistere una qualche forma di giustizia divina – di un Dio che sovrasti l'uomo, ne scruti il pensiero, ne analizzi le recondite volontà di bene e di efferatezza – capace di chetare l'urlo di stupore che si leva, e slegare in un soffio il silenzio rattrappito dei cuori increduli di tutti noi, amici della pace e dell'oramai antico spingersi all'ideale di cittadini del mondo?
Potrà esistere una qualche forma di giustizia divina, capace di dare crediti e debiti, nelle giuste misure, all'opera di coloro che tirano sul mondo le redini di potere e di distorto diritto, di sovrastata immagine economica e di annichilimento della dignità di uomo, di piacere per pochi e di sprecate risorse nella folle corsa alla supremazia – con mezzi di violenza che gridano all'orrore e che crescono germogli di odio così moltiplicato e già sparso per ogni dove?

Sono domande che risuonano solitarie nell'infinito spazio che mi circonda, che come onde hertziane attraversano case e persone, e i cui echi penetrano all'inverso nella carne e nel cuore - ritornando immagini di un deserto intorno, soltanto riflettendo qua e là laddove altri cuori, radi allo sguardo ma sensibili al radar che da me le hanno generate, rimandano labili forme di umana sensibile rispondenza.

Pochi forse, e intanto, solo l'alternato lontano chiamarci e rincuorarci tra noi, qualche sollievo corrobora.

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