Pax Christi Italia Congresso Napoli 22 -25 aprile 2005

Relazione del coordinatore nazionale Bilancio sociale

visitate la sezione del sito dedicata al congresso http://italy.peacelink.org/paxchristi/indices/index_1858.html

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Nel Congresso che Pax Christi tenne a Rocca di Papa ormai circa 19 anni fa Don Tonino Bello dava inizio alla sua penetrante relazione con questa splendida overture: “Se ricorriamo a uno schema biblico, non è solo per un bisogno di organicità espositiva, ma anche perché vorremmo tonificare la saldezza delle nostre analisi, esemplare lo stile del nostro impegno, irrorare la genialità della nostra prassi di pace, e non banalizzare le nostre utopie” . Da questa nobile considerazione il Presidente di Pax Christi prendeva le mosse per esporre una sua lettura, originale e densa, di un tema generatore forte che si racchiudeva nella parola Gerusalemme. Seguendo i buoni esempi mi pare che sia opportuno anche per noi non approcciarci al resoconto su questi quattro anni di cammino percorsi dal movimento con la semplice lente dell’indagine statistica o con l’argutezza dell’interpretazione sociale. Ci sentiamo mendicanti verso una Parola che illumina e incoraggia, che alimenta la nostra fame di pace e indica le mete del nostro percorso senza farci perdere mai di vista il selciato che calpestiamo. Per questo motivo ho pensato di chiedere al brano evangelico dei discepoli di Emmaus (Luca 24, 13–35) di prestarsi umilmente come filo con cui tessere la trama di questa relazione che si pone al termine di quattro anni di cammino e di dodici di mio servizio come coordinatore.
1. Il cammino. La spiritualità della pace e della nonviolenza
Il brano si apre con la descrizione scarna della scena: Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino (13a). La spiritualità cristiana, e lo specifico della spiritualità della pace, è per sua natura realtà in cammino. Non smetteremo mai di essere uomini e donne in esodo sempre pronti a riprendere il viaggio dall’ultima stazione in cui ci siamo fermati. Spiritualità della pace come spiritualità del cammino in cui si cerca di comprendere insieme i segni dei tempi senza dimenticarsi che Dio agisce nella storia anzi cercando proprio di intercettare, comprendere e vivere quei segni…La spiritualità costituisce l’anima di Pax Christi, l’identità…la linfa...La più subdola e perversa delle tentazioni dell’uomo di oggi è di pensare di bastare a se stesso, di riposare nelle proprie certezze, di poter fare a meno di uscire da sé verso una realtà altra. L’uomo di oggi ricerca in se stesso un senso rischiando, il più delle volte, di avvilupparsi così nella trappola del proprio limite. Le guerre, i conflitti rimossi, i conflitti risolti con l’uso della forza, a ben vedere, sono il figlio primogenito di questo parto innaturale. I credenti sono persone in cammino. I costruttori e gli operatori di pace sono persone in cammino. Sempre. Mai paghi delle mete, pronti semmai anche ad uscire da se stessi. Col bastone in mano, i calzari ai piedi e i fianchi cinti , sono pronti a lasciarsi indicare da Dio il cammino lungo il quale riconoscerlo nelle meraviglie che opera e nel volto delle persone che incontrano. Dicendo questo mi preme molto sottolineare che Pax Christi non avrebbe ragione di esistere se non vi fosse alla base di ogni scelta o, se preferite, sullo sfondo delle proprie azioni, una spiritualità a cui attingere e con cui identificarsi. Personalmente sento che quella indicazione di don Tonino oggi sia diventata per noi un’esigenza imprescindibile, quasi un’emergenza non più procrastinabile ed è giunto forse il momento di tentare una qualche sistematizzazione organica della spiritualità della pace così come Pax Christi cerca di viverla, di tradurla e di proporla. Lascio ancora la parola a don Tonino per meglio comprendere cosa intendiamo parlando di spiritualità: “Spiritualità – dice - non significa confino nelle zone vaporose dei sospiri, o trastullo di gruppo con la panna montata delle canzonette religiose. Mi sembra molto significativa un’espressione di Nicolas Berdiaeff: ‘Il pane per me stesso è una questione materiale. Il pane per il mio vicino è una questione spirituale’. Spiritualità della pace significa appunto cercare il pane per il proprio vicino. Ma significa anche approfondire la coscienza che il pane sovrasostanziale della pace è un dono che va chiesto a Dio, è qualcosa che l'uomo da se stesso non può darsi. Lo shalom non nasce dal regolamento internazionale dei conflitti. Non viene fuori dai trattati e dalle pattuizioni delle cancellerie. Non è semplice frutto di operazioni diplomatiche. Non è il puro risultato che si ottiene da sforzi di buona volontà. Questi elementi sono pure necessari, ma come predisposizione all'accoglimento del dono di Dio. Da soli, otterranno al massimo il disarmo, non la pace. Produrranno la coesistenza pacifica, non l'esistenza della pace. La pace è ‘oriens ex alto’, come la Chiesa. E come ci stiamo abituando a pensare alla Ecclesia de Trinitate, così dobbiamo abituarci a pensare alla pax de Trinitate. E come la Chiesa non è una realtà atemporale ma storica, non celeste ma inserita nel mondo, non utopica ma profetica... così deve essere la pace. E come la Chiesa, icona della Trinità, è epifania e primizia del mondo nuovo come Dio lo ha progettato dall'eternità, così la pace sulla terra, icona della vita trinitaria, deve essere epifania e primizia della pace del mondo rinnovato. Questo parallelo tra Chiesa e pace, caratterizza la spiritualità della pace come spiritualità ecclesiale. Cercare il contesto della più cordiale ecclesialità non è tentare un'operazione di assestamento aziendale. Significa, invece, intuire che l'unica trama che può veicolare l'acqua della pace ‘oriens ex alto’ è la trama ecclesiale, non tanto per le sue strutture, quanto per il suo essere realtà di comunione” . Sono certo che tutti abbiate gradito questa lunga citazione perché ci ricorda quello che siamo. Come Agostino richiama i cristiani a diventare quello che sono, altrettanto noi dovremmo sentire, profondo e sincero, il richiamo a ridiventare continuamente, quotidianamente, quello che siamo: credenti in cammino nella costruzione della pace di Cristo che riceviamo in dono. E se mi soffermo ancora un attimo a sottolineare l’esigenza di una spiritualità più esplicitamente presente e vissuta nei nostri percorsi di movimento è perché avverto e denuncio questo come il più grave deficit che mostriamo come movimento per la pace che ispira i propri passi al Vangelo del Risorto. In Pax Christi Italia ci sono molti limiti. Ci sono i limiti legati all’umanità di ciascuno di noi, a cominciare dai miei che sono i più evidenti anche perché maggiormente esposti in ragione del ruolo. Poi ci sono i limiti strutturali, organizzativi, comunicativi… Ebbene, tra tutti, quelli che mi preoccupano maggiormente sono quelli legati alla spiritualità della pace e della nonviolenza che, quando non coltivata, innestata e vissuta coerentemente, rischia di provocare lo scontro anziché l’incontro, di far scambiare le appartenenze con l’identità, di pensare alle strategie invece che al servizio della pace, di farci scambiare ciò che è marginale per essenziale e sostanziale, diventa polemica ciò che poteva essere critica affettuosa, aggressione ciò che poteva essere compreso come correzione fraterna… Insomma il deficit di spiritualità genera danni. Preserviamocene. Questo dico sia nella vita ad intra che ad extra di Pax Crisi! Se davvero la fede consiste nella forza (o debolezza?) dell’abbandono senza riserve nelle mani del Padre, dobbiamo confessare (io lo faccio per me all’inizio di questa esposizione) che non abbiamo investito sufficientemente, con convinzione e con prodigalità, nella spiritualità della pace che per don Tonino rappresentava il punto di forza di Pax Christi: “La confidenza nel Signore (…). La pace, infatti, è un dono di Dio che si deve chiedere incessantemente nella implorazione. La pace non è frutto solo delle cancellerie o di particolari abilità diplomatiche: è essenzialmente un made in Cielo. Solo quando si è molto pregato, vale la spesa pagare pedaggi personali molto costosi. Diversamente anche i sacrifici più generosi sono sprecati” . E’ impossibile tracciare un vero e proprio bilancio di quanto Pax Christi, nelle sue varie articolazioni, ha vissuto in termini di spiritualità. Ci sono molte e lodevoli iniziative dei Punti Pace che organizzano e realizzano momenti peraltro molto intensi e, talvolta partecipati, di preghiera per la pace. Nel corso dei quattro anni appena trascorsi abbiamo proposto e aderito a momenti pubblici di preghiera, di silenzio e di digiuno soprattutto in prossimità o coincidenza di gravi crisi internazionali, ma non sono sicuro che sempre la spiritualità della pace intesa come stile di vita, di più: anima di ogni nostra scelta o visione o progetto o iniziativa… Nello stesso tempo colgo una richiesta pressante in tal senso da molti aderenti e simpatizzanti. Quasi un grido da parte di persone che intendono dare robustezza, ancoraggio e unitarietà alle azioni a favore della pace.La proposta profetica della nonviolenza nasce da questo seme di senapa che il Signore ha piantato nella nostra vita.

2. Emmaus
La seconda parte del versetto 13 di Luca indica la meta dei discepoli: “per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus” (13b). Doveva trattarsi con ogni probabilità di un piccolo borgo senza importanza. Ma è altrettanto probabile che fosse il luogo di residenza dei due. Qui viene indicata dal nome che gli conferisce dignità e dalle coordinate geografiche rispetto a Gerusalemme. La realtà di Emmaus a me richiama immediatamente ciò che nelle tesi congressuali abbiamo definito “cuore pensante della nonviolenza”, il Punto Pace, “cuore pensante della vita quotidiana che testimonia la bellezza della nonviolenza come ideale e come metodo, come fine e come mezzo, come utopia creativa e come eutopia salvante”. I Punti Pace e gli aderenti a Pax Christi costituiscono davvero il punto di forza del movimento che altrimenti non esisterebbe. Il cammino e l’esperienza di questi anni ci dicono con chiarezza che Gerusalemme, luogo del potere politico, religioso ed economico, simbolo della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite, dei governi nazionali e delle concentrazioni finanziarie multinazionali, simbolo di dogmatismi incrollabilmente legati alla legge e refrattari ad ogni profezia…dista solo sette miglia da Emmaus. Forse mai come in questi quattro anni appena trascorsi abbiamo potuto valutare con evidenza assoluta che quando i discepoli delle centomila Emmaus disseminate sul pianeta si muovono lillipuzianamente organizzati, possono impensierire i potenti fino a condizionarne le scelte. Ci sarebbe da chiedersi: Quante Emmaus abbiamo in Pax Christi? Riescono ad essere davvero efficacemente delle piccole Emmaus? Quali sono le loro attività? Molti citerebbero a questo proposito la campagna delle bandiere arcobaleno dai balconi. Io penso che quello sia stato soltanto il momento più visibile della capacità di mobilitazione del popolo della pace. In questi anni, pur pesantemente condizionati da scelte politiche di guerra e di morte, da una cultura dilagante che ha dileggiato il diritto e irriso la giustizia, proprio le periferie sono state in grado di esprimere i segni più belli e più forti del cambiamento. Nessuno infatti si illude che i Punti Pace di Pax Christi siano presenze numericamente significative ma è pur vero che hanno fatto parte di quel popolo che, attraverso la raccolta di firme e l’invio di cartoline, con un uso più consapevole della rete telematica e una migliore presenza presso gli organi di informazione, tramite un marcamento stretto delle politiche degli enti locali e un’animazione costante delle comunità credenti… sono riusciti a rendere efficaci le proposte di arginare le modifiche alla legge italiana sul commercio delle armi, a far approvare una legge italiana per la cancellazione del debito, a sollecitare prese di posizione contro alcune guerre dimenticate o nascoste, a chiedere il disimpegno italiano dalla guerra in Iraq… Allo stesso tempo è proprio sul territorio, in quella meravigliosa rete di relazioni in cui i volti contano eccome!, che Pax Christi rende presente e propositivo il Vangelo della Pace. A volte abbiamo la sensazione di non riuscire a fare granché. Ebbene se ciascuno di noi sapesse di tutte le veglie di preghiera, le conferenze, le presenza, le manifestazioni, il brulichio di piccoli passi siamo riusciti a porre in ciascun luogo d’Italia in cui Pax Christi ha una presenza, penso che renderemmo spontaneamente grazie a Dio e, senza compiacercene troppo, guarderemmo con maggiore fiducia anche al da farsi. Già don Tonino lo poneva in evidenza: “Sono certo, comunque, che avremo tantissime cose in positivo da dirci. E nei nostri resoconti prevarrà a tal punto il riferimento all'iniziativa di Dio, che ci parrà di scrivere un nuovo capitolo, aggiornato, degli Atti degli Apostoli. Quante vicende di grazia abbiamo vissuto in questi ultimi tre anni! Piccole, forse. Non rilevabili con misuratori pubblicitari, né collocate nei punti focali dei mass-media. Ma che hanno contribuito a creare un diffuso sentire di pace, proprio mediante la polvere di stelle delle nostre genialità di periferia” .
Dal punto di osservazione della Segreteria nazionale e facendo riferimento soltanto alle comunicazioni intercorse, pensiamo che di questi, 22 siano quelli “attivi”. Se poi dovessimo tener conto dell’invio della relazione di resoconto delle attività svolte e della vita del Punto, oltre che della quota annuale… purtroppo dovremmo contare un’esigua minoranza.
Un saluto particolare va ai Punti che si sono costituiti negli ultimi tempi dando inizio alla loro presenza e al loro lavoro sul territorio in questi ultimi quattro anni. In alcuni casi come Roma, Caserta e Firenze si tratta di una ripartenza, una rifondazione con altri soggetti. In altri casi segnano l’inizio di un vero e proprio nuovo percorso:Catania, Reggio Emilia; Ragusa, Lamezia Terme; e Lecco. Nel 2005, Vercelli.
(vedi PuntiPace31-12-2004.xls)

Mentre ricordo a tutti che non abbiamo una tradizione di adesione e che nei confronti di Pax Christi e delle sue prese di posizione e attività si produce più una sorta di riconoscimento identificativo ideale piuttosto che un vero e proprio tesseramento. Ecco i dati relati al numero degli aderenti al 31 dicembre dei 4 anni scorsi
2001 - 621
2002 - 499
2003 - 653
2004 - 663
al 20/4/2005 (data dell'ultimo aggiornamento) gli aderenti risultano 709, vi ricordo le cifre degli aderenti alla fine del 2004
(vedi documento: Aderenti PX al 31-12-2004.xls)

Sicuramente uno dei compiti che consegniamo al futuro è di incentivare le adesioni perché l’iscrizione personale, oltre al cammino all’interno di un gruppo, responsabilizza, contribuisce a finanziare le attività in cui ci si riconosce, è una forma (seppur minima) di sostegno.
Certo, si potrebbe obiettare che i Punti Pace e gli aderenti avrebbero potuto fare ancora di più e meglio. Ma dobbiamo al contempo considerare la debolezza delle nostre strutture e la scelta dei mezzi poveri e semplici che non vogliamo smarrire come caratteristica. Questa scelta di povertà per noi costituisce già una proposta, un contenuto, un valore. A sperimentarla nella grazia e nelle fatiche ce essa comporta penso davvero che siano soprattutto i Punti Pace che molto di più riuscirebbero a produrre e proporre in termini di iniziative se avessero anche maggiori disponibilità in termini di risorse umane (come si dice adesso con un termine che non mi piace affatto) e di mezzi. E’ pur vero che tra le prospettive che emergono da quest’ultimo mandato e che rimane da ampliare e perfezionare vi è una migliore comunicazione tra Punti Pace che favorisca la comunicazione orizzontale in modo da rendere visibile il frutto dell’impegno, la riflessione, le proposte… Alla stessa maniera sl piano organizzativo anche l’Esecutivo, la segreteria e il Consiglio Nazionale dovranno curare particolarmente un regolare rapporto con tutti i membri e i Punti Pace affinché si raggiunga un consapevolezza condivisa delle sfide e dei percorsi che dobbiamo affrontare insieme. Continuo a ritenere che già ora il nostro movimento ha in sé le energie adeguate a porre mano a perfezionare questo delicato aspetto, senza abbassare minimamente l’apporto che rende in termini di presenza e contributo all’intero movimento per la pace del nostro Paese e internazionale, senza perdere di vista l’efficacia del contributo da offrire alla comunità e alle chiese, alla politica e al mondo dell’informazione. Vi prego di considerare La fionda di Davide (Tesi Congressuali – parte II) semplicemente come una traccia che cerca di risolvere al meglio questo compito con qualche correttivo tecnico e alcune integrazioni. La domanda di partecipazione che si è sollevata negli ultimi due anni secondo modalità e segnali diversi da una parte degli aderenti, va a mio avviso accolta e valorizzata. Nello stesso tempo dobbiamo prendere coscienza che tutto questo sarà possibile nella misura in cui altri vorranno cimentarsi assumendo compiti e impegni, investendo tempo e disponibilità anche in un’ottica di reale rinnovamento. Anche in questo vorrei rilanciarvi le considerazioni che già don Tonino avanzava circa l’organizzazione: “E’ la nostra maggiore debolezza ma di proposito intendiamo mantenerla fragile. Pax Christi vuole essere movimento anche nella povertà intrinseca che tale termine sottolinea… Abbiamo poche strutture, senza tessere e senza organigrammi complicati” . E a chi gli chiedeva se la rinuncia a distribuire tessere non fosse un modo per non misurarsi con le cifre, rispondeva: “Tutti i censimenti sono un po' sospetti perché, volere o no alimentano le superbie corporative. A noi non importa sapere quante sono le nostre forze. Quando un Movimento comincia a strutturarsi in forme molto articolate, tende poi ad autoconservarsi. Noi siamo convinti che, finché Pax Christi si manterrà nella leggerezza organizzativa, sarà anche più incisiva la sua azione. Chi, invece della fionda di Davide, preferisce la corazza di Saul... deve perdere molto tempo a lucidarla” .
3. Lo studio della pace

“e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo” (14 – 16) Pregare per la pace, invocarne il dono e accoglierlo mettendolo a frutto nella miriade di iniziative, non esaurisce l’impegno degli operatori di pace. La pace ha bisogno d’essere studiata. Necessita di analisi e di riflessioni. Il “conversavano tra loro” a mio avviso rimanda a questa dimensione di riflessione comunitaria che siamo chiamati a svolgere. Sono i tempi che ci provocano a segnali nuovi e a volte inquietanti. E’ necessario cogliere la trama fitta in cui la pace si coniuga col diritto, con l’economia, con il disarmo, con la pedagogia, con il linguaggio, con la politica, con l’informazione…
3.1 Il Centro studi economico sociali per la pace
Al Centro Studi economico – sociali per la pace Pax Christi ha affidato proprio questo compito di aiutare il movimento e il popolo della pace a comprendere meglio le cause dei conflitti, dell’ingiustizia del deficit di democrazia che siamo costretti tante volte a registrare, della debacle del diritto internazionale. Al Centro studi storicamente Pax Christi ha chiesto di aiutare a dare un nome e un volto ai nemici della pace, ai forieri della cultura di morte, ai meccanismi che generano la miseria e impongono regole che strangolano la speranza. Purtroppo negli ultimi tempi i seminari proposti dal Centro Studi non hanno conosciuto una forte partecipazione e coinvolgimento degli aderenti. Il Consiglio Nazionale si è fatto carico di canalizzare le cause di questa che appariva come una disaffezione per giungere a proporne una ridefinizione della sua struttura, per aggiornare le sue modalità di azione e proporne un rinnovato rilancio. A più riprese sono stati convocati presso il Consiglio gli organi dirigenti del Centro e si è addivenuti alla formazione di una commissione di lavoro che proprio in questo Congresso vede una delle tappe importanti del proprio percorso.
Nel corso di questi quattro anni:
(vedi relazione di Giuliana Bonino)
Per la crescita del movimento auspico sinceramente che il Centro Studi, rinnovandosi, riprenda quanto prima le attività e le sue proposte di riflessione

3.2 Mosaico di pace
Un luogo privilegiato del “mentre discorrevano e discutevano insieme”, inteso come lettura e approfondimento dei segni dei tempi, è costituito da Mosaico di pace, la rivista promossa da Pax Christi. Più volte mi è capitato di affermare che rappresenta l’appuntamento mensile con il miracolo e di riferire l’espressione alla condizione economica in cui la rivista riesce a vedere la luce per 11 volte in un anno. Quando, in giro per l’Italia e nel confronto con le altre sezioni di Pax Christi, ricevo i complimenti che fanno arrossire anche una faccia tosta come me, mi rendo conto che il miracolo è ancora più grande perché lo sforzo e il riscontro mi confermano che riusciamo a esprimere uno strumento di riflessione di qualità, di spessore, di contenuto. Se anche avrete qualcosa da far notare alla redazione e, in particolare a Rosa Siciliano e Marianna Napoletano, circa i tempi di consegna, l’opportunità di inserire un certo argomento anziché un altro, rispetto al confezionamento e quant’altro… Dobbiamo ringraziarle perché non hanno mai contato le ore di lavoro e a volte hanno lavorato in condizioni difficili. Lavorare dal telefono e dal pc di casa, tra una poppata e l’altra, approfittando delle ore di riposo del bambino. Ripeto: prima ringraziamo e poi, se ne abbiamo motivo, rimproveriamo. Ringraziamento che va anche ad Alex Zanotelli che, ritornando in Italia, ha reso ancora più incisivo il suo ruolo di direttore responsabile. Il coraggio di don Tonino Bello di proporlo in quel ruolo proprio all’indomani della sua defenestrazione da Nigrizia e quindi in un momento politico ed ecclesiale molto difficile, si rivela oggi ancora più lungimirante dl momento che Alex continua a incarnare molte delle utopie calde nelle quali non abbiamo mai smesso di credere. Mosaico di pace suscita l’ammirazione di tanti per il coraggio profetico delle sue posizioni, per la mancanza di alcun carattere di sudditanza ai potenti. A tutti i potenti. Certo, se avessimo risparmiato qualche critica fossimo stati più ossequiosi, oggi avremmo qualche contributo economico in più da investire nella promozione per incentivare il numero degli abbonati. Ma sarebbe ancora Mosaico di pace o un altro tipo di mosaico? Chiedo all’assemblea e al futuro Consiglio di esaminare con scrupolo temi e aree di interesse in cui Mosaico di pace deve inoltrarsi e che deve approfondire… (tecnicamente si chiama linea editoriale) ma incoraggi il linguaggio profetico e la mancanza di servilismo.
(vedi Abbonati Mosaico al 31_12_04.xls)
Interessante anche notare il rapporto tra aderenti e abbonati
(Vedi Aderenti-Abbonati-2004.xls)

Dati degli abbonati al 31 dicembre 2001 – 2002 – 2003 – 2004 e attuali

2001 – 1.143
2002 – 1.171
2003 – 1.830
2004 – 1.756

Dati degli abbonati al 31 marzo 2005: 1.700
Dati degli abbonati al 18 aprile 2005: 1.707

La linea editoriale
 Struttura: la redazione, negli anni scorsi, ha confermato la struttura originaria della rivista ridefinendone i contenuti in tal senso: una prima parte di attualità – mira a fornire “chiavi di lettura altre dell’attualità”; il dossier è un approfondimento tematico (segni di speranza, il nuovo che avanza, strumenti per costruire un altro mondo possibile…), fornisce nel contempo informazioni agili e facilmente fruibili anche in contesti educativi (scuole, parrocchie, gruppi); la terza parte è dedicata all’informazione di movimento (nuove resistenze e pratiche di pace, esperienze civiche e di movimento), di cultura e di dibattito teologico, di educazione alla pace e conflitti.
 Contenuti: 4 sono state le aree di interesse su cui la riflessione di Mosaico di pace/rivista si è particolarmente incentrata negli ultimi anni: Europa, Chiese ed ecumenismo, diritto internazionale, disarmo. Su questi temi centrali, Mosaico di pace si propone di offrire informazioni “altre” e con lo sguardo “dentro” gli avvenimenti, di contribuire al dibattito esistente nella società civile, di promuovere riflessioni nuove, di far circolare testimonianze, ricerche e nuove prospettive. Nell’ultimo anno, la riflessione si è allargata anche alle povertà attuali, agli effetti devastanti della globalizzazione e alle politiche che contribuiscono all’accrescimento delle povertà e alla demolizione della democrazia e dei diritti umani essenziali.
 Le riflessioni proposte on line vertono su argomenti e avvenimenti d’attualità di particolare rilievo. Sono frequenti (in media 2 pubblicazioni al mese); gli articoli sono proposti dai curatori della rubrica (mons. Bettazzi e Giancarla Codrignani) oppure da altri collaboratori della redazione.
 Strumenti: Oltre alla rivista e al sito internet, Mosaico di pace propone particolari approfondimenti tematici pubblicati poi nei Quaderni di Mosaico di pace.

Assetto redazionale e collaboratori
Direttore Responsabile: Alex Zanotelli
Redazione: (in passato, sino al mese di luglio 2003, vi era un comitato di redazione – poi trasformato in redazione e ridotto nel numero dei componenti per favorire una comunicazione più fluida e leggera in vista della costruzione concreta di ogni numero di Mosaico di pace).
Attuali redattori sono Diego Cipriani, Tonio Dell’Olio, Guglielmo Minervini, Rosa Siciliano (direttore) – costruiscono mensilmente il numero, pianificano collettivamente l’indice mensile, programmano i dossier,
Collaboratori: Sandro Bergantin, Luigi Bettazzi, Andrea Bigalli, Giulio Calvani, Giancarla Codrignani, Francesco Comina, Nicoletta Dentico, Alessandro Marescotti, Paola Natalicchio, Gianni Novelli, Anita Pesce, Renato Sacco, Vanni Salvemini, Mariella Sciancalepore, Alberto Vitali, Elvira Zaccagnino – suggeriscono temi e argomenti, collaborano alla redazione di articoli, sono considerati referenti per particolari aree tematiche. Oltre ai collaboratori redazionali, in ogni numero la redazione si avvale del contributo di esperti nei diversi settori o di giornalisti.
Segreteria di redazione: Marianna Napoletano
Corretrici di bozze: Mariella Sciancalepore, Anita Pesce
Ricerca iconografica: Agata Diakoviez
Grafico: Saverio Randolfi
Tipografia: Nuovo Centro Stampa di Molfetta
Inoltre, Giovanni Balacco offre la sua disponibilità per revisioni tecniche e informatiche (computer, rete telefonica e ADSL…).

Direzione
In questi quattro anni prima di giungere all’individuazione di Rosa Siciliano, o curato personalmente la direzione della rivista, poi ho passato la mano a Diego Cipriani. Durante il tempo della maternità di Rosa Siciliano, è stato Guglielmo Minervini a prendersi cura del tutto imprimendo alla rivista un piglio e un’accelerata nuovi di cui facciamo tesoro e che sviluppiamo.

La novità del sito (struttura, numero visite, medie mensili e annuali…)
In merito alle visite, all’indirizzo segnalato potrai vedere il riepilogo dell’anno 2004: http://italy.peacelink.org/stats_px/
Il sito si è dimostrato un ottimo strumento per:
- offrire con continuità informazioni (corto circuito, appuntamenti, documenti conclusivi di convegni, relazioni…)
- creare dialogo (spesso giungono in redazione richieste, commenti o lettere da visitatori del sito)
- contribuire al dibattito nazionale o internazionale su alcuni avvenimenti rilevanti e offrire riflessioni con continuità e in tempo reale ai lettori (con l’opinione di)

Quaderni pubblicati
Nel periodo 2000/2004 sono stati pubblicati i seguenti quaderni:
n.11: Romero, sulle orme dei martiri, con testi di Bona, Richard, Urioste, Bettazzi, Casaldaliga, Ruiz, Vitali
n.12: Voi non vi rassegnerete, con testi di Bona, Piovanelli, Gesualdi, Margheri, Trevisan, Monterubbianesi, Rosati, De Filippis, Codrignani, Lumia, Semenzato, Paolicelli, Biesemans, Bettazzi, Cavagna, Toschi, Martinelli, Bregantini, Zanotelli, Andreis, Valpiana
n.13: I diritti minacciati, con testi di Bettazzi, Allegretti, Ghezzi, Corsi, Pellicanò, Codrignani
n.14: Pacem in terris – Lettera Enciclica di Sua Santità Giovanni XXIII, documento integrale
n.15: Diritto e democrazia internazionale via di pace. Riflessioni sullo Ius novum universale. Prof. Antonio Papisca

Campagne promosse da Mosaico di pace
 Banche armate in collaborazione con Nigrizia e Missione Oggi
 L’Europa si ricordi del Sud del mondo (lettera ai candidati al parlamento europeo): 14 degli oltre 70 candidati che hanno risposto e sottoscritto il nostro appello, sono ora parlamentari europei.

Inoltre, Mosaico di pace ha aderito a:
 Giornata ecumenica per il dialogo cristiano-islamico (adesione e promozione dell’iniziativa nel sito, con articoli nella rivista)
 Incontro ecumenico per giovani promosso dal SAE

Prospettive
Dalla relazione presentata da Guglielmo Minervini al consiglio nazionale gennaio 2004
“Una visione per Mosaico di pace
1. Il fine. Cos’è Mosaico di pace in quest’ora difficile e grave, aperta ad angosce ma anche all’opportunità di vivere da protagonisti sulla cerniera tra epoche? Semplice: è uno strumento, offerto a coloro che vogliono esserci (Bonhoeffer), per leggere “in un certo modo” l’esodo. Mosaico di pace è come una terra di frontiera: la fede s’incrocia con la storia, la denuncia con l’annuncio, i movimenti con la politica e le istituzioni, le pratiche della solidarietà con le regole dell’economia, i nuovi linguaggi con le vecchie categorie.
2. Il taglio. Mosaico di pace è un mensile. Non distante dagli eventi come un bi/tri/quadrimestrale né così vicino alla notizia come un quotidiano. Sta sulla cronaca in modo più distaccato, fornendo più una lettura del contesto che dei fatti non con uno sguardo neutro e superficiale ma partecipe e problematico.
3. La missione. Il peso “politico-culturale” di Pax Christi è molto più vasto di quello rappresentato dal nucleo dei suoi “aderenti”. Anche il “prestigio” di Mosaico di pace è molto più ampio di quello quantificato dai suoi attuali lettori. Questo significa che la missione di Mosaico di pace non è quella di svolgere il dibattito all’interno del movimento/i ma di sostenere la crescita e il rafforzamento della più ampia sensibilità sulla pace. I suoi interlocutori, quindi, sono, in generale, tutti i credenti convinti, oggi più che mai, di dover osare la pace per fede.

Situazione economica:
Non avendo ancora letto il bilancio consuntivo 2004 e non avendo quindi avuto la possibilità di discuterlo in redazione, premetto solo alcune considerazioni di ordine generale.
– Gli abbonamenti (a quota intera o ridotta per abbonamenti cumulativi) non sono sufficienti a coprire interamente le spese per la realizzazione della rivista, nonostante queste siano ridotte al minimo indispensabile. A tal riguardo, si ricorda che – ad eccezione nostra (Rosa e Marianna) – tutti gli altri collaboratori, redattori e ogni altra persona che contribuisce al lavoro per la realizzazione della rivista lo fanno a titolo esclusivamente volontario. Si precisa anche che, spesso, questa è una scelta obbligata per mancanza di fondi e che non è semplice garantire un buon livello alla rivista senza la possibilità di retribuire – anche in minima parte – i collaboratori.
– Si è confermata sinora la scelta etica di non accogliere pubblicità nelle pagine della rivista.
– La nuova veste grafica e la nuova tipografia hanno comportato solo un minimo costo aggiuntivo (con la scelta della carta ecologica e presto della busta che lo avvolge in materiale biodegradabile, oltre che con il doppio colore). La scelta della nuova tipografia è stata determinata anche dal desiderio di privilegiare la piccola economia locale rispetto a imprese di dimensioni più ampie.
– Il turn over degli abbonamenti resta abbastanza elevato. Per comprenderne le ragioni, nel 2004, la segreteria di redazione ha diffuso un questionario tra coloro che nel 2003 non hanno rinnovato il proprio abbonamento. La percentuale più alta delle risposte è stata: “Per motivi economici” e, al secondo posto: “Perché non ho il tempo di leggere”. Più lettori, oltre a rispondere per iscritto, hanno confermato telefonicamente o per e-mail la piena condivisione della linea editoriale della rivista e hanno comunicato l’impossibilità economica al rinnovo dell’abbonamento o la necessità di svolgere piccoli lavoro precari in più per poter “arrivare alla fine del mese”.
– Anche le spese postali hanno subito un aumento notevole e sono state ridotte le agevolazioni previste per le associazioni o per i programmi abbonamenti.
– Una lettura dei dati finanziari di Mosaico di pace, si lega quindi strettamente con una lettura della situazione attuale in cui versiamo e che l’attuale governo ha rafforzato: precariato, flessibilità che diviene sinonimo di lesione dei diritti essenziali (quali l’informazione, la cultura, il tempo libero), peggioramento della qualità della vita, alto tasso di disoccupazione, aumento dell’emigrazione interna (da Sud a Nord, ovviamente), aumento delle povertà... E l’impegno per la “sopravvivenza” (al Sud si tratta spesso di vera sopravvivenza da garantire...) non si sposa bene con il desiderio e il diritto di un’alta e un’altra qualità della vita. Questa lettura conferma la linea editoriale della rivista e la scelta della redazione di un’informazione libera, dai toni forti e di denuncia, con orizzonti ampi e utopici che ridiano ai lettori il vigore e la gioia di perseguire, con fermezza e speranza, anche i sogni che sembrano impossibili.
– Alla luce di quanto scritto, la redazione ha comunque deciso di non aumentare per l’anno in corso la quota di abbonamento e di concordare con i lettori che avessero difficoltà economiche le condizioni migliori per l’abbonamento. Alcuni lettori regalano quote di abbonamento per chi segnalasse le proprie difficoltà e desidera ricevere gratuitamente la rivista.
– La redazione si è impegnata con il consiglio nazionale a predisporre un serio e dettagliato piano promozionale.

3.3. L’Osservatorio permanente sui conflitti dimenticati
Scelgo di parlare qui di una realtà nuova che forse i più non conoscono ancora perché da molto tempo è nella sua fase progettuale. In estrema sintesi si tratta di creare un sistema di informazione sui conflitti dimenticati (o nascosti) dai mass-media. Abbiamo condiviso gli oneri di questo progetto con la Caritas Italiana. Si tratta della creazione di un sito internet che viene aggiornato quotidianamente con notizie di prima mano raccolte da alcune antenne privilegiate presenti nelle aree del sud del mondo. Per antenne intendiamo le comunità e le realtà autoctone con cui tanti soggetti di società civile noi (Caritas e Pax Christi) siamo in relazione, le presenze di missionari e missionarie, di volontari e volontarie cooperanti delle tante organizzazioni non governative. Questi aggiornamenti saranno messi in circolo anche tramite newsletter elettroniche e liste di distribuzione avendo come destinatari privilegiati le comunità cristiane. Mi riferisco alle parrocchie che inviteremo a collegarsi, agli organi di stampa delle diocesi (settimanali diocesani), alle strutture locali della Caritas, ai movimenti e alle organizzazione di base presenti e operanti nelle diocesi. Accanto all’informazione necessaria a riguardo dell’evoluzione dei conflitti armati cercheremo di mettere in circolo anche i segni di speranza trasfigurino il “Noi speravamo…” dei discepoli delle Emmaus del mondo con un “possiamo ancora sperare…”. Le vittime della violenza si organizzano, ci sono esempi di convivenza multietnica, interreligiosa e interrazziale alla cui scuola anche noi possiamo crescere… E’ necessario mettere in circolo, ovvero condividere l’informazione, la conoscenza, la speranza. Attualmente il progetto ha un impianto ormai definito ed è nella fase del censimento e raccolta delle fonti informative. La Caritas ha assunto con molta serietà questa collaborazione e ha messo Diego Cipriani a disposizione del progetto. Dopo altri tentativi che purtroppo non hanno avuto continuità nel tempo ho proposto ad Alberto Vitali di coordinare per Pax Christi questo progetto e sono molto lieto di aver registrato la sua disponibilità convinta e competente. Mi auguro che il Consiglio e l’Esecutivo prossimi vogliano confermare l’incarico di Alberto e incoraggiare l’implementazione del progetto che potrebbe realmente diventare una nota distintiva del servizio alla pace di Pax Christi e della Caritas. L’obiettivo ambizioso del progetto è la costruzione della pace anche in termini di crescita di consapevolezza delle comunità credenti che dal Cristo ricevono il mandato: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. E’ importante ricordare ai fratelli e alle sorelle nella fede che questa consegna e la sua annotazione conseguente, “non come ve la dà il mondo io ve la do…” non viene rivolta a Pax Christi e ai movimenti “delegati” all’azione a favore della pace, ma a tutti e a tutte i discepoli e le discepoli di Cristo.

4. I tempi difficili
“Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste” (24, 17)
Gli anni che abbiamo attraversato non sono stati affatto semplici. Il nostro ultimo Congresso è dell’aprile 2001. Avviene tre mesi prima della riunione del G8 a Genova (Luglio 2001) e cinque mesi prima dell’11 settembre. Quei due eventi hanno inciso in maniera determinante nella storia e, di riflesso anche sul cammino del nostro movimento. Starei quasi per dire che persino le tesi congressuali, le mozioni e la definizione del movimento che emersero da quel Congresso erano destinati ad essere fortemente penalizzati e inevitabilmente modificati alla luce di quei fatti che nessuno avrebbe potuto prevedere. Con maggiore serenità oggi possiamo giungere ad affermare che anche in quel clima di violenza Dio non ha mancato di visitare la storia con la sua misericordia e di elargire a piene mani il dono della pace. Ma dobbiamo confermare che anche noi “ci siamo fermati col volto triste” di fronte al clima di morte innescato dalla terrificante spirale di violenza scatenata dalle ingiustizie planetarie della globalizzazione su cui si è innestato il terrorismo fanatico e farneticante cui si è pensato di rispondere con il linguaggio della vendetta della guerra. Ho citato anche Genova oltre a New York per dire della mutazione che il luglio del 2001 ha portato in seno all’arcipelago dei movimenti per la pace nel nostro Paese. Sarebbe interessante soffermarvisi ma richiederebbe molto tempo. Penso di poter affermare in ogni caso che Pax Christi non si è limitato a fermarsi col volto triste. Ha proseguito il cammino insieme ad altri compagni di strada. Ha contribuito a creare coscienza nuova nel Paese rispetto alle provocazioni delle guerre umanitarie, necessarie, intelligenti e preventive. Il 15 febbraio 2002 Pax Christi, in tutte le sue articolazioni, ha contribuito a dare evidenza a quella che i commentatori non hanno potuto fare a meno di definire “la seconda potenza mondiale”. Il 18 settembre 2001 il Consiglio Nazionale proponeva un’interessante riflessione in cui dopo “essersi fermato col volto triste” col grido: “ Orrore, immensa tristezza e grande dolore.
Davanti al massacro dei giorni scorsi in alcune città degli Stati Uniti, il nostro primo pensiero va alle vittime del terrorismo. Per loro eleviamo una preghiera al Signore della vita e nello stesso tempo esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra commossa partecipazione alle loro famiglie, agli amici, ai conoscenti, al popolo e alle istituzioni degli USA”, indirizza un messaggio di speranza e un appello alla comunità internazionale, al Parlamento italiano, alle donne e agli uomini arabi e di religione islamica e alla Chiesa cattolica che è in Italia. L’8 ottobre successivo, in seguito all’attacco Usa ai danni dell’Afghanistan e alla vigilia della Marcia Perugia – Assisi, elaboravamo un documento che esordiva dicendo: “L’11 settembre l’umanità aveva fatto un balzo indietro. Il 7 ottobre ne ha fatto un altro”. Infine, nel clima di dibattito e di tensione innescato dalle minacce (poi realizzate) dell’attacco “preventivo” in Iraq, Si produsse quella lettera aperta ai credenti e alle comunità cristiane dal titolo significativo: “Farsi eco del Vangelo della nonviolenza”. Rileggendoli tutti assieme si assume la consapevolezza di un percorso che davvero ha avuto la forza di riprendere sempre il cammino nonostante il “fermati col volto triste”. Senza varcare la soglia illusoria dell’ottimismo a tutti i costi, senza appiattirci nel realismo predicato dai tecnici della politica e superando le tentazioni della rassegnazione, a livello tanto locale che nazionale e internazionale a me pare che Pax Christi abbia saputo affrontare l’ora difficile della violenza accogliendo lo Spirito di Dio che indicava la strada della nonviolenza.

4.1 Il Consiglio Nazionale
A questo proposito voglio spendere soltanto poche parole per dirvi che a elaborare quelle riflessioni è stato il Consiglio Nazionale uscente cui va oggi tutta la mia, e spero anche vostra gratitudine. Non abbiamo avuto la possibilità di fare una vera e propria verifica del lavoro svolto e spero che il Consiglio che uscirà eletto da questo Congresso sappia recepire le raccomandazioni e le indicazioni che i loro immediati predecessori vorranno recapitargli perché non si ricominci zero! Alla maniera dei discepoli di Emmaus il Consiglio Nazionale ha compiuto un cammino ma è stato anche capace di “fermarsi” per comprendere meglio le situazioni. Le riunioni di Consiglio si sono tenuto 4 volte l’anno ma a questa vanno aggiunte le riunioni delle commissioni e dei gruppi di lavoro che di volta in volta sono state istituite. Posso testimoniare che ciascuno si è sforzato di dare il massimo delle proprie possibilità per contribuire alla vita del movimento con spirito di servizio. Alle riflessioni, cui ho solo fatto cenno poc’anzi, si deve aggiungere il ruolo che è proprio del Consiglio: la guida del movimento seguendo le priorità espresse dall’Assemblea congressuale . I quattro anni che ci lasciamo alle spalle hanno visto un notevole sforzo organizzativo che ha interessato diverse componenti del movimento , dal Centro studi alla segreteria, dalla Casa per la pace a Mosaico di pace. Molto del poco tempo previsto dal Consiglio è stato prestato a queste questioni incalzanti e impellenti forse a volte al danno di una riflessione più ampia e profonda che si doveva alla vita interna del movimento e al discernimento comunitario dei segni dei tempi. L’auspicio è che si possa far tesoro di questa esperienza per operare già dal prossimo mandato una più saggia distribuzione dei compiti e delle competenze in modo che non manchi al Consiglio la possibilità di discernere il modo migliore e più efficace di servire la pace e coloro che servono la pace.
Dal settembre 2002 il Consiglio Nazionale ha accolto don Tommaso Valentinetti, il nuovo presidente. La sua naturale simpatia e la spiritualità biblicamente fondata gli hanno permesso di innestarsi fin da subito nella famiglia di Pax Christi e di contribuire attivamente alla vita del movimento. Certo, sulle sue spalle grava un’eredità per nulla facile che ha visto i vescovi Bettazzi, Bello e Bona guidare con spirito profetico Pax Christi lungo gli aspri sentieri del Vangelo della pace. A don Tommaso va la nostra riconoscenza e il nostro ringraziamento congiuntamente all’augurio di proseguire lungo gli stessi tornanti di quei vescovi di “serie B”! Se don Tonino Bello continua a incoraggiare tutti noi dal cielo, a maggior ragione non mancherà di sostenere anche le sue non poche fatiche.

4.2 L’esecutivo
Sull’esecutivo non avrei da dire molto se non che ha lavorato come non mai. Si è trovato a gestire una serie di grane spinose ma le ha sapute affrontare con non pochi sacrifici. Anna Scalori ha incarnato il ruolo di vice presidente in maniera niente affatto formale ed è stata di sprone con la grinta che tutti conosciamo. La stessa che coniuga in sé lotta e dolcezza. Dal momento che i tesori di famiglia non vanno dispersi o dilapidati, spero che oltre a Punto Pace di Brescia, anche l’intero movimento potrà continuare a godere del suo apporto, adesso ancora più esperto e competente. Di Luciano Ghirardello Molti sanno già quello che penso. Ad ogni modo tutti devono sapere che la sua capacità di dono verso il movimento è incommensurabilmente maggiore dell’entità delle nostre casse. In questi anni non si è occupato solo di finanze. La parte peggiore di tutte le pastoie amministrative, legali e formali sono ricadute sulle sue spalle, ovvero nella sua testa e nel suo cuore. Grazie.

4.3 I coordinamenti interregionali
In questi anni penso che abbiano funzionato bene anche i coordinamenti interregionali che il nuovo assetto organizzativo vorrà sicuramente valorizzare e non solo con l’ingresso in esecutivo ma definendo ruoli e competenze. Don Alberto Vitali e Loredana Russo hanno avuto il merito di farci comprendere ancora di più l’importanza di un decentramento efficace e di un coordinamento maggiore tra i Punti Pace. So che sono state diverse le riunioni di coordinamento e che Alberto e Loredana, ciascuno con le proprie competenze e capacità, hanno reso un servizio che ora occorre assolutamente far crescere e strutturare per il meglio.

4.4 La segreteria nazionale
Anche la segreteria nazionale è andata strutturandosi in maniera più articolata. E’ avvenuto in questi quattro anni il trasferimento nella sede naturale della Casa per la pace di Firenze che ha visto di conseguenza anche l’inserimento di Laura Fambrini e di Barbara Peruzzi. Come la segretreria di redazione di Mosaico di pace, anche loro hanno redatto una relazione sintetica delle tante (forse troppe) mansioni cui sono state destinate. Vi prego di leggerla attentamente non solo perché così ciascuno può rendersi conto ella molre di lavoro che grava sugli uffici (il plurale è giusto un eufemismo!) della segreteria nazionale, ma anche della crescita che è avvenuta in termini organizzativi e della gratitudine che dobbiamo a Barbara e Laura.
Per completare il quadro delle componenti l’esecutivo lasciatemi fare cenno a Giovanni Scudiero che è membro del Consiglio di Pax Christi Internazionale e, a questo titolo, è entrato a far parte anche dell’esecutivo nazionale. Abbiamo tenuto poche riunioni per poter provare la sua saggezza. Al contrario invece ne abbiamo potuto godere a lungo presso la Casa per la pace traendo grande vantaggio dalle sue conoscenze e dal suo spirito di servizio. E’ missionario a tutto tondo perché appartiene a quella categoria di persone che servono “sine modo” come direbbe don Tonino. Spero che il futuro Consiglio nazionale vorrà contare molto su di lui per rafforzare il rapporto con le altrre sezioni di Pax Christi nel mondo e con Pax Chriti International. E’ un capitolo questo su cui non ho tempo di soffermarmi ma che meriterebbe una riflessione approfondita perché ritengo che non abbiamo mai sfruttato fino in fondo i potenziali vantaggi che potrebbero derivare per l’efficacia del nostro impegno e per la stessa vita dei Punti pace, da un rapporto più forte con l’area internazionale di Pax Christi.

5. Una casa per la pace
“Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro” (24, 29)
In questi versetti non si fa menzione espressa di una casa. Tuttavia quell’entrare di Gesù e la mensa successiva, lasciano legittimamente pensare che quel tratto di strada da Gerusalemme a Emmaus fa tappa in un’abitazione. A me sorge spontaneo pensare alla nostra Casa per la pace. Luogo di sosta in cui rinfrancare le forze, casa a cui riferirsi per “riparare le tende”. La novità sostanziale della Casa per la pace in questi quattro anni è il cambio del responsabile. Il numero delle presenze, la qualità delle attività, la progettualità, la varietà delle persone siedono attorno alla mensa della Casa, e tanti altri indici che adesso sarebbe lungo riportare stanno a sottolineare inequivocabilmente del rilancio che Carmine Campana ha saputo operare con il supporto di Gianni Russo e di tanti volontari, sotto lo sguardo vigile di Gianni Gatti e il contributo costante di Luciano Ghirardello.
Davvero questa Casa è diventata un luogo privilegiato di incontro e di scambio, di riflessione e di realizzazione di molti sogni di pace. Stiamo ben attenti a dire che la pace ha trovato casa, ma sicuramente possiamo dire che, pur tra tante difficoltà, sta facendo le prove generali.
L’acquisto del terreno adiacente intende valorizzare questa linea di continuità e per questo motivo mi auguro possa vedere l’adesione e la partecipazione convinta e generosa di tanti in mezzo a noi e fuori da questo luogo. Quel terreno aggiunge un tassello, una tessera del Mosaico di pace della Casa.
(si veda come integrazione la relazione di Carmine Campana)

6. Lo spezzare il pane
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista (24, 30–31)
Lungo le strade della Palestina, dell’Iraq, del Sudan, del Congo, di El Salvador… ma anche lungo le strade dell’impegno per il controllo del commercio delle armi, delle cluster bombs, del contrasto nonviolento alle mafie ecc. ecc. noi ci siamo sforzati esattamente di spezzare il pane con le vittime delle violenze tanto della guerra come dell’economia. A ciascuno dei rappresentati delle Campagne in cui siamo impegnati ho chiesto di redigere una piccola relazione da inserire in cartella. Per questo non mi dilungherò. Permettetemi solo qualche riflessione che è emersa dalla riunione che il 15 marzo scorso abbiamo tenuto a Milano tra gli stessi referenti di Pax Christi nelle reti e nelle Campagne. E’ questo un genere di attività in cui Pax Christi investe molto. La nostra adesione alle Campagne condotte accanto ad altri soggetti è sempre stata convinta e generosa nonostante l’esiguità delle nostre forze. Siamo assolutamente persuasi che il contenuto è già nel metodo e che il lavoro in rete, le collaborazioni, la condivisione delle responsabilità e dei carichi siano sempre valore aggiunto perché ciascuno porta le proprie competenze,le sensibilità, il proprio patrimonio valoriale, i percorsi di cui è il risultato… Per noi che non abbiamo un’organizzazione articolata e una base associativa folta, diventa un’opportunità ancora più importante. Auspico che questa attitudine di Pax Christi non si perda, anzi si rafforzi, magari responsabilizzando un Punto Pace per alcune attività o campagne in corso come abbiamo cominciato a sperimentare con la Campagna Ponti e non muri (Punto Pace di Venezia). Nella riunione dei referenti si poneva in rilevo la necessità di un maggior coordinamento dei referenti all’interno del movimento, di una ricaduta costante di queste attività sugli strumenti di comunicazione del movimento (sito internet, newsletter ecc.) con particolare riferimento a Mosaico di pace, un contatto più intenso con i Punti Pace per cui i referenti dovrebbero avere cura di incontrarli per spiegare loro le attività in corso e in cosa e come attivarsi e accogliere suggerimenti, proposte, idee… Sollecitare infine il Centro Studi ad approfondire con appuntamenti ad hoc alcune delle tematiche che vengono seguite dalle Campagne. La Tavola della pace, la Rete Lilliput, Controlarms, Libera e Chiama l’Africa sono le reti stabili di cui facciamo parte e con cui cerchiamo di portare avanti iniziative, attività, campagne. In questi luoghi sperimentiamo la ricchezza e il vantaggio delle contaminazioni oltre alle fatiche legate alle collaborazioni tra soggetti diversi tra loro. I rappresentati di alcune di queste reti che hanno voluto condividere i momenti di questo Congresso con noi o si sono resi presenti con un messaggio di saluto possono testimoniare quanto vado affermando.

7. I fratelli e le sorelle nella fede, nelle fedi
E partirono senz`indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (24, 33-34)
E’ quello che siamo chiamati a fare tutti: se abbiamo fatto esperienza del Risorto, della liberazione, della pace… l’esperienza travasa nella testimonianza e nella condivisione con gli altri e con le altre.
L’indicazione che proviene dal versetto è che i discepoli si trasformano in testimoni. La forza dell’incontro col Maestro che hanno incontrato e riconosciuto, li rende ora degni e capaci di spingersi fino ad evangelizzare gli Undici. La Chiesa nascente cresce dalla periferia e non per sua scelta strategica o caritativa, quanto perché il Risorto ha voluto così. E’ apparso alle donne, agli esponenti di questa periferia ecclesiale di base che si trova in Emmaus e a Simone. Siamo ben consapevoli che Pax Christi per consistenza numerica, per diffusione e per scelta è abbastanza marginale nella comunità cristiana e non incide in maniera determinante nelle prese di posizione, tuttavia questo non ci esime dall’obbedienza al Crocifisso Risorto che ci affida il Vangelo della pace da testimoniare. Da Emmaus a Gerusalemme, almeno fisicamente parlando ci sono soltanto sette miglia! MI chiedo se ci siamo sempre sforzati in questi anni di percorrerli senza indugio per andare a incontare gli Undici e dire la speranza della nonviolenza, dei segni nuovi che pure ci succede di leggere nelle storie delle vittime delle violenze, di annunziare una pace frtto dell’abbandono nelle braccia del Padre come a fatto Gesù, e non come risultato di un calcolo esclusivamente umano che contrappone violenza ad altra violenza. Questo è il Vangelo che siamo chiamati ad annunciare.
7.1 Nella comunità credente
Durante questi quattro anni ho ricevuto molti esempi di Punti Pace che hanno saputo coinvolgere nelle proprie attività alcuni organismi di chiesa come la Commissione Giustizia e pace o la Caritas o l’Ufficio Missionario. Oppure di inserirsi in un Consiglio pastorale parrocchiale, in un contesto pastorale di catechesi, animano la liturgia… Come il sale evangelico che è capace di sciogliersi, questi Punti e gli stessi aderenti hanno testimoniato in punta di piedi il Vangelo della pace. Non ci sono metri esatti per misurare i successi, né questi possono coincidere con il numero di persone coinvolte… Penso che dovremo lasciare questi semi nella buona terra di Dio, deporli nel suo seno, affidarglieli con fede. Altrettanto a livello nazionale quante volte in questi anni è capitato che alcune comunità religiose, parrocchie, gruppi ecclesiali… ci chiedessero una collaborazione, una presenza, una testimonianza… Non sempre si è riusciti a far fronte a tutto e forse anche questo andare senza indugio dovrebbe essere maggiormente organizzato nel senso che se c’è una domanda dobbiamo saperla cogliere strutturando una risposta che possa essere intesa. Il rapporto con la comunità ecclesiale varia a seconda della capacità che ciascun Punto Pace ha saputo assumere di relazionarsi con i fratelli e le sorelle nella fede. In pochi casi mi è capitato anche di leggere da parte della gente di Pax Christi una certa sufficienza che giudicava immatura la coscienza della pace matura dagli altri e da parte degli altri un certo sospetto che impediva di accogliere e incontrare. Avendo ora la possibilità di parlare ai discepoli di Emmaus che si riconoscono nel cammino di Pax Christi auspico che la nostra testimonianza sia sempre sostenuta dall’invocazione, dalla preghiera nostra e di un popolo orante che dovremmo coinvolgere maggiormente (mi riferisco soprattutto a comunità di vita contemplativa). La nostra testimonianza sia pervasa dall’umiltà di chi ha accolto una chiamata ma non possiede la verità e per questo va verso altri con cui spera di proseguire la ricerca della verità tutta intera. La nostra testimonianza però non sia mai timida né conosca sconti. Non esponga il cartello dei saldi nella speranza di aumentare la clientela. Sarebbe una menzogna e un tradimento che non “danno ragione della speranza che è in noi”.
Anche a livello nazionale abbiamo avuto diverse occasioni di collaborazioni con organismi ufficiali quali la Caritas Italiana e la Commissione CEI problemi sociali e lavoro, giustizia e pace. In particolare ricordo l’appuntamento dell’ottobre 2003 a Bergamo per celebrare con un convegno i 40 annidella Pacem in terris e gli appuntamenti della Marcia per la pace. Il mio bilancio è positivo e direi che è un rapporto i collaborazione che andrebbe intensificato. Allo stesso modo queste collaborazioni sono intense con alcuni movimento ecclesiali laddove ci sono richiesti interventi specifici o l possibilità di portare avanti insieme un progetto comune. Potrei citare vari esempi.Qualche difficoltà abbiamo incontrato, soprattutto negli ultimi tempi, con alcuni pastori della Chiesa che non hanno gradito alcune prese di posizione del movimento o di Mosaico di pace o espresse da me in articoli o interviste. Penso he si debba seriamente discernere molto su questo e con grande serenità per comprendere meglio non il COSA quanto il COME del nostro stare con gli Undici. Personalmente ritengo che non possiamo sposare la prudenza come linea guida mettendo la sordina alla profezia che ci incalza e ci sopravanza. Anche nel passato è successo che alcuni abbiano dovuto pagare prezzi altissimi. Per il resto forse solo la spiritualità dell’abbandono e della croce devono farci strada. Di sicuro non potrà succederci nulla di peggio di quanto sia già successo al nazareno. In questi giorni sono stati tanti a chiedermi se l’elezione di Benedetto XVI non rischi di frenare in qualche modo il cammino del dialogo per la pace, l’impegno per un mondo più giusto e più bello, un modello di Chiesa che sappia correre i rischi di incontrare il mondo sulle sue strade… Il calcolo umano non può essere sempre l’unico parametro di discernimento Continuo a ritenere che il confine tra umano e divino sia molto labile da quando definitivamente si sono congiunti nella persona di Cristo. Forse questo è il momento in cui ci viene richiesto di intensificare la nostra preghiera nel silenzio. Nel silenzio, non nel tacere.
7.2 Il dialogo ecumenico e interreligioso
A questo punto avrei voluto dirvi anche dell’impegno che abbiamo posto in questi anni sia nel dialogo interreligioso per la pace che nell’incontro ecumenico con le altre confessioni cristiane. Mi rendo conto che il tempo non ce lo consente. Almeno voglio accennarvi alla rinnovata collaborazione con il Segretariato per le Attività Ecumeniche in cui Gina Abate e Massimo Ferè ci hanno rappresentato e del processo che ha portato a farci promotori di quella bellissima iniziativa che è stata “Osare la pace per fede” in cui abbiamo innanzitutto sperimentato un ecumenismo interno alla chiesa cattolica nella collaborazione tra rappresentati di tanti movimenti e abbiamo incontrato il desiderio di dialogo sui temi della pace e delle giustizia di tante e tanti credenti nell stesso Cristo Gesù.
Mai come in questi anni molti fra noi hanno partecipato a tavole rotonde, veglie, conferenze con sorelle e fratelli di varie tradizioni religiose. Mi sembra che sia una prospettiva da intensificare perché, nel panorama vasto dei movimenti per la pace, in Pax Christi c’è uno specifico che va messo indubbiamente a frutto. In tante sedi, ma soprattutto direi negli appuntamenti annuali dei Social Forum Europei, abbiamo vissuto e compreso che non c’è terreno comune più bello per incontrarsi e dialogare che quello di stringere patti di servizio all’umanità. La costruzione di una teologia della pace islamo-cristiana che è emersa come proposta lo scorso ottobre a Londra nel corso di un seminario organizzato anche da noi nell’ambito del Social Forum Europeo… coglie un’esigenza e traccia un cammino che può vederci solleciti servitori. Altra caratteristica che forse deve prevalere nei nostri percorsi a questo riguardo, è di rafforzare il dialogo, l’incontro e la collaborazione nel livello di base delle varie fedi. Gli incontri di Assisi e il meeting annuale di S. Egidio segnano un cammino e una volontà ma a nulla servono se oltre ad alcuni capi e leader volenterosi e aperti che accettano di incontrarsi senza assumere troppi impegni vincolanti, non c’è l’incontro, il dialogo e la collaborazione, la conoscenza e l’amicizia, tra la parrocchia e la moschea ospitata nel garage che si trova due strade più in là o alla periferia della città…

8. Comunicare la pace da costruire
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l`avevano riconosciuto nello spezzare il pane (24, 35)

Il riferire si concretizza nella comunicazione che realmente mai come in questi quattro anni appena trascorsi abbiamo intensificato.
Lunedì 03/11/2003 16.54 partita la nostra prima newsletter in concomitanza con il lancio dei tre nuovi siti di Mosaico di pace, della Casa per la pace e di Pax Christi Italia. Fino ad oggi ne sono state inviate 32 (con una scadenza – più o meno bimensile). Attualmente raggiunge 1170 persone. A questo si aggiungano le visite quotidiane ai siti web, l’invio di Pax Christi InformAzioni e le Liste di discussione nazionale, del coordinamento nord e del coordinamento sud, per i giovani, per il Consiglio nazionale e per i Punti Pace, quelle interne ai Punti Pace più grandi. Tutto questo permette una più ampia circolazione di informazioni e favorisce la discussione ma forse non basta. C’è bisogno di guardarsi in faccia, di riconoscersi, di scoprire il volto dell’altro. Lo abbiamo ripetuto tante volte. Dobbiamo intensificare le occasioni di incontro più reali che virtuali. Spero che il Consiglio nazionale che uscirà eletto voglia perseguire questo intento.
Non possibili invece un conto preciso degli incontri cui abbiamo partecipato portando la nostra parola. Parlo per quanto mi riguarda ma so bene che anche don Tommaso, Alberto, Fabio, Renato… e tanti altri ancora soprattutto a livello locale hanno dato testimonianza della pace in tavole rotonde e conferenze, marce e veglie.
A differenza di quello che avveniva nel passato il rapporto con gli organi di informazione è andato intensificandosi al punto che ormai non abbiamo nemmeno bisogno di sollecitare la loro attenzione laddove si tratti di chiedere solo un nostro parere. Diverso è quando abbiamo bisogno di comunicare la complessità di una situazione come quella in Palestina, o di una nostra attività. E’ questo un ambito in cui forse vale la pena di investire maggiormente nel rispetto della natura stessa di Pax Christi che è chiamato a creare cultura di pace, a suscitare interrogativi e a informare sui conflitti nascosti…

8.2 Le Marce della pace
Locri, Cremona, Termoli e Ragusa rappresentano per noi un viaggio ideale nell’impegno di testimoniare la pace lungo le strade in tante parte d’Italia. Non starò a ripetere il valore della strada e del cammino, così come l’importanza ogni anno di accendere i riflettori su una realtà differente del nostro Paese. Di queste esperienze restano i volti, l’amicizia, le relazioni che si sono intessute…
A partire dal 2001 abbiamo sperimentato anche il Convegno di fine anno che finora ha registrato un notevole successo di partecipazione e di contenuti.
Si svolge contemporaneamente a quello della Cittadella di Assisi ma non sottrae né presenze né energie. Anche quella si rivela a mio avviso una scelta molto opportuna fata negli anni recenti.

8.2 Educazione alla pace
Così come andrebbero intensificati i nostri sforzi per rispondere ad una richiesta sempre più pressante che ci viene rivolta in termini di educazione. Va strutturata e organizzata. Alfredo Panerai ci ha provato nel territorio di Firenze e mi pare che, in collaborazione con la Casa per la pace, stia mietendo buoni consensi. Ci sono tante altre esperienze anche presso i Punti Pace e vanno fatti conoscere, circolare… Un gruppo di lavoro informale ci sta lavorano nella speranza di laborare un progetto che deve essere sottoposto al vaglio e messo in essere.
Anche a Bolzano è cominciata l’esperienza di WELA…
Insomma è sicuramente un’area da sviluppare.

9. Essere Ponti sempre e ovunque
Conclusioni e prospettive
Se da una parte devo scusarmi per la lunghezza dell’esposizione, dall’altra mi rendo conto, e ne chiedo scusa, di non aver narrato tutte le cose che in modo creativo vanno evidenziando in tanti luoghi e credo fermamente che sia utile e vantaggioso per tutti farle conoscere.
Piuttosto che delle conclusioni, mi preme indicare alcune linee che a mio avviso necessitano di essere sviluppata e delle quali se ritenete potete tener conto nella discussione dei gruppi di lavoro.
Schematicamente:
1. Riscoprire la nostra spiritualità che lega Parola e Vita, che orienta ai processi d liberazione, che implora quella pace “made in cielo” che dobbiamo essere capaci di raccogliere e distribuire…si impone come priorità assoluta. Una spiritualità della nonviolenza bussa alle porte e attende che qualcuno le dia voce.
2. Avere la capacità di mettere a frutto con fedeltà nei prossimi anni l’itinerario e le provocazioni delle tesi congressuali, nonché le sfide, le mozioni, le proposte e le idee che emergeranno dal dibattito congressuale . Lo dico soprattutto rispetto all’ambito socio politico italiano e internazionale rispetto al quale non possiamo eclissarci.
3. Speciale cura deve essere posta a mio avviso nel provvedere alla formazione e alla crescita degli aderenti e dei Punti Pace. Questo significa che gli stessi Punti dovranno essere coinvolti nell’individuazione di un itinerario annuale, di un percorso formativo, di alcune tappe significative in cui riconoscersi.
4. Rafforzare servizio e collaborazione all’interno del contesto ecclesiale in tutte le sue articolazioni ma soprattutto a livello locale/territoriale. C’è una domanda sulla pace che sale dalle comunità che va educata innanzitutto ma che attende anche una risposta. Anche qui se si riuscisse ad elaborare strumenti di animazione, proposte concrete er accompagnare cammini pastorali, catechesi, liturgie… Riuscire a rafforzare alcune collaborazioni con altri movimenti ed organizzazioni dell’area cattolica come abbiamo fatto con l’area più laica, potrebbe favorire tale accompagnamento.
5. Abbiamo bisogno di migliorare il campagning per disperdere meno energie ed essere più efficaci. Prevedere formazione e sviluppare competenze si impone come un’altra urgenza.
6. Educazione alla pace. Che è poi educazione alla nonviolenza e alla soluzione nonviolenta dei conflitti, alla giustizia e alla legalità, al rispetto delle regole e alla riconciliazione, alla mediazione e al perdono…
7. L’Informazione intesa come comunicazione all’esterno delle nostre elaborazioni e proposte, delle iniziative e delle campagne... è impegno che non può essere rimandato ulteriormente Va organizzata, definita. Il contrario rischia di dilapidare ogni sforzo e vanificare tante fatiche. Siamo afoni!
8. I conflitti dimenticati o nascosti. E’ progetto ambizioso am che ci potrebbe rendere presenti con uno specifico riconoscibile e utile per la comunitàò cristiana e non solo
9. Far stringere patti di amicizia e favorire la conoscenza…Forse solo queto ci viene rchiesto nell’azione che dobbiamo svolgere sul piano internazionale. Ma anche qui… bisogna organizzarla bene.
10. Rafforzare le alleanze all’interno delle reti in cui siamo già presenti per “spezzare il pane dell’impegno” con tante e tanti che condividono lo stesso orizzonte.

Se ci sono ancora tutte queste cose da fare significa che non siamo riusciti farle in questi anni o che non le abbiamo fatte bene. Per quanto mi riguarda il Signore mi ha dato la grazia di riuscire sempre a fare una buona autocritica (esame di coscienza) e, quindi, di conoscere bene i miei limiti. Vi prego di credere che sono molto più numerosi di quelli che alcuni di voi hanno avuto la bontà di farmi notare in questi 12 anni. Questo lungo cammino mi ha arricchito molto soprattutto di volti, di testimonianze, di vita.. mi ha cambiato (per alcuni versi in meglio). Della misericordia di Dio sono già certo, con umiltà sincera chiedo perdono anche a ciascuno di voi.

Tonio Dell’Olio – coordinatore nazionale

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