"L'Onu diventi più democratico"
Troppo sognatori e utopisti oppure si può ancora credere nell'Onu, a sessant'anni dalla sua fondazione? «E' grazie all'Onu che i diritti fondamentali sono diventati "della persona umana". Se penso all'Onu la prima immagine che mi viene in mente è questa, al di là di tutte le pesanti critiche che si muovono contro di essa». A parlare è Antonio Papisca, docente dell'Università di Padova e direttore del Centro Interdipartimentale sui Diritti della Persona e dei Popoli dell’ateneo patavino, intervenuto sabato 7 maggio al Laurentianum di Mestre ad un incontro sul tema del rilancio dell'Onu, promosso da Pax Christi. «L'Onu - spiega il professore - oltre al merito dell'internazionalizzazione dei diritti umani, ha inoltre promosso la decolonizzazione, ha sollevato il problema del sottosviluppo e ha creato strumenti e organismi per affrontare queste problematiche a livello mondiale, nell'ottica della costituzione di un ordine mondiale pacifico, democratico, più equo e solidale».
Onu fallimentare? Eppure saltano più spesso agli occhi dell'opinione pubblica i suoi fallimenti: l'obiettivo fondamentale, annunciato nel primo articolo dello Statuto, quello del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, è stato ampiamente disatteso. Ma di chi sono le responsabilità? Di fronte ad una platea di studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori, Papisca ha ricordato che «l'Onu è formato dagli Stati. Nei suoi organi ci sono i rappresentanti degli Stati. Se l'Onu fallisce, se non fa abbastanza, se commette degli errori, ad assumersi le responsabilità dovrebbero essere gli Stati e in particolare quelli più influenti, cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: Francia, Russia, Cina, Inghilterra e Stati Uniti».
Riforme in vista. Ricorre quest'anno il sessantesimo anniversario della fondazione dell'Onu. E' un momento importante per l'ordine mondiale, una fase cruciale nella quale si parla molto di riforme. Perché l'Onu ha bisogno di riformarsi, in risposta al mutato clima internazionale, in risposta alle nuove esigenze globali, in particolare in risposta alle globali esigenze di democratizzazione. «Se all'Onu spetta l'uso esclusivo della forza, è necessario che diventi un'organizzazione ancora più democratica, nel senso di rappresentativa e partecipativa. Se forse è utopico pensare ad un parlamento democraticamente eletto dalla popolazione mondiale - propone Papisca - però è realistico pensare ad un'assemblea parlamentare degli Stati: anche nell'Unione Europea si cominciò così, e guardate ora che traguardi sono stati raggiunti!».
«Il Consiglio di Sicurezza è antidemocratico». Ma partecipazione significa anche rafforzare il ruolo, già molto importante, delle Ong, delle tantissime realtà associative della società civile che contribuiscono da anni alla promozione di una cultura della pace e dei diritti umani. E per democratizzare l'Onu non si può prescindere dalla riforma del Consiglio di Sicurezza, attualmente strutturato in termini fortemente antidemocratici. «Le proposte di riforma di cui si sente parlare in questi ultimi tempi tendono ad aumentare il numero di membri permanenti o semipermanenti del Consiglio di Sicurezza, senza però mettere in discussione il potere dei cinque con il diritto di veto». Decisioni importanti a riguardo verranno prese nel prossimo settembre quando si riunirà l'Assemblea Generale, ma è evidente che non c'è ancora una forte volontà da parte degli Stati ad investire e a credere nel ruolo delle Nazioni Unite. Così come è evidente il forte sbilanciamento tra i membri a favore di quelli occidentali, soprattutto degli Usa. Come garantire un rispetto del diritto internazionale, come assicurare la pace e la sicurezza internazionali quando gli Stati Uniti, uno dei paesi membri dell'Onu, forse il più influente, non sempre ne rispetta le regole? «Una risposta forte può darla l'Unione Europea - risponde il docente - se riesce a superare le divisioni interne e a parlare con un'unica voce. L'Europa alla quale i paesi del Terzo mondo guardano con grande fiducia, così come confidano nell'Onu e, insieme, nel mondo dell'associazionismo, vera risorsa democratica e di mutamento dal basso».
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