Dalla rivista Confronti – Marzo 2005 Alessia De Rossi, Eva Valvo

Ecumenismo via della pace

Più di trecento giovani cristiani delle diverse confessioni, provenienti da ogni parte del paese, si sono ritrovati a Firenze il 29 e 30 gennaio scorsi per un convegno ecumenico dal titolo "Osare la pace per fede". Un'occasione per riflettere, confrontarsi ma anche pregare assieme. E dialogare con ebrei e musulmani.

In un'atmosfera di festa e gioiosa condivisione, oltre trecento giovani provenienti da tutta Italia e appartenenti a chiese cristiane di diverse denominazioni si sono incontrati a Firenze il 29 e 30 gennaio, in occasione di un convegno che rappresenta una novità per il cammino ecumenico italiano. Per la prima volta una simile iniziativa di carattere nazionale ha visto un così ampio coinvolgimento giovanile ed una tale varietà di gruppi promotori (chiese, associazioni, riviste e una radio, tutti accomunati dall'impegno cristiano, denominazionale o ecumenico).

Il titolo del convegno "Osare la pace per fede" è ispirato ad una frase del teologo protestante tedesco Dietrich Bonhoeffer, che fu ucciso nel 1945 in un campo di prigionia per essersi opposto al regime nazista. Questa frase ricorda da una parte che la fede deve essere uno strumento di pace e dall'altra che la pace è una dimensione della fede.

L'incontro è stato non solo un'occasione di riflessione e confronto, ma anche un momento di preghiera, canto e festa. Dopo il dibattito in plenaria e il lavoro nei venti gruppi tematici della giornata di sabato, la conoscenza reciproca è proseguita la sera con una festa in un salone parrocchiale, con stand di varie associazioni, mostre fotografiche e video, musica dal vivo e danze popolari. La domenica il convegno si è chiuso con una gioiosa e partecipata liturgia ecumenica della Parola, che è culminata in un gesto simbolico di comunione e unità nel Signore: tutti i presenti hanno ricevuto dei nastri di diversi colori e ciascuno ha annodato il proprio a quelli dei vicini di destra e di sinistra, formando dei lunghi nastri con i colori della pace.

Giustizia, pace e salvaguardia del creato
L'incontro si è concentrato su alcuni temi fondamentali per il movimento ecumenico internazionale: la scelta di confrontarsi su giustizia, pace e salvaguardia del creato si pone, infatti, in continuità con le assemblee ecumeniche di Basilea (1989) e Graz (1997) e con la Charta oecumenica approvata a Strasburgo dalle chiese cristiane europee (2001). I tre temi sono stati il filo conduttore del convegno, dal dibattito in plenaria e nei gruppi alla liturgia ecumenica. Monsignor Luigi Bettazzi, la pastora valdese Letizia Tomassone e Simone Morandini del Segretariato attività ecumeniche (Sae) sono stati interrogati da tre giovani di fede cattolica, evangelica e ortodossa sul significato dei tre temi nella vita dei credenti cristiani.

Se il Dio di giustizia chiama i credenti a realizzarla, quali sono i passi che spettano alle chiese per promuovere un'economia di comunione e una società basata su un'equa distribuzione delle ricchezze e sul rispetto della dignità umana? Monsignor Bettazzi ha fatto richiamo alla Bibbia, dove la giustizia è concepita da una parte come santità di Dio e dall'altra come attenzione ai poveri e agli emarginati. L'impegno ecumenico deve essere teso alla comune ricerca di una società giusta.

Come si osa la pace? Come vincere l'imbarazzo nel parlare di pace? La sfida sta nel conciliare i sogni con l'aderenza alla realtà, ma anche nel vedere la pace come qualcosa che vada al di là della semplice non-belligeranza. La pastora Tomassone ha citato il teologo riformato tedesco Jürgen Moltmann, secondo il quale la pace non deve essere uno "stato", bensì un processo dinamico: l'impegno costante dei cristiani per la pace deve essere basato sulla consapevolezza dell'amore ricevuto da Dio, il solo che può cacciare quella paura che è causa di tutte le guerre.

In un tempo in cui la responsabilità sul creato affidata da Dio all'umanità è stata mutata in un vero e proprio dominio, come possono le chiese promuovere un'etica della cura rivolta alla relazione con la Terra, come anche a quella tra persone e tra popoli? Qual è la missione delle chiese nei confronti di stati e governi? Simone Morandini ha ricordato le parole dell'apostolo Paolo: "Tutto il creato soffre e geme come una donna che partorisce" (Romani 8:22). L'intero creato è investito della misericordia di Dio e gli esseri umani devono farsi operatori di com-passione nei confronti della Terra, devono condividerne la sofferenza fino a trasformare il proprio sentire in azione, ponendo fine al proprio stile di vita ecologicamente insostenibile.

Ecumenismo e laicità: la parola ai giovani
L'impegno comune per costruire una città terrena di giustizia e di solidarietà, tuttavia, è anche caratterizzato da ostacoli da superare e da percorsi in salita. Abbiamo ascoltato le voci di alcuni giovani presenti al convegno su ecumenismo e laicità. Cristina Arcidiacono, segretaria della Federazione giovanile evangelica italiana (Fgei) e in attesa di iniziare il periodo di prova come pastora battista, ci ha detto: "L'ecumenismo mette in gioco la nostra fede, anche come identità, perché ci dice che non siamo soli e sole, che non siamo solo protestanti, valdesi, battisti o metodisti, ma viviamo in un'ecumene cristiana che va oltre la nostra identità. Nonostante le difficoltà, è necessario rendere assolutamente visibile il proprio impegno civile di credente, in difesa dei diritti umani e in nome dell'amore di Dio. Si sente parlare tanto di laicità dello Stato. Questa cosa mi riporta un po' all'Illuminismo: che cosa può essere uno Stato se non laico? La laicità è l'essere cittadino o cittadina del cristiano o della cristiana".

Rosana Tujjar, rappresentante della sezione di Firenze dei Giovani musulmani d'Italia (Gmi), ha dichiarato: "La laicità deve permettere la libertà di fede religiosa a chiunque la voglia esprimere e in qualsiasi modo essa venga espressa. Non deve essere una mancata espressione, ma piuttosto un'espressione libera di tutto ciò che costituisce la fede religiosa o in genere del pensiero culturale di ciascun individuo".

Claudiu Chiorean, un giovane ortodosso di origine rumena che studia teologia a Padova, d'altra parte, considera la laicità con una "connotazione negativa", come caratteristica di chi "sfugge dalle responsabilità". E giudica importante l'ecumenismo: "Nei tempi in cui viviamo servirà, soprattutto fra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica, ad avvicinarci di più. Vediamo le altre religioni che si stanno avvicinando e dobbiamo prendere esempio da loro per portare avanti l'ecumenismo".

L'accostamento tra ecumenismo e dialogo interreligioso è stato fatto anche da altri partecipanti e il programma del convegno prevedeva, del resto, il saluto dei Giovani musulmani d'Italia (Gmi) e dell'Unione giovani ebrei d'Italia (Ugei). Sebbene il dialogo interreligioso sia nato dal movimento ecumenico cristiano, nella realtà giovanile italiana esso finora ha coinvolto, per la parte cristiana, le sole associazioni giovanili cattoliche. Il presidente dell'Ugei Gadiel Liscia ha espresso soddisfazione per il fatto che per la prima volta in una manifestazione giovanile di carattere nazionale il cristianesimo è stato rappresentato nella sua varietà. Significativa è anche la testimonianza di Enrica Belli, presidente nazionale femminile della Federazione universitari cattolici (Fuci): "Sinceramente mi è capitato spesso di fare dialogo interreligioso, quindi di confrontarmi con ragazzi musulmani e ragazzi ebrei. Questa è la prima volta che mi confronto con altri cristiani".

"Osare la pace per fede" è stato un esperimento ambizioso cui ha risposto l'entusiasmo di molti giovani: a loro non va delegato il futuro dell'ecumenismo e del dialogo, ma va riconosciuto il ruolo presente di costruttori di pace. L'incontro si è concluso con la promessa di "non perdersi di vista" e con la speranza di proseguire il cammino comune appena avviato, in prospettiva della III Assemblea ecumenica europea che si terrà nel 2007 a Sibiu, in Romania

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