"DIARIO DALLA VOCE DI SERENA NOCETI-Teologa fiorentina e membro del SAE" - 3
Il secondo giorno: “Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo”
Anche il secondo giorno (15 febbraio) ha avuto come il precedente un carattere introduttivo, al tema e al lavoro dell’assemblea.
La preghiera del mattino ha avuto come segno centrale le catene fatte cadere dopo la proclamazione del vangelo. È seguita un’assemblea plenaria di approvazione delle commissione e di alcuni testi di regolamento, realizzata con la decisione per consenso.
Estremamente interessante il pomeriggio con la relazione appassionata del moderatore del WCC Aram I e del segretario generale Kobia. Aram I ha evidenziato i nodi della globalizzazione e la povertà e ingiustizia correlate come punto di partenza; ha poi segnalato che l’attuale momento di vita del movimento ecumenico è spesso indicato sotto la cifra della “crisi”, della quale ha offerto una visione piena di speranza. Quattro i passaggi della sua relazione riguardo a prospettiva dell’assemblea e futuro del cammino ecumenico: la domanda sull’ “essere chiesa”, l’autocomprensione cristiana in un contesto pluralistico, l’impostazione di un ecumenismo credibile (ecumenismo di popolo, capace di rispondere alla realtà in cambiamento, vissuto in forme nuove, organico), il processo di rinnovamento inteso come “riconfigurazione”. Ha concluso con un’esortazione a “essere ecumenici” (e ne ha spiegato il senso elencando alcuni atteggiamenti necessari con estrema concretezza) e soprattutto ha fatto riferimento a due passi basilari necessari da affrontare: il riconoscimento mutuo del battesimo e la data comune per la Pasqua. È stato un discorso lucido, appassionato; l’ho trovato di grande spessore e interesse; presenta una buona base per una riflessione profonda sui nodi di prospettiva. Più “generico” – forse – il rapporto del segretario generale. Sviluppato intorno al concetto di “festa da vida”, il discorso ha posto al centro le scelte della spiritualità, dei giovani, del coinvolgimento fattivo per una giustizia trasformatrice.
È molto presente la preoccupazione per il dialogo inter-religioso.
Ho apprezzato molto la giornata soprattutto per il panorama vasto tratteggiato da Aram I; mi ha fatto riflettere sull’attuale configurazione del movimento ecumenico e sulla collocazione della ricerca teologica – che io sento chiaramente come prioritaria – in un più largo orizzonte e processo trasformativo. Continuo a stupirmi di quante sono le persone con cui parlo in una giornata, quante esperienze di cristianesimo e di chiesa… e anche perché non capita tutti i giorni di essere in coda al ristorante, guardare il badge della vicina e vedere che è Letty Russell; oppure essere in attesa di una conferenza stampa e vedere che il giornalista vicino è Houtepen (ps ho fissato un’intervista con lui tra tre giorni ….. qualcuno ha domande particolari?). potrei continuare … perché qui è un “concentrato di possibilità” (oggi ero in un gruppo di studio con 11 vescovi, una dozzina di teologi, tre direttori di centri o istituti ecumenici)
Il terzo giorno: “Dio nella tua grazia trasforma la terra”
Durante la preghiera della mattina abbiamo assistito a una “danza di girasoli”, che era il simbolo di questa giornata, tutta dedicata allo sfruttamento ingiusto del mondo e delle risorse. Nell’assemblea plenaria del pomeriggio i toni di due delle relazioni (Nancy Cardoso Pereira e Yash Tandon) si sono levati molto duri e accesi contro il neoliberalismo imperante e le politiche adottate dal FMI in molti paesi del sud del mondo, e soprattutto contro il consumismo imperante, vero Dio a cui chiedere il pane quotidiano; il Dio che esercita su di noi il suo Regno e il cui nome va santificato sempre. Nancy Cardoso ha fatto anche un attacco alla teologia europea e nord-americana, vecchia e ripetitiva, incapace di ascoltare questo nuovo teologizzare (non ero troppo d’accordo su questo punto), anche se ho trovato “efficace” il suo modo di parlare.
La giornata è stata importante per me per altri due motivi. Il primo è stato la conferenza stampa con la delegazione ufficiale cattolica, con il card. Kasper; il secondo è stata la partecipazione a una “ecumenical conversation” sui cambiamenti sulla via verso l’unità. È stato veramente bello, per la composizione del gruppo (non solo per il numero dei vescovi e dei teologi presenti, ma anche per i paesi di provenienza; nel sottogruppo ero con un vescovo anglicano cinese, con una battista cinese, un luterano australiano, uno tedesco, uno svedese, con una missionaria anglicana inglese che vive in cile, con uno spagnolo, con un episcopaliano canadese), per la ricchezza dell’argomentazione teologica che è emersa. Mi sono divertita “intellettualmente” e per la prima volta da quando sono arrivata sono emerse discussioni interessanti sul piano teologico. … L’unico problema è che i giornalisti – come me - possono ascoltare e prendere appunti, ma non possono intervenire nel lavoro … così devo stare zitta. Domani chiederò però una deroga al mio sottogruppetto. In ogni caso dopo l’incontro ci siamo fermati con alcuni a parlare della posizione cattolica.
Il mio pensiero per la giornata è legato a questo: si avverte proprio l’assenza della componente romano cattolica e ci si chiede il senso del privilegiare di fatto tanto i dialoghi bilaterali (ho scoperto che attualmente sono 17) e così poco i multilaterali. Sono convinta che sul piano teologico i dialoghi bilaterali siano la realtà più efficace e fruttuosa, ma l’assenza da un’assemblea così è “grave” perché molto percepibile, per l’apporto mancato. Penso quanto sarebbe educativo per molti avere la possibilità di essere qui e vivere un momento come questo.
Dal punto di vista pratico, mi piacerebbe parlare meglio inglese e anche molte altre lingue. Riesco a capire quasi tutto ciò che viene detto in inglese e in francese, e a capire tutto ciò che è detto in spagnolo e portoghese … sul tedesco lasciamo stare!
L’ultima cosa riguarda un’altra realtà che sto pensando e vivendo in questi giorni. Sto percependo in modo nuovo cosa vuol dire “credo la chiesa una santa cattolica apostolica”. Le virgole non ci sono perché è costitutiva la correlazione tra i quattro termini, così come la sto percependo. Soprattutto una chiesa di Gesù cattolica, universale, variegata, variopinta. Mi sono sentita molto “provinciale” nel mio modo di pensare; l’ho avvertito troppo ristretto, non per i contenuti che formulo, ma perché troppo poco consapevole della limitatezza del punto di visuale dal quale è formulato. Vi sono grata per questa possibilità che mi state dando e spero che il mio pensare “ecclesiologico” ne esca “trasformato” e arricchito.
Spero di non avervi stancato con questo lungo resoconto (che per altro è solo una parte degli incontri a cui partecipo o dei dialoghi che vivo … ad esempio in pullmann oggi ero seduta accanto a una giovane pastora della chiesa unita di Cristo degli USA che mi ha raccontato le difficoltà che incontra nella chiesa cattolica come coppia mista, il marito è cattolico, per l’educazione alla fede dei figli e soprattutto per l’eucaristia; per altro appartiene alla chiesa che ha avuto la prima ordinazione di una donna pastore nel 1853 [ho scritto e avete letto bene!]). Spero che vi faccia piacere.
Ora vado a dormire perché è tardissimo e domani alle 10 ci sarà l’incontro con il presidente Lula (avete letto bene anche questo), nel pomeriggio invece conferenza stampa con R. Williams, primate della comunione anglicana.
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