"DIARIO DALLA VOCE DI SERENA NOCETI-Teologa fiorentina e membro del SAE" -4

Da Porto Alegre, 18 febbraio 2006

Da Porto Alegre, 18 febbraio 2006

Il quarto giorno: “Dio, nella tua grazia, trasforma le nostre società”
Porterò di questa giornata soprattutto il ricordo della “persona” di Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e capo della comunione anglicana; porterò il ricordo delle sue parole sull’identità cristiana in un contesto di pluralismo religioso, ma soprattutto mi è rimasta impresso il suo modo di porgere le sue riflessioni, il modo di rispondere alle domande durante la conferenza stampa e di presiedere la solenne celebrazione della sera. La valorizzazione di ogni domanda, il grande rispetto per chi la formulava, la disponibilità a mettersi in gioco nella ricerca («questa è la posizione a cui siamo pervenuti finora, ma non sono ancora soddisfatto della risposta che abbiamo dato»), l’estrema “serietà” delle affermazioni, senza che si perda il senso della misericordia, la coscienza mostrata sulla necessità di un confronto reale con la modernità e poi il fatto che dopo la celebrazione sia uscito così, da solo, che si sia prestato alle foto e al dialogo con chi glielo chiedeva; penso che sia questo che mi ha colpito. Della sua relazione vorrei condividere in particolare due pensieri: il fatto che l’identità cristiana è “liturgica”, nel duplice senso, che la parola greca leiturgia indica, di adorazione di Dio e di servizio al mondo, e che l’identità cristiana è «appartenere (a Dio) in un luogo che Gesù definisce per noi», cioè il mondo. E ancora che «la nostra enfasi non dovrebbe essere sul possedere un sistema nel quale tutte le domande hanno risposta, ma precisamente sulla testimonianza nel luogo e sull’identità che noi siamo stati invitati a vivere in esso». In un contesto culturale pluralista come quello in cui viviamo, mi sembra un invito che da un lato fugge ogni relativismo e ogni riduzione a una semplice “tolleranza”, ma che allo stesso tempo – dal momento che l’identità è dinamica e “contestualizzata” – non si pone in una forma contrappositiva, di chi pensa di essere l’unico detentore assoluto di una verità astorica. Ci rimanda all’incarnazione, come scelta radicale del mondo da parte di Dio, e ci rimanda alla rivelazione di Dio nella storia e come storia.
È stato molto concreto: ha ricordato ad esempio il coraggio di quei cristiani che in Egitto, Pakistan Balcani, Iraq continuano a cercare mezzi per lavorare insieme con i non cristiani; poi durante la conferenza stampa ha espresso chiaramente la sua opposizione a una «nuova avventura militare - costosa e incerta - in Iran» da parte dell’Occidente.
Durante la sessione del gruppo di studio ecumenico abbiamo letto in Efesini 4 il richiamo a “dire/fare la verità nella carità”: nelle parole di R. Williams ho colto soprattutto questo come stile di essere cristiani e come stile-forma di chiesa.

PS I canti-danzati con tamburi, copti ed etiopici, che hanno contrassegnato la preghiera del mattino ci hanno condotto alla stessa “dignità” di identità, con la ricchezza di una tradizione secolare che arrivava a noi in terra brasiliana. L’assemblea è come un “mondo concentrato”, dove le meraviglie di culture secolari, che vengono da luoghi diversi e lontani tra loro, e di espressioni maturate nell’oggi di questa storia si incontrano e si “concentrano” tutte in questo km quadrato. E soprattutto nella preghiera non c’è senso di folklore né di raccolta “forzata” di elementi diversi.

L’ultimo pensiero, va all’incontro con il presidente del Brasile “Lula”. Ha di fatto elencato una serie di realizzazione compiute dal suo governo; tra tutte vorrei segnalare l’impegno per l’alfabetizzazione, la scuola primaria e l’allargamento della possibilità di accedere agli studi universitari, perché mi sembra particolarmente significativo per il futuro di una nazione….. per il resto, nonostante la carica “simbolica” della sua persona, non mi ha colpito molto …

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