Seconda Assemblea Ecumenica Europea (AEE2) Graz, Austria, 23-29 giugno 1997

Messaggio finale dell’assemblea



Un messaggio profetico per le nostre comunità.

Conferenza delle Chiese Europee (KEK) - Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE)

Documento finale 1 (originale in inglese)*

I. Esperienze

1. Sono passati otto anni dalla I Assemblea ecumenica europea tenutasi a Basilea, la prima nel suo genere, una gioiosa anticipazione degli importanti cambiamenti che avrebbero dato luogo in Europa alla diffusa espansione della libertà e alla fine della guerra fredda. Quando nel giugno del 1997 ci siamo radunati a Graz, in Austria, per la II Assemblea ecumenica europea, l'euforia era ormai svanita. Il Documento finale di Basilea su «Pace nella giustizia per tutto il creato», secondo il quale l’Europa ha di fronte «tutta una serie di problemi collegati tra loro che mettono a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità» (n. 8), è risultato giustificato: persino le crudeltà della guerra sono ricomparse in Europa, e hanno lasciato molte ferite ancora aperte.
Graz1
2. Sfidati e ispirati dal tema «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova», siamo giunti a Graz, donne e uomini di ogni generazione, provenienti dalle molte chiese d'Europa, dall’Est e dall’Ovest, dal Nord e dal Sud. Tra noi c'erano anche rappresentanti di altre religioni e da altre parti del mondo. Come cristiani appartenenti a chiese tuttora divise, conosciamo le paure, le tensioni, i problemi e le barriere che tutti i nostri concittadini europei e tutti gli esseri umani conoscono. Ma nei nostri cuori c'era forte la speranza di compiere dei passi sulla strada della riconciliazione. Questa speranza è stata rafforzata dalla presenza e dal contributo di moltissimi giovani.

3. Siamo giunti alla II Assemblea ecumenica europea perché siamo credenti e perché vogliamo vivere il dono di Dio della riconciliazione. Siamo giunti qui con la speranza che, se saremo guidati da questo dono nella vita quotidiana, nella vita delle nostre chiese e nella vita del nostro continente, potremo promuovere l'unità della chiesa e dell'umanità.

4. In questi giorni Dio ci ha benedetti con abbondanza. I momenti di culto quotidiano sono stati parte essenziale del nostro incontrarci e hanno dato fondamento alla nostra comunione. Pregando insieme ci siamo ancora una volta resi conto che abbiamo un Padre misericordioso e fedele in cielo, nel quale tutti noi crediamo come figlie e figli. Riflettendo sulla Parola di Dio abbiamo sentito la forza della grazia nel Vangelo che cambia la nostra mentalità e dona nuova vita allorché raccoglie le persone attorno all'unico Signore. Lo Spirito Santo, «datore di vita», ha creato un clima di fiducia e di collaborazione nel quale abbiamo potuto aprire le nostre menti e i nostri cuori l'uno verso l'altro. Abbiamo anche sofferto il dolore provocato dalle persistenti divisioni, che sottolineano quanto sia difficile vivere la riconciliazione che proclamiamo. Per la conduzione di una così vasta assemblea, alla quale hanno partecipato delegati e leader ecclesiali da più di 150 chiese e oltre diecimila persone provenienti da un’ampia varietà di ambienti, è stata necessaria una carità pratica. Abbiamo sperimentato che un incontro ecumenico comporta un lavoro duro ma contiene anche la gioia di una crescente unità. Non v’è dubbio che lo stesso movimento ecumenico è già un cammino di riconciliazione.

II. Riflessioni

5. A Graz abbiamo intravisto per un momento la realtà della riconciliazione in Cristo e la benedizione che si incontra sulla strada che porta ad essa: la benedizione di richiamare le radici ebraiche della nostra fede (cf. Rm 11,16-18 e di riscoprire il nostro prossimo, il ristabilimento dell’amicizia e della fiducia reciproca che cambia sia noi sia gli altri. Ci è stata offerta l'opportunità di crescere insieme e di costruire così un futuro comune. Nella nostra visione dell’Europa non vi sono chiese, cittadini, stati e razze di serie A e di serie B e tutti i membri dell’unica famiglia europea hanno voce; si tratta di un'Europa consapevole delle proprie responsabilità e aperta agli altri continenti. Un impegno rinnovato e vigoroso da parte di tutte le chiese a lavorare perché si adempia la preghiera di nostro Signore «perché tutti siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me e io in te (...), perché il mondo creda» (Gv 17,21-22), potrebbe sicuramente contribuire allo sviluppo di un'Europa realmente unita. Crediamo che questa sia una visione cui tutti devono sentirsi attratti e che noi, come cristiane e cristiani, ci impegniamo a perseguire.

6. Siamo giunti a questo raduno ecumenico non solo per scambiare idee e condividere esperienze ma per andare oltre le parole verso misure concrete, consapevoli del fatto che le nostre divisioni e inimicizie provocano ancora conflitti e costituiscono un serio ostacolo perché si renda visibile il dono della riconciliazione. Per questo cerchiamo il perdono di Dio ed esprimiamo il nostro pentimento a coloro che hanno sofferto a causa nostra. Siamo tristemente consapevoli che queste divisioni esistono non soltanto tra le nostre chiese ma anche tra gli stessi membri delle nostre chiese e tra uomini e donne. Dal momento che queste difficoltà esistono in noi, in quanto singoli, e nelle nostre chiese, la riconciliazione deve partire dallo Spirito di Dio in Cristo che cambia i nostri cuori e le nostre menti. graz2

7. Nel riconoscere le opportunità che derivano dalla globalizzazione, siamo consapevoli che a causa di essa le persone possono cadere vittime di interessi economici e di decisioni che sfuggono al loro controllo. Il divario tra ricchi e poveri si sta allargando, non solo da un capo all’altro del mondo ma anche in molte parti d'Europa. Lo sfruttamento spietato delle risorse non rinnovabili, l'inquinamento ambientale e la rottura degli ecosistemi stanno attualmente causando danni immensi e minacciano il benessere delle generazioni future e di tutto il creato.


III. Sfide

8. Noi cristiani e chiese d’Europa affrontiamo queste sfide consci della nostra debolezza e dello scandalo delle nostre divisioni. Non abbiamo alcuna soluzione facile da offrire. Ciò che ci muove è la nostra visione cristiana della riconciliazione. Il dono della riconciliazione in Cristo ci spinge a impegnarci a:
- annunciare e comunicare ai popoli d'Europa la buona novella che «Dio (...) ci ha riconciliati con sé mediante Cristo» (2Cor 5,18);
- portare avanti instancabilmente l’obiettivo dell'unità visibile; in questo contesto dovremmo riesaminare le nostre divisioni domandandoci se esse siano il risultato di diversità che in passato erano sentite come causa di divisione ma che ora possono essere viste come fonti di arricchimento;
- iniziare un processo di risanamento delle memorie in uno spirito di verità storica;
- promuovere la collaborazione in tutti i campi compresi la missione e il dialogo aperto, ed evitare - sempre rispettando la mutua libertà di coscienza - una competitività distruttiva;
- affermare l'uguaglianza e la parità di diritti delle chiese e dei popoli di minoranza;
- incoraggiare le associazioni locali, le pubbliche istituzioni e gli organismi europei nella loro opera di riconciliazione;
- portare avanti autentici dialoghi interconfessionali, tenendo a mente che persino in Europa persone e chiese ancora soffrono per la propria fede;
- organizzare incontri ecumenici a livello locale e regionale, al fine di portare avanti l'esperienza di Graz;
- coinvolgere i giovani, affidando a loro la visione ecumenica per il futuro, anche perché si dia seguito al processo conciliare su «Giustizia, pace e salvaguardia del creato».

Le chiese si impegnano a:
- proclamare e difendere inequivocabilmente i diritti umani e i processi democratici;
- collaborare al fine di bandire ogni forma di violenza, specialmente contro le donne e i bambini;
- contrastare all’interno (delle chiese) ogni forma di discriminazione;
- promuovere la posizione sociale e la parità delle donne in tutti i campi, compresi i processi decisionali, conservando al tempo stesso la distinta identità dell'uomo e della donna;
- rendere chiaro il loro impegno per la giustizia sociale e la loro solidarietà nei confronti delle vittime dell'ingiustizia sociale;
- promuovere, nell'ambito delle loro attività, politiche ambientali sostenibili;
- opporsi a quei sistemi economici che provocano effetti negativi di globalizzazione.

Il nostro impegno personale in questo processo di riconciliazione ci porta a sollecitare i responsabili politici e i cittadini a:
- promuovere la dignità della persona e la santità della vita umana;
- stabilire o mantenere il primato della persona umana rispetto agli interessi economici; ciò implica, tra le altre cose, la lotta alla disoccupazione, con particolare riferimento ai giovani;
- battersi per la dignità e per la protezione dei diritti dei rifugiati, degli emigrati e degli sfollati, e sostenere il diritto di asilo e di libera residenza dei rifugiati;
- incoraggiare il disarmo e lo sviluppo di una gestione nonviolenta dei conflitti, e promuovere tempestivamente i negoziati volti alla completa eliminazione delle armi nucleari in conformità con il Trattato di non proliferazione;
- nello spirito biblico del giubileo cancellare, entro il 2000, i debiti insolvibili dei paesi più poveri, assicurandosi che la popolazione ne sia la maggiore beneficiaria;
- prendere le misure necessarie per invertire l'attuale tendenza verso la distruzione ecologica e l'esaurimento delle risorse mondiali, e ristabilire le condizioni che rendono possibile una vita sostenibile per tutto il creato.

9. Dichiariamo con estrema forza la nostra convinzione che è indispensabile una dimensione etica della giustizia nell'ambito politico, economico, tecnologico e della comunicazione di massa, affinché la riconciliazione possa divenire una realtà nella vita di tutti gli esseri umani.

10. La riconciliazione come dono di Dio e sorgente di vita nuova ci incoraggia a collaborare con le nostre sorelle e fratelli che subiscono la persecuzione e l’emarginazione sulla base di pregiudizi quali ad esempio quelli di razza, sesso, origine etnica, età e religione, per costruire insieme una vera comunità umana. Una spiritualità della riconciliazione implica fare opposizione nei confronti dell'individualismo egocentrico, con il riconoscimento che le differenze sono un dono che ci aiuta a scoprire la meravigliosa diversità dell’unico mondo creato da Dio.

11. Noi, in quanto chiese e cristiani europei, siamo impegnati a manifestare più pienamente la nostra solidarietà con quanti sono nel bisogno, con gli emarginati e gli esclusi dal mondo nel quale viviamo. Ogni essere umano è la sorella o il fratello per cui Cristo è morto e risorto. Ogni essere umano è fatto a immagine di Dio Uno e Trino.

* Adottato con 563 voti a favore, 8 contrari e 21 astensioni.

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