Radici cristiane? Da AGENZIA NEV - NOTIZIE EVANGELICHE del 24-02-2006
Anna Maffei, presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia:
"La fede cristiana non ha bisogno di simboli da imporre per legge o da
brandire a mo' di spada contro qualcun altro, perché se è vera fede ha nella
riconciliazione e nel perdono il suo centro".
Roma, 23 febbraio 2006 (NEV-CS12) - In riferimento al dibattito in atto
sulla "reciprocità" dei rapporti tra cristiani e musulmani nel mondo, la
pastora Anna Maffei, presidente dell'Unione cristiana evangelica battista
d'Italia (UCEBI), ha oggi reso noto la seguente presa di posizione: "Ho una viscerale avversione verso questa idea, che è già ideologia, delle
radici cristiane della nostra storia e cultura. Se ne è parlato in
abbondanza quando si voleva introdurre questo concetto nel Trattato
dell'Unione europea e rispunta ora in chiave ancor più sfacciatamente anti
islamica.
Non ci dovrebbe essere bisogno ogni volta di richiamare l'intolleranza, le
crociate, i roghi, le guerre che hanno contrapposto nazioni e imperi
sedicenti cristiani per dire i tradimenti degli insegnamenti di Cristo e di
Cristo stesso nella storia europea, ma vi si è costretti invece, ogni volta
di nuovo.
La predicazione e la vita del Cristo testimonia una volontà di smascherare
l'ipocrisia dei poteri forti, compresi quelli di matrice religiosa, ed
incarna un appello appassionato alle coscienze a lasciarsi trasformare dalla
grazia di Dio. Il rapporto con Dio ci disarma, non ci rende più violenti. So benissimo che non si può impedire a nessuno di bestemmiare il nome di
Cristo per legittimare nuovi steccati o per indire moderne crociate. Ma
quando lo si fa, ci si assume la propria responsabilità di aver trasformato
il Dio vivente in un simulacro patetico sordo e muto.
La fede cristiana non ha bisogno di simboli da imporre per legge o da
brandire a mo' di spada contro qualcun altro, perché se è vera fede ha nella
riconciliazione e nel perdono il suo centro e il suo motore. Se non partiamo
da qua, non so proprio di cosa stiamo parlando.
Per quanto riguarda la questione dei diritti di tutti e di ciascuno di
professare liberamente il proprio credo (o il proprio ateismo), questo
diritto è sancito dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei
diritti umani. L'appello a rispettare questo principio non deve essere
basato sul concetto di reciprocità che porta in sé un pericoloso seme di
ricatto, ossia: se tu non rispetti i miei principi, io non rispetto i tuoi.
La nostra Repubblica che è fondata sulla Costituzione, deve rispettare quel
principio perché esso è centrale per noi, per la nostra storia e per la
nostra democrazia, insomma perché è un dovere. Su questa base deve
adoperarsi perché tale principio di libertà sia rispettato dovunque per
tutte le minoranze e non solo per i cristiani.
Dunque, si vada avanti con decisione nella stipula delle Intese, anche
quelle con i musulmani e con i Testimoni di Geova e si faccia per la prima
volta nella storia del nostro paese una legge che tuteli davvero la libertà
religiosa e di coscienza di tutti, anche di coloro che non vogliono o non
possono stipulare intese. La definitiva abrogazione della legge fascista sui
culti ammessi del 1929-30 non potrebbe che giovare a rasserenare il clima
incandescente che viviamo oggi, innescato anche da persone che dovrebbero
considerare prioritario il principio responsabilità".
Lunedì, 27 febbraio 2006
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