Prima tappa, Roma 2006 Considerazioni del Pastore Luca Negro
L’originalità della terza Assemblea ecumenica europea
INTERVISTA a Luca Negro: “L’originalità della terza Assemblea ecumenica europea sta nel suo processo” di Paolo Naso
Roma (NEV), 18 gennaio 2006 - Nel cuore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani avrà luogo a Roma la “prima tappa” dell’Assemblea ecumenica europea (AEE3) che si svolgerà a Sibiu (Romania) nel 2007. Sono attesi a Roma circa centocinquanta delegati cattolici, protestanti ed ortodossi convocati dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). Fitto il programma degli incontri previsti tra il 24 ed il 27 gennaio: momenti di discussione sulle prospettive ecumeniche in Europa, ma anche visite ad alcune chiese della città e liturgie ecumeniche. È previsto anche un incontro con papa Benedetto XVI (cfr. NEV n. 1/2, gennaio 2006). A pochi giorni dall’inizio dell’incontro abbiamo rivolto alcune domande a Luca M. Negro, pastore evangelico e segretario per la comunicazione della KEK.
Pastore Negro, la Terza assemblea ecumenica europea si celebrerà nel 2007, a dieci di distanza da quella di Graz. Per realizzarla è occorsa una lunga fase preparatoria. Qualcuno dice troppo lunga. Non si corre il rischio di arrivare alle meta stanchi? Speriamo di no. La lunghissima fase di preparazione deriva dalla voglia di sperimentare una diversa modalità di organizzazione dell’Assemblea, centrata più sul processo che conduce ad essa che su un avvenimento circoscritto nel tempo. È stato laborioso individuare e sperimentare questa una formula ma credo che alla fine ci siamo riusciti.
Che cosa sarà simile alle assemblee precedenti e che cosa invece sarà nuovo in questo grande appuntamento ecumenico europeo? L’assemblea si pone in continuità sia con la prima assemblea di Basilea (1989) che con quella di Graz, ad iniziare dall’attenzione ai temi della giustizia, della pace e della riconciliazione nella nuova Europa. Ma l’obiettivo specifico dell’incontro di Sibiu è rafforzare la rete ecumenica che si è creata intorno alla Carta ecumenica lanciata nel 2001. In questo senso l’AEE3 non proporrà nulla di particolarmente nuovo ma cercherà di approfondire gli impegni reciproci indicati dalla Carta ecumenica; si cercherà di ragionare su quello che si è fatto per applicarla nella vita delle chiese e su quello che invece resta ancora da fare. Una novità c’è, ed è importante: questa Assemblea infatti si propone come un pellegrinaggio ecumenico che tocca Roma “cattolica”, Wittenberg “protestante” e la Romania “ortodossa”. E la tappa finale è Sibiu, una città pluralista e multireligiosa. Insomma il pellegrinaggio che porta a Sibiu ci mette di fronte alle grandi tradizioni cristiane dell’Europa e, al tempo stesso, alle minoranze e al pluralismo religioso che caratterizzano il nostro continente.
L’Assemblea cade in un momento ecumenico difficile. In Italia, ad esempio, le chiese protestanti denunciano una certa invadenza della chiesa cattolica sulla scena pubblica a danno dei principi di laicità e pluralismo. Certamente queste difficoltà si avvertono anche nel contesto europeo. Tuttavia, camminando verso Sibiu, ci chiediamo se queste tensioni non potranno allentarsi. Ci si chiede – come ha detto una pastora evangelica romena - se cristiani di diverse tradizioni riusciranno a raggiungere una comunione nello spirito che vada al di là di quello che ciascuno può vedere dal proprio campanile. In questo tempo di evidente ripresa dei confessionalismi la sfida di questa Terza assemblea ecumenica è rivisitare le identità confessionali, non per affermarle le une contro le altre, bensì per essere reciprocamente arricchiti dai doni delle diverse tradizioni. Vivere la propria identità confessionale in un contesto ecumenico: questa è la grande sfida del processo verso Sibiu.
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