n. 5 - 1 aprile 2006
"ULTIMA FERMATA GERICO"
"Ormai è fatta. La Palestina dopo i fatti di Gerico non c’è più. Non c’è più nemmeno come questione sociale. Sono andati oltre. È finita".
Se Ali Rashid avesse parlato in inglese avrei forse fatto finta di non aver capito bene...Ma queste parole si incidevano sul mio registratore purtroppo chiarissime e pesanti come un macigno.
Gerico, il 14 marzo, nell'inconcepibile indifferenza del mondo, incapace di valutare e condannare una pura aggressione militare fuorilegge e terroristica, abbiamo assistito distrattamente ad un "regolamento di conti" ("giustizia è fatta!", titolava Jerusalem Post).
Ancora una volta le ruspe e i missili di Israele hanno raso al suolo le infrastrutture palestinesi -stavolta un carcere, come di solito case o edifici pubblici- come se l'esercito occupante ne disponesse a suo piacimento. E le persone, civili ‘liberi’ e carcerati (che sempre civili sono!), hanno visto calpestati i loro diritti, umiliata la loro dignità, azzerata la garanzia di veder mantenuta la loro ‘sicurezza’. Anche tu leggendo il giornale il 15 marzo hai subìto il denigrante e umiliante 'spettacolo' del mucchio di uomini che con le mani alzate procedevano in mutande.
Ancora una volta, dovevamo aspettarcelo, la voce dei nostri media comunicava e amplificava solo la...perfetta riuscita dell’operazione.
Non potevamo tacere. Abbiamo chiesto a qualche boccascucita laggiù e qui in Italia di raccontarci e di aiutarci a discernere i fatti. Mentre qualcuno, anche qui in Italia, non si stancava almeno di alzarla, questa voce, al di sopra delle colpevoli reticenze della comunità internazionale.
“La prova di forza compiuta da Israele a Gerico non è solo un mega spot elettorale per Ehud Olmert. È qualcosa di ben più grave. È la consacrazione dell’unilateralismo forzato da parte di Israele. È un messaggio lanciato all’intero popolo palestinese: saremo noi israeliani a decidere il vostro futuro. Non c’è più spazio per due popoli-due stati”. Ma mentre Yasser Rabbo, uno dei promotori dell’iniziativa di Ginevra del 2003, pronunciava sconsolato queste parole noi a Venezia, come a Roma e a Siena, ascoltavamo quelle altrettanto consapevoli ma piene di speranza di Ramzi Aburedwan: “Da bambino, durante la prima intifada, lanciavo le pietre, cos’altro potevo fare al campo profughi di Al Amari. Ora invito i bambini dei campi profughi a… lanciare note musicali. E con i laboratori dell’associazione Al Kamandjati (Il violino), insegno loro a resistere, a non cedere ai rumori di guerra.” E a diffondere quei suoni e quelle melodie della sua terra che in tanti, nei concerti tenuti da Dal’Ouna, il suo gruppo, abbiamo potuto apprezzare.
IN ESCLUSIVA per BoccheScucite trovate il pezzo che ALI RASHID, membro del Autorità Nazionale Palestinese in Italia, ci ha offerto con appassionata lucidità la sera stessa dell'aggressione criminale.
IL PROSSIMO NUMERO sarà tutto dedicato alle ELEZIONI ISRAELIANE, anzi, a come l'esito del voto ci avvicina o allontana dalla pace.
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I fatti. L'aggressione israeliana al carcere di Gerico
L'esercito israeliano attacca il carcere di Gerico dopo l'ultimatum di un colonello: "L'obiettivo è arrestarli, non ci sono negoziazioni in corso, o escono o saranno uccisi". Gli israeliani hanno cominciato l'attacco alla prigione forzando gli accessi dell'edificio. Un elicottero israeliano ha lanciato un missile contro la prigione da ore assediata dalle truppe israeliane che cercano di catturare il leader dell'estremismo palestinese, Ahmed Saadat. Dal luogo dell'edificio colpito dal missile si è levata una colonna di fumo. La distruzione dell'intero edificio viene presto completata.
Tre i morti, due agenti e un detenuto palestinese. All'interno del carcere ci sarebbero inoltre una ventina di feriti. Nel frattempo fonti locali riferiscono che le ruspe israeliane hanno aperto una breccia e che militari israeliani si trovano dentro la prigione. Assieme agli agenti si trovano nel carcere anche miliziani delle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al Fatah). La zona del carcere è stata completamente isolata, molti i mezzi blindati. Allo scontro a fuoco partecipano inoltre elicotteri israeliani da combattimento.
Abu Mazen: Usa e Gb responsabili
Il presidente palestinese Abu Mazen ha detto che Stati Uniti e Gran Bretagna sono responsabili dell'incursione dell'esercito israeliano nel carcere.
Abu Mazen ha chiesto anche il ritiro dei soldati israliani, che hanno fatto irruzione nel carcere per prelevare sei detenuti palestinesi. Stati Uniti e Gran Bretagna "sono responsabili per qualsiasi cosa accada" ai detenuti, incluso Ahmed Saadat. La decisione delle guardie internazionali di lasciare il loro posto "è una grave violazione degli accordi del 2002", ha detto Abu Mazen.
In base all'accordo, le guardie statunitensi e britanniche controllavano la prigionia di Saadat e di altri miliziani condannati per l'uccisione del ministro Zeevi. Come non restare stupefatti al vedere che esattamente 5 minuti dopo che le guardie europee se ne sono andate sono arrivati i carri armati israeliani per l'attacco... L'Europa della Road Map dimostra quanto sta facendo per demolire ogni possibilità di ripresa del processo di pace.
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il commento autorevole.
Il coraggio della strada maestra
di Ali Rashid
Ormai è fatta. La Palestina dopo i fatti di Gerico non c’è più. Non c’è più nemmeno come questione sociale. Sono andati oltre. È finita. Bisogna fare la fatica di leggere tra le righe. L’informazione non sembra fatta per informare, ma per condizionare.
La prima cosa che un popolo perde quando è oppresso è quella di non poter più esprimere il suo punto di vista.
Ormai l’informazione è un mezzo di guerra. I vincitori hanno la memoria corta. Chi perde invece continua a ricordare: si ferma il tempo. Sono abbastanza intelligente da capire che abbiamo perso, che Israele ha vinto, che l’ingiustizia ha vinto sulla giustizia e il nonsenso sul senso. E anche il mondo ha perso la Palestina come modello culturale, come momento di fede e di incontro.
La mia generazione e la sua cultura hanno perso perché sono state sottoposte ad una repressione spietata. Hamas è il risultato del degrado; è la risposta semplicistica al degrado.
Hamas assomiglia molto ad Israele, anche se ha il vantaggio di non aver represso nessuno e occupato nessuna terra altrui. È però la vittima che cerca di assomigliare al suo aggressore.
In politica non si devono mai cercare scorciatoie; i processi politici e i processi storici hanno un loro tempo. E la strada per percorrerli è quella della nonviolenza, non ce ne sono altre. Chi pensa che la guerra o la lotta armata rappresentino una scorciatoia, sbaglia. Altrimenti si fa una brutta caricatura dell’aggressore: non dobbiamo imitare coloro che contestiamo. Noi non abbiamo le nostre guerre, perché non ci sono guerre giuste.
Dobbiamo portare avanti la lotta per la democrazia, per la pace, per l’uguaglianza dei diritti, il rispetto rigoroso della legalità internazionale, in Palestina come ovunque essi non siano garantiti.
Ma se abbiamo il coraggio di dichiarare che l’unica strada percorribile è quella della nonviolenza, dobbiamo avere anche quello di chiamare le cose con il loro nome e non subire il ricatto di chi ci accusa di criticare la politica di Israele e di essere per questo antisemiti. Israele sbaglia ad adottare l’ideologia della violenza.
Credo che Israele, per il modo in cui è stata concepita, per come è cresciuta, sia condannata a fare scelte unilaterali, che la modificheranno sempre in peggio e che un giorno la porterà ad essere il peggior nemico del cittadino israeliano. Israele è quasi incompatibile con la pace. Queste parole sono dure e sono anche un macigno per i palestinesi, perché da esse si comprende che il destino di questi ultimi dipende da ciò che faranno gli israeliani.
Tra palestinesi e israeliani non si possono distribuire le responsabilità al 50%. C’è un aggressore e una vittima, un colonizzatore e un colonizzato, un occupato ed un occupante. Una parte della sinistra italiana, quando si schiera per Israele, non lotta più per la democrazia, per la pace, per l’uguaglianza. Qui non si possono fare compromessi. La sinistra che si comporta così sarà sempre meno sinistra e sempre meno credibile. Oggi il mondo ha bisogno di un impegno politico serio, deciso; ha bisogno di scelte radicali. È questo coraggio che oggi manca nel mondo.
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il comunicato
Ancora barbarie israeliana, ancora complicità occidentale
La giornata di martedì 14 aprile 2006 passerà alla storia come l'ennesima data simbolo di una pluridecennale catena di atti vergognosi perpetrati dal regime israeliano ai danni del popolo palestinese. Al tempo stesso come l'ennesimo esempio di acquiescenza dell'occidente, ed in particolare di USA e GB, verso azioni che fanno letteralmente a pezzi ogni parvenza del diritto internazionale.
La tranquilla città di Gerico, tra l'altro l'unico distretto elettorale dove al Fatah conservava la maggioranza dei voti rispetto ad Hamas, è stata messa a ferro e fuoco dalle truppe israeliane con lo scopo di rapire Ahmed Saadat, segretario del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e deputato al parlamento dell'ANP, accusato di essere il mandante dell'uccisione del ministro israeliano Rahavam Zeevi. Saadat venne incarcerato dall'ANP sulla base di un accordo con Israele ed USA, a garanzia del quale venne istituita una commisione di controllo anglo-americana per verificare il mantenimento in carcere del leader palestinese.
Con sospetto tempismo alcuni minuti prima del blitz, inglesi ed americani si ritiravano da Gerico adducendo motivazioni del tutto pretestuose. In questo modo gli israeliani hanno fatto ingresso in città con un massiccio spiegamento di forze compreso elicotteri e carri armati per giungere alla quasi totale distruzione della Muqata ed al rapimento di Saadat ed altri detenuti palestinesi. L'intervento delle truppe israeliane oltre a provocare morti e feriti tra la popolazione palestinese, ha esarcebato ulteriormente gli animi dei palestinesi ed il risentimento verso tutto ciò che rappresenta l'occidente dando nuova linfa anche alla pratica dei rapimenti temporanei di occidentali presenti nei territori occupati.
La strumentalità dell'azione balza chiaramente agli occhi dell'opinione pubblica più avveduta, giungendo alcune settimane dopo le elezioni palestinesi ed alcuni giorni prima delle elezioni israeliane.
Forte deve essere la protesta contro il governo israeliano e quest'ennesimo atto di barbarie.
Forte deve essere la protesta contro la complicità di USA e GB.
Associazione per la Pace
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lo sfogo di una giovane di Ramallah
Il silenzio continua
Per l'ennesima volta gli Stati Uniti d'America insieme alla Gran Bretagna coprono la atrocità dell'occupazione Israeliana, per l'ennesima volta Israele insieme ai suoi compagni conferma che qualsiasi trattativa di pace o di altro può essere interrotta e cancellata UNILATERALMENTE (cioè da Israele) in qualsiasi momento senza scandalizzare l'opinione pubblica internazionale...
Oggi l'esercito Israeliano è entrato a Gerico alle 9 del mattino per arrestare i cosiddetti "terroristi" (il segretario generale del fronte popolare e altri 5 uomini) e per arrestare i 6 "terroristi" ha distrutto la prigione e il quartiere generale di Gerico. l'operazione e' terminata alle 20 con i seguenti risultati:
1- l'arresto di circa 300 detenuti palestinesi che si trovavano nella prigione di Gerico
2- l'uccisione di 2 poliziotti palestinesi a Gerico
3- il ferimento di 20 persone a Gerico
4- Gerico è rimasta tutto il giorno sotto coprifuoco
Durante la giornata l'esercito Israeliano ha fatto una grande incursione a Nablus e una più ridotta a Ramallah per arrestare i cosiddetti "ricercati". Di seguito a questo tutti i confini sono stati chiusi (il confine della Cisgiordania con la Giordania e il confine di Gaza con l'Egitto) e gli osservatori Internazionali sul confine di Gaza sono stati mandati a casa. Il fronte popolare ha reagito immediatamente e ha rapito 2 donne francesi a Gaza e un americano a Jenin (ovviamente non condivido il loro comportamento).
Il 28 di marzo gli israeliani andranno a votare e come sempre noi veniamo usati per facilitare la vittoria di un partito rispetto un altro.
Il fallimento di Fatah insieme all'accanimento di Israele, l'appoggio americano spropositato e l'assenza di una posizione politica solida e ferma da parte della comunità Internazionale ha portato alla vittoria di Hamas.
Questo continuo silenzio Internazionale porterà presto allo sterminio della popolazione palestinese, i Palestinesi non devono essere puniti per aver scelto Hamas. O forse non era questa il tipo di democrazia designata da Bush?
Ruba Saleh
Sociale.network