n. 6 - 15 aprile 2006

HAMAS SERA’ VENCIDO. Olmert: governo nuovo, vecchi progetti...

Non è certo facile per il neoeletto presidente Olmert formare il nuovo governo dopo le elezioni del 28 marzo. I dati li conoscete, con la sorpresa di Kadima che vince ma non sfonda, mentre crolla il Likud. I laburisti vanno meglio del previsto e Perez tenta di condizionare Olmert da sinistra. Successo per l’estrema destra che non nasconde addirittura l’idea di espellere gli arabi israeliani.

Ma se questo lo avete trovato su tutti i giornali, quasi nessuno ha detto chiaramente le vere, raccapriccianti intenzioni del futuro govero d'Israele: pura annessione di territorio palestinese, sistematica colonizzazione di inedite dimensioni, continuazione unilaterale dei piani di aggressione militare e lenta eliminazione per fame di tre milioni e mezzo di persone. Il suo piano di...guerra esclude qualsiasi tavolo di negoziato, conferma la prassi di totale disprezzo delle decisioni internazionali, spudoratamente confessa e ammette che la “barriera provvisoria” diventa il nuovo confine di stato, mentre i crimini impuniti aumentano tragicamente nei Territori Occupati. E' delle ultime ore l'intensificarsi dei bombardamenti su Gaza con massacri di civili inermi.Ci scrivono da Tel Aviv che i pacifisti israeliani stanno organizzando manifestazioni di protesta ma da noi nessuno si muove...

Così, mentre i giornali si dilungano sulle possibili alleanze e sul bollettino medico di Sharon, a fatica veniamo a sapere di un’escalation della repressione dell’esercito: in due giorni sono stati uccisi 15 palestinesi tra cui due bambini. Proprio ieri un amico di Nablus ci ha detto tutta la sua disperazione per la giovane nipote Ruba, colpita alla testa dai soldati ed ora in pericolo di perdere un occhio.

Ma leggendo il giornale non ci si accorge di niente…Ne volete un assaggio? Olmert si presenta come “colui che può finalmente metter fine al conflitto smantellando, dopo Gaza, anche buona parte degli insediamenti in Cisgiordania”(Il Gazzettino, 2.3.06).”Dunque, Israele ha votato per lo sgombero di gran parte della West Bank” (La Stampa, 29.3.06).”Le intenzioni sono chiare: smantellare un certo numero di insediamenti mantenendo i quattro più importanti, fissare unilateralmente i confini inglobando circa un decimo dei Territori e completare la barriera di separazione che impedisce l’ingresso dei terroristi suicidi. Fatto questo Israele sarà in grado di attendere le decisioni di Hamas in una situazione di relativa tranquillità” (Gente Veneta, 8.5.06) E come può immaginare il lettore dei nostri quotidiani che non è davvero questo il vero obiettivo di Olmert? Apparentemente sembra quasi un piano di…pace! Ancora una volta, con la scusa di non vedere un “partner adatto", invece di un accordo si perseguono decisioni unilaterali nell’ottica ormai scontata di una totale dipendenza da Israele. Poche righe più sotto leggerete gli aberranti propositi di Olmert che vorrebbe sostituirsi ai palestinesi perfino nel pianificare il loro futuro.(“Per arrivare ad una pace duratura Israele non può contare né sull’incontro né sullo scontro con i palestinesi, ma solo su se stesso. Israele è costretto a provvedere per sè ma anche per i palestinesi” (Avvenire, 28.3.06)


IL PROSSIMO NUMERO di BoccheScucite sarà dedicato alle pesantissime notizie che ci arrivano dai Territori Occupati e alla scandalosa responsabilità dell'Europa nell' affamare un popolo già affamato attraverso un'autentica "punizione collettiva".

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Olmert: con la spada siamo pronti alla pace

“Le elezioni sono state il segno della nostra capacità di dire sì ad uno stato ebraico e democratico, sì alla stabilità, sì alla normalità. (…) È giunto il momento di compiere un passo ulteriore nella definizione della nostra identità e garantirci il futuro. Noi offriamo la mano ai nostri vicini. Ma l’altra nostra mano continua ad impugnare una spada ed è pronta a stroncare ogni tentativo di colpire Israele e suoi cittadini. (…) Israele prenderà in mano il proprio futuro e forgerà da solo la propria immagine di stato ebraico e democratico. Convinti del nostro diritto di vivere in tutti i lembi di questa terra, dobbiamo riconoscere la realtà. Non potremo realizzare tutti i nostri sogni, ma grazie alla politica degli insediamenti, potremo conservare vaste zone omogenee di presenza ebraica in Giudea-Samaria. Stabiliremo una barriera di sicurezza perché la definizione delle frontiere definitive è il nostro dovere.”

(dal primo discorso di Ehud Olmert dopo le elezioni, Yediot Ahronot, 28 marzo 2006)

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...e altri hanno commentato...

FIAMMA NIRENSTEIN. “Ecco, nasce oggi un governo anche troppo disponibile a concessioni territoriali che neanche Sharon forse avrebbe voluto. Israele deve affrontare una guerra quotidiana e l’Europa deve abbandonare il vecchio modello di “terra in cambio di pace”, le vecchie strutture ideologiche che fanno della cessione territoriale la chiave della pace. Ma la chiave della pace non è il bilateralismo.”
(La Stampa, 29 marzo 2006)

AMOS OZ. “Olmert ora parla non di pace ma di disimpegno unilaterale che è solo una seconda opzione rispetto a un’intesa completa e definitiva per chi non crede nella riconciliazione. Un’ultima disperata risorsa.”
(Corriere della Sera, 30 marzo 2006)

JIMMY CARTER. In coincideza con l'esito delle elezioni è uscito un chiarissimo e coraggioso articolo dell’ex Presidente Usa (nel 1977 contribuì agli gli accordi per lo smantellamento degli insediamenti nel Sinai):

“Da più di un quarto di secolo la politica di Israele è in conflitto con quella della comunità internazionale. (…) L’ostacolo principale alla pace è la colonizzazione della Palestina da parte di Israele. C’erano solo poche centinaia di coloni quando divenni presidente, ma in seguito il governo del Likud estese l’attività di colonizzazione. (…) Recentemente i leader israeliani decidono azioni unilaterali senza coinvolgere né gli Usa né i palestinesi! Il futuro della Cisgiordania è fosco e a creare preoccupazioni è soprattutto un enorme muro progettato per circondare completamente una Palestina mutilata ed una rete di autostrade esclusive taglia ciò che resta di essa per collegare Israele alla Valle del Giordano. (…) Una situazione del genere non sarà mai accettabile né per i palestinesi né per la comunità internazionale e inevitabilmente esacerberà la tensione e la violenza in Palestina.”
(Jimmy Carter su La Repubblica, 23 marzo 2006)

URI AVNERY. "Nel suo discorso dopo la vittoria Olmert ha invitato Abu Mazen a fare la pace. Ma il suo è un gesto vuoto. Nessun palestinese potrà mai accettare ciò che ha in mente Olmert. Di conseguenza, se i palestinesi non dimostreranno che sono dei partners possibili Olmert ammette che saranno gli israeliani a dover "stabilire unilateralmente i confini permanenti di Israele". Ciò significa precisamente che egli vuole annettere dal 15% al 50% della Cisgiordania!
È poco probabile che Perez possa imporre un'altra politica. Al massimo l'intera questione sarà posticipata, col pretesto che la crisi sociale è una priorità. Nel frattempo la battaglia contro i palestinesi può proseguire.
Dipende dal movimento per la pace il cambiamento di questa situazione. Le elezioni hanno dimostrato che l'opinione pubblica israeliana vuole la fine del conflitto, rifiuta i sogni e le alleanze dei coloni e cerca una soluzione.
Noi abbiamocontribuito a questo cambiamento. Adesso è nostro dovere dimostrare che la pace unilaterale di Olmert non è assolutamente pace e non porterà a una soluzione."
(Uri Avnery, Gush Shalom, 29 marzo 2006)

“Caro Olmert, confini certi e la guerra finirà»
Parla il segretario del Parlamento palestinese, eletto nelle liste di Hamas lo scorso 25 gennaio. «È Israele a non volere sinceramente la pace»

Il presidente Abu Mazen si è congratulato con Olmert per il successo alle elezioni israeliane. Lei cosa ne pensa?
Non mi congratulo con Olmert. Rispetto la scelta del popolo israeliano che ha eletto democraticamente i suoi rappresentanti, ma fin quando continuerà questa strategia di isolamento dei palestinesi, il non riconoscimento della Palestina, le decisioni unilaterali, non vedo motivo per congratularmi. Anche gli Stati uniti si sono congratulati e hanno invitato Olmert a Washington. A noi invece non è arrivato nessun invito. E poi in realtà non si è trattato di un vero e proprio successo. Mi aspettavo una vittoria di Kadima, ma con margini più ampi. Invece ha ottenuto solo 28 seggi e dovrà per forza di cose trovare un'alleanza con i Laburisti, che sono il secondo partito. Chissà, forse, con i Laburisti di mezzo si avrà un primo passo verso la pace...

La comunità internazionale, il Quartetto, l'Unione europea hanno più volte annunciato uno stop ai fondi umanitari destinati alla Palestina, se Hamas non metterà fine alla violenza e non riconoscerà Israele. Come giudica questo, una minaccia o un avvertimento?
Si tratta di una minaccia ingiustificata. L'Olp e il nostro Presidente Mahmoud Abbas hanno riconosciuto lo stato di Israele. Il governo palestinese non è tenuto a farlo. Il riconoscimento non spetta ad un singolo partito. Perché lo chiedono ad Hamas? Inoltre Israele è uno stato, l'unico, senza confini certi. Come si può riconoscere uno Stato in questo modo? Sarebbe come riconoscere che anche Ramallah fa parte di Israele, in sostanza sarebbe una legittimazione dell'occupazione. Fateci vedere i confini certi, quelli stabiliti nel 1967, allora la guerra finirà. Per di più, la minaccia dello stop ai fondi sarà avvertita come una punizione nei confronti del popolo palestinese, che ha eletto democraticamente, in modo legittimo e trasparente, il suo governo alla presenza di osservatori internazionali. Lo stop agli aiuti aumenterà la popolarità di Hamas tra la gente.
(il Manifesto 6 aprile 2006)

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Cronaca di un giorno qualsiasi

Stavo uscendo da Ramallah in macchina per andare a votare. Mi aveva chiamato Alex, un collega fotografo, dicendomi che non poteva accompagnarmi in giro per alcuni villaggi palestinesi dove nelle prossime settimane dovranno essere demolite una cinquantina di case per ordine delle autorità militari israeliane (chiamate con un eufemismo “amministrazione civile”). Devo ancora capire qual’ è il pretesto per abbatterle…Forse perché si trovano sul tracciato del muro di separazione (anche se questi villaggi sono ben lontani dalla linea verde). Siamo alla disperazione.

Mi chiama Alex. È con un altro giornalista di Ha’aretz in un insediamento israeliano. Sono passati vicino ad un villaggio palestinese e una jeep militare ha fermato un uomo sulla sessantina. I soldati gli dicevano che poteva entrare nel villaggio ma che non sarebbe potuto uscire. Questi erano gli ordini. “Motivi di sicurezza”, hanno spiegato i soldati. “Lei può entrare ma non potrà uscire”. “Non capisco” ha detto Alex al soldato. Che ha replicato: “Nemmeno io, ma sono ordini in vigore da una settimana”. Ed io intanto vado a votare.
(Amira Hass, Internazionale n.632)

"D'accordo, difficilmente il prossimo governo potrà essere peggio di quello del Likud. Ma il vero interrogativo è se sarà in qualcosa meglio. Di sicuro sarà abile nel fare l'occhiolino in tutte le direzioni".
(Ury Avneri, giornalista e attivista di pace israeliano.)

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