n. 7 - 1 maggio 2006

TUTTI D’ACCORDO: punizione collettiva
per un popolo intero con la colpa di aver votato il partito ‘sbagliato’

“Buongiorno! Sono venuto a conoscenza che le istituzioni europee hanno interrotto il loro aiuto finanziario alla Palestina. Io mi rivolgo a lei, Javier Solana, perché ho vergogna di questa reazione, emanata dalle istanze dirigenti dell’unione europea, e la riprovo. È molto semplice: i palestinesi sono già in una situazione più che drammatica: Aggiungere loro miseria, da parte di istituzioni cosiddette responsabili, non potrà che incoraggiare ancor più i palestinesi ad azioni disperate. Non è certamente questo lo scopo dei responsabili europei, che dimostrano però così di apparire irresponsabili. Non mi riconosco in queste decisioni. Non voglio che siano fatte in mio nome!”
Jean-Claude Cousin

NOT IN MY NAME! Anche tu ed io dobbiamo prendere la parola di fronte alle gravi decisioni della Comunità Europea. Ma intanto, visto che come al solito i media non ci hanno chiaramente informato, dedichiamo solo a questo argomento il piccolo spazio di questo numero sette di Bocchescucite.

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Ma non tutti al Parlamento europeo...
L’Unione Europea rischia di tramutare la crisi in Palestina in una catastrofe
Delegazione di sette Parlamentari Europei, Gerusalemme, 13 Aprile 2006


La crisi in Palestina rischia di tramutarsi in una catastrofe a causa della decisione presa dall’Unione Europea di sospendere i finanziamenti all’Autorità palestinese. I rappresentanti di Hamas ci hanno detto chiaramente che sono pronti a riconoscere le frontiere sancite nel 1967 e l’OLP come legittimo rappresentante della popolazione palestinese, che implica, il riconoscimento di Israele. Loro hanno rispettato il cessate il fuoco da più di 18 mesi e sono pronti a continuare su questa linea, ovvero quella della nonviolenza, anche loro hanno detto di averne abbastanza di spargimenti di sangue. Al tempo stesso chiedono reciprocità; Israele deve fare lo stesso. La nostra diplomazia può colmare la lacuna. Suggerire, come fa il Consiglio Europeo, di delineare un confine netto tra gli aiuti alla popolazione palestinese e gli aiuti al governo, che la popolazione palestinese ha recentemente eletto attraverso un processo elettorale approvato internazionalmente, non è solo un nonsenso politico, ma è un nonsenso pericoloso. L’impatto dell’incapacità da parte dell’Autorità palestinese di poter pagare i servizi di sicurezza, gli insegnanti, gli impiegati civili, ecc, non solo renderà più profonda la povertà ma rischia di portare al collasso le istituzioni e di portare al caos. Il percorso del Muro taglia nettamente la Cisgiordania in 64 aree separate controllate da 740 checkpoints e cerca di annettere la maggior parte di Gerusalemme e della Valle del Giordano. Mentre continua anche l’espansione delle colonie e la costruzione di ulteriori strade di collegamento israeliane, si rende evidente che la “cantonizzazione” dei territori della Cisgiordiania è già in uno stato avanzato e cerca di prevenire la creazione di uno stato palestinese, indipendente e sostenibile.
Mentre condanniamo il lancio di missili da parte di gruppi estremisti palestinesi considerandolo sbagliato e controproducente condanniamo allo stesso modo gli sconvolgenti omicidi e ferimenti dei civili palestinesi, tra cui bambini, causati dai continui bombardamenti israeliani sulla striscia di Gaza, dove la popolazione è strangolata dalla chiusura e sull’orlo della fame. Questa risposta sproporzionata deve essere condannata dalla comunità internazionale, inclusa l’Unione Europea. Il fatto che nessuna sanzione sia proposta a Israele affinché senta la pressione di adempiere al diritto internazionale su questi fatti, evidenzia un ulteriore questione, ovvero se l’Europa ha delle intenzioni serie nell’implementare la Road Map come base di una pace sostenibile. L’Unione Europea deve parlare ad alta voce per la giustizia e deve al contempo intraprendere passi concreti che insistano sull’inserimento di Israele nel processo della Road Map mettendo fine alle azioni unilaterali. Deve obbligare Israele a sottostare al diritto internazionale e ad entrare in dialogo con il nuovo governo palestinese, che è l’unico percorso in grado evitare disastri. Richiamiamo il Consiglio Europeo affinché riveda urgentemente la propria decisione, onde evitare di essere responsabile di una punizione collettiva di una già fortemente punita popolazione palestinese e deve ascoltare l’appello inviato da Gush Shalom, un coraggioso gruppo israeliano, che chiede all’Europa di cancellare la propria decisione. La revisione non può essere ritardata in quanto la gravità della situazione è tale che potrebbe essere troppo tardi aspettare anche solo un mese.

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E speriamo che il nuovo governo italiano...
Luisa Morgantini, Bruxelles, 24 Aprile 2006


A nome della delegazione di parlamentari europei appena rientrata da Israele e Palestina, ho inviato una lettera ai leader dell'Unione, Romano Prodi, Francesco Rutelli, Piero Fassino, Fausto Bertinotti, Clemente Mastella, Luciana Sbarbati, Oliviero Diliberto, Enrico Boselli, Emma Bonino, Antonio Di Pietro, Pecoraro Scanio, per chiedere un incontro sulla questione israelo-palestinese. Questo incontro è più che opportuno per esprimere le nostre opinioni e la nostra esperienza e per intraprendere una politica estera sul Medio Oriente incentrata sul dialogo e la mediazione, in grado di attivarsi il prima possibile, per il rispetto della legalità internazionale in Israele e Palestina e abbandonando la politica di “due pesi, due misure” che nuoce agli israeliani, ai palestinesi e anche all’Europa.

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Scrivi anche tu una e-mail…invece di…
Comunicato dell’International Solidarity Moviment, 9 aprile 2006


Le pressioni esercitate dagli Stati Uniti e dall’UE, contro il diritto del popolo palestinese di scegliere il proprio governo attraverso libere elezioni democratiche, continuano e si aggravano. La decisione degli USA e della UE di sospendere gli aiuti all’Autorità Nazionale Palestinese, costituisce una ingerenza intollerabile, un ricatto brutale, un vero e proprio boicottaggio. Invece di richiamare Israele al rispetto del diritto internazionale, a cominciare da quanto stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia, il 9 luglio 2004, sul Muro dell’Apartheid. Invece di chiedere con determinazione al governo israeliano di mettere fine alle operazioni militari, agli assassini, ai raid nei campi profughi, ai checkpoints che stanno diventando veri e propri confini tra i vari bantustans palestinesi. Invece di impedire che i palestinesi in Cisgiordania e nella striscia di Gaza siano ridotti alla fame. Invece di assumere una posizione autonoma rispetto agli Stati Uniti, l’Unione Europea: si allinea alle posizioni americane della cosiddetta “guerra globale contro il terrorismo” si schiera a fianco degli USA e di Israele e si rende complice dei crimini di guerra che Israele continua a commettere contro il popolo palestinese

ISM-Italia invita tutte e tutti a inviare una lettera di protesta a:
• Javier Solana, responsabile degli affari esteri della UE, email: presse.cabinet@consilium.eu.int
• Elmar Brok, presidente commissione esteri UE, email: EB_termin_eu@elmarbrok.de
• Francis Wurtz, presidente del gruppo della sinistra europea, email: fwurtz@europarl.eu.int
• cc ISM-Italia, info@ism-italia.it

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L'autorevole editoriale del ‘The Indipent’
The Indipendent, Editorial, 19 aprile 2006

Se c’è una spirale di violenza bisognerebbe cercare in tutti i modi di fermarla. I tentativi di Hamas di far valere una qualche autorità tra i palestinesi non sono stati certo favoriti dal ritiro degli aiuti europei, né tanto meno dalla dichiarazione con cui Olmert ha giudicato Hamas in parte responsabile dell’attentato del 17 aprile. Ma la strage è stata rivendicata dalla Jihad islamica, mentre Hamas ha rispettato e continua a rispettare la tregua annunciata diversi mesi fa. Oggi Hamas andrebbe sostenuto, non indebolito. E i potenziali alleati di centrosinistra di Kaima dovrebbero invitare Olmert alla moderazione.

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Prende la parola un palestinese in Italia
Jamil Gharraba, Rappresentante della Mezzaluna Rossa del Veneto


Penso che il silenzio a cui stiamo assistendo su quello che sta succedendo nei Territori Occupati non abbia precedenti. Dopo Israele e USA, si aggiunge anche L'Europa nel praticare la politica della punizione collettiva al Popolo Palestinese, tagliando gli aiuti umanitari alla popolazione, determinando la fame e il deterioramento delle condizioni già gravi per l'embargo e la chiusura da parte di Israele che dura da parecchi mesi. Tutto questo perché il popolo Palestinese ha praticato un diritto naturale: è andato a votare democraticamente scegliendo un partito che si chiama Hamas. Però nessuno ha mai sognato di boicottare il popolo Israeliano quando ha votato SHAMIR, NETANIEAU e SHARON, che sono i più sanguinari nella storia di Israele. Si diceva allora: “ È la democrazia, non ci si può fare niente”. Oggi il popolo Palestinese vi sta chiedendo aiuto, non state in silenzio.

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In nome di Cristo risorto, non si può boicottare un popolo!
E anche le chiese cristiane criticano l'Europa


Un forte appello e delle pesanti critiche dei Capi delle 13 Chiese Cristiane a Gerusaleme
alle scelte della comunità internazionale. 12 aprile 2006

NOI CAPI DELLE CHIESE CRISTIANE DI TERRA SANTA -ortodossi, armeni, maroniti, cattolici latini, copti, siriaci, anglicani e luterani- domandiamo ai nostri fedeli che la vicinanza della Pasqua sia un segno di maggiore solidarietà e di testimonianza comune della resurrezione di Gesù, in una chiara sfida di amore. La situazione di violenza e di angoscia che si vive in Terra Santa, dove Gesù è vissuto, sembra mettere alla prova la fede nella sua resurrezione. In questi giorni siamo di fronte a una via oscura, a un blocco della vita politica fra il nuovo governo israeliano e il nuovo governo palestinese. Esprimiamo alla comunità internazionale la nostra disapprovazione per il boicottaggio degli aiuti al popolo palestinese. Non si può boicottare un popolo già gravato da oppressioni e ingiustizie. La comunità internazionale è rimasta immobile e non ha fermato queste oppressioni; proprio questa paralisi ha generato la violenza, il terrorismo e le umiliazioni verso la dignità della persona. Invece del boicottaggio bisognerebbe prendere questa opportunità per tentare di metter fine alle sofferenze della nostra terra e dei suoi abitanti, finalmente liberati da ogni forma di oppressione e paura. Se esiste nei rappresentanti politici una sincera volontà saranno capaci di superare tutti gli ostacoli, per raggiungere sicurezza, pace, giustizia per tutti, palestinesi e israeliani. Chiediamo alle autorità israeliane di riconoscere che le misure unilaterali sono un aspetto del conflitto e creano una permanente sofferenza per i due popoli. Per questo, con urgenza, chiediamo loro di prendere le misure giuste per liberare gli esseri umani, israeliani e palestinesi, guardando all’Autorità palestinese come un aiuto e un partner per costruire la pace, che non è impossibile! Ma dovete chiedervi: “Come si può accettare questo muro di “sicurezza” e “isolamento”, i check-point, la distrutta dignità dell’essere umano in questa terra di Redenzione e di amore?” E ancora: “Abbiamo fatto tutto il possibile per riportare giustizia e dignità agli esseri umani che vivono su questa terra?”

L’appello è firmato da Teophilos III, patriarca greco-ortodosso; dal patriarca latino Michel Sabbah; dal patriarca Torkom I Manooghian, armeno ortodosso; dal Custode di Terra Santa p. Pierbattista Pizzaballa; da mons. Anba Abraham, vescovo copto-ortodosso; mons. Swerios Malki Murad, arcivescovo siro-ortodosso; mons. Abouna Grima, arcivescovo etiope-ortodosso; mons. Paul Sayyah, arcivescovo maronita; Riah Abu el-Assal, vescovo anglicano; Mounib Younan, vescovo luterano; mons. Pierre Malki, vescovo siro-cattolico; P. Raphael Minassian, armeno cattolico; archimandrita Mtanios Haddad, greco-cattolico.

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Quando la critica più pungente viene dagli israeliani
Tranquilli, non si muore di fame a Gaza
di GIDEON LEVY. Haaretz, 9 aprile 2006


Informiamo i più ansiosi: state tranquilli, non si muore di fame nei Territori. Neanche un bambino è morto di malnutrizione e non ce n’è uno che giri per le strade con la pancia gonfia. Non manca la farina e da Rafah a Jenin c’è disponibilità di riso. Smettetela di spargere notizie allarmanti. Parlare di “disastro umanitario” è esagerato… È sufficiente sapere che hanno acqua e cibo per sopravvivere per concludere che la loro condizione è ottima. Ma gli esseri umani, compresi i palestinesi, hanno bisogno di altre cose per vivere. Il vero disastro umanitario nei Territori Occupati è iniziato tanto tempo fa e non riguarda la fame. Certamente il blocco dei fondi in coincidenza con l’ascesa di Hamas minaccia di deprimere la già precaria situazione economica visto che il 65% degli abitanti di Gaza e il 48% di quelli della Cisgiordania vivono sotto il livello di povertà. Non serve un esperto per notare che se il 37% di chi lavora a Gaza è impiegato dell’ANP la mancanza dei fondi per pagare gli stipendi getta nella disperazione migliaia di famiglie. (…) E anche se hanno la borsa per comprare farina e riso, le condizioni di vita dei palestinesi stanno peggiorando drammaticamente. Vivono come in una prigione e la loro vita quotidiana dimostra che l’umiliazione non è meno terribile della malnutrizione. Chi deve elemosinare un permesso per spostarsi sulla sua terra e deve fare code interminabili ai check-point; chi viene aggredito nella sua casa mentre dorme nel cuore della notte e vede in ogni momento calpestato ogni suo diritto non trova consolazione nella borsa della spesa. (…) Quelli che sono rimasti in silenzio fino adesso rimangano avvolti nel loro silenzio. Quelli che non si sentono tormentati dalla loro coscienza e dormono sonni tranquilli per come Israele agisce nei territori occupati, continuino a restare in pace. Tranquilli: non c’è “disastro umanitario”. Israele troverà una soluzione alla crisi alimentare e ai negozi di Gaza non mancherà la farina. Ma ricordiamoci che anche allo zoo, dove agli animali di solito non manca niente, i visitatori spesso restano scioccati dalle condizioni di prigionia delle povere bestie.

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Non affamate un popolo per rovesciare il suo governo eletto!
GUSH SHALOM , Israeli Peace Bloc


Soltanto tre mesi fa gli Osservatori europei confermavano, monitorando la qualità democratica delle elezioni, che la Palestina era diventata la prima democrazia del mondo arabo. (...) Ed ora volete dare una lezione di democrazia ai palestinesi dicendo loro che, se non rovesciano il governo democraticamente eletto non avranno più latte per i bambini, nè medicine, nè lavoro, nè stipendi per gli insegnanti e gli impiegati. Stiamo semplicemente eseguendo la cinica prescrizione del consigliere del Primo Ministro israeliano: "Vogliamo metterli tutti a dieta, non farli morire di fame". Questa non è solo una politica barbarica ma anche un terribile errore politico: nessun popolo del mondo vorrebbe imporre una così brutale umiliazione dall'esterno. Il risultato inevitabile sarà un'ulteriore radicalizzazione delle posizioni politiche dei palestinesi e un più profondo odio per Israele e l'occidente in tutto il mondo arabo e musulmano.

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…ma non ci siamo, caro Amos Oz…
Quasi una lettera, di Betta Tusset


Amos Oz dice che è colpa nostra! È colpa dell'Europa se israeliani e palestinesi si trovano in questa situazione. Vittime entrambi del colonialismo, dell'imperialismo e dello sfruttamento da una parte, delle persecuzioni antisemite e dello sterminio di massa dall'altra. (Dice anche che l'unica patria che gli ebrei avevano a disposizione era quella che avevano avuto diciassette secoli fa... Non dice cosa ne è stato delle persone, dei villaggi e delle terre che sono stati costretti a 'far spazio' a questo ritorno). Certo che le colpe dell'Europa sono state pesanti nel secolo scorso. Certo sappiamo tutti di Balfour e del mandato britannico e lo sterminio nazista... Ma ora? Oz dice che noi facciamo presto a lanciare petizioni e raccogliere firme. Dice che se c'è un ferito la prima cosa da fare è fermare l'emorraggia, e non cercare il colpevole. E ci invita ad agire, non a dividerli in buoni e cattivi. E noi pensiamo con lui che sia importante agire subito, perché un popolo sta per vivere giornate ancora più pesanti e ingiuste di quelle che sta vivendo da sessant'anni. E se non lo facciamo sarà anche per colpa nostra.

Caro Amos Oz, noi pensiamo che sia doveroso curare i feriti e dare ristoro a chi ha fame. Ma se non si capisce davvero come mai ci sono questi feriti e se non si individua chi affama... C'è un occupante e un occupato in Palestina. Ancora una volta non si può affermare caro Amos che ci sono due ragioni. È proprio facendo così che l'Europa continua a sbagliare e che i suoi nipoti un giorno diranno ancora ai nostri 'è colpa vostra'. Oggi, forse anche con qualche petizione come quelle che abbiamo ricevuto, oggi possiamo non certo liberarci delle colpe dei nostri avi, ma sicuramente esortare i nostri governanti a non commetterne di nuove in nome di una sterile e sicuramente colpevole equidistanza.

(l’intervista di Amos Oz è su D Donna del 22 aprile 2006)

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