Nessuna delega

Don Nandino - referente della Campagna 'Ponti e non muri'

Vorrei condividere con i Punti Pace ALCUNE CONSAPEVOLEZZE
1. Mi sembra fondamentale la consapevolezza che NON DAI SOLDATI VERRA' LA PACE. Questo non certo per ricadere nella semplificazione "siete pro/contro la missione?", ma perchè dagli eserciti può venire -la storia insegna- al massimo una tregua delle armi. E questa può essere tutt'al più "pacificazione". La Pace (quella con cui riempiamo la bocca e i discorsi) è un' altra cosa. Per raggiungerla il percorso è assai più impegnativo del placare dei gruppi armati. E' questo il cammino della COSTRUZIONE NONVIOLENTA DELLA PACE. Qui si apre il NECESSARIO e INSOSTITUIBILE lavoro della RICONCILIAZIONE tra persone-comunità-popoli, reso possibile dalla PRESENZA NONVIOLENTA DI VOLONTARI A FIANCO di chi vive il conflitto, delle opere di EDUCAZIONE ALLA PACE da intraprendere a tutti i livelli.
2. Attraverso l'esperienza con la Campagna 'Ponti e non muri' in Palestina e Israele, ho maturato una seconda consapevolezza: PACE E GIUSTIZIA CAMMINANO INSIEME. Conoscendo bene la VITA che sono costretti a sopportare tre milioni di palestinesi e dopo aver intrecciato con loro forti legami di fraterna amicizia e solidarietà, auspico NON TANTO CHE SIANO SCHIERATE AL PIU' PRESTO NEI TERRITORI OCCUPATI DELLE FORZE DI INTERPOSIZIONE ONU ma che, IN SEGUITO A PRECISE DECISIONI E AD ACCORDI, arrivino a Gerusalemme come a Nablus, a Ramallah a Jenin, INTERNAZIONALI che garantiscano la ripresa del movimento della popolazione, liberando le strade dai check-point; PRESENZE UFFICIALI che accompagnino i bambini a scuola e i contadini nei campi; FORZE NONVIOLENTE che verifichino l'attuazione delle Risoluzioni Onu sul muro procedendo al progressivo superamento di questa illegale forma di apartheid; CORPI DI PACE che impongano alle parti il rispetto della legalità e dei diritti umani dopo che l'auspicata Conferenza di Pace avrà affrontato i nodi della colonizzazione da interrompere e della presenza di migliaia di coloni in terra palestinese. Tutte quste presenze RICHIEDONO NON ARMI, MA DECISIONI POLITICHE DI GIUSTIZIA.
3. Ritengo che l'immenso lavoro della fitta rete di volontari, Ong, progetti di cooperazione, presenze di internazionali, rapporti tra enti/comuni/istituzioni ecc. non sia 'altro' dalla pace che dovremmo aspettarci come risultato di una nuova strategia militare in Medioriente, ma rappresenti l'anello più solido di UNA RICOSTRUZIONE DAL BASSO PER COSTRUIRE LA PACE. La partecipazione dal basso, infatti, non è solo l'aspetto più nascosto e più umile, non è il corollario, ma il cuore di un tessuto che a Gaza e in West Bank è stato completamente lacerato, e che attende di essere PAZIENTEMENTE RITESSUTO partendo dalla vita delle persone e delle comunità. Anche in termini di tempo, quindi, è illusorio confondere una "operazione" militare con la ricostruzione della vita sociale, culturale, economica, politica, religiosa di popolazioni completamente distrutte da quarant'anni di conflitto.
4. NESSUNA DELEGA PER NESSUNO. E' la quarta consapevolezza di chi ha provato a mettersi in gioco personalmente in una qualche forma di opera di riconciliazione e di pace in Palestina o dall'Italia verso la Palestina. Non è tempo di limitarci ad approvare la decisione del governo per una missione di pace. Ben altro e assai pù grande è il compito che spetta ad ogni cittadino: promuovere secondo le proprie possibilità tutte quelle AZIONI DI SENSIBILIZZAZIONE, FORMAZIONE, CONTROINFORMAZIONE e COOPERAZIONE che tante realtà come Pax Christi eleborano e diffondono. Nessuno può tirarsi indietro e in un certo senso solo da ognuno verrà il consolidamento di una nuova convivenza tra i popoli. Si tratta cioè di intrecciare i più diversi PROGETTI che traducano concretamente gli ideali e le decisioni teoriche (dalle attività nelle scuole alle fonti alternative di informazione, da collaborazioni e scambi culturali ad esperienze di peacekeeping). L' apparente distanza di questi percorsi dal "campo" su cui si infiamma il conflitto viene accorciata dalla miriade di RELAZIONI UMANE che innervano le quotidiane esistenze di singoli e comunità.

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