Fratelli e sorelle, cominciando la Quaresima
chiamati ad una vita difficile nel conflitto che perdura in Palestina: l’occupazione e tutto ciò che ne consegue, le limitazioni della libertà, il muro, le barriere militari, le privazioni, i militari israeliani che, in ogni momento, entrano nelle città palestinesi, uccidono le persone, le arrestano,
sradicano gli alberi, demoliscono le case…
Fratelli e sorelle, cominciando la Quaresima andiamo nel deserto di Gerico (...). Ma Gerico è una piccola città-prigione, come tutte le città palestinesi,
simbolo della situazione di conflitto che è diventata la nostra condizione di vita, generazione dopo generazione e giorno dopo giorno. (...) Noi siamo
chiamati ad una vita difficile nel conflitto che perdura in Palestina: l’occupazione e tutto ciò che ne consegue, le limitazioni della libertà, il muro, le barriere militari, le privazioni, i militari israeliani che, in ogni momento, entrano nelle città palestinesi, uccidono le persone, le arrestano,
sradicano gli alberi, demoliscono le case… Si aggiunga a questo la mancanza di prospettive future all’interno della società palestinese e la mancanza di sicurezza, sfruttata da alcuni che si permettono di violare le leggi e di opprimere i loro fratelli; soprattutto penso a coloro che portano armi e le impiegano per opprimere e rubare il denaro altrui. E poi le lotte intestine che esitano a scomparire… A questo si aggiunga ancora la mancata risposta o l’incapacità da parte della comunità internazionale di rispondere alle
molteplici voci di pace che partono dalla regione.(...) In realtà siamo in tre a portare le nostre preoccupazioni: noi, il nostro fratello e Dio. In
questo modo, noi diventiamo più forti e il nostro peso diventerà più leggero. Con la presenza di Dio in mezzo a noi, arriveremo a vedere il senso degli avvenimenti che viviamo, vedremo come convertire le prove e le oppressioni in amore gli uni per gli altri, e avremo dunque più forza e più unità per attuare quella vera resistenza che ha lo scopo non di distruggere l’avversario o di riempire di rancore il nostro cuore contro di lui, ma di mettere fine al male
dell’occupazione con tutte le sue oppressioni, e di cominciare così una vita nuova per tutti, occupati e occupanti. Chiedo all’Altissimo di donarvi la grazia di amare la vita malgrado le circostanze dure nelle quali Egli vi invia per costruire una vita nuova e una società nuova per tutti'.
+ Michel Sabbah, Patriarca di Gerusalemme, 21 febbraio
2007
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