Sorella pace
Massimo, un amico muratore che lavora alla ristrutturazione di una vecchia casa, trova alcuni fogli ingialliti di appunti fra il materia da buttare. Curioso sfoglia ciò che hanno raccolto nella polvere e, fra il tanto da buttare, scopre un documento a suo avviso interessante, me lo porta perché è sicuro che mi piacerà. Lo leggiamo insieme e vediamo che è il verbale di un incontro di donne avvenuto quasi sicuramente nel 1945. Subito dopo la guerra e prima della Costituente. Queste donne si ritrovano nella sede del Partito Democratico del Lavoro che sostenne il Comitato di Liberazione Nazionale, diede un attivo contributo alla lotta per la resistenza al fascismo e partecipò all’Assemblea Costituente. Vogliono costituire le “Vestali dell’Ara Pacis”, “una istituzione che si propone di diffondere in mezzo alle donne bresciane il concetto della difesa della pace da tutte le dottrine che ne possono impedire la realizzazione”.
Oggi, 8 marzo 2007, vi invito a leggere questo semplice verbale, la testimonianza di un gruppo di donne che rifiutando la guerra e il suo sistema, scelgono di essere le prime responsabili di un futuro di pace, a nome loro e a nome di tutta l’umanità.
Grazie a tutte le donne che trasformano i giorni della loro vita in laboratorio di pace!
d fabio corazzina
Nella riunione tenutasi presso la Sede del Partito Democratico del Lavoro domenica 20 gennaio (1945) è stata trattata l’istituzione delle “Vestali dell’Ara Pacis”, una istituzione che si propone di diffondere in mezzo alle donne bresciane il concetto della difesa della pace da tutte le dottrine che ne possono impedire la realizzazione. Realizzazione santa alla quale devono impegnarsi specialmente le donne che sono forse le naturali tutrici della concordia non solo nazionale ma internazionale.
La guerra tremenda che ha messo ferro e fuoco tante e tante nazioni e ha causato lutti infiniti ne miserie inenarrabili è finita solo ieri, le città sconvolte mostrano ancora le loro case sventrate e gli enormi cumuli di macerie, testimonianza paurosa di una lotta condotta senza esclusione di colpi e senza rispetto di alcune legge né umana né divina; i mutilati, gli uomini fisicamente distrutti per le sofferenze subite nei campi di concentramento sono milioni e milioni; milioni e milioni sono le famiglie che hanno perduto i loro cari a causa della guerra; e nazioni intere sono sull’orlo del fallimento o addirittura alla fame; la disoccupazione ogni giorno si fa più spaventosa. Tutto ciò non ha avuto che una causa: la guerra. E tutti gli uomini sanno perfettamente che la guerra, soltanto la guerra, è stata la generatrice di tanto soffrire e di tanto morire. Essa, la grande responsabile è finita ieri.
E già in diverse nazioni uomini impettiti sfoggiano vistose divise militari ed alti pennacchi perori delle più alte gerarchie degli eserciti, fanno frinire i loro speroni, e fanno ben sentire che dietro ai protocolli delle cancellerie e delle interminabili discussioni per la pace ci sono delle sciabole pronte ad essere di nuovo sguainate e delle forze misteriose non mai prima conosciute preparate per essere scatenate alla distruzione del mondo. No, questo non deve avvenire, i potenti della terra devono capire che già troppo i popoli sono stati straziati e sconvolti. Che l’umanità non vuole più saperne di guerre, che l’uomo non vuol più essere lupo all’uomo, ma fratello. Così come ha insegnato Cristo col sacrificio della Croce.
La donna deve dire il suo basta! ai governanti di tutto il mondo. La donna deve riunirsi in un grande esercito che, schierato senza limiti di frontiere, di nazioni o di continenti, deve fare scudo con la propria gentilezza, col proprio spirito di carità, parlando in nome dei propri sposi, dei propri figli, dei propri fratelli, agli insensati che, dimentichi dei lutti e delle distruzioni recenti ed antiche, preferiscono al bene della pace il ferino richiamo della foresta.
Desenzano (BS) – 20 gennaio (1945)
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