Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa
Il disarmo
508 La dottrina sociale propone la meta di un «disarmo generale, equilibrato e controllato». L'enorme aumento delle armi rappresenta una minaccia grave per la stabilità e la pace. Il principio di sufficienza, in virtù del quale uno Stato può possedere unicamente i mezzi necessari per la sua legittima difesa, deve essere applicato sia dagli Stati che comprano armi, sia da quelli che le producono e le forniscono. Qualsiasi accumulo eccessivo di armi, o il loro commercio generalizzato, non possono essere giustificati moralmente; tali fenomeni vanno valutati anche alla luce della normativa internazionale in materia di non-proliferazione, produzione, commercio e uso dei differenti tipi di armamenti. Le armi non devono mai essere considerate alla stregua di altri beni scambiati a livello mondiale o sui mercati interni.
Il Magistero, inoltre, ha espresso una valutazione morale del fenome¬no della deterrenza: «L'accumulo delle armi sembra a molti un modo paradossale di dissuadere dalla guerra eventuali avversari. Costoro vedo¬no in esso il più efficace dei mezzi atti ad assicurare la pace tra le nazioni. Riguardo a tale mezzo di dissuasione vanno fatte severe riserve morali. La corsa agli armamenti non assicura la pace. Lungi dall'eliminare le cause di guerra, rischia di aggravarle ». Le politiche di deterrenza nu¬cleare, tipiche del periodo della cosiddetta Guerra Fredda, devono essere sostituite con concrete misure di disarmo, basate sul dialogo e sul nego¬ziato multilaterale.
509 Le armi di distruzione di massa - biologiche, chimiche e nucleari ¬rappresentano una minaccia particolarmente grave; coloro che le possiedono hanno una responsabilità enorme davanti a Dio e all'umanità intera. Il principio della non-proliferazione delle armi nucleari, insieme alle misure per il disarmo nucleare, come anche il divieto di test nucleari, sono obiet¬tivi tra loro strettamente legati, che devono essere raggiunti nel più breve tempo tramite controlli efficaci a livello internazionale. Il divieto di sviluppo, di produzione, di accumulo e di impiego delle armi chimiche e biologiche, nonché i provvedimenti che ne impongono la distruzione, completano il quadro normativo internazionale per mettere al bando tali armi nefaste, il cui uso è esplicitamente riprovato dal Magistero: «Ogni azione bellica che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni con i loro abitanti è un crimine contro Dio e contro l'uomo, che deve essere condannato con fermezza e senza esitazione ».
510 Il disarmo deve estendersi all'interdizione di armi che infliggono ef¬fetti traumatici eccessivi o che colpiscono indiscriminatamente, nonché delle mine antipersona, un tipo di piccoli ordigni, disumanamente insidiosi, poiché continuano a colpire anche molto tempo dopo il termine delle ostilità: gli Stati che le producono, le commercializzano o le usano ancora, si assu¬mono la responsabilità di ritardare gravemente la totale eliminazione di tali strumenti mortiferi. La Comunità internazionale deve continuare ad impegnarsi nell'attività di sminamento, promuovendo un'efficace coopera¬zione, compresa la formazione tecnica, con i Paesi che non dispongono di mezzi propri adatti ad effettuare l'urgentissima bonifica dei loro territori e che non sono in grado di fornire un'assistenza adeguata alle vittime delle mine.
511 Misure appropria te sono necessarie per il controllo della produzione, della vendita, dell'importazione e dell'esportazione di armi leggere e indivi¬duali, che facilitano molte manifestazioni di violenza. La vendita e il traffico di tali armi costituiscono una seria minaccia per la pace: esse sono quelle che uccidono di più e sono usate maggiormente nei conflitti non interna¬zionali; la loro disponibilità fa aumentare il rischio di nuovi conflitti e l'intensità di quelli in corso. L'atteggiamento degli Stati che applicano severi controlli sul trasferimento internazionale di armi pesanti, mentre non prevedono mai, o solo in rare occasioni, restrizioni sul commercio delle armi leggere e individuali, è una contraddizione inaccettabile. È indispensabile ed urgente che i Governi adottino regole adeguate per con¬trollare la produzione, l'accumulo, la vendita e il traffico di tali armi, così da contrastarne la crescente diffusione, in larga parte tra gruppi di combattenti che non appartengono alle forze militari di uno Stato.
512 L'utilizzazione di bambini e adolescenti come soldati in conflitti ar¬mati - nonostante il fatto che la loro giovanissima età non ne deve per¬mettere il reclutamento - va denunciata. Essi sono costretti con la forza a combattere, oppure lo scelgono di propria iniziativa senza essere piena¬mente consapevoli delle conseguenze. Si tratta di bambini privati non solo dell’istruzione che dovrebbero ricevere e di un'infanzia normale, ma an¬che addestrati ad uccidere: tutto ciò costituisce un crimine intollerabile. Il loro impiego nelle forze combattenti di qualsiasi tipo deve essere fermato; contemporaneamente, bisogna fornire tutto l'aiuto possibile per la cura, l'educazione e la riabilitazione di coloro che sono stati coinvolti nei com¬battimenti.
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