Intervista al presidente di Pax Christi Usa, Dave Robinson, a cura di Fabio Corazzina e Giovanni Scudiero

Uno dei problemi grossi, delle questioni più delicate e spinose, anche qui in Italia, è capire che cosa sta succedendo negli Stati Uniti d’America, cosa si sta muovendo in termini di lavoro della società civile per un mondo disarmato. Esiste ancora – e fino a che punto – un lavoro di base? Qual è la forza e quali sono le linee di lavoro del movimento per la pace degli Stati Uniti?

Penso che il movimento per la pace negli Stati Uniti è più forte in questo momento più di quanto non lo sia mai stato. Per quel che riguarda il suo impatto sociale e politico è sufficiente guardare indietro allo scorso novembre. È stato il movimento per la pace a sollevare le preoccupazioni e le obiezioni sulla guerra in Iraq ed è stato il movimento per la pace sostanzialmente, mediante un prezioso lavoro di formazione della gente comune, che ha portato al rovesciamento politico nel Congresso dello scorso anno. Ora il movimento per la pace prosegue la sua azione perché non si accontenta – non ci accontentiamo – di cambiare il Congresso. Ora, più di quanto io abbia visto in anni e anni di lavoro sul territorio, il movimento per la pace sta affrontando questo nuovo Congresso con lobby pazienti e delicate, con azioni mirate. È in atto un’intera Campagna rivolta alle due componenti del Congresso, sia ai senatori che ai deputati che continuano a supportare il finanziamento della guerra. è una resistenza di base inarrestabile, proprio come accade da voi e questo continuerà ad aumentare man manco che si entra a studiare e a chiedere di modificare le singole voci di finanziamento.
Sono in atto differenti strategie che stanno emergendo dai Democratici – per esempio sul modo in cui limitare l’accesso alle risorse che ha l’amministrazione e che le consente di continuare a combattere e ad ampliare la guerra.
L’approccio che il movimento per la pace sta utilizzando è di porre delle restrizioni ai livello di preparazione delle unità americane perché possano essere dispiegate solo entro certi stretti limiti. Perché, vi chiederete, cosa sta facendo questa amministrazione statunitense? Prende l’equipaggio dall’unità A e lo dà all’unità B, quindi manda l’unità B in Iraq. Allora l’unità A scende sotto il livello, finisce sotto lo standard minimo e non può essere utilizzata in alcun modo. Allora l’amministrazione prende l’equipaggio dall’unità C e lo dà all’unità B e la spedisce in altre zone di guerra. E fa questo continuamente con la conseguenza che il peso cade sulle unità della Guardia Nazionale. Queste persone sono sostanzialmente prigioniere delle forze armate.

Ci può spiegare la differenza tra la Guardia Nazionale ed esercito regolare?
L’esercito regolare è formato da soldati di carriera. La Guardia Nazionale è formata da cittadini che acconsentono a un addestramento di un fine settimana al mese e vengono utilizzati nelle emergenze, sia per difendere il loro Stato che per lavorare in caso di calamità o in altre emergenze. Ma l’amministrazione sta utilizzando pesantemente la Guardia Nazionale. Abbiamo molte donne che sono in Iraq ininterrottamente da 3 anni e non viene loro concesso di tornare a casa, non è loro concesso di tornare al loro lavoro e così le loro famiglie sono colpite duramente perché queste donne non sono là a fare il loro lavoro e a portare i soldi alla famiglia. Sono virtualmente prigioniere dell’amministrazione per fare la guerra. E la ragione per cui i membri dell’amministrazione fanno questo e si appoggiano ai riservisti è che non vogliono arrivare al reclutamento obbligatorio. Perché se arrivassero all’arruolamento obbligatorio attiverebbero intere nuove aree della popolazione americana contro la guerra. E non vogliono rischiare questo. La partita in gioco è alta. Così usano questi trucchetti, questi stratagemmi e il dispiegamento oltre ogni limite della Guardia Nazionale. Ma questo è ingiusto, sia per i membri della Guardia Nazionale stessa che per le loro famiglie.

Nell’attuale situazione internazionale, le religioni, compresa quella cristiana, sono considerate un elemento difficile e negativo perché facilmente favoriscono i fondamentalismi, che a loro volta favoriscono la guerra e la giustificano. In America anche il fondamentalismo di matrice cristiana ha una sua radice. Quale ruolo ha il cristianesimo, accanto alle altre religioni, negli Stati Uniti d’America, nel tentativo di evitare posizioni fondamentaliste e di rilanciare scelte nonviolente?
L’elemento fondamentalista nella comunità religiosa degli Stati Uniti ha costituito un problema serio per molti anni. È stata l’organizzazione dei cristiani fondamentalisti, creata dal Partito Repubblicano una trentina d’anni fa circa, a portare al potere esercitato negli ultimi 10 o 15 anni. Pax Christi ha dato un forte contributo nel formare – all’interno della nostra comunità cattolica – quello che chiamiamo “Cattolici alleati per il bene comune”. Quest’ultimo è un vero e proprio movimento, nato circa un anno e mezzo fa, che ha riunito circa 20 organizzazioni cattoliche nazionali con lo scopo di formare un’alleanza che sostenga il concetto del bene comune e della dottrina sociale cattolica nel contesto della discussione politica negli Stati Uniti. Così l’anno scorso, prima delle elezioni, abbiamo sperimentato un progetto pilota in Pennsylvania e Ohio per formare e lavorare con i parroci, con le comunità religiose e le persone di fede. L’obiettivo era giungere “alle persone comuni” e formarle sulla dottrina sociale cattolica proprio in merito alle questioni affrontate nel corso della campagna elettorale. E ciò che abbiamo riscontrato è stato un cambiamento significativo nel voto tra il 2004 e il 2006: abbiamo avuto quasi uno spostamento del 30% nel voto cattolico dal Partito Repubblicano a quello Democratico in Ohio e circa lo stesso in Pennsylvania. Questo mostra quanto possa essere efficace il fatto che le persone di fede del mondo progressista si organizzino e lavorino al livello delle persone comuni per contrastare la destra cristiana. Perché fino a quel momento, la destra cristiana aveva il monopolio della discussione politica. Erano loro a stabilire i termini della discussione sui mezzi di informazione nazionali perché non c’era nessun altro a controbattere. Così noi abbiamo riempito quel vuoto e non siamo stati solo noi, c’è qualcosa di simile a livello ecumenico, con i progressisti protestanti ed ebrei... Si chiama "La fede al centro della vita pubblica" ed è uno sforzo parallelo a quello che abbiamo fatto noi nella comunità cattolica ma in tutto il complesso delle denominazioni e delle comunità di fede. C’è una ripresa del progressismo e c’è un nuovo impegno ad affrontare il dibattito pubblico politico, per rafforzare le vedute progressiste delle comunità religiose contro la destra religiosa e i fondamentalisti.

Abbiamo letto "Lo strumento della politica nazionale di sicurezza degli Stati Uniti d’America". Ne emerge un concetto di sicurezza che è la difesa dei nostri interessi, la difesa della nostra democrazia, la libertà di mercato, la libertà economica… Per il movimento per la pace degli Stati Uniti d’America qual è l’alternativa alla sicurezza proposta dal documento?
Sia il movimento per la pace che l’amministrazione parlano di sicurezza: le accezioni e le denominazione utilizzate sono però molto diverse. Ciò di cui Pax Christi parla già da tempo va al di là del collettivo: la sicurezza inclusiva, dove la tua sicurezza è importante quanto la mia e troviamo strade, meccanismi e strutture per assicurare la nostra comune e mutua sicurezza. Questa amministrazione e la politica degli Stati Uniti non sostengono questo. La politica degli Stati Uniti è un dominio a tutto tondo e ciò vuol dire assicurare che gli Stati Uniti mantengano un dominio economico, militare e politico in ogni angolo del mondo, sul pianeta e nello spazio.
La deterrenza è stata la parola chiave della politica americana per lungo tempo, quando era specificamente diretta verso l’arsenale sovietico per fungere da freno contro un temibile attacco dell’Unione Sovietica e in misura minore dei cinesi. Non è per questo che le armi nucleari statunitensi vengono utilizzate oggi. Le armi nucleari statunitensi sono state “convenzionalizzate” all’interno dell’economia e della prassi. Così sono solo un altro grosso bastone nell’arsenale per proiettare il potere americano e vengono usate per i propri sforzi nelle politiche del potere. Noi usiamo le armi nucleari come un elemento del nostro gioco persuasivo per assicurare che gli Stati Uniti mantengano il dominio sulle economie, su ogni questione militare e sui temi politici. E questa è una rottura fondamentale rispetto al passato ed è qualcosa che il movimento per la pace in tutto il mondo deve comprendere, perché abbiamo bisogno di essere capaci di reggere il gioco con i loro stessi mezzi, oggi abbiamo bisogno di “insistere” sulla questione irachena. È mutato il contesto e sono mutati obiettivi e strategie, sia del Potere americano e che del Movimento per la pace.

Gli Stati Uniti sono nel mondo lo Stato che spende metà del denaro speso da tutta l’umanità per il riarmo. Si può parlare di disarmo negli Stati Uniti o è una politica talmente usuale che è intoccabile?
È importante che il movimento per la pace negli Stati Uniti sia responsabile degli impegni sul disarmo prima di ogni altro, prima dei pochi che già lo fanno, altrimenti nessun altro lo potrà fare in maniera seria. È vero: gli Stati Uniti spendono più per le forze armate di tutti gli altri Stati messi insieme. È sempre lo stesso filo conduttore: lo scopo della politica di sicurezza degli Stati Uniti, o politica di difesa, non è la difesa o la sicurezza, è il dominio, è la capacità di mantenere la posizione economica e la posizione politica che oggi gli Stati Uniti hanno nel mondo. E tale posizione è supportata da fattori che non hanno nulla a che fare con la sicurezza; è garantita e condotta dal potere intrinseco delle aziende della difesa che hanno un peso sul Congresso. Il denaro diventa la linfa vitale della politica al punto che sta realmente soffocando la linfa vitale dal nostro carattere nazionale.

Ma è realistico parlare di disarmo negli USA?
Realistico…non so. Non lavoro nel “realistico”. Noi dobbiamo sviluppare strategie realistiche e penso che lo stiamo facendo, ma quanto a dire che sia realistico aspettarsi il disarmo degli Stati Uniti, probabilmente non lo è. Ma è assolutamente essenziale che continuiamo a lavorare verso questo scopo.

Qual è la sua opinione sul progetto di rinnovamento del “parco armi nucleari”? Quanto è costato finora tale progetto e qual è la spesa prevista per il futuro? Inoltre, qual’è la posizione di Pax Christi – USA sul riarmo nucleare?
Pax Christi USA si oppone al programma di rinnovo degli arsenali nucleari e al rinnovo degli investimenti in questo settore. Nel 1990 l’amministrazione Clinton ha investito 60 miliardi di dollari in un programma di 10 anni per incrementare la capacità degli Stati Uniti di progettare e testare nuove armi nucleari. Hanno sperimentato test con esplosioni potenti in Nevada, hanno costruito istituzioni nazionali in California per 4,5 o 5 miliardi di dollari, nel Nuovo Messico hanno costruito svariate strutture completamente nuove per effettuare test, fra cui anche nuovi laboratori.
Ora, questo programma è ancora più ambizioso. Lo chiamano “Compact 2030” e significa che, fra ora e il 2030, vogliono investire 150 miliardi di dollari per creare le condizioni per sostituire ogni arma nucleare dei loro arsenali con delle nuove armi caratterizzate da nuovi progetti tecnici e nuove potenze che possano essere utilizzate nelle prossime missioni. Questo progetto è definito “Reliable replacement warhead” ("Testata sostitutiva affidabile").
Si tratta di un progetto altamente costoso, un ‘peccato’ assoluto, e rappresenta una violazione dei trattati di non proliferazione nucleare, una violazione degli impegni al disarmo stipulati nel 2000 e sta dando origine a una nuova corsa agli armamenti che spinge Russia e Cina a migliorare i propri arsenali in modo analogo. Rappresenta un enorme incentivo per i Paesi non nuclearizzati per avere armi nucleari, dato che essi vedono il crescere degli investimenti in quel settore da parte degli Stati Uniti e ciò indica che le armi nucleari resteranno la pietra miliare della distribuzione della sicurezza geopolitica globale. In altri termini, significa che per chi “vuol conservare la propria sicurezza” è preferibile essere o diventare nuclearizzati!
Si tratta di un’enorme pressione su Paesi come l’Iran, per esempio. Ci sono svariati Paesi nel mondo che hanno tensioni nelle loro regioni o tensioni crescenti nei confronti degli USA. Ebbene, questi Paesi sono molto sotto pressione perchè gli USA, con questi investimenti, indicano che non solo non intendono cedere nulla in questo settore, ma, anzi, vogliono incrementarlo, rendere fondamentale l’intero armamento nucleare e le relative strutture per i prossimi 75 – 200 anni.

traduzione a cura di Sara Manzoni, Ilaria Meliconi e Zeila Zanolli

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