Dio, madre, bambino: 3 modi per dire morte!
Trinity site (trinità), base di Los Alamos, nel New Messico, è il nome del luogo in cui si fece il primo esperimento nucleare della storia umana: era il 16 luglio 1945
Il Col. Paul W. Tibbets, Jr., pilota dell’ Enola Gay, chiamò col nome di sua madre il bombardiere B-29 su cui fu caricata la bomba atomica sganciata su Hiroshima.
«La superfortezza volante B-29 della Boeing era il più sofisticato bombardiere della Seconda guerra mondiale. Il 6 agosto 1945 essa sganciò su Hiroshima, in Giappone, la prima arma atomica usata in combattimento»: così si legge sulla targa davanti all'Enola Gay esposto al Museo aerospaziale Smithsonian a Washington.
“Little Boy” (bambino) fu il nome che gli scienziati e ideatori diedero alla bomba atomica all’Uranio 235 che in pochi secondi provoco la morte di 140.000 persone e conseguenze generazionali incalcolabili. Era il 6 agosto 1945, per i cattolici festa della Trasfigurazione, festa della luce e della bellezza!
“Fat man” (ciccione), fu la bomba al plutonio sganciata su Nagasaki il 9 agosto 1945.
• La Trinità, convivialità della differenza, il nome di Dio
• Enola, una madre
• Little boy, un bambino
strani nomi per l’inizio dell’era atomica con il suo terribile apporto di morte:
niente a che fare:
• con Dio (che è creatore),
• con una madre (che genera),
• con un bambino (che si affida).
"Non c’è che dire, la nostra come la tua, è una lotta per il nome. Bisogno di nomi vergini. Non corrotti dall’abuso. Nomi freschi. Appena pronunciati. Capaci di ridestare fremiti e di additare promesse. Di indicare fronti e di scaldare petti” (d Tonino Bello)
Un portale sacro (torii) indica l'ingresso a un santuario shintoista, spazzato via dall'onda d'urto della bomba.
Kio Tanaka, trent'anni, prova ad allattare il figlio di quattro mesi, in attesa di cure al pronto soccorso. Ma il piccolo, in fin di vita, non ha più la forza di succhiare. Morirà 10 giorni dopo.
Il 10 agosto 1945, il giorno dopo l'esplosione della bomba a Nagasaki, Yosuke Yamahata, un fotografo dell'esercito giapponese, iniziò a fotografare la devastazione. Con lui c'erano un pittore Eiji Yamada e uno scrittore, Jun Higashi.
Questa foto, usata in molte campagne antinucleari, venne scattata 1,5km a sud dell'ipocentro dell'esplosione. Il piccolo, Shinji, in fuga con la madre è uno degli hibakusha, i sopravvissuti della bomba.
Inoue Norimichi, 18 anni, porta sulle spalle il fratello Masaki, 6 anni. Il bambino morirà il 16 agosto, un giorno dopo la fine della guerra. Prima di lui era morta la madre Suma. Norimichi invece si è sposato ed è vissuto fino al 1981.
“Voglio ringraziarti Giacobbe, nella tua storia di ieri leggo il paradigma delle nostre speranze di oggi. Il suo nome, Dio non te lo rivelò. Però ti benedisse. Perché avevi lottato. E tu ti incamminasti, sia pur zoppicando, verso la terra promessa dove, invece che incontrarti come nemico, il fratello Esau ti corse incontro con le sue schiere, ti si gettò al collo, e ti baciò. Grazie Giacobbe, per questa speranza che ci dai. Perché ci fai capire che la lotta per il nome, che stiamo sostenendo anche noi, come te, non può non essere benedetta da Dio. E anche se claudicanti, ci stiamo forse incamminando sulle vie della pace. Nel riconoscimento di tutti gli uomini come nostri fratelli. L’importante, del resto, non è cambiare il nome alle cose. L’importante è cambiare il nome a noi stessi” (don Tonino bello)
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