Deponete le armi Santa Sede e Disarmo Nucleare
Ciò significa riconvertire in pace e convivenza le strutture di peccato denunciate dalla Centesimus annus.
Condizione per instaurare un nuovo ordine politico-sociale è il superamento delle così dette strutture di peccato, cioè strutture di interdipendenza della società che generano ingiustizia nel mondo, specialmente tra Paesi sviluppati e i Paesi della fame
Perché rifiutare la logica delle armi e del riarmo e scegliere il disarmo
Perché le armi generano cattivi sogni
"Le armi, quelle terribili specialmente, che la scienza moderna vi ha date, ancora prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli" diceva Paolo VI all'ONU il 4 ottobre 1965. Ben altro da quello generato dalle armi e dal riarmo globale è il sogno del profeta Isaia: "Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore! Perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare sui suoi sentieri ... Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo. Non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Isaia)
Perché le armi sponsorizzano il potere del più forte
"La corsa agli armamenti costituisce in realtà una violazione del diritto mediante la forza, l'accumulazione delle armi diviene il pretesto per la corsa ad aumentare la forza al potere" (Pontificio Commissione Justitia et Pax, "La Santa Sede e il disarmo generale", 1976). Infatti le armi in generale e quelle nucleari in particolare non servono a difendere la libertà ma la posizione di privilegio iniquo di cui gode il mondo nord-occidentale. "Rinunciare ad esse significherebbe rinunciare al nostro vantaggio economico sugli altri popoli. La pace e la giustizia procedono insieme. Sulla strada che seguiamo attualmente, la nostra politica economica verso gli altri paesi ha bisogno delle armi nucleari. Abbandonare queste armi significherebbe abbandonare qualcosa di più che i nostri strumenti di terrore globale; significherebbe abbandonare le ragioni di tale terrore: il nostro posto privilegiato in questo mondo" (R. Hunthousen, arcivescovo di Seattle).
Perché le armi sono un crimine contro i poveri
"La corsa agli armamenti anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa ... costituisce in realtà un furto, perché i capitali astronomici destinati alla fabbricazione e alle scorte delle armi costituiscono una vera distorsione dei fondi da parte dei gerenti delle grandi nazioni e dei blocchi meglio favoriti. La contraddizione manifesta fra lo spreco della sovrapproduzione delle attrezzature militari e la somma dei bisogni vitali non soddisfatti (paesi in via di sviluppo, emarginati e poveri delle società abbienti) costituisce una aggressione verso quelli che ne sono vittime. Aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame (Pontificio Commissione Justitia et Pax, "La Santa Sede e il disarmo generale", 1976). E' chiaro che la ricerca di interessi privati o collettivi a breve termine non può legittimare imprese che fomentano al violenza e i conflitti tra le nazioni e che compromettono l'ordine giuridico internazionale.
Perché le armi minacciano la pace e la convivenza
"L'enorme aumento delle armi rappresenta una minaccia grave per la stabilità e la pace. Il principio di sufficienza, in virtù del quale uno stato può possedere unicamente i mezzi necessari alla sua legittima difesa, deve essere applicato sia dagli stati che comprano armi, sia da quelli che le producono e le forniscono" (Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, "Il commercio internazionale delle armi", 1994). Non c'è giustificazione morale ad un accumulo eccessivo di armi e al loro commercio generalizzato. Le armi non devono mai essere considerate alla stregua di altri beni scambiati sul mercato interno o a livello mondiale.
Perché le armi non allontanano la guerra
C'è anche chi sostiene, ancora oggi, nonostante lo storico fallimento, il principio della deterrenza. Le politiche della deterrenza tipiche del periodo della guerra fredda vanno sostituite con concrete misure di disarmo, basate sul dialogo, sui trattati di non proliferazione e sul disarmo unilaterale e multilaterale. Grave è in fatti il giudizio morale sul principio di deterrenza: "L'accumulo delle armi sembra a molti un modo paradossale di dissuadere dalla guerra eventuali avversari. Riguardo a tale mezzo di dissuasione vanno fatte severe riserve morali. La corsa agli armamenti non assicura la pace. Lungi dall'eliminare le cause delle guerre, rischia di aggravarle" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2315)
Era il 1947, 40 anni fa, e Poalo VI ci donava la Populorum Progressio. Ad Alta voce Paolo VI gridava “prima che sia troppo tardi” i responsabili ci ascoltino e avviino un processo solidale di disarmo, di giustizi e di pace:
Fondo mondiale: vantaggi e urgenza
51. Occorre spingersi ancora più innanzi. Noi domandavamo a Bombay la costituzione di un grande Fondo mondiale, alimentato da una parte delle spese militari, onde venire in aiuto ai più diseredati.(45) Ciò che vale per la lotta immediata contro la miseria vale altresì a proposito dello sviluppo. Solo una collaborazione mondiale, della quale un fondo comune sarebbe insieme l'espressione e lo strumento, permetterebbe di superare le rivalità sterili e di suscitare un dialogo fecondo e pacifico tra tutti i popoli.
53. Chi non vede d'altronde come un tale fondo faciliterebbe la riconversione di certi sperperi, che sono frutto della paura o dell'orgoglio? Quando tanti popoli hanno fame, quando tante famiglie soffrono la miseria, quando tanti uomini vivono immersi nell'ignoranza, quando restano da costruire tante scuole, tanti ospedali, tante abitazioni degne di questo nome, ogni sperpero pubblico o privato, ogni spesa fatta per ostentazione nazionale o personale, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi.
Ma non ci si ferma alla deterrenza, c’è ancora oggi chi sostiene la necessità di un riarmo, anche nucleare, e di poter usare per primo tale arma come difesa da un ipotetico nemico nella tragica proposta della guerra preventiva che ha stravolto i nostri tempi.
Per non correre il rischio di teorizzare inutilmente e per documentare con i fatti la necessità di denunciare le logiche violente del riarmo e l’importanza di “cambiare rotta” cito le parole di Dave Robinson responsabile di Pax Christi Usa. Parole pronunciate non negli anni 60, in piena guerra fredda, ma nel 2007:
“Pax Christi USA si oppone al programma di rinnovo degli arsenali nucleari e al rinnovo degli investimenti in questo settore. Nel 1990 l’amministrazione Clinton ha investito 60 miliardi di dollari in un programma di 10 anni per incrementare la capacità degli Stati Uniti di progettare e testare nuove armi nucleari. Hanno sperimentato test con esplosioni potenti in Nevada, hanno costruito istituzioni nazionali in California per 4,5 o 5 miliardi di dollari, nel Nuovo Messico hanno costruito svariate strutture completamente nuove per effettuare test, fra cui anche nuovi laboratori.
Ora, questo programma è ancora più ambizioso. Lo chiamano “Compact 2030” e significa che, fra ora e il 2030, vogliono investire 150 miliardi di dollari per creare le condizioni per sostituire ogni arma nucleare dei loro arsenali con delle nuove armi caratterizzate da nuovi progetti tecnici e nuove potenze che possano essere utilizzate nelle prossime missioni. Questo progetto è definito “Reliable replacement warhead” (Testata sostitutiva affidabile, ndr).
Si tratta di un progetto altamente costoso, un ‘peccato’ assoluto, e rappresenta una violazione dei trattati di non proliferazione nucleare, una violazione degli impegni al disarmo stipulati nel 2000 e sta dando origine a una nuova corsa agli armamenti che spinge Russia e Cina a migliorare i propri arsenali in modo analogo. Rappresenta un enorme incentivo per i Paesi non nuclearizzati per avere armi nucleari, dato che essi vedono il crescere degli investimenti in quel settore da parte degli Stati Uniti e ciò indica che le armi nucleari resteranno la pietra miliare della distribuzione della sicurezza geopolitica globale. In altri termini, significa che per chi “vuol conservare la propria sicurezza” è preferibile essere o diventare nuclearizzati!
Si tratta di un’enorme pressione su Paesi come l’Iran, per esempio. Ci sono svariati Paesi nel mondo che hanno tensioni nelle loro regioni o tensioni crescenti nei confronti degli USA. Ebbene, questi Paesi sono molto sotto pressione perchè gli USA, con questi investimenti, indicano che non solo non intendono cedere nulla in questo settore, ma, anzi, vogliono incrementarlo, rendere fondamentale l’intero armamento nucleare e le relative strutture per i prossimi 75 – 200 anni.”
Armi nucleari ed Etica - Una Posizione inequivocabile
Prima di tutto, dobbiamo comprendere le dimensioni della crisi. Gli storici stati che dispongono di armi nucleari –Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina – stanno rendendo le armi nucleari strumenti permanenti delle loro dottrine militari. L’India, il Pakistan ed Israele si sono uniti al “club nucleare”. La Corea del Nord ha cercato di entrarvi. Si sospetta che l’Iran stia tentando di acquisire la capacità di convertire energia nucleare per scopi pacifici in armi nucleari. La NATO sta mantenendo armi nucleari americane sul territorio di sei nazioni europee e gli Stati Uniti stanno preparando testate a “sostituzione affidabile” con nuove potenzialità militari.
L’insegnamento cattolico definitivo sulla deterrenza nucleare è fondato sul Vaticano Secondo e sulle successive dichiarazioni di Giovanni Paolo II. Così insegnava il Concilio Vaticano Secondo:
Qualsiasi atto di guerra mirato indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di aree estese insieme alla loro popolazione è un crimine contro Dio e lo stesso uomo. Merita una condanna chiara e decisa. (Gaudium et Spes, N° 80).
I Padri del Vaticano II accettarono piuttosto malvolentieri la strategia della deterrenza nucleare. L’accumulo di armi, dissero, serve “come deterrente ad un possibile attacco nemico”. Così “una specie di pace” viene mantenuta, anche se l’equilibrio che risulta dalla corsa agli armamenti minaccia di condurre alla guerra non di eliminarla.
Papa Giovanni Paolo II riaffermò la posizione Cattolica sulla deterrenza nucleare in un messaggio alla Seconda Sessione Speciale sul Disarmo delle Nazioni Unite nel 1982:
Nelle attuali condizioni, la “deterrenza” basata sull’equilibrio, certamente non come una fine in sé ma come un passo sulla strada verso un disarmo progressivo, potrebbe ancora essere giudicata moralmente accettabile. Ciò nonostante, per assicurare la pace, è indispensabile non sentirsi soddisfatti del minimo, che è sempre suscettibile al pericolo reale di un’esplosione.
Nel 1998, vedendo realizzarsi l’istituzionalizzazione della deterrenza nucleare, 75 vescovi degli Usa cattolici firmarono una dichiarazione che criticava gli Stati Uniti per il fatto di andare oltre le politiche originarie di deterrenza nucleare “alle quali abbiamo dato malvolentieri la nostra approvazione nel 1983”.
Non possiamo rimandare ulteriormente. La deterrenza nucleare come politica nazionale deve essere condannata come moralmente ripugnante perché è la scusa e la giustificazione per il possesso continuo e lo sviluppo ulteriore di queste armi terrificanti.
Nel 1997, il Rappresentante Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, l’Arcivescovo Renato Martino, si muoveva nella stessa direzione quando, parlando al Comitato sul Disarmo delle Nazioni Unite, disse:
Le armi nucleari sono incompatibili con la pace che cerchiamo per il ventunesimo secolo. Non possono essere giustificate. Meritano una condanna. La salvaguardia del Trattato sulla Non Proliferazione Nucleare richiede un impegno chiaro per la loro abolizione. …Questa è una sfida morale, una sfida legale e una sfida politica. Tale sfida multipla deve essere affrontata dalla cura per la nostra umanità.
Nel suo discorso dell’anno successivo 1998 , l’Arcivescovo Martino dichiarò:
Tra tutti i presupposti che la vecchia Guerra Fredda ha portato nella nuova era, il più pericoloso è credere che la strategia di deterrenza nucleare sia essenziale per la sicurezza nazionale. Mantenere la deterrenza nucleare nel 21° secolo non aiuterà ma ostacolerà la pace. La deterrenza nucleare impedisce il vero disarmo nucleare. Mantiene un’egemonia inaccettabile sullo sviluppo non nucleare per metà delle più povere popolazioni del mondo. E’ un ostacolo fondamentale al raggiungimento di una nuova era di sicurezza globale.
Il portavoce della Santa Sede, di nuovo richiese “l’abolizione degli armamenti nucleari attraverso un bando universale, non discriminatorio con un’ispezione da parte di un’autorità universale”.
Alla Conferenza di revisione del Trattato sulla Non Proliferazione del 2005, la Santa Sede ha fatto chiarezza rispetto al fatto che la deterrenza nucleare, nel contesto moderno, non può rivendicare nessun tipo di legittimità morale. L’Arcivescovo Celestino Migliore, Rappresentante Permanente della Santa Sede all’ONU, dichiarava:
Quando la Santa Sede espresse la sua accettazione limitata della deterrenza nucleare durante la Guerra Fredda, era alla chiara condizione che la deterrenza fosse solo un passo sulla strada verso il progressivo disarmo nucleare. La Santa Sede non ha mai approvato la deterrenza nucleare come misura permanente e non lo fa neppure oggi, quando è evidente che la deterrenza nucleare conduce allo sviluppo di armamenti nucleari sempre più nuovi, impedendo così un vero disarmo nucleare.
L’Arcivescovo Migliore ammoniva che alla nuova minaccia del terrorismo globale non deve essere permesso di minare i precetti del diritto umanitario internazionale. Inoltre, “le armi nucleari, anche i cosiddetti armamenti “low-yield” (a bassa resa), mettono in pericolo i processi della vita e possono portare ad un’estensione del conflitto”.
Le armi nucleari aggrediscono la vita del pianeta, aggrediscono lo stesso pianeta e, così facendo, aggrediscono il processo di sviluppo permanente del pianeta. La salvaguardia del Trattato di Non Proliferazione richiede un impegno chiaro ad un autentico disarmo nucleare.
Interpreto tutte queste dichiarazioni per intendere che la posizione della Santa Sede possa essere specificata come segue:
Poiché gli Stati che possiedono armamenti nucleari hanno decisamente mostrato che considerano le armi nucleari come strumenti permanenti nella loro dottrina militare, la Santa Sede ha ritirato l’accettazione limitata (condizionata) che diede agli armamenti nucleari durante la Guerra Fredda. Agli occhi della Chiesa Cattolica, le armi nucleari sono cattive e immorali e devono essere eliminate come pre-requisito per ottenere la pace.
E’ poi stato Benedetto XVI che nel Messaggio per la giornata della Pace del 2006 sembra chiudere definitivamente ogni giustificazione all’armamento atomico:
Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme ad innumerevoli persone di buona volontà, si può affermare che tale prospettiva, oltre che essere funesta, è del tutto fallace. In una guerra nucleare non vi sarebbero, infatti, dei vincitori, ma solo delle vittime. La verità della pace richiede che tutti — sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele —, invertano congiuntamente la rotta con scelte chiare e ferme, orientandosi verso un progressivo e concordato disarmo nucleare. Le risorse in tal modo risparmiate potranno essere impiegate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti e, in primo luogo, dei più poveri.
Mons Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e presidente di Pax Christi Italia, durante la marcia per la pace a Norcia il 31 gennaio 2006 interviene sul rapporto fra disarmo e pace e, in riferimento elle armi atomiche, afferma in modo perentorio:
Nel magistero sociale della chiesa è chiara, dalla Pacem in terris e Gaudium et Spes in poi, la condanna dell'armamento nucleare come terribile arma di distruzione di massa. Il problema è che si stanno sviluppando e sperimentando alcune armi nucleari tattiche, con un raggio di azione "limitato". Non vorrei che questi nuovi strumenti di morte si giustificassero come possibili perchè non di "distruzione di massa". Non è più sufficiente quindi chiedere la "non-proliferazione" delle armi nucleari. Oggi, nonostante i Trattati ratificati spingano verso lo smantellamento almeno parziale di questi strumenti di morte (fatto che non sappiamo con chiarezza se effettivamente sta avvenendo), credo che l'unica prospettiva sia scegliere l'abolizione totale delle armi nucleari e la condanna morale delle armi atomiche come "crimine contro l'umanità". Sono armi di distruzione di massa e quindi, come le armi chimiche e batteriologiche, non sussiste più alcun motivo per giustificarne la presenza, la produzione, la vendita, l'uso, anche solo come minaccia. Sono immorali, illegali, inefficaci, inumane e profondamente ingiuste e per tali motivi assolutamente ingiustificabili. Ritengo inoltre inaccettabile il doppio standard fra "possessori" e "non possessori" di armamento atomico. Per di più l'Italia vede la presenza incostituzionale sul suo territorio di 90 bombe atomiche americane, sulle quali va fatta subito chiarezza da parte del Governo.
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