MOZIONI PER LA III ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA

massimo ferè - mauro castagnaro

MOZIONE 1

ORGANIZZARE INSIEME CONVEGNI SUI TEMI CHE IMPEDISCONO L’UNITÁ VISIBILE
Il n. 1 della Charta oecumenica afferma che, poiché “professiamo la Chiesa ‘una, santa, cattolica e apostolica’, il nostro ineludibile compito ecumenico consiste nel rendere visibile questa unità”, ma “differenze essenziali sul piano della fede impediscono ancora l’unità visibile. Sussistono concezioni differenti soprattutto a proposito della Chiesa e della sua unità, dei sacramenti e dei ministeri”. Comunque “non ci è concesso rassegnarci a questa situazione”, per cui “vogliamo fare tutto il possibile per superare i problemi e gli ostacoli che ancora dividono le Chiese”.
Da ciò deriva l’impegno “a operare, nella forza dello Spirito Santo, per l’unità visibile della Chiesa di Gesù Cristo nell’unica fede, che trova la sua espressione nel reciproco riconoscimento del battesimo e nella condivisione eucaristica”, obiettivo quest’ultimo verso cui ci si compromette esplicitamente a “muoverci” (Charta oecumenica, n. 5). D’altro canto già il Testo base approvato dalla II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “poiché Egli ci ha riconciliati, siamo tenuti a fare tutto quanto possiamo perché si compiano i passi necessari verso la celebrazione comune dell’eucaristia” (A33). E le Raccomandazioni operative avevano chiesto alle Chiese “azioni e iniziative simboliche, liturgiche e pastorali preparate insieme” soprattutto affinché “la festa di Pasqua possa essere celebrata nello stesso giorno, nonché per perseguire un riconoscimento ufficiale e solenne del battesimo fra tutte le Chiese cristiane” (1,1).
Al tal fine si propone che le Chiese d’Europa organizzino insieme a livello nazionale e continentale convegni e seminari di studio sui temi che “impediscono ancora l’unità visibile” (concezione della Chiesa, dei sacramenti, dei ministeri, riconoscimento del battesimo, condivisione eucaristica, ecc.) con l’esplicito fine di contribuire a “superare i problemi e gli ostacoli che ancora dividono le Chiese”.

MOTION 1
ORGANIZING TOGETHER MEETINGS ON TOPICS THAT ARE BARRIERS TO VISIBLE UNITY
Number 1 of Charta oecumenica says that “because we here confess ‘one, holy, catholic and apostolic church’, our paramount ecumenical task is to show forth this unity”, but “fundamental differences in faith are still barriers to visible unity. There are different views of the church and his oneness, of the sacraments and ministries”. Anyway “we must not be satisfied with this situation”, so “we intend to do our utmost to overcome the problems and obstacles that still divide the churches”.
It engenders the commitment “in the work of the Holy Spirit, to work towards the visible unity of the Church of Jesus Christ in the one faith, expressed in the mutual recognition of baptism and in eucharistic fellowship”; this latest topic is a goal towards the Charta oecumenica commits explicitly “to move” (n. 5). On the other hand, the Basic Text approved by the II European Ecumenical Assembly declared that “because he has reconciled us we are obliged to do everything we can to take the necessary steps towards the common celebration of the Eucharist” (A33). And the Recommendations for Action asked the Churches “jointly prepared symbolic, liturgical and pastoral actions and initiatives”, particularly “towards ensuring that Easter can be jointly celebrated and also seek to achieve mutual recognition of baptism among all Christian churches” (1.1).
To this purpose we propose European Churches to organize together, on national and continental levels, meetings and seminars about themes that “are still barriers to visible unity” (views of the church and his oneness, of the sacraments and ministries, mutual recognition of baptism, eucharistc fellowship, etc), with the explicit goal to contribute “to overcome the problems and obstacles that still divide the churches”.

MOZIONE 2

REALIZZARE INIZIATIVE ECUMENICHE DI EVANGELIZZAZIONE
Il n. 2 della Charta oecumenica afferma che “il compito più importante delle Chiese in Europa è quello di annunciare insieme il Vangelo” e a questo può contribuire “uno scambio di esperienze sul piano della catechesi e della pastorale”.
Da ciò deriva l’impegno “a far conoscere alle altre Chiese le nostre iniziative per l’evangelizzazione e a raggiungere intese in proposito, per evitare una dannosa concorrenza e il pericolo di nuove divisioni”. Già il Testo base approvato dalla II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “siamo chiamati a lottare per l’unità visibile che Cristo vuole per noi. Ciò implica”, tra l’altro, “condivisione di ministeri nei nostri quartieri e nelle nostre città, e programmi missionari comuni” (A25).
Al tal fine si propone che le Chiese d’Europa creino sedi (seminari, pubblicazioni, ecc.) e occasioni di “scambio di esperienze sul piano della catechesi e della pastorale” e realizzino in ogni paese almeno una iniziativa interconfessionale (sussidi, programmi radiofonici, ecc.) di evangelizzazione.

MOTION 2
CREATING ECUMENICAL PLANS FOR EVANGELIZATION
Number 2 of Charta oecumenica says that “the most important task for the churches in Europe is the common proclamation of the Gospel” and to succeed on this aim “a sharing of experiences in Christian education and pastoral care” can be useful.
It engenders the commitment “to discuss our plans for evangelization with other churches, entering into agreements with them and thus avoiding harmful competition and the risk of fresh divisions”. The Basic Text approved by the II European Ecumenical Assembly declared that “we are called to strive for the visible unity that Christ wills for us. This include”, amongst, “sharing ministries in our neighbourhoods and cities, and common programmes of mission” (A25).
To this purpose we propose European Churches to create seats (seminars, publications, etc.) and opportunities for “a sharing of experiences in Christian education and pastoral care”, and realize, on national level, at least a common activity (textbooks, broadcast programmes, etc.) of evangelization.

MOZIONE 3A

ISTITUIRE COMMISSIONI ECUMENICHE SULLA STORIA DELLE CHIESE
Il n. 3 della Charta oecumenica afferma che “nello spirito del Vangelo dobbiamo rielaborare insieme la storia delle Chiese cristiane, la quale è caratterizzata, oltre che da molte buone esperienze, anche da divisioni, inimicizie e addirittura da scontri bellici” e “l’ecumenismo, per le cristiane e i cristiani, inizia pertanto con il rinnovamento dei cuori e con la disponibilità alla penitenza e alla conversione”.
Da ciò deriva l’impegno a “mettere da parte i pregiudizi” e “a promuovere l’apertura ecumenica e la collaborazione nell’ambito della ricerca”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa istituiscano commissioni ecumeniche nazionali incaricate di “rielaborare insieme la storia delle Chiese cristiane” nei diversi paesi, con la volontà di “iniziare un processo di risanamento delle memorie in uno spirito di verità storica” (Messaggio finale della II Assemblea ecumenica europea, n. 8), di “acquisire una visione comune della loro storia” (Raccomandazioni operative della II Assemblea ecumenica europea, n. 1.3) e fare ammenda di eventuali comportamenti sbagliati.

MOTION 3A

ESTABLISHING NATIONAL ECUMENICAL COMMITTEES ON THE CHURCHES’ HISTORY
Number 3 of Charta oecumenica says that “in the spirit of the Gospel, we must reappraise together the history of the Christian churches, which has been marked by many beneficial experiences but also by schisms, hostilities and even armed conflicts” and “ecumenism therefore begins for Christians with the renewal of our hearts and the willingness to repent and change our ways”.
It engenders the commitment “to eliminate prejudices” and “to promote ecumenical openness and co-operation in research”.
To this purpose we propose European Churches to establish national ecumenical committees “to reappraise together the history of the Christian Churches” in the different countries, with the desire “to initiate the process of the healing of memories in a spirit of historical truth” (Final Message of the II European Ecumenical Assembly, n. 8), “to work towards a common view of their history” (Recommendations for Action of the the II European Ecumenical Assembly, n. 1.3) and to beg pardon for past mistakes.

MOZIONE 3B

PROMUOVERE INSIEME INCONTRI ECUMENICI DEI GIOVANI
Il n. 3 della Charta oecumenica afferma che “è importante riconoscere i doni spirituali delle diverse tradizioni cristiane, imparare gli uni dagli altri e accogliere i doni gli uni degli altri. Per un ulteriore sviluppo dell’ecumenismo è particolarmente auspicabile coinvolgere le esperienze e le aspettative dei giovani e promuovere con forza la loro partecipazione e collaborazione”.
Da ciò deriva l’impegno a “ricercare l’incontro reciproco” e a “promuovere l’apertura ecumenica e la collaborazione del campo dell’educazione cristiana”. Già il Messaggio finale della II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “il dono della riconciliazione in Cristo ci spinge a impegnarci a coinvolgere i giovani, affidando loro la visione ecumenica per il futuro, anche perché si dia seguito al processo conciliare su ‘Giustizia, pace e salvaguardia del creato’” (n. 8).
Al tal fine si propone che le Chiese d’Europa, valorizzando le esperienze già esistenti, promuovano insieme ogni anno a livello nazionale e continentale un incontro ecumenico dei giovani, dedicato ai grandi temi della fede, del dialogo tra le Chiese e dell’impegno cristiano per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, e campi ecumenici di incontro e conoscenza per aspiranti ministri (seminaristi, candidate/i al pastorato, ecc.).

MOTION 3B

PROMOTING TOGETHER ECUMENICAL MEETINGS OF YOUNG PEOPLE
Number 3 of Charta oecumenica says that “it is important to acknowledge the spiritual riches of the different Christian traditions, to learn from one another and so to receive these gifts. For the ecumenical movement to flourish it is partycularly necessary to integrate the experiences and expectations of young people and actively encourage their partecipation”.
It engenders the commitment “to seek mutual encounters” and “to promote ecumenical openness and co-operation in Christian education”. The Final Message of the II European Ecumenical Assembly declared that “the gift of reconciliation in Christ inspires us to commit ourselves to involve young people, entrusting to them the ecumenical vision for the future and also to take forward the conciliar process concerning justice, peace and integrity of creation “(n. 8).
To this purpose we propose European Churches, developping existing experiences, to promote together every year, on national and continental levels, an ecumenical meeting of young people about the great themes of faith, dialogue among the Churches and the Christian committment for justice, peace and integrity of creation, and ecumenical camps for future ministries (seminarists, candidates to pastorate, etc).

MOZIONE 3C

PROMUOVERE UN’ASSOCIAZIONE ECUMENICA DELLE FACOLTÀ TEOLOGICHE
Il n. 3 della Charta oecumenica afferma che “è importante riconoscere i doni spirituali delle diverse tradizioni cristiane, imparare gli uni dagli altri e accogliere i doni gli uni degli altri”.
Da ciò deriva l’impegno “a superare l’autosufficienza, a ricercare l’incontro reciproco e a promuovere l’apertura ecumenica e la collaborazione nel campo della formazione teologica iniziale e permanente, come pure nell’ambito della ricerca”. Già il Testo base approvato dalla II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “siamo chiamati a lottare per l’unità visibile che Cristo vuole per noi. Ciò implica”, tra l’altro, “iniziative comuni nel campo della formazione” (A25). E le Raccomandazioni operative avevano chiesto alle Chiese “di avviare o promuovere con decisione la formazione, la formazione permanente e l’educazione in campo ecumenico. Esse dovrebbero soprattutto organizzare lo studio comune della Bibbia” (1.3).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa sostengano la costituenda associazione ecumenica delle facoltà teologiche europee con l’obiettivo di favorire la formazione ecumenica di pastori, presbiteri e laici, e, a livello nazionale, lancino insieme un programma di formazione teologica ecumenica per cristiani delle diverse confessioni.

MOTION 3C

PROMOTING AN ECUMENICAL ASSOCIATION OF THEOLOGICAL FACULTIES
Number 3 of Charta oecumenica says that “it is important to acknowledge the spiritual riches of the different Christian traditions, to learn from one another and so to receive these gifts”.
It engenders the commitment “to overcome the feeling of self-sufficiency within each church, to seek mutual encounters and to promote ecumenical openness and co-operation in theological training, continuing education and research”. The Basic Text approved by the II European Ecumenical Assembly declared that “we are called to strive for the visible unity that Christ wills for us. This include”, among other things, “joint educational training schemes” (A25). And the Recommendations for Action asked the Churches to “take up or continue the task of ecumenical formation, training and education, in every way within their power. In particular, they should organize joint Bible studies” (1.3).
To this purpose we propose European Churches to support the constituing ecumenical association of theological faculties with the mission to favourite the ecumenical education of pastors, priests and lay people, and, on national level, to project a plan of ecumenical theological education for Christians of different Churches.

MOZIONE 4A

PROMUOVERE A TUTTI I LIVELLI CONSIGLI DELLE CHIESE CRISTIANE
Il n. 4 della Charta oecumenica constata che “l’ecumenismo si esprime già in molteplici forme di azione comune” e raccomanda “di creare e sostenere a livello locale, regionale, nazionale e internazionale organismi finalizzati alla cooperazione ecumenica a carattere bilaterale e multilaterale”. Il Materiale servito da base alle raccomandazioni operative accolto dalla II Assemblea ecumenica europea affermava di ritenere “i Consigli delle Chiese e dei cristiani, creati in numerosi paesi, uno degli elementi più importanti del progresso ecumenico. In essi si incontrano regolarmente rappresentanti ufficiali - uomini e donne - delle Chiese membri per coordinare o compiere insieme attività, elaborare materiali destinati all’informazione o alla prassi ecumenica o discutere insieme di questioni controverse. Questi insostituibili strumenti di vita comune e di cooperazione dovrebbero costituire ovunque un saldo elemento delle relazioni intraecclesiali” (n. 8).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa promuovano e coordinino a livello locale, regionale, nazionale e continentale Consigli delle Chiese cristiane - quali “comunione di Chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore secondo le Scritture” - valorizzando le esperienze esistenti.

MOTION 4A

PROMOTING CHURCH AND CHRISTIAN COUNCILS
Number 4 of Charta oecumenica points out that “various forms of shared activity are already ecumenical” and recommends “that bilateral and multilateral ecumenical bodies to set up and maintained for co-operation at local, regional, national and international levels”. Background to the Recommendations for Action received by the II European Ecumenical Assembly considered “church and Christian councils which have been founded in numerous European countries, one of the most notable areas of ecumenical progress. They hold regular meetings of official representatives of member churches for consultation, to coordinate and carry out common actions, to develop materials for information or for ecumenical work, or to discuss controversial issues with one another. These indispensable instruments for living and working together should be a permanent part of inter-church relations everywhere” (B8).
To this purpose we propose the European Churches to promote and coordinate at local, regional, national and continental levels churches and Christian councils – as “fellowship of churches which confess the Lord Jesus Christ as God and Saviour according to the scriptures” – developping the experiences which already exist in some countries.

MOZIONE 4B

COSTITUIRE UN CENTRO EUROPEO CHE COORDINI GEMELLAGGI ECUMENICI
Il n. 4 della Charta oecumenica constata che “l’ecumenismo si esprime già in molteplici forme di azione comune” e raccomanda “di creare e sostenere a livello locale, regionale, nazionale e internazionale organismi finalizzati alla cooperazione ecumenica a carattere bilaterale e multilaterale”. Già il Documento finale della I Assemblea ecumenica europea aveva affermato che avrebbero potuto essere “stabiliti o rafforzati rapporti di gemellaggio tra parrocchie o gruppi ecumenici in vari luoghi d’Europa e in paesi dell’emisfero sud” (n. 96).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa costituiscano un centro incaricato di facilitare e coordinare le esperienze di gemellaggio tra parrocchie, comunità, organismi, monasteri, istituzioni, ecc. di differenti paesi e diverse confessioni.

MOTION 4B

CREATING AN EUROPEAN CENTRE TO COORDINATE ECUMENICAL PARTNERSHIPS
Number 4 of Charta oecumenica points out that “various forms of shared activity are already ecumenical” and recommends “that bilateral and multilateral ecumenical bodies to set up and maintained for co-operation at local, regional, national and international levels”. Final Document of the I European Ecumenical Assembly said that “partnerships could be established or strengthened between parishes or ecumenical groups in various parts of Europe, as well as in countries in the Southern hemisphere” (n. 96).
To this purpose we propose that the European Churches create a centre to facilitate and coordinate the partnerships between parishes, communities, monasteries, institutions, etc. of different countries and Churches.

MOZIONE 4C

REALIZZARE ASSEMBLEE ECUMENICHE NAZIONALI
Il n. 4 della Charta oecumenica constata che “l’ecumenismo si esprime già in molteplici forme di azione comune”, raccomanda “di creare e sostenere a livello locale, regionale, nazionale e internazionale organismi finalizzati alla cooperazione ecumenica a carattere bilaterale e multilaterale” e richiama la necessità di “realizzare ulteriori assemblee ecumeniche europee.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa realizzino Assemblee ecumeniche nazionali, nello stile di quelle europee, anche come tappe in vista del prossimo appuntamento continentale.

MOTION 4C

REALIZING NATIONAL ECUMENICAL ASSEMBLIES
Number 4 of Charta oecumenica points out that “various forms of shared activity are already ecumenical”, recommends “that bilateral and multilateral ecumenical bodies to set up and maintained for co-operation at local, regional, national and international levels”, and emphasizes the necessity “to hold further European Ecumenical Assemblies”.
To this purpose we propose European Churches to realize national ecumenical Assemblies, in the form of the European ones, also as steps towards the next continental Assembly.

MOZIONE 5

INSERIRE NEI CULTI DI OGNI CONFESSIONE PREGHIERE PER LE ALTRE CHIESE
Il n. 5 della Charta oecumenica afferma che “l’ecumenismo vive del fatto che noi ascoltiamo insieme la parola di Dio e lasciamo che lo Spirito Santo operi in noi e attraverso di noi. In forza della grazia in tal modo ricevuta esistono oggi molteplici sforzi, attraverso preghiere e celebrazioni, tesi ad approfondire al comunione spirituale tra le Chiese, e a pregare per l’unità visibile della Chiesa in Cristo”. Inoltre “numerose celebrazioni ecumeniche, canti e preghiere comuni, in particolare il Padre Nostro, caratterizzano la nostra spiritualità cristiana”.
Da ciò deriva l’impegno “a pregare gli uni per gli altri e per l’unità dei cristiani” e “ad imparare a conoscere e apprezzare le celebrazioni e le altre forme di vita spirituale delle altre Chiese”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa adottino nelle proprie celebrazioni ordinarie il “Padre nostro” nella versione ecumenica, costituiscano commissioni ecumeniche nazionali incaricate di predisporre preghiere per le altre Chiese nei culti di ciascuna confessione, in particolare per invocare la benedizione divina su eventi particolarmente significativi (festività, sinodi, assemblee di Chiesa, ecc.) e redigano un innario ecumenico con canti delle diverse Chiese da far conoscere mediante la creazione di cori interconfessionali, concerti e celebrazioni.

MOTION 5

INTRODUCING IN EVERYONE’S CULT AND BELIEF PRAYERS FOR OTHER CHURCHES
Number 5 of Charta oecumenica says that “the ecumenical movement lives from our hearing God’s word and letting the Holy Spirit work in us and trough us. In the power of this grace, many different initiatives now seek, trough services of prayer and worship, to deepen the spiritual fellowship among the Churches and to pray for the visible unity of Christ’s Church”. Moreover “we have many hymns and liturgical prayers in common, notably the Lord’s Prayer, and ecumenical services have become a widespread practice: all of these are features of our Christian spirituality” .
It engenders the commitment “to pray for one another and for Christian unity” and “to learn to know and appreciate the worship and other forms of spiritual life practised by other churches”.
To this purpose we propose that European Churches use in their own worships the Lord’s Prayer in the ecumenical version, establish national ecumenical committees to prepare prayers for the other churches to put in their own worships, in particular to appel God’s for blessing most important events (feasts, synods, assemblies of Church, etc.), and write an ecumenical hymn book with hymns from the different Churches to get used with through creation of ecumenical choruses, concerts and worships.

MOZIONE 6

CONVOCARE INCONTRI ECUMENICI PER RIFLETTERE SUI TEMI CONTROVERSI
Il n. 6 della Charta oecumenica afferma che “la nostra comune appartenenza fondata in Cristo ha un significato più fondamentale delle nostre differenze in campo teologico ed etico. Esiste una pluralità che è dono e arricchimento, ma esistono anche contrasti sulla dottrina, sulle questioni etiche e sulle norme di diritto ecclesiastico che hanno invece condotto a rotture tra le Chiese”. Per “approfondire la comunione ecumenica occorre assolutamente proseguire negli sforzi tesi al raggiungimento di un consenso di fede. Senza unità nella fede non esiste piena comunione ecclesiale. Non c’è alcuna alternativa al dialogo”.
Da ciò deriva l’impegno “a ricercare il dialogo sui temi controversi, in particolare su questioni di fede e di etica sulle quali incombe il rischio della divisione, e a dibattere insieme tali problemi alla luce del Vangelo”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa convochino a livello nazionale e continentale “incontri di autorità delle Chiese” per riflettere insieme alla luce del Vangelo “sui temi controversi, in particolare su questioni di fede e di etica sulle quali incombe il rischio della divisione” (bioetica, laicità, ecc.).

MOTION 6

SUMMONING ECUMENICAL MEETINGS TO REFLECT ON CONTROVERSIES
Number 6 of Charta oecumenica says that “we belong together in Christ, and this is a fundamental significance in the face of our differing theological and ethical positions. Rather than seeing our diversity as a gift which enriches us, however, we have allowed differencies of opinion on doctrine, ethics and church law to lead to separations between churches. In order to deepen ecumenical fellowship, endeavours to reach a consensus in faith must be continued at all cost. Only in this way can church communion be given a theological foundation. There is no alternative to dialogue”.
It engenders the commitment “in the event of controversies, particularly when divisions threaten in questions of faith and ethics, to seek dialogue and discuss the issues together in the light of the Gospel”.
To this purpose we propose that European Churches, at national and continental levels, convoke “meetings of Churches leaders” to reflect together in the light of the Gospel on “controversies, particularly when divisions threaten in questions of faith and ethics” (bioethics, relations between Church and State, etc.).

MOZIONE 7A

ORGANIZZARE INSIEME SEMINARI SULL’AZIONE DIACONALE
Il n. 7 della Charta oecumenica afferma che “la nostra fede ci aiuta a impegnarci affinché la fede cristiana e l’amore del prossimo irraggino speranza per la morale e l’etica, per l’educazione e la cultura, per la politica e l’economia in Europa”.
Da ciò deriva l’impegno “per un’Europa umana e sociale, in cui si facciano valere i diritti umani e i valori basilari della pace, della giustizia, della libertà, della tolleranza, della partecipazione e della solidarietà” e “a intenderci tra noi sui contenuti e gli obiettivi della nostra responsabilità sociale”. Già il Testo base approvato dalla II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “siamo chiamati a lottare per l’unità visibile che Cristo vuole per noi. Ciò implica”, tra l’altro “progetti diaconali comuni” (A25).
Al tal fine si propone che le Chiese d’Europa organizzino insieme a livello nazionale e continentale convegni e seminari di studio sulla pastorale sociale e di ambiente (ospedali, carceri, ecc.) allo scopo di rafforzare la collaborazione ecumenica nell’azione diaconale, e in ogni paese varino almeno un progetto in ambito sociale pensato, organizzato e gestito in forma ecumenica.

MOTION 7A

ORGANIZING TOGETHER SEMINARS ON DIACONAL ACTIVITY
Number 7 of Charta oecumenica says that “our faith helps us to make our Christian faith and love for our neighbours a source of hope for morality and ethics, for education and culture, and for political and economic life in Europe”.
From this it comes the commitment “towards a humane, socially conscious Europe, in which human rights and the basic values of peace, justice, freedom, tolerance, participation and solidarity prevail” and “ to seek agreement with one another on the substance and goals of our social responsability”. The Basic Text approved by the II European Ecumenical Assembly declared that “we are called to strive for the visible unity that Christ wills for us. This include”, amongst, “joint diaconal projects” (A25).
To this purpose we propose European Churches to organize together, on national and continental levels, meetings and seminars regarding the social pastoral care (also in hospitals, prisons, etc.) to strengthen ecumenical co-operation in diaconal activities, and to realize in every country at least one social project which has to be jointly planned, organized and managed.

MOZIONE 7B

VARARE INIZIATIVE ECUMENICHE DI COOPERAZIONE COL SUD DEL MONDO
Il n. 7 della Charta oecumenica afferma che “le Chiese promuovono un’unificazione del continente europeo”, fondata, tra l’altro, sulla “solidarietà” e “sull’opzione preferenziale per i poveri”.
Da ciò deriva l’impegno a “rafforzare la responsabilità dell’Europa nei confronti dell’intera umanità, in particolare verso i poveri di tutto il mondo”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa diano vita a un’apposita iniziativa ecumenica continentale (un istituto, un’organizzazione non governativa, ecc.) e in ogni nazione varino almeno un progetto di cooperazione internazionale pensato, organizzato e gestito insieme.

MOTION 7B

REALIZING ECUMENICAL PROJECTS OF CO-OPERATION WITH THE SOUTHERN EMISPHERE
Number 7 of Charta oecumenica says that “the churches support an integration of the European continent” based, amongst, on “solidarity” and “the preferential option for the poor”.
It engenders the commitment to “eighten Europe’s sense of responsability for the whole of humanity, particularly for the poor all over the world”
To this purpose we propose European Churches to create a continental ecumenical initiative (an institute, a non-governmental organisation, etc.) and to realize in every country at least one project of co-operation with the South of the world jointly planned, organized and managed.

MOZIONE 8A

PROMUOVERE UN’INIZIATIVA ECUMENICA SULLA GIUSTIZIA SOCIALE IN EUROPA
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “i nostri sforzi diretti sono diretti alla valutazione e alla risoluzione dei problemi politici e sociali nello spirito del Vangelo”.
Da ciò deriva l’impegno a “promuovere la giustizia sociale all’interno di un popolo e tra tutti i popoli e in particolare superare l’abisso che separa il ricco dal povero, come pure la disoccupazione”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa avviino “sui problemi economici e sociali processi di consultazione per contribuire a far rispettare il diritto umano alla partecipazione alla vita economica” (Raccomandazioni operative della II Assemblea ecumenica europea, n. 3.1) e promuovano un’iniziativa ecumenica (un centro studi, un osservatorio, un progetto, ecc.) sulla povertà e la giustizia sociale nel continente.

MOTION 8A

PROMOTING AN ECUMENICAL PROJECT ON SOCIAL JUSTICE IN EUROPE
Number 8 of Charta oecumenica says that “our common endeavours are devoted to evaluating and helping to resolve political and social issues in the spirit of the Gospel”.
It engenders the commitment in “promoting social justice within and among all peoples; above all, this means closing the gap between rich and poor and overcoming unemployment”.
To this purpose we propose European Churches to “hold consultations on economic and social questions. These should contribute to recognition of the human right to participation in economic life” (Recommendations for Action of the II European Ecumenical Assembly, n. 3.1), and to promote an ecumenical initiative (a center for studies, an observatory, a project, etc.) on poverty and social justice in Europe.

MOZIONE 8B

PROMUOVERE UN CORPO ECUMENICO DI OPERATORI DI PACE
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “di fronte ai numerosi conflitti è compito delle Chiese assumersi congiuntamente il servizio della riconciliazione anche per i popoli e le culture”.
Da ciò deriva l’impegno “per un ordine pacifico” e a “ricercare una soluzione non violenta dei conflitti”. Già il Documento finale della I Assemblea ecumenica europea proclamava che “a tutti i livelli nelle Chiese e nelle società, deve essere sviluppata l’educazione alla pace, orientata alla soluzione pacifica dei conflitti. In ogni tempo le alternative nonviolente devono avere la priorità nella soluzione ei conflitti. La nonviolenza dovrebbe essere vista come una dinamica attiva e una forza costruttiva fondata sull’assoluto rispetto della persona umana” (Raccomandazioni, n. 86i), anche “incoraggiando l’iniziativa dei “servizi-shalom” ecumenici. Donne e uomini che si impegnano in tali servizi impareranno a considerare le loro Chiese come parte del popolo di Dio che serve tra tutti i popoli. Ci impegniamo perciò a diffondere questo spirito attivo di shalom” (Raccomandazioni, n. 80). Il Messaggio finale della II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “il nostro impegno personale in questo processo di riconciliazione ci porta a sollecitare i responsabili politici e i cittadini a incoraggiare il disarmo e lo sviluppo di una gestione nonviolenta dei conflitti” (n. 8). Le Raccomandazioni operative chiedevano alla Kek e al Ccee “di promuovere presso le loro Chiese membri lo scambio di esperienze in merito a iniziative, istituzioni, centri per laici e centri di formazione, comunità impegnate in processi di pace e di riconciliazione” (n. 4.3) e “di istituire un comitato permanente per l’analisi e la composizione dei conflitti. Esso deve stimolare processi di riconciliazione e sondare le possibilità di istituzionalizzare la formazione di persone specializzate nella composizione civile dei conflitti a livello europeo” (n. 4.4). Il Materiale servito da base alle raccomandazioni operative accolto dalla II Assemblea ecumenica europea sottolineava che “l’impegno delle Chiese per la soluzione non militare dei conflitti, le misure preventive e l’azione riconciliatrice nelle tensioni politiche, sociali, etniche o religiose richiede molte persone esperte negli atteggiamenti di fondo e nelle metodiche delle composizione nonviolenta dei conflitti”, ricordava che “a Basilea si sono stimolate le Chiese a creare servizi ecumenici ‘shalom’ per offrire agli uomini e alle donne la possibilità di impegnarsi nel servizio dell’intesa fra i popoli” e affermava di ritenere “venuto il tempo che le Chiese forniscano, sulla base delle esperienze fatte, il quadro generale che permetta la realizzazione su più ampia scala della formazione e dell’attività delle Squadre di pace, dei Ministeri di pace e dei Servizi civili di pace. Consideriamo una prospettiva realistica la costituzione nei prossimi anni, in tutti i paesi europei, di centri, posti sotto la responsabilità delle Chiese, che servano, oltre che alla formazione pratica, ad esercitarsi spiritualmente nello spirito della nonviolenza” (n. 39).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa realizzino un’iniziativa ecumenica (un centro di formazione, un corpo di operatori di pace e riconciliazione, ecc.) finalizzata a contribuire alla soluzione nonviolenta dei conflitti.

MOTION 8B

PROMOTING AN ECUMENICAL CORP OF PEACE WORKERS
Number 8 of Charta oecumenica says that “in view of numerous conflicts, the churches are called upon to serve together the cause of riconciliation among peoples and cultures”.
It engenders the commitment “to work for structures of peace” and “to engage ourselves for non-violent resolutions” of conflicts. Final Document of the I European ecumenical Assembly proclaimed “at all levels, both in the churches and in society, peace education, geared towards the peaceful resolution of conflicts, has to be developed and encouraged. At all times non-violent alternatives have to be a priority in conflict resolution. Nonviolence should be seen as an active, dynamic and constructive force, grounded in absolute respect for the human person” (Recommendations, n. 86i). So it “encourages the initiation of ecumenical "shalom-services". Women and men who engage in such service will learn to see their church as part of the servant people of God among all peoples. We therefore commit ourselves to spreading this active spirit of shalom” (Recommendations, n. 80). Final Message of the II European Ecumenical Assembly declared that “our own commitment to this reconciliation process leads us to urge political decision-makers and the citizens to encourage disarmament and the development of nonviolent conflict management” (n. 8). Recommendations for Action asked Kek and Ccee “together with their member churches, to encourage an exchange of experiences among initiatives, institutions, lay academies and training centres, and congregations engaged in peace and reconciliation work” (n. 4.3) and to “establish a permanent committee for conflict analysis and resolution. It should stimulate reconciliation processes, and also investigate possibilities for creating European-level institutions to train professionals in the resolution of civil conflicts” (n. 4.4). Background to the Recommendations for Action received by the II European Ecumenical Assembly emphasized that “the Church`s commitment to non-military conflict resolution, preventive measures and reconciliation work in areas of political, social, ethnic or religious tension requires a large number of persons who have been trained in the basic attitudes and methods of non-violent conflict resolution. Thus in Basel the churches were encouraged to set up ecumenical ‘shalom services’, to offer men and women the opportunity to work for international understanding. Some initiatives have already begun to put this suggestion into practice. On the basis of their acquired experience, it is now time for the churches to create the conditions for expanding the training and work of Peace Teams, Peace Ministries and Civil Peace Services. These services should be acceptable as alternatives to military service. It is realistic to expect that in the next few years church-sponsored centres will be established in all European countries, which offer practical and especially spiritual training in non-violence” (B39).
To this purpose we propose European Churches to realize an ecumenical initiative (a training center, a corp of professionals for peace and reconciliation, etc.) to contribuite to a nonviolent resolution of conflicts.

MOZIONE 8C

CREARE UNA RETE CRISTIANA EUROPEA PER LA PACE
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “di fronte ai numerosi conflitti è compito delle Chiese assumersi congiuntamente il servizio della riconciliazione anche per i popoli e le culture”.
Da ciò deriva l’impegno “per un ordine pacifico, fondato sulla soluzione non violenta dei conflitti”. Dopo la firma della Charta Oecumenica, la drammatica evoluzione del contesto internazionale, segnato dal terrorismo, da guerre che vedono protagonisti anche alcuni Stati europei e da un considerevole aumento delle spese militari, rende ancor più necessario che le Chiese in Europa si dotino di strumenti per vivere e costruire concretamente l’impegno per la pace, la riconciliazione e la nonviolenza,
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa creino una “Rete cristiana europea per la pace”, che riunisca delegati delle diverse Chiese, dei movimenti confessionali ed ecumenici impegnati in questo ambito per radicare il tema della pace nella vita delle Chiese e conferirgli maggiore rilevanza politica.

MOTION 8C

CREATING A CHRISTIAN EUROPEAN NETWORK FOR PEACE
Number 8 of Charta oecumenica says that “in view of numerous conflicts, the churches are called upon to serve together the cause of riconciliation among peoples and cultures”.
It engenders the commitment “to work for structures of peace, based on the non-violent resolution of conflicts”. After the signing of the Charta ocumenica in 2001, the international context evolved in a dramatic way and it's more and more marked by terrorism, by a new and considerable increas of military expenses and by wars which see also European Nations as protagonists. This requires the European Churches to provide to organize instruments for living and building "in reality" the commitment for peace, reconciliation and nonviolence.
To this purpose we propose European Churches to create a “Christian european network for peace” with delegates of the Churches and the christian movements engaged in this issue, so that peace topic could be anchored within church life in a politically effective way.

MOZIONE 8D

DICHIARARE IL POSSESSO DI ARMI ATOMICHE PECCATO CONTRO DIO E L’UMANITÀ
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “di fronte ai numerosi conflitti è compito delle Chiese assumersi congiuntamente il servizio della riconciliazione anche per i popoli e le culture”.
Da ciò deriva l’impegno “per un ordine pacifico, fondato sulla soluzione non violenta dei conflitti” e la condanna di “ogni forma di violenza contro gli esseri umani, soprattutto donne e bambini”. Già il Messaggio finale della II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “il nostro impegno personale in questo processo di riconciliazione ci porta a sollecitare i responsabili politici e i cittadini a incoraggiare il disarmo e lo sviluppo di una gestione nonviolenta dei conflitti, e promuovere tempestivamente i negoziati volti alla completa eliminazione delle armi nucleari in conformità con il Trattato di non proliferazione” (n. 8).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa sottoscrivano un documento comune per dichiarare la guerra atomica nonché la fabbricazione e il possesso di armi nucleari un peccato contro Dio e un crimine contro l’umanità, e per promuovere e sostenere l’impegno dei cristiani a favore del disarmo totale.

MOTION 8D

DECLARING POSSESSION OF ATOMIC ARMS A SIN AGAINST GOD AND HUMANITY
Number 8 of Charta oecumenica says that “in view of numerous conflicts, the churches are called upon to serve together the cause of riconciliation among peoples and cultures”.
It engenders the commitment “to work for structures of peace, based on the non-violent resolution of conflicts” and the condemnation of “any form of violence against the human person, particularly against women and children”. Final Message of the II European Ecumenical Assembly declared that “our own commitment to this reconciliation process leads us to urge political decision-makers and the citizens to encourage disarmament and the development of nonviolent conflict management, and fostering without delay negotiation leading to complete elimination of nuclear arms, according to the Non Proliferation Treaty” (n. 8).
To this purpose we propose European Churches to subscribe a common document declaring any atomic war, production and ownership of nuclear arms a sin against God and a crime against humanity, and their desire to promote and support the commitment of Christians in behalf of total disarmament.

MOZIONE 8E

ISTITUIRE OSSERVATORI ECUMENICI SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “noi valorizziamo la persona e la dignità di ognuno in quanto immagine di Dio” e “condanniamo pertanto ogni forma di violenza contro gli esseri umani, soprattutto contro le donne e i bambini”.
Da ciò deriva l’impegno “per l’assoluta uguaglianza di valore di ogni essere umano” e “a migliorare e rafforzare la condizione e la parità di diritti delle donne in tutte le sfere della vita e a promuovere la giusta comunione tra donne e uomini in seno alla Chiesa e alla società”. Già il Documento finale della I Assemblea ecumenica europea aveva sostenuto che “oggi la conversione a Dio (metanoia) significa impegno a ricercare soluzioni alla divisione tra uomini e donne nella società e nella Chiesa, alla svalutazione e all’incomprensione del contributo indispensabile delle donne, ai ruoli e agli stereotipi fissati ideologicamente per uomini e donne, al rifiuto a riconoscere i doni ricevuti dalle donne per la vita e i processi decisionali delle Chiese, che portino a una comunità rinnovata di uomini e donne nella Chiesa e nella società, in cui le donne condividano uguali responsabilità con gli uomini a tutti i livelli e possano contribuire liberamente coi loro talenti, le loro intuizioni, i loro valori e le loro esperienze” (n. 45). Il Testo base approvato dalla II Assemblea ecumenica europea aveva confessato “davanti a Dio che esiste ancora nelle nostre Chiese e nelle nostre società un atteggiamento indegno nei confronti delle donne”, le quali “sono state subordinate all’uomo nella famiglia, nella Chiesa e nella società. La violenza fisica dell’uomo nei confronti della donna va dalla sistematica discriminazione economica e politica alle forme quotidiane di oppressione domestica. Se si vuole prendere sul serio il significato del battesimo, ogni atto di violenza contro le donne deve essere visto come una ferita al corpo di Cristo” (A16). E le Raccomandazioni operative chiedevano “alle Chiese di combattere a tutti i livelli e con ogni mezzo la discriminazione delle donne e di trovare strade che assicurino una maggiore giustizia alle donne, soprattutto attraverso il superamento delle pratiche sessiste nella vita economica e in quella pubblica” (3.3).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa istituiscano a livello nazionale e continentale osservatori sulla condizione della donna nella società.

MOTION 8E

ESTABLISHING ECUMENICAL OBSERVATORIES ON WOMEN’S CONDITION IN THE SOCIETY
Number 8 of Charta oecumenica says that “we value the person and dignity of every individual as made in the image of God” and “we condemn any form of violence against the human person, particularly against women and children”.
It engenders the commitment to “defend the absolutely equal value of all human beings” and “to strengthen the position and equal rights of women in all areas of life, and to foster partnership in church and society between women and men”. Final Document of the I European ecumenical Assembly proclaimed that “today, conversion to God (Metanoia) means a commitment to seeking ways out of the divisions between men and women in church and society, out of the devaluation and misunderstanding of the indispensable contributions of women, out of the ideologically fixed roles and stereotypes for men and women, out of the refusal to recognize the gifts given to women in the life and decision-making processes of the churches, into a renewed community of men and women in the church and society: women share an equal responsibility with men on all levels and can contribute all their talents, insights, values and experiences” (n. 45). The Basic Text approved by the II European Ecumenical Assembly confessed “before God that an unworthy attitude to women still exists in our churches and our societies. Women were subordinated to men in family, church and society. The physical violence of men towards women extends from systematic economic and political discrimination to the everyday forms of domestic oppression. If the meaning of baptism, as the incorporation of all baptized Christians into the body of Christ is to be taken seriously, all acts of violence against women must be described as wounds to Christ's body” (A16). Moreover Recommendations for Action sollicited Churches to “oppose discrimination against women at all levels and with all means at their disposal, and that they seek ways of ensuring greater justice for women, especially by overcoming sexist practices in economic and public life” (3.3).
To this purpose we propose European Churches, on national and continental levels, to establish observatories on women’s condition in the society.

MOZIONE 8F

CREARE UN CENTRO ECUMENICO DI STUDI DI GENERE E SULLA DONNA NELLE CHIESE
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “noi valorizziamo la persona e la dignità di ognuno in quanto immagine di Dio” e “condanniamo pertanto ogni forma di violenza contro gli esseri umani, soprattutto contro le donne e i bambini”.
Da ciò deriva l’impegno “per l’assoluta uguaglianza di valore di ogni essere umano” e “a migliorare e rafforzare la condizione e la parità di diritti delle donne in tutte le sfere della vita e a promuovere la giusta comunione tra donne e uomini in seno alla Chiesa e alla società”. Già il Documento finale della I Assemblea ecumenica europea aveva sostenuto che “ oggi la conversione a Dio (metanoia) significa impegno a ricercare soluzioni alla divisione tra uomini e donne nella società e nella Chiesa, alla svalutazione e all’incomprensione del contributo indispensabile delle donne, ai ruoli e agli stereotipi fissati ideologicamente per uomini e donne, al rifiuto a riconoscere i doni ricevuti dalle donne per la vita e i processi decisionali delle Chiese, che portino a una comunità rinnovata di uomini e donne nella Chiesa e nella società, in cui le donne condividano uguali responsabilità con gli uomini a tutti i livelli e possano contribuire liberamente coi loro talenti, le loro intuizioni, i loro valori e le loro esperienze” (n. 45). E il Testo base approvato dalla II Assemblea ecumenica europea aveva confessato “davanti a Dio che esiste ancora nelle nostre Chiese e nelle nostre società un atteggiamento indegno nei confronti delle donne. Dio ha creato l’uomo e la donna a propria immagine. Gesù Cristo ha considerato l’uomo e la donna uguali. Malgrado ciò è latente la convinzione, talvolta corroborata da riferimenti alla Scrittura e alla tradizione, che le donne siano create a immagine di Dio in misura meno piena degli uomini e di conseguenza tutta la loro esistenza e il loro ruolo abbiano meno valore e meritino meno rispetto. Così le donne sono state subordinate all’uomo nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Questo si riflette, per esempio, nel fatto che ancora non si trova lo spazio sufficiente perché le donne possano esprimere in pienezza la ricchezza del loro carisma e della loro vocazione nella pienezza dei servizi e nei luoghi decisionali delle nostre Chiese. La violenza fisica dell’uomo nei confronti della donna va dalla sistematica discriminazione economica e politica alle forme quotidiane di oppressione domestica. Se si vuole prendere sul serio il significato del battesimo, ogni atto di violenza contro le donne deve essere visto come una ferita al corpo di Cristo” (A16).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa creino un centro ecumenico di studi di genere finalizzato a “accrescere il coinvolgimento delle donne nei processi decisionali e nella vita della Chiesa in generale, vigilare che esse siano rappresentate su un piano di eguaglianza negli organi ecclesiastici e nelle facoltà teologiche, intraprendere un dialogo profondo con la teologia femminista, riconoscere e sostenere l’impegno ecumenico delle donne” (Documento finale della I Assemblea ecumenica europea, Raccomandazioni, n. 84j).

MOTION 8F

CREATING AN ECUMENICAL CENTRE ON THE WOMEN’S CONDITION IN THE CHURCHES
Number 8 of Charta oecumenica says that “we value the person and dignity of every individual as made in the image of God” and “we condemn any form of violence against the human person, particularly against women and children”.
It engenders the commitment to “defend the absolutely equal value of all human beings” and “to strengthen the position and equal rights of women in all areas of life, and to foster partnership in church and society between women and men”. Final Document of the I European ecumenical Assembly proclaimed that “today, conversion to God (Metanoia) means a commitment to seeking ways out of the divisions between men and women in church and society, out of the devaluation and misunderstanding of the indispensable contributions of women, out of the ideologically fixed roles and stereotypes for men and women, out of the refusal to recognize the gifts given to women in the life and decision-making processes of the churches, into a renewed community of men and women in the church and society: women share an equal responsibility with men on all levels and can contribute all their talents, insights, values and experiences” (n. 45). And the Basic Text approved by the II European Ecumenical Assembly confessed “before God that an unworthy attitude to women still exists in our churches and our societies. God created man and woman in God's own image. Jesus Christ looked upon man and woman as equals. In spite of this, there is an underlying belief sometimes supported by scriptural and traditional references, that women are less fully made in the image of God than are men, and consequently their entire being and role is less valuable and worthy of respect. Thus women were subordinated to men in family, church and society. It is reflected, for example, in the fact that there is as yet not enough space for women to express the richness of their charisms and vocations in the services and decision-making bodies of our churches. The physical violence of men towards women extends from systematic economic and political discrimination to the everyday forms of domestic oppression. If the meaning of baptism, as the incorporation of all baptized Christians into the body of Christ is to be taken seriously, all acts of violence against women must be described as wounds to Christ's body” (A16).
To this purpose we propose European Churches to create an ecumenical centre of gender studies “to decisively improve the involvement of women in decision-making processes and in church life in general, to see that they are equally represented in Church bodies and theological faculties, to begin a profound dialogue with feminist theology, to acknowledge and support women's ecumenical engagement” (Final Document of the I European ecumenical Assembly, Recommendations, n. 84j).

MOZIONE 8G

ORGANIZZARE INSIEME SEMINARI SULL’ACCOGLIENZA AI MIGRANTI
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “noi consideriamo come una ricchezza dell’Europa la molteplicità delle tradizioni regionali, nazionali, culturali e religiose” e “valorizziamo la persona e la dignità di ognuno in quanto immagine di Dio”.
Da ciò deriva l’impegno “per l’assoluta uguaglianza di valore di ogni essere umano” e “affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa”. Già il Messaggio finale della II Assemblea ecumenica europea aveva dichiarato che “il nostro impegno personale in questo processo di riconciliazione ci porta a sollecitare i responsabili politici e i cittadini a battersi per la dignità e la protezione dei diritti dei rifugiati, degli emigrati e degli sfollati, e sostenere il diritto di asilo e libera residenza dei rifugiati” (n. 8). E le Raccomandazioni operative chiedevano alle Chiese “di impegnarsi a favore di una politica giusta e umana nei riguardi degli emigranti, soprattutto dei rifugiati e di quanti chiedono asilo politico in seguito a conflitti armati” (n. 3.2).
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa organizzino insieme a livello nazionale e continentale convegni e seminari di studio per favorire lo scambio di esperienze e rafforzare le relazioni e la collaborazione tra istituzioni delle diverse confessioni che si occupano di migranti, profughi e richiedenti asilo, anche per accrescerne l’incidenza politica.

MOTION 8G

ORGANIZING TOGETHER SEMINARS ON THE RECEPTION TO MIGRANTS
Number 8 of Charta oecumenica says that “we consider the diversity of our regional, national, cultural and religious traditions to be enriching for Europe” and “we value the person and dignity of every individual as made in the image of God”.
It engenders the commitment to “defend the absolutely equal value of all human beings” and “towards giving migrants, refugees and asylum-seekers a human reception in Europe”. Final Message of the II European Ecumenical Assembly declared that “our own commitment to this reconciliation process leads us to urge political decision-makers and the citizens to champion the dignity and protect the rights of refugees, migrants and displaced persons, and to uphold the right of refugees to asylum and free place of residence” (n. 8). And Recommendations for Action asked Churches “to work for just and humane policies on migration, especially for war refugees and asylum seekers” (n. 3.2).
To this purpose we propose European Churches, on national and continental levels, to organize together some meetings and seminars to favourite an exchange of experiences and to strengthen relations and co-operation among the institutions of the different Churches which work with migrants, refugees and asylum-seekers, with the aim of improving their political power too.

MOZIONE 8H

ORGANIZZARE SEMINARI ECUMENICI SUL PROTAGONISMO ECCLESIALE DEI MIGRANTI
Il n. 8 della Charta oecumenica afferma che “vogliamo contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa organizzino incontri e seminari ecumenici di studio per riflettere insieme su come riconoscere i migranti cristiani protagonisti delle nostre Chiese – e non solo oggetti di assistenza – corresponsabili della testimonianza e attivi nella costruzione di comunità unite nella diversità, anche etnica.

MOTION 8H

ORGANIZING ECUMENICAL SEMINARS ON THE ACTIVE PRESENCE OF MIGRANTS IN THE CHURCH
Number 8 of Charta oecumenica says that “together we will do our part towards giving migrants, refugees and asylum-seekers a human reception in Europe”.
To this purpose we propose European Churches to organize ecumenical meetings and seminars to think together of the way how to recognize Christian migrants as protagonists in our Churches – not only as objects of assistence – jointly responsible in the witness and active in the building of communities which are united in the difference, ethnic too.

MOZIONE 9A

ISTITUIRE UNA GIORNATA ECUMENICA PER LA SALVAGUARDIA DEL CREATO
Il n. 9 della Charta oecumenica afferma che “credendo nell’amore di Dio creatore, riconosciamo con gratitudine il dono del creato, il valore e la bellezza della natura. Guardiamo tuttavia con apprensione al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco, senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future”.
Da ciò deriva l’impegno a “realizzare condizioni sostenibili di vita per l’intero creato”. Già le Raccomandazioni operative della II Assemblea ecumenica europea avevano suggerito alle Chiese di “promuovere la salvaguardia del creato come parte integrante della vita della Chiesa” anche “attraverso una giornata comune del creato come quella che viene celebrata dal Patriarcato ecumenico” (n. 5.1)
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa istituiscano una “giornata ecumenica di preghiera per la salvaguardia del creato” (Charta oecumenica, n. 9), valorizzando le esperienze esistenti in alcuni Paesi.

MOTION 9A

INTRODUCING AN ECUMENICAL DAY FOR THE PRESERVATION OF CREATION
Number 9 of Charta oecumenica says that “believing in the love of the Creator God, we give thanks for the gift of creation and the great value and beauty of nature. However, we are appalled to see natural resources being exploited without regard for their intrinsic value or consideration of their limits, and without regard for the well-being of future generations”.
It engenders the commitment to “create sustainable living conditions for the whole of creation”. Recommendations for Action of the II European Ecumenical Assembly suggested to the Churches to “promote the preservation of creation as part of church life at all levels. One way would be to observe a common Creation Day, such as the Ecumenical Patriarchate celebrates each year” (n. 5.1).
To this purpose we propose European Churches to introduce “an Ecumenical Day for Prayer for the Preservation of Creation” (Charta oecumenica, n. 9), developping the experiences which already exist in some countries.

MOZIONE 9B

PER UNA PARROCCHIA-COMUNITÀ CRISTIANA ECOLOGICAMENTE RESPONSABILE
Il n. 9 della Charta oecumenica afferma che “guardiamo con apprensione al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco, senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future”.
Da ciò deriva l’impegno “a sviluppare ulteriormente uno stile di vita nel quale, in contrapposizione al dominio della logica economica e alla costrizione al consumo, accordiamo valore a una qualità di vita responsabile e sostenibile”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa, facendo tesoro delle esperienze in atto in alcuni Paesi, varino un progetto “parrocchia-comunità cristiana” ecologica e sostenibile (ristrutturazioni ecocompatibili degli edifici ecclesiastici, utilizzo di impianti a basso consumo energetico, riduzione e riciclaggio dei rifiuti, ecc.).

MOTION 9B

FOR A PARISH-CHRISTIAN COMMUNITY RESPONSIBLE FOR THE CREATION
Number 9 of Charta oecumenica says that “we are appalled to see natural resources being exploited without regard for their intrinsic value or consideration of their limits, and without regard for the well-being of future generations”.
Il engenders the commitment “to stive to adopt a lifestyle free of economic pressures and consumerism and a quality of life informed by accountability and sustainability”.
To this purpose we propose European Churches to realize, developping the esperiences whici already exist in some countries, a “parish-christian community responsible for creation” project, which includes restoring in a sustainable way the ecclesiastical buildings, using installations with low consume of energy, reducing and recycling rubbishes, etc.

MOZIONE 9C

CREARE UNA RETE ECUMENICA EUROPEA PER L’AMBIENTE
Il n. 9 della Charta oecumenica afferma che “credendo nell’amore di Dio creatore, riconosciamo con gratitudine il dono del creato, il valore e la bellezza della natura. Guardiamo tuttavia con apprensione al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco, senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future”.
Da ciò deriva l’impegno “a sostenere le organizzazioni ambientali delle Chiese e le reti ecumeniche che si assumono una responsabilità per la salvaguardia della creazione”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa creino “una rete europea di responsabili dell’ambiente e li riconoscano come partner nelle loro attività” per “radicare il tema della salvaguardia del creato nella vita delle Chiese e conferirgli rilevanza politica” (Raccomandazioni operative della II Assemblea ecumenica europea, n. 5.4), unificando gli organismi nati in seno alla Kek e al Ccee.

MOTION 9C

CREATING AN EUROPEAN ECUMENICAL ENVIRONMENTAL NETWORK
Number 9 of Charta oecumenica says that “believing in the love of the Creator God, we give thanks for the gift of creation and the great value and beauty of nature. However, we are appalled to see natural resources being exploited without regard for their intrinsic value or consideration of their limits, and without regard for the well-being of future generations”.
It engenders the commitment “to support church environmental organisations and ecumenical networks in their efforts to safeguarding of creation”.
To this purpose we propose European Churches to “create a network of persons with environmental responsibilities and recognise them as partners in church activities” so that “the preservation of creation is anchored within church life in a politically effective way” (Recommendations for Action of the II European Ecumenical Assembly, n. 5.4), unifing the structures born into Kek and Ccee .

MOZIONE 10

ISTITUIRE UNA GIORNATA ECUMENICA PER IL DIALOGO TRA CRISTIANI ED EBREI
Il n. 10 della Charta oecumenica afferma che “una speciale comunione ci lega al popolo d’Israele, con il quale Dio ha stipulato un’eterna alleanza”.
Da ciò deriva l’impegno a “far prendere coscienza, nell’annuncio e nell’insegnamento, nella dottrina e nella vita delle nostre Chiese, del profondo legame esistente tra la fede cristiana e l’ebraismo e sostenere la collaborazione tra cristiani ed ebrei”.
Al tal fine si propone che le Chiese d’Europa, a livello nazionale e continentale, istituiscano insieme “una giornata dedicata al dialogo con l’ebraismo e all’incontro con la fede ebraica vissuta” (Raccomandazioni operative della II Assemblea ecumenica europea, n. 2.3), valorizzando le esperienze già esistenti in alcuni paesi.

MOTION 10

DEDICATING AN ECUMENICAL DAY TO DIALOGUE WITH JUDAISM
Number 10 of Charta oecumenica says that “we are bound up in a unique community with the people Israel, the people of Covenant which God has never terminated”.
It engenders the commitment “in the worship and teaching, doctrine and life of our churches, to raise awareness of the deep bond existing between the Christian faith and Judaism, and to support Christian-Jewish co-operation”.
To this purpose we propose European Churches, on national and continental levels, to dedicate together “a day in their calendars to dialogue with Judaism and to encounter with the living Jewish faith” (Recommendations for Action of the II European Ecumenical Assembly, n. 2.3), developping the experiences which already exist in some countries.

MOZIONE 11A
ISTITUIRE UNA GIORNATA ECUMENICA PER IL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO
Il n. 11 della Charta oecumenica afferma che “da secoli musulmani vivono in Europa. In alcuni paesi essi rappresentano forti minoranze. Per questo motivo ci sono stati e ci sono molti contatti positivi e buoni rapporti di vicinato tra musulmani e cristiani, ma anche, da entrambe le parti, grossolane riserve e pregiudizi, che risalgono a dolorose esperienze vissute nel corso della storia e nel recente passato”.
Da ciò deriva l’impegno a “intensificare a tutti i livelli l’incontro tra cristiani e musulmani e il dialogo cristiano-islamico”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa istituiscano una giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, valorizzando le esperienze già esistenti in alcuni paesi, e prospettino congiuntamente la convocazione di incontri nazionali tra giovani cristiani e musulmani.

MOTION 11A

DEDICATING AN ECUMENICAL DAY TO CHRISTIAN-ISLAMIC DIALOGUE
Number 11 of Charta oecumenica says that “muslims have lived in Europe for centuries. In some European countries they constitute strong minorities. While there have been plenty of good contacts and neighbourly relations between Muslims and Christians, and this remains the case, there are still strong reservatios and prejudices on both sides. These are rooted in painful experiencies throughout history and in the recent past”.
From this it comes the commitment “to intensify encounters between Christians and Muslims and enhance Christian-Islamic dialogue at all levels”.
To this purpose we propose that the European Churches dedicate together a day to Christian-Islamic dialogue, developping the experiences which already exist in some countries, and jointly envisage the convocation of national meetings of Christians and Muslims young people.

MOZIONE 11B

SVILUPPARE IL “COMITATO PER LE RELAZIONI CON I MUSULMANI IN EUROPA”
Il n. 11 della Charta oecumenica afferma che “da secoli musulmani vivono in Europa. In alcuni paesi essi rappresentano forti minoranze. Per questo motivo ci sono stati e ci sono molti contatti positivi e buoni rapporti di vicinato tra musulmani e cristiani, ma anche, da entrambe le parti, grossolane riserve e pregiudizi, che risalgono a dolorose esperienze vissute nel corso della storia e nel recente passato”.
Da ciò deriva l’impegno a “intensificare a tutti i livelli l’incontro tra cristiani e musulmani e il dialogo cristiano-islamico. Raccomandiamo in particolare di riflettere insieme sul tema della fede nel Dio unico e di chiarire la comprensione dei diritti umani”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa rilancino, consolidino e sviluppino, allargandolo a esponenti musulmani, il Comitato per le relazioni con i musulmani in Europa fondato da Ccee-Kek.

MOTION 11B

DEVELOPPING THE “CCEE-CEC COMMITTEE FOR RELATIONS WITH MUSLIMS IN EUROPE”
Number 11 of Charta oecumenica says that “muslims have lived in Europe for centuries. In some European countries they constitute strong minorities. While there have been plenty of good contacts and neighbourly relations between Muslims and Christians, and this remains the case, there are still strong reservatios and prejudices on both sides. These are rooted in painful experiencies throughout history and in the recent past”.
It engenders the commitment “to intensify encounters between Christians and Muslims and enhance Christian-Islamic dialogue at all levels. We recommend, in particular, speaking with one another about our faith in one God, and clarifying ideas on human rights”.
To this purpose we propose European Churches to revive, strengthen and develop the Ccee-Cec Committee for Relations with Muslims in Europe, overstating it to Islamic representatives.

MOZIONE 12

FAVORIRE LA NASCITA DI FORUM DELLE RELIGIONI
Il n. 12 della Charta oecumenica afferma che “la pluralità di convinzioni religiose, di visioni del mondo e di forme di vita è divenuta un tratto caratterizzante la cultura europea”.
Da ciò deriva l’impegno a “instaurare un confronto leale” con quanti seguono altre fedi, a “essere aperti al dialogo con tutte le persone di buona volontà, a perseguire con esse scopi comuni”.
A tal fine si propone che le Chiese d’Europa istituiscano una giornata ecumenica del dialogo interreligioso “per curare e ravvivare le relazioni con le altre religioni” (Raccomandazioni operative della II Assemblea ecumenica europea, n. 2.3), favoriscano la nascita di Forum delle religioni a livello nazionale e locale per progredire nella reciproca conoscenza, e promuovano seminari interreligiosi su temi emergenti in una società multiculturale e plurireligiosa (laicità delle istituzioni pubbliche, matrimoni tra credenti di diverse fedi, festività e simboli, ecc.).

MOTION 12

ENCOURAGING THE CREATION OF FORUM OF RELIGIONS
Number 12 of Charta oecumenica says that “the plurality of religious and non-confessionals beliefs and ways of life has become a feature of European culture”.
It engenders the commitment “to conduct fair discussions with” those who beliene in others religions, “to be open to all persons of good will, to pursue with them matters of common concern”.
To this purpose we propose that European Churches dedicate together a day in their calendars to inter-religious dialogue “to cultivate and revive relations with other religions” (Recommendations for Action of the II European Ecumenical Assembly, n. 2.3), to encourage the creation of Inter-religious Forums at local and national level to progress in mutual knowledge, and to promote inter-religious seminars about emerging topics in a multi-cultural and multi-religious society (relations between Religions and State, inter-religious marriages, feasts and symbols, etc.).

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