La luce di Cristo e la giustizia del Regno
“Osare la pace per fede”
I GRUPPI, PER SIBIU
Oltre duecento giovani delle diverse confessioni cristiane (assieme ad alcuni ebrei e musulmani) hanno partecipato ai lavori di gruppo, che si sono svolti nel corso dell’incontro milanese di “Osare la Pace”. Diverse le tematiche affrontate e differenti le dinamiche che hanno caratterizzato i diversi gruppi; convergente, però, l’approfondimento di alcune istanze, che vale la pena di ripensare assieme nella prospettiva della III Assemblea Ecumenica Europea di Sibiu.
• L’ecumenismo è oggi una sfida difficile, eppure assolutamente necessaria in un’Europa che porta nella propria storia e nel proprio presente tutto il peso delle divisioni tra le chiese – vero scandalo che contraddice al Vangelo. È urgente oggi trovare le vie per un rinnovato slancio della dinamica ecumenica:
o in un dialogo di vita, capace di mettersi in gioco fino in fondo,
o in una conversione orientata alla riconciliazione nella luce di Cristo, in vista di una testimonianza davvero comune,
o in un percorso che tenda alla piena condivisione, fino al livello della fede e delle pratiche ecclesiali.
Si tratta di ritrovare anche nella nostra quotidianità ecclesiale tutto il valore di quella “tradizione ecumenica”, che tanti testimoni delle nostre chiese hanno saputo far crescere negli ultimi decenni. Si tratta di farla rivivere anche oggi, nella sua freschezza, in forme vitali che attingano alla fonte stessa dell’Amore. La Charta Oecumenica è un contributo prezioso in questo senso, come indicazione di un orizzonte ampio, cui far riferimento anche per le questioni ancora controverse.
• Nel cammino ecumenico impariamo a scoprire la bellezza della diversità generata dallo Spirito: non dobbiamo guardare ad essa con paura, ma farci attrarre dal suo fascino, per lasciarci coinvolgere in un cammino comune di dialogo e di conversione. Nell’incontro con la diversità, infatti, si rivela tutta la ricchezza e la dinamicità delle nostre identità confessionali: non sono realtà statiche, monoliticamente contrapposte, ma riserve di significato da approfondire, da condividere narrativamente e da riscoprire assieme. Si rivela anche, sempre e di nuovo, la possibilità della comunicazione tra di esse, poiché Dio stesso ha posto un ponte per superare le distanze: in Gesù Cristo, nella sua croce, albero di vita; nella promessa che, nonostante tutto, ha messo un arcobaleno sulle nostre strade e sui nostri percorsi.
• Lo stile del dialogo non riguarda solo le relazioni tra le diverse chiese cristiane, ma esprime un modo credente di abitare la storia, tanto più importante in questo tempo di globalizzazione - segnato da inediti incontri, ma anche da conflitti laceranti. Il dialogo è cuore pulsante di una cultura, che va assunta con scelte sempre più nitide da parte delle chiese europee, che va fatta crescere nella condivisione di esperienze, affetti, domande, conoscenze, momenti di fraternità, studio e progettazione comune. Si tratta di una componente essenziale di quella laicità che nasce dalla scoperta della propria parzialità e che invita quindi all’ascolto delle ragioni dell’altro, in vista della comune assunzione di un’etica della responsabilità. Il dialogo, poi, è spazio di sovversione del tessuto della violenza, che ripara un mondo lacerato, facilitando l’arrivo del Principe della Pace. È una realtà fragile, eppure preziosa, da valorizzare anche in quella comunicazione mediatica che può contribuire in modo determinante al suo sviluppo.
• L’importanza del dialogo si fa ancor più chiara, se pensiamo alla realtà delle relazioni interculturali ed interreligiose, che si stanno moltiplicando in questi anni – si pensi, in particolare, al “trialogo” islamo-ebraico-cristiano. È importante che l’incontro tra comunità così vicine, eppure talvolta così distanti, sappia davvero attingere la realtà profonda delle rispettive identità - aldilà degli stereotipi e della visibilità quasi esclusiva rivendicata dai diversi fondamentalismi. È importante valorizzare appieno tutte le diverse occasioni di dialogo – a partire dalle Giornate ad esso dedicate, che già vengono celebrate in un numero sempre crescente di realtà – come punti focali per un impegno che attraversi anche gli spazi dell’educazione e della comunicazione. Solo così sarà possibile radicare profondamente anche nelle nostre comunità un impegno condiviso contro la violenza nelle sue diverse forme. Solo così potremo far crescere quella pace che è il terreno più fertile per la crescita armoniosa delle differenze.
• Non si dà, però, crescita autentica della pace in assenza di un impegno condiviso per la giustizia, come orizzonte di una responsabile convivenza nella storia, che si sostanzia di gesti concreti nel quotidiano. Occorre ritrovare il senso della corresponsabilità del popolo di Dio per una gestione equa e sostenibile dei beni economici. Occorre sviluppare stili di vita e di consumo rinnovati, più leggeri, sobri e giusti - anche come punti di riferimento per una politica impregnata essa stessa di solidarietà. Occorre praticare la cura per il creato, come uomini e donne che si sanno posti da Dio sulla madre Terra, oggi così minacciata, rispettosi della sua vitalità che tutti ci porta, attenti a condividerne con giustizia i frutti, anche con le generazioni future.
• Giustizia, pace e salvaguardia del creato: tre parole che sempre più desideriamo imparare a pronunciare assieme, giovani cristiani di chiese diverse, uniti nel cammino del dialogo e dell’unità. Confidiamo che nella III Assemblea Ecumenica Europea di Sibiu la stessa luce di Cristo ci guidi in questo cammino, per un rinnovamento ecumenico delle nostre comunità in Europa.
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