QUESTA RIFORMA NON CI PIACE
La Camera dei Deputati ha detto il primo sì alla riforma della leva che
prevede la progressiva professionalizzazione delle Forze armate.
Vista l'ampia maggioranza di forze politiche che ha votato a favore della
legge, c'è da temere che anche il Senato dica presto il suo sì a questo
progetto definitivamente.
Ma è con altrettanto timore che si può prevedere che il Senato non si sogni
nemmeno di discutere e approvare i disegni di legge giacenti da mesi in
materia di riforma del servizio civile. Questo è il primo motivo per cui la
riforma approvata oggi non ci piace. Nel settembre dell'anno scorso,
allorquando il Governo presentò il suo disegno di legge per riformare la
leva militare, fu costretto a promettere che parallelamente alla riforma
delle forze armate sarebbe stata approvata anche la riforma della leva
civile, cioè del servizio civile. Questa promessa è stata reiterata anche da
vari ministri dell'attuale Governo. Non riusciamo a vedere dove stia il
parallelismo: la riforma del servizio civile, proposta dal Governo e da vari
partiti, dorme sonni profondi presso la Commissione Affari Costituzionali
del Senato.
Ma la riforma approvata questa mattina non ci piace anche perché non
definisce fino in fondo i veri compiti che le Forze armate, e più in
generale la politica di difesa del nostro Paese, debbano attuare. A un anno
dalla "guerra umanitaria" combattuta anche dall'Italia contro la Serbia,
temiamo che quella possa essere un'esperienza-pilota per le nostre Forze
armate.
Questa riforma inoltre rischia di minare l'uguaglianza dei cittadini in
materia di ingresso nel mondo del lavoro, dato che si prevedono corsie
preferenziale e riserve di posti nelle pubbliche amministrazioni per quanti
svolgeranno il mestiere di soldato professionale.
Infine, temiamo che i costi economici di questa riforma (la paga annua di un
soldato di leva attualmente è di circa 1.800.000 lire, quella di un soldato
volontario sarà di 30 milioni) saranno molto più alti di quelli previsti,
mentre chiediamo da anni che lo Stato italiano riduca il bilancio della
difesa e mentre il servizio civile dei 100.000 obiettori di coscienza tra
qualche settimana chiuderà per mancanza di fondi.
15 giugno 2000
Sociale.network