Cronaca dal Salvador

E' rientrata in Italia la delegazione di Pax Christi. Ecco il racconto di don Alberto Vitali che ci descrive una situazione estremamente difficile.

Su invito della Procura per la Difesa dei Diritti Umani - istituzione creata in base agli accordi di pace del 1992, tra il governo salvadoregno e gli insorti dell’FMLN, al fine di prevenire ed eventualmente sanzionare ogni tipo di violazione dei diritti umani e degli articoli costituzionali, da parte dello Stato nei confronti dei cittadini – una delegazione di Pax Christi Italia, composta da 27 persone, si è recata dal 18 al 30 marzo 2004, nel piccolo Stato centramericano, in qualità di Osservatori Internazionali delle elezioni presidenziali e per visitare alcune realtà ecclesiali, nonché diverse comunità contadine. Del gruppo faceva parte anche l’on. Mauro Bulgarelli dei Verdi, unico parlamentare ad aver accolto il nostro invito.
Giunti all’aeroporto, abbiamo immediatamente avvertito il clima di tensione che regnava nel paese, dovendo attendere quasi due ore per ricevere il visto d’entrata: sebbene infatti fossimo regolarmente accreditati ed erano presenti due funzionari della Procura per accoglierci, il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) non aveva trasmesso i nostri visti (come peraltro quelli di moltissimi altri, invitati da diversi organismi politici o umanitari, che non fossero il partito al potere da 22 anni). Pensammo quindi di telefonare all’ambasciata italiana, ma il tentativo si rivelò inutile perché, nonostante la nostra legge preveda che tutte le ambasciate siano permanentemente a disposizioni degli italiani sparsi per il mondo, nessuno rispose al telefono. Finalmente, verso le 21.00, la Procuratrice dott. Beatrice De Carrillo, anche lei di origine italiana, riuscì a contattare personalmente - presso la propria abitazione - il presidente del Tribunale, ottenendo così di sbloccare la nostra situazione. Ad altri andò peggio: ben 64 osservatori statunitensi furono invece impediti di entrare con motivazioni pretestuose e rispediti nel loro paese. Domenica 21, giornata della consultazione elettorale, ci dividemmo in 5 gruppi per osservare altrettante località ritenute particolarmente delicate, da parte della Procura. In particolare fummo inviati nelle zone frontaliere di Ahuachapan e Chalatenango, per verificare se tra i votanti vi fossero persone fatte appositamente venire dal Guatemala e dall’Honduras. In realtà, le caratteristiche somatiche di quelle popolazioni, miste da secoli con i salvadoregni, ci hanno reso impossibile tale rilievo, ma abbiamo avuto modo di scorgere, senza la benché minima fatica, ben altre irregolarità. Per sommi capi, la prima cosa che ha colpito la nostra attenzione fu la situazione delle cabine elettorali, per nulla omogenee tra di loro. Alcune sufficientemente alte, ma in cartone, che vento e folla continuamente spostavano, quasi sempre poste in modo tale che il votante avesse le spalle scoperte e perciò osservabile da tutti. Altre, in ferro, ma così basse, da essere all’altezza giusta perché ogni passante potesse verificare le preferenze accordate. Solo in pochi casi abbiamo visto “rappresentanti di lista” del partito di governo accompagnare direttamente i votanti in cabina, ma ben presto ci siamo resi conto che in realtà i giochi erano fatti da tempo. Così, vedendo gente che metteva la scheda in tasca, ci è stato spiegato che molti venivano portandone una già segnata e lì semplicemente dovevano sostituirla con quella “vergine”, da “consegnare” quale prova, per ricevere il compenso promesso (pare sui 20 $). Al contrario, ad altri elettori che indossavano magliette o contrassegni di determinati partiti, venivano consegnate schede non timbrate e perciò automaticamente invalide. Inoltre, dall’inizio dell’anno molti lavoratori, in particolare delle maquillas – le fabbriche di assemblaggio a capitale straniero, dichiarate zone franche internazionali, per poter violare ogni forma di legge e diritto sindacale – non avevano ricevuto lo stipendio con la minaccia che in caso di vittoria dell’FMLN avrebbero perso il posto di lavoro, per il trasferimento delle fabbriche all’estero. Qualcuno ci ha anche parlato di un predisposto piano di fuga dei capitali, quale vera e propria forma di golpe bianco. Inoltre in alcuni municipi, infiltrati che indossavano le magliette dell’FMLN avevano promesso, in caso di vittoria, di bruciare tutte le Bibbie e le Chiese, per far leva sul forte sentimento religioso della popolazione; mentre il partito al governo, ARENA, paventava da mesi l’idea che, in caso di vittoria, il Frente avrebbe impedito l’ingresso delle rimesse familiari degli immigrati, unica forma di sostentamento per moltissime famiglie. Di più, avrebbe “istituito un regime come quello cubano”, vero spauracchio per molti ignari salvadoregni che, lungo le strade del loro paese, vedono di continuo i cartelli pubblicitari che illustrano le “molteplici nefandezze del regime di Cuba”. Infine non tutti i cittadini poterono esercitare il proprio diritto di voto, in quanto al vecchio certificato elettorale fu sostituito il DUI (Documento Unico di Identità) emesso gradualmente negli ultimi mesi, ma recepito dal TSE soltanto fino a dicembre: chi lo aveva ricevuto dal 1° gennaio non poteva perciò votare. Così fu anche per quei carcerati, che continuavano a godere di questo diritto, e di tutti i ricoverati, perché non nessun seggio fu istituito nelle carceri e negli ospedali. La lista dei brogli potrebbe continuare e siamo convinti di non averli rilevati né compresi tutti. Abbiamo perciò pregato la Procuratrice De Carrillo di inviarci una copia del Dossier in preparazione, non appena avranno terminato di raccogliere e ordinare le numerosissime denunce pervenute. Con ciò, l’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) ha già riconosciuto la validità del voto e a ruota andrà la comunità internazionale. Paradossalmente però, a colpirci maggiormente non fu l’aspetto politico, quanto piuttosto la situazione sociale, caratterizzata da una acuta povertà che si va progressivamente trasformando in miseria, con picchi di fame e malattia inauditi. Le cause di tale involuzione posso essere riscontrate anzitutto nell’ancoraggio del colon al dollaro, avvenuto il 1° gennaio 2001, che ha completamente annientato la moneta nazionale e moltiplicato senza misura i prezzi di tutti i beni di prima necessità. Ma ancor più nel Trattato di Libero Commercio che, stipulato sebbene non ancora ratificato, sta’ già facendo sentire i propri effetti. Tra questi l’obbligo per i contadini di utilizzare soltanto sementi “certificate” da un’unica agenzia governativa, che di fatto vende OGM. Le multinazionali, in primis la Monsanto, fanno perciò valere i propri “diritti intellettuali” (copyright) e alle famiglie contadine, impedite di usare le “sementi native”, tramandate da secoli, e prive di soldi per acquistare le nuove, non resta che patire la fame. La dieta di centinaia di miglia di persone (su una popolazione complessiva di 6 milioni) si è così ridotta a mais e fagioli, quando non subentra la siccità, con tutto quello che significa in termini di malnutrizione, denutrizione e mortalità infantile… Per questo, molti promotori sanitari, con le lacrime agli occhi, ci hanno spiegato di essere ormai ridotti a fare semplicemente della prevenzione, dando elementari consigli igienici, perché i farmaci sono diventati un lusso irraggiungibile… Ci siamo infine imbattuti nella disperazione dei famigliari di alcuni desaparecidos, perché un cambio di governo costituiva per loro l’ultima speranza di poter avviare le ricerche dei corpi dei loro cari. La maggior parte di quei crimini maturò infatti negli ambienti da cui nacque ARENA, il partito fondato dall’estrema destra militare del maggiore d’Aubuisson, responsabile tra l’altro dell’assassinio di Mons. Romero e dei sei gesuiti dell’UCA: è perciò chiaro che finché resterà al potere non muoverà un dito per far luce su quegli eventi o per cercare gli scomparsi. Anzi nel 1993 promulgarono una legge d’amnistia indiscriminata. Lo stesso dicasi per la ricerca dei figli dei desaparecidos, “adottati” dalle famiglie dei militari o dell’oligarchia, durante il conflitto. Contro tali inadempienze, lo scorso 19 agosto, si è pronunciato anche l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU, a Ginevra. Ma ancora una volta, dopo 22 anni, in Salvador nulla è cambiato, col beneplacito di tutti i governi occidentali. Nel 2001 il presidente uscente, Francisco Flores, fu addirittura chiamato, quale invitato speciale del premier italiano, al G8 di Genova a spiegare la ricetta neoliberale grazie alla quale il Salvador… sta sprofondando!
E adesso che succederà?
A consolazione di chi è semplicemente preoccupato che non scoppino altre rivoluzioni, la gente ci ha confidato che oggi – a differenza di vent’anni fa – non ha né i soldi, né la forza per una nuova insurrezione. Ma noi siamo ripartiti con l’amara sensazione che, in un modo o nell’altro, in Salvador il peggio debba ancora venire.

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.8.19 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)