La campagna “Control Arms” rinnova la richiesta di un trattato sul commercio delle armi
Alla vigilia del 9 luglio, Giornata internazionale della distruzione delle armi, nell’ambito della Settimana mondiale d’azione contro le armi leggere, la campagna mondiale “Control Arms” rinnova la richiesta di un trattato internazionale che regolamenti il commercio delle armi. Durante la giornata del 9 luglio, in molti paesi saranno organizzate manifestazioni pubbliche nel corso delle quali verranno distrutte armi leggere e altre armi da fuoco.
“Ecco la vera arma di distruzione di massa: 639 milioni di armi leggere in circolazione nel mondo, una ogni dieci persone” – ha dichiarato Emilio Emmolo, responsabile del Coordinamento Trasferimenti di Armi della Sezione Italiana di Amnesty International. “Ad alimentare questo commercio e a trarne proventi, sono in larga parte i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. La proliferazione e l’uso incontrollato delle armi leggere alimentano violazioni dei diritti umani, povertà, conflitti e criminalità in decine di paesi e causano ogni anno centinaia di migliaia di vittime”.
Tra quelle che verranno distrutte il 9 luglio vi saranno anche armi di fabbricazione italiana. Il ruolo dell’Italia emerge chiaramente dall'ultimo rapporto dell'organizzazione internazionale Small Arms Survey, presentato pochi giorni fa a Ginevra: solo gli Stati Uniti precedono l’Italia come maggior esportatore di armi leggere e di piccolo calibro nel mondo. In base ai dati del 2001, l'Italia è il secondo paese per valore di armi leggere esportate (comprendenti pistole, carabine, fucili e fucili mitragliatori) con un ammontare pari a 298,7 milioni di dollari. Inoltre, il rapporto di Small Arms Survey evidenzia la grave lacuna della legislazione italiana nei confronti degli intermediari di armi leggere, coloro che organizzano i trasferimenti di armi in Italia verso destinazioni vietate o sotto embargo delle Nazioni Unite senza farle passare dal territorio italiano.
La campagna Control Arms è stata lanciata nell’ottobre 2003 da una coalizione formata da Amnesty International, Oxfam e la Rete internazionale di azione sulle armi leggere (Iansa) con l’obiettivo di istituire un trattato mondiale sul commercio delle armi. La richiesta è sostenuta da 19 premi Nobel per la Pace e ha ottenuto l’adesione di oltre dieci paesi.
In Italia la campagna è guidata dalla Rete Italiana “ControllArmi”. Dopo l’esperienza della Campagna in difesa della legge 185/90 sul commercio delle armi, numerosi organismi hanno costituito una piattaforma stabile sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti. “ControllArmi” ricorda che il 9 luglio è anche il giorno in cui, 14 anni fa, fu approvata la legge 185/90 sul controllo delle esportazioni di armi: una buona legge, ma per molti versi disapplicata dai Governi che si sono succeduti da allora, e dai cui controlli rigorosi sono state escluse la maggior parte delle armi piccole e leggere.
Alcuni dati
· Sono attualmente in circolazione 640 milioni di armi, una ogni dieci abitanti del pianeta
· Ogni anno vengono prodotti 8 milioni di nuove armi
· Ogni anno vengono prodotti 14 miliardi di munizioni, quasi due per ogni abitante del pianeta
· Le armi leggere vengono prodotte da 1249 fabbriche in oltre 90 paesi, in alcuni dei quali i controlli sono del tutto inesistenti
· La produzione dei due principali fornitori di armi militari, Usa e Russia, è in aumento
· Anziché distruggerle, la maggior parte degli Stati rivende le armi in eccesso, garantendo in questo modo la loro continua proliferazione
· Solo tre paesi (Nigeria, Lettonia e Sudafrica) hanno leggi che prevedono la distruzione di tutte le armi confiscate o in eccesso; in molti altri casi queste armi finiscono in mano alla criminalità e ai gruppi ribelli
· Ogni anno circa un milione di armi vengono perse o rubate
· Ogni anno centinaia di migliaia di armi vengono perse dalle forze armate regolari
· In Iraq, nel 2003, sono state rubate milioni di armi. Almeno 650.000 tonnellate di armi ed esplosivi sono state sottratte nei depositi militari abbandonati in tutto il paese e da allora poco si è fatto per controllare questi siti.
Sociale.network