Nota di Tonio Dell’Olio in merito all’intervista apparsa oggi (mercoledì 19 gennaio 2005) su La Stampa a firma di Giacomo Galeazzi

In merito all’articolo apparso oggi a pagina 10 de La Stampa e contenente un’intervista a me, intendo precisare quanto segue:
Nel pomeriggio di ieri ho ricevuto una telefonata di Giacomo Galeazzi che intendeva raccogliere il mio parere in merito ai quesiti referendari sui temi della procreazione assistita.
Immediatamente ho espresso molte riserve sull’opportunità dell’intervista dal momento che non ritengo di essere un esperto di questa materia e che anche Pax Christi, movimento di cui sono coordinatore in Italia, riconosce e persegue altre competenze specifiche inerenti la sicurezza sociale e internazionale, la nonviolenza, il diritto internazionale, la legalità, l’economia di giustizia…
Alla sua prima domanda su come si sarebbero regolati a proposito del referendum gli aderenti a Pax Christi, ho risposto che, come sempre, avrebbero obbedito alla propria coscienza. Quando mi ha interrogato a riguardo dell’appello della CEI all’astensionismo, mi sono limitato a ricordare che una scelta di questo tipo non corrisponde alla tradizione di partecipazione sociale e politica di Pax Christi.
L’intervistatore mi ha ripetutamente chiesto come si sarebbe orientato il movimento e cosa pensavo io personalmente sulla materia oggetto del referendum. Ho ribadito che Pax Christi non aveva intenzione di schierarsi su un tema lontano dalle proprie competenze e sensibilità e che sul piano personale avrei maturato una scelta dopo un discernimento più serio e attento dei quesiti.

1. Ritengo che la mia opinione sia stata totalmente stravolta dal titolo: PAX CHRISTI: NON SEGUIAMO LA CEI. L’ASTENSIONE E’ IRRESPONSABILE.

2. Tra le parole che vengono riferite tra virgolette, ovvero come pronunciate da me, ce ne sono alcune che non ho mai proferito e altre che sono state estratte da miei precedenti articoli su altri temi e inseriti nell’intervista in modo assolutamente artificioso e del tutto fuori contesto.

3. In altri passaggi alcune affermazioni sono riportate in maniera assai parziale, ovvero non sostenute dalle argomentazioni che pure avevo esposto per sostenerle.

4. Soprattutto non ho mai detto: “Lasciamo libertà di coscienza agli iscritti…” in quanto così è sempre avvenuto in Pax Christi e nessuno ha mai pensato di concedere tale libertà come fosse un’eccezione. Tale formula della “libertà di coscienza” utilizzata a volte dalle formazioni politiche mi appare di difficile comprensione se non altro perché verrebbe da chiedersi come votano di consueto.

5. Mi si fa dire: “Dubito che sulla procreazione le fila dei credenti si ricompatteranno su indicazione della gerarchia, dietro il diapason del Pontefice, come sostiene qualcuno. Non è Giovanni Paolo II a dare il ‘la’, per i cattolici il motivo ispiratore è il Vangelo”. In realtà ho fatto riferimento ad un editoriale di Ernesto Galli Dalla Loggia che all’epoca del dibattito sulla guerra in Iraq motivava la compattezza dei cattolici contro l’uso della forza perché “seguono il diapason del Papa”. All’epoca ebbi modo di dissentire dicendo che il no alla guerra è precedente al magistero di Giovanni Paolo II ed è patrimonio del Vangelo. I cattolici hanno vanno maturando una avversione all’uso della violenza che sembra radicarsi sempre di più nelle loro coscienze e nelle scelte.
Questo avevo riferito a Galeazzi che ha trasposto le stesse argomentazioni al tema della procreazione assistita.

Da quanto esposto desumo un giudizio assai negativo dell’operato del Galeazzi che nei fatti non ha rispettato il mio pensiero arrecando grave danno anche all’immagine di Pax Christi.

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