Intervista a mons. Valentinetti presidente di Pax Christi Itali

"Indossiamo il grembiule della pace"

21 febbraio 2005
Fonte: da Il Manifesto del 17 febbraio 2004

Il presidente di Pax Christi, monsignor Tommaso Valentinetti, spiega le ragioni dell'adesione alla manifestazione: "Di fronte a chi ostenta i segni del potere dobbiamo mostrare il potere dei segni"
LO. C.
Pax Christi è un'associazione di base cattolica fortemente radicata in tutto il territorio nazionale. E' il gruppo a lungo animato da un uomo straordinario come monsignor Tonino Bello. Abbiamo intervistato il presidente, il vescovo Tommaso Valentinetti, prima che venisse trasmesso dalle tv di tutto il mondo il video sul rapimento di Giuliana.
Monsignor Valentinetti, Pax Christi si è associata a quanti chiedono la liberazione di Giuliana Sgrena e di chi è stato rapito in Iraq e ha annunciato la sua adesione alla manifestazione di sabato a Roma. Perché questa scelta?
La scelta di aderire è determinata dall'attenzione alla ricerca della pace. Occorre disinnescare ogni difficoltà per avviare un processo autentico che porti finalmente il popolo iracheno a vivere nella pienezza della pace. Giuliana Sgrena opera esattamente nella stessa direzione. Vogliamo incoraggiarne l'immediato rilascio anche perché la sentiamo molto vicina alle nostre sensibilità e alle nostre azioni come abbiamo testimoniato nella lettera aperta che le abbiamo indirizzato. Ci siamo sentiti molto sollecitati dall'invito del Papa, che si è associato a quanti vedono nella liberazione della Sgrena un segno di distensione verso la pace e il rispetto della vita umana. Infine non possiamo dimenticare il ruolo svolto dagli operatori dell'informazione che è prezioso e insostituibile. Se è vero che la verità è la prima vittima della guerra, l'azione della Sgrena apre un varco di speranza.
La partecipazione di tanta parte del mondo cattolico al movimento pacifista non è occasionale ma ha radici profonde. Anche in occasione dell'appuntamento del 19 a Roma, tra le adesioni spontanee giunte alla nostra redazione molte sono di associazioni e organizzazioni religiose impegnate nel sociale, dall'Agesci alle suore domenicane. L'appello di Papa Wojtyla per la liberazione di Giuliana e tutti i rapiti rappresenta un sostegno alla parte più impegnata della Chiesa nelle iniziative per la pace?
Non vi è dubbio che nel magistero di Giovanni Paolo II, il valore della pace abbia da sempre assunto un posto centrale, senza alcun tentennamento. Per un movimento come Pax Christi, che della costruzione della pace fa il suo obiettivo fondamentale, le parole di Giovanni Paolo II sono state una guida e una sollecitazione ulteriore. Il Vangelo è la parola di pace che mai tollera né terrorismo né guerra.
Così come il mondo cattolico, in Italia anche le massime rappresentanze dei protestanti (per esempio la Tavola Valdese) e dell'Islam hanno preso nettamente posizione contro guerra e contro il terrorismo. Per la liberazione di Giuliana si sono espressi in tantissimi, da noi come in Iraq e nell'insieme del mondo arabo. Non pensa che proprio a partire dal rifiuto della guerra sia possibile costruire un confronto positivo tra culture e fedi diverse e tra queste e l'impegno laico?
Da tempo siamo tra i promotori di un dialogo ecumenico e interreligioso che non si confronta sulle rispettive "dottrine" quanto sul comune impegno di servizio all'uomo. A tutte le espressioni di fede viene richiesto pressantemente dai tempi che viviamo di indossare il grembiule della pace. Questo significa innanzitutto espellere la violenza e ogni sua giustificazione dalla prassi e dal credo di ognuno, come lo stesso Papa ha più volte sollecitato anche negli incontri di Assisi. La sfida che abbiamo davanti è di far diventare patrimonio delle singole comunità (cristiane, islamiche, ebraiche...) questo indirizzo per il quale Dio, sotto ogni denominazione, non può tollerare la violenza.
Come opera Pax Christi in questa direzione, e con chi? In altre parole, come si organizza e si sostanzia il vostro impegno pacifista?
Difficile rispondere in poche battute sull'impegno che vede tanti gruppi locali impegnati sul territorio nazionale. A livello ideale il nostro servizio è alla cultura della pace, alla spiritualità della pace, alla promozione di campagne e azioni concrete per favorire la crescita e lo sviluppo della mentalità e delle situazioni di pace. Il nostro impegno si configura anche in piccoli gesti di grande significato come per esempio l'incontro tra i genitori di Giuliana Sgrena e l'imam dell'Ossola. L'abbiamo organizzato e tenacemente voluto perché avesse la potenza del segno. Don Tonino Bello amava ricordarci che "di fronte a coloro che ostentano i segni del potere, dobbiamo mostrare il potere dei segni". Ecco, a nostro avviso porre dei segni oggi nella direzione della non violenza è una strada maestra per costruire la pace.

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