Certo uno sversamento in adriatico: gli ambientalisti chiedono chiarezza

L'associazione ha diffuso nei giorni scorsi immagini di gabbiani sporchi di petrolio, trovati sulle spiagge di Vasto e San Salvo. Dalla deriva petrolifera rischi altissimi per lo sviluppo dell’Abruzzo.
29 gennaio 2013
WWF Abruzzo

gabbiano sporco di petrolio a San Salvo

Petrolio in mare tra Abruzzo e Molise: certo lo sversamento

25/1/2013 - Il WWF diffonde nuove, inequivocabili e avvilenti immagini raccolte durante il monitoraggio dell'avifauna in corso lungo la costa abruzzese e molisana a seguito dello sversamento di idrocarburi in mare avvenuto nei giorni scorsi.

 Le nuove immagini sono state raccolte ieri pomeriggio a S. Salvo. Il monitoraggio, svolto da volontari, si protrarrà fino almeno a domenica e porterà alla redazione di una documentata e dettagliata relazione che sarà consegnato lunedì alla Procura di Larino che ha aperto un fascicolo sulla vicenda.

Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo
“La documentazione che abbiamo raccolto in questi giorni dimostra in maniera incontrovertibile due fatti: che uno sversamento a mare di petrolio vi è stato e che l'epicentro del problema è avvenuto al confine tra Abruzzo e Molise. La quantità di segnalazioni di gabbiani sporchi che stiamo raccogliendo lungo la costa è un segnale incontrovertibile della presenza di idrocarburi in mare. In secondo luogo, la concentrazione di individui colpiti dal problema è massima all'altezza di S. Salvo e Vasto. In quest'area ieri pomeriggio, giovedì 24 gennaio, ne sono stati osservati sicuramente 10 diversi in meno di un'ora di osservazione, alcuni dei quali ridotti in condizioni pietose, come testimoniano le immagini. Ovviamente la presenza di gabbiani sporchi è solo la manifestazione più evidente di un problema che riguarda tutto l'ambiente marino e costiero. Chiediamo approfondite valutazioni da parte di tutti gli organismi competenti, dopo le solite “rassicurazioni” giunte a poche ore dall'allarme senza che fosse stato realizzata un'approfondita ricerca lungo la costa dei prevedibili impatti sulla fauna di uno sversamento. Tali rassicurazioni sono state smentite grazie al monitoraggio assicurato da volontari. La autorità dovranno risalire alle cause ma in ogni caso petrolio in mare con danni alla fauna vi è stato e ciò conferma i rischi della deriva petrolifera nell'Adriatico”.

 
Dichiara Augusto De Sanctis, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese “L'associazione che presiedo svolge i censimenti da circa 20 anni e possiamo dire che finora non avevamo mai verificato un fenomeno di tale entità, con decine di individui interessati. E' evidente che vi è stato un problema in mare, a nostra avviso iniziato da sabato/domenica quando abbiamo osservato i primi individui sporchi di idrocarburi nell'area. Tra lunedì e martedì vi è stato un forte incremento nel numero di esemplari coinvolti. Ovviamente il numero di individui impattati dal fenomeno cresce all'aumentare delle ore di presenza dell'inquinante e della superficie di mare coperta dal film oleoso. Domenica completeremo un primo check lungo la costa tra Pescara e Termoli e per lunedì sarà pronta una relazione sul fenomeno osservato. Mercoledì siamo stati finalmente contattati dalla Capitaneria di Porto che è venuta con noi sul campo, rendendosi così conto della reale situazione di contaminazione della fauna in atto. In ogni caso, in considerazione delle gravi condizioni di diversi individui, vistosamente in difficoltà, e del fatto che questo tipo di contaminazione esplica i suoi effetti in alcuni giorni, è necessario prevedere un costante monitoraggio almeno per un'altra settimana. Tutto ciò anche per soccorrere, se possibile, gli esemplari e raccogliere eventuali carcasse. Certo è che un danno concreto vi è stato e ha riguardato decine e decine di animali, tenendo anche in considerazione che possiamo osservare solo una parte degli uccelli presenti effettivamente nella zona. Per ora abbiamo osservato solo gabbiani comuni e reali ma su alcune specie, anche molto più rare, è più difficile evidenziare una contaminazione, perché, ad esempio, alcune di queste si avvicinano di meno alla costa o sono più difficili da osservare. Ricordo che l'area ospita specie anche molto rare, come le berte maggiori, che nidificano in primavera alle Tremiti e che non si avvicinano alla costa alimentandosi in mare aperto. Pertanto quello che osserviamo è solo la punta dell'iceberg”. 

 

 

Idrocarburi in Adriatico: il WWF chiede chiarezza

23/1/2013 - I gabbiani sporchi di petrolio un allarmante segnale da non sottovalutare. Dalla deriva petrolifera rischi altissimi per lo sviluppo dell’Abruzzo

Quel che è accaduto ieri l’altro con lo sversamento di idrocarburi nel mare Adriatico al confine tra Abruzzo e Molise, di fronte ad aree di elevatissimo valore ambientale (riserva di Punta Aderci; Sito di Interesse Comunitario della Marina di Vasto), è un episodio gravissimo, che non va in alcun modo sottovalutato, al di là di ogni eventuale responsabilità. I primi accertamenti tenderebbero, stando alle dichiarazioni riferite dai mass media, a ridimensionare l’allarme, trascurando però la accertata e documentata presenza di gabbiani sporchi di idrocarburi fotografati dagli ornitologi del WWF e della SOA. A questo proposito è, per inciso, preoccupante notare che sono stati i volontari a operare questa importante verifica, prevista in casi analoghi, e non le istituzioni. Il mondo del volontariato comunque vanta competenze e professionalità che può mettere a disposizione, nel quadro di un accordo programmatico, al fine di migliorare la macchina del pronto intervento in simili situazioni.
Al di là del singolo episodio, sul quale chiediamo comunque che le verifiche tuttora in corso accertino esattamente la dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità, quel che è accaduto testimonia ancora una volta la pericolosità per l’Abruzzo e per il suo sviluppo anche economico, della presenza delle piattaforme petrolifere a poche miglia marine dalla costa. Gli incidenti, come purtroppo la casistica ampiamente dimostra in tutto il mondo, sono sempre possibili e non soltanto quelli di minima entità. Nello stesso tratto di costa, ad esempio, è accaduto già nel 2005 con un cospicuo sversamento in mare di idrocarburi dalla nave di stoccaggio Alba Marina in fase di carico. Proviamo soltanto a immaginare le conseguenze di un fatto analogo durante la stagione balneare, senza dimenticare comunque i danni per la pesca e, più gravi di tutti, quelli per l’ecosistema marino.
Il petrolio è una miscela di prodotti ognuno dei quali procura danni diversi e pericolosi. La maggior parte della miscela è costituita da idrocarburi: il più pesante è il catrame che si deposita sul fondo ricoprendo tutto, anche gli animali bentonici; le correnti lo trasportano sulle coste, soprattutto quelle rocciose, dove si concentra la maggior parte della biodiversità. La parte volatile procura danni in atmosfera. La parte oleosa infine non si mescola con l’acqua e forma un pericolosissimo film che copre la superficie, respinge i raggi solari con un effetto specchio (impedisce alla luce di penetrare e provoca danni gravissimi per la fotosintesi) e rende impossibili i normali processi di scambio gassoso necessari per la respirazione della fauna e flora marine.
Il mare Adriatico è un mare chiuso e poco profondo, enormemente delicato. La proliferazione dei pozzi e il transito delle petroliere sono altrettanti fattori di rischio gravissimi in una situazione già fragile. Ci riflettano coloro che in questi mesi sono chiamati ad esprimersi sulla autorizzazione ad ulteriori concessioni o al potenziamento di quelle esistenti. Decisioni poco prudenti potrebbero gravemente condizionare in peggio il futuro economico dell’Abruzzo e la salute dei suoi abitanti per molti e molti decenni.

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