Il diritto naturale su Internet

Dalle vicende che hanno portato negli ultimi secoli alla conquista del diritto e della democrazia, una trasposizione al mondo d'oggi e al "nuovo continente" su cui adesso agiamo, la Rete.
Sede di una globale e pacifica rivoluzione tuttora in corso, ma come nelle vicende passate, continuamente insidiato dai tentativi di censura e di silenziamento delle sue potenzialità.
11 maggio 2004
Beppe Caravita

Tanti anni fa, in un'epoca lontana, c'erano dei re violenti e malvagi. Avevano potere di vita e di morte su tutti, e lo esercitavano con la polizia, le guardie armate, persino i preti che erroneamente sostenevano che questi tiranni erano legittimati da Dio in persona.

Poi fu scoperto un nuovo continente. Uno spazio immenso, e poco popolato. C'erano coloni, c'erano pacifici abitanti originari, c'erano assemblee e decisioni comuni di buon senso. I coloni non avevano nè polizia nè esercito. Ma sapevano scrivere...

Mandarono lettere in Europa, raccontando com'era la loro vita. E un giovane svizzero, dal cuore ardente, ne lesse molte. Si chiamava Jean-Jacques Rousseau. Si mise a scrivere un libro, stampato dai liberi editori svizzeri.

Inventò, scrisse e riscrisse un concetto eretico, il più rivoluzionario mai scritto: "il diritto naturale dei popoli e delle genti".

Il nostro nuovo continente, per noi che abitiamo anche il cyberspazio, è internet. Qui finora non c'è stata troppa polizia, pochi i reati, minima la violenza e la prevaricazione. In rapporto a ciò che abbiamo fatto e costruito.

Abbiamo colonizzato in dieci anni uno spazio per mezzo miliardo di esseri umani (e più). Senza una vittima, senza una strage, senza nemmeno una guerra: un record millenario! Mai era successo nella storia conosciuta. E continua tuttora...

Siamo la generazione della pace, della trasformazione non violenta. Spostiamo bit e non atomi, ogni passo che facciamo ci salva <http://blogs.it/0100206/stories/2004/03/30/liraDiDio.html> un po' di più...

Qualcuno però impose leggi ingiuste a quegli antichi coloni di allora. Se volevano bere una tazza di tè dovevano pagare una tassa a un re lontano, indifferente e sconosciuto....

Si ribellarono. Rifiutarono l'ingiusta legge. Si liberarono.

(sembra incredibile parlare di questi eventi del 1746 mentre loro bis-nipoti magari torturano..eh, ma gli uomini cambiano a volte, anche in peggio...)

Oggi un legge ingiusta, cresciuta sulle trame e sul potere occulto di alcune multinazionali, ci impone tagliole su tutto lo scibile umano delle conoscenze, dell'arte e della cultura.

Ci marchia come pirati, come malfattori, come disonesti. In nome di norme contrarie a qualsiasi diritto naturale.

Questo scempio si chiama copyright per 175 anni filati, si chiama brevettazione anche di oggetti e fenomeni naturali, del nostro stesso codice genetico.

Questo scempio ci impone di pagare tasse anche se vogliamo condividere liberamente e gratuitamente ciò che è nostro, la nostra musica, le nostre fotografie, filmati, il nostro software.

Tutto è a rischio di manette sotto questa dittatura.

Noi invece affermiamo il nostro diritto inalienabile a vivere serenamente la rete, senza manette, senza sorveglianti pubblici o privati <http://blogs.it/0100206/2004/05/06.html#a2795>.

A non essere costretti a pagare per ciò che è abbondante come l'aria, e che è nostro.

Ad apprendere, sperimentare e crearci un futuro <http://blogs.it/0100206/categories/magazzino/8.Open%20Source.htm>

A vincere sulla nostra qualità, la nostra firma

A cercare la nostra felicità, come dissero allora quegli uomini liberi....

Colonizzando in pace il cyberspazio noi abbiamo fatto un favore a noi stessi, agli altri e al mondo. Anche a coloro che vorrebbero vederci in prigione o soggetti di leggi e tasse assurde.

Con internet abbiamo sviluppato un gioco di libertà reciproca, e di mutuo arricchimento (materiale e non) quale non si era mai visto negli ultimi cento anni.

Nessuno Stato, potere o impresa l'ha creato. L'ha creato invece prima la comunità scientifica, poi quella tecnica, quindi cittadini e utenti come Noi. Insieme.

Noi intendiamo andare avanti <http://blogs.it/0100206/2004/05/03.html#a2783> su questo cammino di Pace e vantaggioso per tutti. E rifiutiamo gli ostacoli artificiali che ci vengono imposti.

Questo cammino sta già cambiando la vita di un terzo degli italiani <http://blogs.it/0100206/2004/05/05.html#a2793>. Quando mai una trasformazione tanto vasta è stata tanto pacifica e silenziosa nel nostro Paese?

Quante le proteste contro internet? Oggi è divenuta persino invisibile, tanto è naturale usarla. E sono passati solo sei anni dalla sua partenza di massa qui da noi...

Oggi l'80% delle imprese italiane usa la rete. E' diventato il sistema nervoso del lavoro del Paese.

E' diventato lo strumento degli studenti, e di chi impara, di qualsiasi età egli sia.

Chi scrive ha messo meno di un minuto a trovare quella lontana immagine su un server di Boston....

Internet vale un milione di posti di lavoro in Italia e almeno dieci milioni in Europa. E' il maggiore datore di lavoro per le nuove generazioni del continente.

Invece di punire e di mettere tasse ingiuste perchè i nostri politici non cercano di capire Internet e di facilitarci il cammino?

Se non lo fanno dobbiamo rovesciarli, come fecero a Boston i nostri antenati, e poi a Parigi, e poi a Napoli, a Milano, a Genova, a Brescia, a Torino...

Cercano di bloccare qualcosa che è nei fatti: la condivisione della conoscenza e del sapere dell'umanità. Ormai nelle cose, nella tecnica, nell'infrastruttura. Vogliono far girare all'indietro la ruota della storia.

L'Europa, di fronte al degrado americano (purtroppo) può essere il faro mondiale di questo cammino e di questo futuro di pace. Di libertà, di iniziativa, di fratellanza. Di riequilibrio del pianeta.

Questo è il cammino anche delle nostre migliori imprese. <http://blogs.it/0100206/stories/2004/03/08/stmStory.html>

Dobbiamo e possiamo avere coraggio. Puntare a un'Europa di serie A <https://www.perlulivo.it/pipermail/gargonza/msg15120.html>

Un'Europa dei cittadini e del futuro. Una vera Costituzione. Di cui essere fieri anche verso i nostri figli.

La rete ci consente spazi nuovi di democrazia. Come questi. <http://web.fiorellocortiana.it/html/modules/newbb/>

Abbiamo bisogno a Strasburgo di altri nani e ballerine?

Di burocrati invisibili e che parlano solo <http://blogs.it/0100206/2004/05/09.html#a2815> con le lobbies?

Oppure di europarlamentari realmente motivati e con idee?

... e esperimenti <http://blogs.it/0100206/2004/04/20.html#a2675>?

ciao

Beppe <http://fc.retecivica.milano.it/%7Ebeppe.caravita/revolution.mp3>

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