Latina

Nicaragua: con Bernardo Rìos sono saliti a 903 i morti a causa del Nemagòn

14 aprile 2005
Giorgio Trucchi


Sono diventati 903. I morti a causa del Nemagòn (bananeros) e della Creatinina (cañeros) aumentano ogni giorno e non sono numeri, ma esseri umani caduti a causa del disperato bisogno di lavorare e guadagnare qualche misero soldo per sfamare la propria famiglia. foto di Giorgio Trucchi


Come spesso accade in questa parte del mondo, il lavoro in condizioni infraumane, mal pagato e senza la speranza che possa permettere un miglioramento per sé e per la propria famiglia non è un'eccezione, ma la regola.
Se a questo aggiungiamo che allo sfruttamento si somma il contatto con agrochimici velenosi, il quadro è completo.
I settori in lotta davanti alla Asamblea Nacional hanno salutato per l'ultima volta Bernardo Rìos, leader bananero che fino a qualche giorno fa coordinava uno dei gruppi che resistono ancora nella Ciudadela del Nemagòn.
E' il numero 903, almeno secondo i conteggi fatti, ma il sospetto è che siano molti di più.
E' morto in ospedale dove era stato ricoverato urgentemente dopo settimane di stenti, esposto al sole cocente dell'aprile nicaraguense, al freddo della notte e alla scarsa alimentazione. Il cancro, di cui soffriva da tempo a causa dell'esposizione al Nemagòn durante i suoi sei anni di lavoro, non gli ha dato scampo.
Una scena straziante a cui hanno partecipato migliaia di persone e decine di mezzi d'informazione che non mancano mai quando c'è da riprendere morte e desolazione.
In centinaia si sono stretti intorno alla bara e alla moglie e figlia che hanno accettato di portarlo qui, in mezzo ai suoi compagni e compagne, per un ultimo saluto.
Dall'inizio della marcia sono morte più di 80 persone. Due vite spezzate al giorno.
Sommando i due settori si superano ormai le 2 mila persone.
Più di 40 persone sono attualmente ricoverate in ospedale ed altre sono state rimandate a casa perché era per loro impossibile rimanere nell'accampamento.
Uno sterminio che si scontra ancora più ferocemente con la vergognosa assenza delle istituzioni.
Ogni volta che riprendo in mano il primo documento scritto agli inizi del 2001, durante un'intervista con Victorino Espinales, mi vengono i brividi.
Solo 4 anni fa i morti per il Nemagòn erano 110.
Come dice Victorino "la lotta di oggi non è più per gli indennizzi o per risposte dal governo e dai deputati, ma è per riscattare e preservare la vita e non sappiamo più che cosa fare per farlo capire alla gente".
La gente si è stretta intorno a questo ennesimo dramma ed ognuno ha ricordato, dentro di sé, le persone care che non ci sono più o ha pensato a quando sarà il suo turno.
Da poco è anche arrivata la notizia che l'Ambasciata nordamericana ha rifiutato di concedere il visto d'ingresso alle persone ammalate che sarebbero dovute andare a Los Angeles per presenziare al processo contro le multinazionali.
Come al solito nessuna spiegazione, solo un "no" definitivo.
Il paese che si vanta di essere il più democratico al mondo ha dimostrato una volta ancora di che cosa è capace per difendere gli interessi commerciali delle sue potenze multinazionali.


Durante l'ultimo saluto della dirigenza dei settori in lotta, le lacrime non sono state trattenute e faceva un effetto strano vedere gente con anni di lotta alle spalle, abituata a scontrarsi contro venti e maree, sciogliersi nel più sano e naturale pianto liberatorio dopo anni di tensioni in cui sembra che la meta si allontani ogni giorno di più.
Un momento di realtà che ci ha riportati al punto focale di tutta questa interminabile vicenda: la dignità umana calpestata, il dolore per un compagno morto, la vergogna di uno stato assente.
"Siamo qui per portare la solidarietà alla famiglia del nostro amico Bernardo Melecio Rìos Rocha, un compagno bananero che ha lavorato durante gli anni 70 nella Finca "Alfonso Angelina". Un uomo molto speciale perché ha anche lottato contro la dittatura somozista. Era un nostro dirigente ed oggi facciamo nostro il dolore della sua famiglia.
I colpevoli sono le multinazionali Standard Fruit, Dole, Dow Chemical e le altre imprese che hanno fabbricato e usato questo prodotto mortale.
Nostro fratello Bernardo ha vissuto in una lotta permanente in questi ultimi due anni con un cancro che l'ha portato alla morte. Oggi entra a far parte dei 903 compagni e compagne morte. Sappiamo che nei prossimi giorni chiunque di noi potrà raggiungerli e qui in Nicaragua le istituzioni continuano a disinteressarsi del caso.
Vogliamo anche denunciare che il governo, i deputati, le multinazionali e l'Ambasciata nordamericana hanno elaborato un piano per colpirci, negandosi nel darci risposte, lasciandoci alle intemperie e portandoci verso la morte.
Sembra che l'unica che ci vuole ricevere è la tomba, pianti ovunque e morte è l'eredità che ci hanno lasciato i prodotti chimici che si applicano nei luoghi di produzione.
Vogliamo consegnare ai mezzi d'informazione la lista delle persone morte negli ultimi due mesi. 82 compagni e ciò indica una mortalità altissima tra i bananeros. Consegniamo anche un'altra lista di 78 compagni che attualmente sono all'ospedale o nei loro letti e che stanno morendo.
Chiamiamo tutta la società nicaraguense a lottare contro l'uso indiscriminato di prodotti chimici che il governo permette.
Vogliamo dire a Bernardo che la sua morte non verrà dimenticata, così come quella delle altre 902 vittime. Continueremo a lottare fino ad arrivare al giorno in cui piegheremo le multinazionali criminali e piegheremo anche quei vergognosi deputati, ministri e il governo che non hanno ancora voluto darci delle risposte. Un giorno moriremo, ma senza dolore perché il dolore che si sente oggi è terribile..............
Piango con coraggio e lasciatemi dire che se una nuova guerra armata potesse risolvere tutto questo la farei subito, ma purtroppo oggi non serve più, l'abbiamo già fatta nel passato e per questo dobbiamo lottare in modo civico, ma dobbiamo stare qui e lottare per sconfiggere questi mostri, che abbiamo come governanti e deputati.
Vai Bernardo, non piangiamo per vigliaccheria, ma di coraggio e questo sarà concime per la nostra lotta.
82 morti negli ultimi due mesi! Chiedete al governo, ai deputati, alle multinazionali e all'Ambasciata nordamericana che cos'è questo. Non è forse un crimine? Un annichilamento della specie umana?
Grazie a tutti e grazie alla famiglia per averci permesso di salutare nostro fratello".


La camionetta esce con la bara verso Chontales dove verrà sepolto.
La gente, in modo spontaneo, corre dietro alla macchina e comincia a gridare, a piangere, a lanciare insulti verso la Asamblea Nacional, a bloccare il traffico. Un caos totale.
Gente che piange e che grida a squarciagola. Non si capisce più niente e anche i mezzi d'informazione fanno fatica a star dietro a tutte le persone che camminano e corrono, agitando le braccia.
Un uomo, poco lontano, sviene e viene chiamata l'ambulanza.
Sono arrabbiati e sfogano la loro rabbia.
"Chi ci risolve tutto questo? Noi non ce ne andiamo. Moriremo tutti e moriremo qui, ma se vogliono che scorra sangue sarà quello che avranno. Mio marito è morto 8 mesi fa. E' troppo quello che stiamo sopportando. Che il governo si metta una mano sulla coscienza e ci dia risposta perché sono già troppi i morti. Il Presidente si vanta di essere cattolico ed è appena andato a Roma al funerale del Papa, ma dov'è la sua coscienza?".
Lentamente gli animi si placano e la gente ritorna nell'accampamento.
Poco vicino, 45 persone continuano lo sciopero della fame che è arrivato al terzo giorno.
Domani ci sarà un incontro con la Ministra della sanità per cercare di ricucire la rottura delle negoziazioni avvenuta ieri. Punto irrinunciabile, la presenza della società civile.
Verrà anche mandata una lettera d'invito a molte personalità nicaraguensi, non più coinvolte nella politica nazionale, per formare un gruppo d'appoggio alla lotta dei settori presenti a Managua.

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