Latina

Con Denis Meléndez del CISAS

Nicaragua - Il genocidio degli agrotossici

Presentato uno studio sui drammatici risultati delle ultime decadi
21 febbraio 2008
Giorgio Trucchi

Migliaia le vittime dei pesticidi (© Fotocomposizione G. Trucchi)

"La última zafra: la Insuficiencia Renal Crónica en la historia laboral agrícola de Nicaragua" è il titolo dello studio presentato lo scorso gennaio da Denis Meléndez Aguirre, responsabile dell'Area di Incidenza del Centro de Información y Servicios de Asesoría en Salud (CISAS).
Nella dedica iniziale, Meléndez rende un omaggio "alle persone che furono sacrificate, la cui memoria chiede azioni per frenare il genocidio. Per le persone che hanno dedicato le loro energie affinché i postulati dell'Assistenza Primaria in Salute siano una realtà in Nicaragua".

La Lista Informativa "Nicaragua y más" e il Sistema Informativo della Regionale Latinoamericana della UITA (vedi originale in spagnolo su www.rel-uita.org) hanno dialogato con l'autore per approfondire l'analisi su quali dovrebbero essere queste "azioni per frenare il genocidio", che ha già causato più di 2.600 vittime.

- Nelle ultime settimane, gli ex lavoratori delle piantagioni della canna da zucchero (cañeros) e le vedove affiliate alla Asociación Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica (ANAIRC), hanno denunciato il totale disinteresse da parte della Nicaragua Sugar Estates Ltd, proprietaria dell'Ingenio San Antonio ed impresa membro del Grupo Pellas, di fronte alla loro tragica situazione ed a quella di migliaia di ammalati che sono stati lavoratori di queste piantagioni. Come si è arrivati a questa situazione?
- È importante ricordare ciò che è successo in relazione alla possibilità di una negoziazione tra ANAIRC e l'impresa.
Verso la fine del 2006, durante il periodo di transizione tra il governo uscente e le nuove autorità, il tema dell'Insufficienza Renale Cronica (IRC) faceva parte dell'agenda pubblica ed i mezzi di comunicazione gli davano molto spazio. In modo non ufficiale, personalità dell'Ingenio San Antonio avevano contattato ANAIRC, ma con il passare dei mesi abbiano iniziato a notare una certa indolenza da parte dell'impresa ed anche del governo. Per il numero di casi registrati e di persone decedute, la IRC in Nicaragua rappresenta un problema di salute pubblica ed un paese serio e responsabile dovrebbe impiegare tutte le sue energie per risolverlo. Apparentemente, sembra però prevalere il criterio che siccome la IRC è una malattia le cui cure hanno costi molto elevati, sia il sistema della Previdenza Sociale che quello della Sanità Pubblica non si fanno carico del caso con la forza di cui ci sarebbe bisogno. Questa indolenza sta incidendo negativamente sulla situazione dei malati e delle vedove e tanto l'impresa quanto le istituzioni devono assumersi le loro quote di responsabilità.

- Nel caso delle istituzioni governative che hai menzionato, la loro posizione è che si sta facendo tutto il possibile. Secondo gli stessi ammalati, la Previdenza Sociale ha già concesso 3.800 pensioni negli ultimi tre anni, mentre il Ministero della Sanità (MINSA) ha dichiarato che sono state investite grandi risorse per l'assistenza specializzata agli ammalati di IRC. Dov'è che secondo te stanno sbagliando e dimostrando indolenza?
- Il problema della IRC ha molte sfaccettature. Dopo molte proteste, la Previdenza Sociale ha iniziato a dare risposte al problema delle pensioni e questa non è una cortesia che sta facendo agli ammalati e alle vedove, in quanto è un loro diritto. In passato non c'è stata la volontà di tutelare la Legge della Previdenza Sociale e le autorità attuali hanno dovuto farsi carico delle omissioni delle precedenti amministrazioni. Il fatto poi di aver concesso un numero molto significativo di pensioni non è comunque l'unico tema che riguarda la IRC. Stiamo parlando soprattutto di un problema di salute pubblica. Tutte le istanze del governo e della società civile devono unire le proprie energie per dare una risposta all'emergenza, ma fino a questo momento, per esempio, nessuno ha detto nulla sul problema dell'inquinamento delle risorse idriche e del suolo, principali fonti di contaminazione. Esiste una grande quantità di studi che provano questi fatti.

- Che tipo di studi?
- Uno studio del Dipartimento di Biologia della Universidad Nacional Autónoma de Nicaragua (UNAN) di León, ha stabilito che in circa l'80 per cento dei pozzi analizzati sono stati individuati residui di agrotossici sintetici. Analisi su donne che hanno da poco partorito e sui loro figli hanno evidenziato in maniera categorica la presenza di tracce di questi prodotti chimici nel latte materno. Sono state fatte analisi su prodotti perituri, come meloni ed angurie e sono state riscontrate le stesse tracce. Malgrado esistano norme e leggi, il Nicaragua non è ancora riuscito a risolvere il problema della nuova "Dozzina Sporca" (pesticidi altamente tossici) e molti di questi prodotti circolano liberamente nel paese o sono immagazzinati alle intemperie, trasformandosi in questo modo in pericolose fonti di inquinamento. Il problema relazionato alle cause della IRC è molto vasto e non si può certo dire che sia stato fatto tutto il possibile per cercare di risolverlo.

- Rispetto alle responsabilità dell'impresa, uno dei temi più dibattuti è se effettivamente esistano prove concrete che relazionino la IRC col lavoro svolto dagli ammalati nelle piantagioni. Nel tuo studio "La última zafra" si deduce che esistono sufficienti studi che possano corroborare questa ipotesi.
- In tutto il mondo si riconosce che l'uso di agrotossici sintetici provoca effetti negativi sulla salute umana in gruppi di popolazione esposti ad essi. Alcuni gruppi a causa della partecipazione diretta nell'applicazione dei prodotti chimici, come nel caso dei lavoratori e delle lavoratrici, e per altri gruppi a causa di un'esposizione indiretta ed inconsapevole.
Questi chimici si depositano nei tessuti grassi del corpo umano ed è da lì deriva tutta una serie di conseguenze. Varie università nazionali ed internazionali hanno realizzato studi nella zona occidentale del paese, concentrandosi soprattutto sulle riserve idriche e sul suolo, sui prodotti adatti al consumo umano e sulle donne che stanno allattando. In tutti questi casi si sono trovate tracce di chimici ed in un caso è stato trovato DDT, la cui ultima importazione risale a trent'anni fa. Nonostante ciò, la sua presenza persiste nell'ambiente e questo dimostra che gli Inquinanti Organici Persistenti (COP) sono ancora presenti e nell'occidente del paese la situazione è drammatica. Tutti gli studi sulle acque adibite al consumo umano indicano che esiste un'accumulazione storica dei prodotti chimici che hanno causato danni nel passato e che continuano a causarli oggi.

- Si è speculato molto sul fatto se l'impresa proprietaria dell'Ingenio San Antonio debba riconoscere agli ammalati un indennizzo per i danni causati o un aiuto umanitario. Qual è la tua opinione?
- Prima di tutto il principio base è che la vita delle persone non ha prezzo. Tuttavia, è stato causato un danno alla vita degli ex lavoratori della canna da zucchero ed in modo indiretto anche alle loro famiglie e alle comunità. Sul concetto di aiuto umanitario o indennizzo, il problema in Nicaragua è che in un dato momento un gruppo di ammalati ha negoziato con questa impresa ed ha accettato una certa somma di denaro che è stata data come "aiuto umanitario". In questo modo si è creato un precedente giuridico molto negativo, in quanto si è evitato che l'impresa venisse denunciata ed obbligata a risarcire questo gruppo di persone che si sono ammalate. Questo precedente giuridico ha anche influito negativamente sugli interessi di tutti quei lavoratori che sono stati esposti successivamente all'inquinamento e che oggi stanno reclamando un indennizzo. Bisogna inoltre tener conto anche delle famiglie che hanno perso i loro famigliari, le cui vite sono state falcidiate e che meritano un indennizzo.

- In questo tipo di lotta, come per esempio il caso degli ex bananeros ammalati a causa del Nemagón, una delle cause che ha debilitato il movimento è stata la divisione interna. Nel caso di ANAIRC, che cosa secondo te deve salvaguardare in questo processo rivendicativo?
- Nel caso della IRC è importante prendere come riferimento quello che è successo in questa prima negoziazione che ha coinvolto l'impresa e circa 1.300 lavoratori ammalati. L'impresa ha sborsato una somma molto alta come aiuto umanitario, ma secondo quello che raccontano gli stessi beneficiati, solo un ridotto gruppo di circa dieci o dodici persone sono riuscite ad ottenere circa 38 mila córdobas ognuna (2.400 dollari). Il resto ha ricevuto una quantità molto minore ed il grosso del denaro non è mai arrivato agli ammalati, ma è rimasto in "qualche posto". Lo stesso è accaduto con gli ammalati del Nemagón. Nel caso di ANAIRC, credo che qualsiasi tipo di negoziazione debba essere la più trasparente possibile. Le persone che verranno beneficiate devono conoscere di che somma si sta parlando e quanto riceverà ogni persona, in modo ampio ed aperto. All'impresa abbiamo anche proposto alcuni benefici sociali addizionali relativi al tema della salute, educazione e ricreazione.

- Di fronte all'indolenza dell'impresa, quali potrebbero essere i prossimi passi?
- Un primo passo è quello di includere altri settori della società, ma bisogna anche elevare il caso ad un piano internazionale, coinvolgendo attori che non necessariamente sono in Nicaragua, in modo tale che l'impresa cominci a sentire la pressione. Se, per esempio, si è parlato di un investimento sulla canna di zucchero in Honduras, per una quantità di circa 170 milioni di dollari, sarebbe utile che le lavoratrici ed i lavoratori dell'Honduras conoscano ciò che è successo in Nicaragua, affinché si organizzino e non permettano che migliaia di persone honduregne siano le nuove vittime della IRC.


© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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