Latina

La destra punta su Evelyn Matthei

Cile: Michelle Bachelet favorita nella corsa alla Moneda alle presidenziali del 17 novembre

Battaglia tra i candidati che aspirano al ballottaggio con la candidata della Concertación
8 novembre 2013
David Lifodi

internet A pochi giorni dalle elezioni presidenziali cilene del 17 novembre, la contesa tra i candidati alla Moneda si fa aspra. Gli ultimi sondaggi danno per probabile il ballottaggio tra la ex presidenta Michelle Bachelet ed uno sfidante che potrebbe non essere necessariamente Evelyn Matthei, ex ministro del Lavoro dell’attuale mandatario Piñera, ma anche un outsider.

Tutti concordano su un fatto: Michelle Bachelet sarà di nuovo alla presidenza del paese, seppur a seguito del ballottaggio. Per adesso la candidata della Concertación si attesterebbe tra il 45 e il 47%. Evelyn Matthei, supportata dal presidente Piñera, ha compiuto più volte incursioni nella campagna elettorale della Concertación , tra cui delle vere e proprie entrate a gamba tesa che hanno fatto infuriare Michelle Bachelet. La destra radicale, quella che sostiene Matthei, del resto, è in subbuglio e la stessa candidata teme di non arrivare nemmeno al ballottaggio, scavalcata dal candidato conservatore indipendente Franco Parisi. Il percorso della destra verso le presidenziali è stato accidentato fin dall’inizio. A sfidare Michelle Bachelet avrebbe dovuto essere Pablo Longueira, esponente dei nostalgici dell’Unión Demócrata Independiente (Udi), il partito del generale Augusto Pinochet che continua ancora a riscuotere un certo appeal nel paese. Longueira aveva vinto le primarie, a cui peraltro ha partecipato un numero di elettori molto modesto rispetto a quelle del centrosinistra che hanno incoronato Michelle Bachelet, ma ha rinunciato per motivi di salute. Renovación Nacional intendeva imporre il suo candidato, giunto secondo nella sfida con Longueira, ma tra i due partiti della destra riuniti sotto le insegne di Alianza por Chile, è scoppiata una vera e propria guerra, al termine della quale l’Udi è riuscita ad assegnare l’investitura ad Evelyn Matthei. L’esponente pinochettista fiuta l’aria di una probabile disfatta, per questo ha estremizzato il suo discorso, già populista, allo scopo di raccogliere più voti possibile. Il programma di Michelle Bachelet, incentrato sulla revisione della Costituzione (che risale al 1980, quando c’era ancora Pinochet alla Moneda), così come sulla sanità pubblica, è stato definito una “discussione ideologica che non influisce sulla vita quotidiana delle persone”. Matthei solletica la pancia dell’elettorato e prosegue: “Ai cittadini non interessa se un ospedale viene costruito dallo stato o da un privato, l’importante è che sia garantita l’attenzione alla cura delle persone.  Sull’altro fronte, se le primarie del 30 giugno sono state un successo, con oltre due milioni di elettori ed un vero e proprio plebiscito per Michelle Bachelet, c’è più di qualche scricchiolio all’interno della Concertación, la coalizione tra democristiani e socialisti sorta dal ritorno in democrazia e che molto spesso ha candidato delle personalità incolori o comunque assai moderate, da Frei e Ricardo Lagos. La novità di queste presidenziali sta nell’ingresso in coalizione del Partito Comunista, per il quale è candidata a deputata la giovane Camila Vallejo, leader indiscussa delle lotte studentesche degli ultimi anni e trasformatasi in una vera e propria icona planetaria. È sul programma di Michelle Bachelet, in particolar modo sui diritti civili, che tra democristiani e comunisti non c’è accordo. Bachelet ha promesso che, in caso di ritorno alla Moneda, depenalizzerà l’aborto  e convocherà un dibattito aperto e partecipato sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, facendo intendere che mira già alla stesura di un progetto di legge. Se il Partito Comunista ha accolto con una certa soddisfazione questi punti programmatici di Bachelet, dall’ala democristiana è già arrivato un primo ammonimento: “I governi sono di coalizione e devono necessariamente rappresentare un orientamento comune condiviso da tutte le forze”. In ogni caso, sembra difficile che la discussione interna alla Concertación, seppur tra anime diverse, possa minare il consenso popolare riscosso da Michelle Bachelet, che peraltro, in occasione del suo precedente quadriennio alla Moneda, aveva suscitato le perplessità, nel migliore dei casi, della sinistra movimentista e delle organizzazioni popolari. La ex presidenta, e tutta la Concertación, hanno sempre privilegiato il legame con i grandi gruppi economici, senza che i capisaldi del capitalismo cileno siano mai stati messi realmente in discussione. È per questo che lo storico Movimiento Izquierda Revolucionaria (Mir), così come i tanti candidati della sinistra sociale che si presenteranno, erroneamente divisi, alla corsa per le presidenziali, sostengono che né Matthei ne Bachelet intendano abbandonare la via cilena al capitalismo, e quindi sono poco diverse tra loro. In effetti, tra i collaboratori di Michelle Bachelet troviamo delle personalità che difficilmente possono essere definite progressiste: tra queste Eduardo Engel, editorialista del quotidiano La Tercera, su cui scrive spesso articoli non proprio benevoli nei confronti delle proteste sociali, e Andrea Repetto, economista del Mit. È su queste contraddizioni che prova a giocarsi le sue carte per arrivare al ballottaggio Marco Enríquez Ominami, che alle presidenziali del 2009 fu protagonista di un vero e proprio exploit. Il suo Partido Progresista (Pro) però, al contrario delle scorse elezioni, non potrà contare sull’appoggio degli elettori del Partito Comunista, adesso in coalizione con la Concertación, eppure è molto accreditato nelle intenzioni di voto: nella gran Santiago pare che Pro sia la seconda forza del paese. Ominami cerca di mettere in evidenza le incoerenze in seno alla Concertación, “divenuta il simbolo di una sinistra ricca e rampante”, e si colloca a metà strada tra il moderatismo di Michelle Bachelet e la sinistra rivoluzionaria. Marco Enríquez Ominami strizza l’occhio agli studenti, proponendo un’istruzione gratuita e di qualità, ritiene necessario che il dibattito sulla nuova Costituzione debba essere aperto a tutta la cittadinanza e propone di trasformare gradualmente il Sistema Público de Atención de Salud in un Servicio Nacional de Salud a copertura universale. Tra i candidati della sinistra movimentista potrebbe emergere Roxana Miranda (Partido Igualdad), anche se probabilmente la corsa per disputare il ballottaggio sembra essere limitata a Matthei, Parisi e Ominami. Miranda avrà l’appoggio di buona parte dei sindacati di base, dei movimenti ambientalisti e studenteschi, ma l’aspetto più interessante del suo programma è quello che rimanda al motto Que el pueblo mande, molto simile al mandar obedeciendo zapatista. Inoltre, Roxana Miranda pone l’accento sul buen vivir e sul controllo popolare delle risorse naturali, un tema, quest’ultimo, su cui Bachelet e la Concertación non intendono sentire ragioni. Il Cile è il paese più diseguale dell’America Latina, eppure il centro sinistra, come il centro destra, non si è mai opposto alle centrali idroelettriche, allo sfruttamento minerario e all’accaparramento della terra da parte delle multinazionali. La repressione del popolo mapuche, discriminato dalla destra come dalla Concertación, è addirittura cresciuta durante la prima presidenza della Bachelet, che peraltro non hai mai fatto niente, e nemmeno lo prevede il suo programma, per modificare il Codigo de Aguas di pinochettista memoria, che concedeva lo sfruttamento dell’oro blu alle multinazionali. In Cile sono tuttora in corso centinaia di conflitti ambientali, compreso quello nella regione patagonica di Aysèn, il progetto HidroAysèn, in cui è coinvolta direttamente anche la nostra Enel e che prevede la costruzione di cinque dighe sui fiumi Baker e Pascua. I progetti energetici e minerari sono rimasti del tutto al di fuori dal discorso politico della Concertación. Tra le altre proposte di Roxana Miranda la creazione di una Defensorìa de los Pueblos de Chile, il diritto ad una pensione justa e l’accoglienza dei migranti. Riguardo al matrimonio tra persone dello stesso sesso, Miranda è convinta della completa uguaglianza tra coppie omosessuali ed eterosessuali al fine di creare una famiglia ed adottare figli. Tra gli altri candidati, in corsa solo per pura testimonianza, Marcel Claude, con alle spalle la strana traiettoria politica prima pinochettista e poi socialista con il presidente Ricardo Lagos e Gustavo Ruz, già ministro di Salvador Allende all’epoca di Unidad Popular. Infine, resta da sottolineare come le due donne che probabilmente si giocheranno la Moneda, si conoscono bene fin da piccole, poiché entrambi i padri furono generali della Fuerza Aérea Chilena. Alberto Bachelet ricoprì degli incarichi nel governo di Salvador Allende e per questo fu ucciso dal regime militare. Fernando Matthei seguì le orme di Pinochet,fu nominato generale e assunse il ruolo di direttore dell’Academia de Guerra de la  Fuerza Aérea Chilena proprio quando vi fu condotto come prigioniero Alberto Bachelet, che morì a seguito di torture atroci. Da allora,  Matthei rivestì anche il ruolo di ministro della Sanità, rivestì un ruolo sempre più importante all’interno della giunta militare e la figlia fu educata ai più rigidi principi conservatori, mentre per Michelle Bachelet si aprirono le porte del centro di detenzione e tortura di Villa Grimaldi, uno dei peggiori di Santiago del Cile, e sarà costretta all’esilio.

A meno di clamorose novità Michelle Bachelet sarà di nuovo presidenta: resta da capire se ce la farà al primo turno o al ballottaggio, ma soprattutto è chiamata a fare “qualcosa di sinistra”: fermare i progetti minerari, la costruzione delle centrali idroelettriche, aprire un dialogo con gli studenti e riconoscere terra e diritti ai mapuche avrebbero dovuto essere i punti al centro del suo programma. Auguriamoci che lo diventino il prima possibile.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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