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TRASMISSIONE TELEVISIVA: TeleAmbiente e PeaceLink - ANTIFASCISMO E NONVIOLENZA

Laura Tussi19 settembre 2017

 

TRASMISSIONE TELEVISIVA

TeleAmbiente e PeaceLink - ANTIFASCISMO E NONVIOLENZA

 

TELEAMBIENTE - Trasmissione Televisiva diretta da LILIA e ORAZIO LA CORTE, Intervista a Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra, Laura Tussi

 

VIDEOINTERVISTA 

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=hQ124et3cnM

 

in onda su TeleAmbiente da lunedì 18 settembre 2017 a Domenica 24 Settembre 2017

Merc. ore 10:00,

Giov. ore 17:10,

Sab. ore 14:30,

Dom. ore 16:40

Seguiranno altre messe in onda da palinsesto televisivo

 

Antifascismo e Nonviolenza

Libro di Alfonso Navarra e Laura Tussi

Prefazione di Adelmo Cervi

Contributi di Fabrizio Cracolici e Alessandro Marescotti

MIMESIS Edizioni

 

RIFLESSIONI DI DISARMISTI ED ANTIFASCISTI SULLA NONVIOLENZA EFFICACE IN UN MONDO IN PERICOLO

 

Raccogliamo, in questo succinto e rapido pamphlet, augurandoci di aver dato corpo ad una comunicazione sintetica ed efficace, alcuni nostri interventi svolti in comune nel corso degli ultimi mesi, a testimonianza - speriamo - di un fecondo dialogo tra la pratica antimilitarista nonviolenta “storica” e la pratica dell’antifascismo vivente che, secondo l’auspicio di Stéphane Hessel, in “INDIGNATEVI!”, “impara a percorrere il cammino della nonviolenza”.

Abbiamo il dovere di avvertire che vi sono alcune piccole modifiche agli articoli e agli interventi originari, che completano e precisano pensieri ed informazioni.

 

FOTO TRASMISSIONE TELEVISIVA

 

FOTO TRASMISSIONE TELEVISIVA


Questo dialogo pacifismo-antifascismo si è svolto in un contesto temporale nel quale, da “nonviolenti alter-globalisti” (ma anche “glocalisti”) in cerca di coerenza, quali siamo, eravamo prioritariamente impegnati nella comune campagna antinucleare di cui ora festeggiamo un sostanzioso e straordinario successo (...)

Il libro di Alfonso Navarra e Laura Tussi intende raccogliere, in Italia, l'incitamento del partigiano francese Stéphane Hessel, rivolto in particolar modo ai giovani: “La nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere”.

Il testo è una riflessione e discussione di attivisti sociali impegnati nei movimenti di base contemporanei, che cerca di tradurre in concreto l'istanza dell'attualità della Resistenza storica al nazifascismo, anche con i suoi programmi sociali di economia alternativa, la quale era il cuore del bestseller Indignatevi!.

La nuova Resistenza - è l'ipotesi proposta - si realizza con l' opposizione, consapevole e organizzata, basata sulla forza dell'unione popolare, contro le minacce che attentano alla vita dell'unica famiglia umana.

Si tratta di sopravvivere a: guerra nucleare, sbocco inevitabile dei conflitti tra Stati nazionali armati; catastrofe ambientale da riscaldamento climatico; disastri sociali provocati dalla disuguaglianza finanzcapitalistica che scava un baratro tra lavoratori e gente comune e l'oligarchia parassitaria dell'1%.

“Prima l'Umanità, prima le persone”: la bussola valoriale rappresentata dal motto opposto agli imperanti: “Prima gli americani, prima i francesi, prima gli italiani, ecc”, dovrebbe sostenere la capacità di tutte le cittadine ed i cittadini del mondo a superare il “crinale apocalittico della Storia” che stiamo attraversando.

L'”indignazione” dei ragionevoli e dei miti, al servizio del rispetto per la vita, potrà garantire un futuro, ed un futuro migliore, basato sui diritti dei popoli alle risorse fondamentali della Terra (beni comuni) e sulla forza del diritto internazionale.  

La prefazione è di Adelmo Cervi, figlio di Aldo Cervi, uno dei sette fratelli assassinati dal nazifascismo. Il Libro propone contributi molto importanti di Fabrizio Cracolici, Presidente ANPI sezione di Nova Milanese (Monza e Brianza) e di Alessandro Marescotti, Presidente dell'Associazione ecopacifista PeaceLink - Telematica per la pace.

 

 

Per una Internazionale non violenta. Dal dialogo all'attivismo per la Pace

 

FOTO LIBRO "ANTIFASCISMO E NONVIOLENZA" Mimesis Edizioni

 

Foto Cover ANTIFASCISMO E NONVIOLENZA


di Alfonso Navarra e Laura Tussi (articolo del 03/03/2016 pubblicato su vari siti e blog pacifisti. Citiamo, tra gli altri: Pressenza, PeaceLink, Il Dialogo, Centro Studi Sereno Regis)

Nel concetto ampio e esteso di trasformazione sociale nonviolenta, i meccanismi sociali e le dinamiche che provocano violenza e conflitto devono essere trascesi ("trascend" è il nome del movimento fondato da Johan Galtung ed "importato" in Italia da Nanni Salio) e cambiati nell'ambito dei contesti di dialogo, di ambiti solidali di accoglienza, dove prevalgano istanze di collaborazione con attività creative, di recupero della memoria, per ricordare e esorcizzare la violenza tramite la proattività nonviolenta, la logica della fantasia e del valore creativo del ricordo e dell'immaginario collettivo.

Secondo le posizioni di alcuni attivisti, che si propongono ancora con schemi desueti e ideologici, come cariatidi del passato, il mondo risulta nettamente diviso in una dicotomia manicheista e ideologica in buoni e cattivi, in bene e male. Esisterebbero gli "imperi del male" e gli "imperi del bene", i missili nucleari "offensivi" e le armi nucleari "difensive", i cacciabombardieri "buoni" e i cacciabombardieri "cattivi"! Invece, secondo un'ottica più ampia e una visione globale del concetto planetario e universale di trasformazione nonviolenta, occorre cambiare le dinamiche e le relazioni belligene e le costanti belliche di sfruttamento, oppressione, annientamento, tipiche dell'umanità fin dai primordi, almeno di quella che chiamiamo “storia”. La società patriarcale, totalitaria, gerarchica, dell'accumulazione illimitata di potenza e profitto,  purtroppo permane con le sue diverse varianti (ad esempio il capitalismo "reale", ma anche il socialismo "reale"), ma occorre prevenire al suo interno le dinamiche belligene e i meccanismi di conflitto, annientamento e sopraffazione dell'uomo sull'uomo, a qualsiasi longitudine e latitudine del pianeta.

L'Europa e l'ONU, con tutti i loro limiti e la necessità di profonde riforme, costituiscono comunque delle risorse per la pace. Meglio un ordine imperfetto fondato sul diritto internazionale che la legge westfaliana della giungla basata sugli Stati assolutamente sovrani!

Se il nostro Paese uscirà dall'Europa, diventerà ancor più in balia delle oligarchie finanziarie ed economiche dell'1% e più facilmente succube delle nuove destre e del neofascismo che va montando. Per questi motivi è necessario cambiare l'Unione Europea contro l'"austerità" che è stata imposta da una Germania con ambizioni egemoniche e per garantirsi il monopolio industriale. Noi nonviolenti, amici della nonviolenza siamo contro la NATO, ma non perché antiamericani "a prescindere" , così come non siamo antirussi o anticinesi per partito preso, ma perché lavoriamo per l'alternativa di pace e sicurezza garantita dall'Onu, che deve fondare la forza del diritto e non il diritto della forza (armata).

L'Onu deve garantire la sicurezza globale a partire dal disarmo nucleare. I pilastri del secolo della civiltà della pace consistono nella condivisione della comune umanità, nella tutela della Madre Terra cui sentiamo come specie di appartenere, nell'uguaglianza come convivialità, società del diritto che stabilisce pari dignità tra le diversità, per un mondo orientato a percorrere il cammino della nonviolenza, anche attraverso la conversione ecologica dell'energia e dell'economia e il disarmo nucleare, in un innovativo internazionalismo dei diritti umani, dei popoli e dell'Umanità.

Con la difesa popolare nonviolenta, che contrapponiamo alla difesa fondata sulla sfiducia reciproca e sulla deterrenza armata, non vogliamo sostenere che il male e i problemi siano e saranno assenti: non vogliamo essere affatto “buonisti”, anche se nutriamo la convinzione che la maggioranza della gente ovunque nel mondo segua spontaneamente l'istinto di vita più di quello di morte. La difesa non può essere scollegata dalla politica estera, in quanto è innanzitutto prevenzione costruita e perseguita con intelligenza delle situazioni di conflitto per non aggravare tensioni belliche e belligene.

È necessaria una cultura globale dei diritti umani e dell'Umanità, contrapposta allo scontro della volontà di potenza degli Stati, alla visione che ripropone, paradossalmente persino da sedicenti sinistre, l'approccio del massimo teorico giuridico del nazismo, Karl Schmidt.

Cover

L'approccio nonviolento auspica un mondo con un diritto universale riconosciuto per realizzare una situazione di pace positiva, secondo il principio della forza dell'unità popolare. Il mondo, non lo si ripeterà mai abbastanza, deve essere governato dalla forza del diritto e non dal diritto della forza. La nonviolenza se non è anche essa ideologia ma è pragmaticamente guidata da una strategia politica (e l'innovazione di Gandhi è appunto la nonviolenza politica oltre la dimensione solamente etica) deve giustificare la Resistenza partigiana antifascista, anche armata, perché era indirizzata contro una barbarie degenerata in modo del tutto inaccettabile. Infatti se non si fosse condotta la resistenza armata contro il nazifascismo, la violenza nel mondo sarebbe aumentata a dismisura grazie ai piani e ai comportamenti del regime hitleriano. Non ci si riconcilia perciò con il nazifascismo anche se si è per la democrazia, il dialogo e per il rispetto reciproco e la riconciliazione, perché nell'atto di perdono, giustizia e riconciliazione occorre sempre considerare i limiti della violenza di cui il nazifascismo è stato il massimo esponente del secolo passato. Nell'ottica della trasformazione nonviolenta, il problema non è di prendersela con il più forte del momento, che presto potrebbe essere superato dal secondo in gerarchia ma in ascesa (per esempio gli USA con la Cina): occorre contestare in sé il gioco della potenza e della prevaricazione.

Chi combatte gli imperi, tutti gli imperi, lo deve fare - è la nostra profonda convinzione - con due principi ben chiari in testa, altrimenti, anche se gli capitasse di vincere, vincerebbe purtroppo la nuova violenza da esso stesso incarnata, e non un nuovo mondo di pace:

1- la sicurezza deve essere comune, fondata sulla cooperazione con gli altri soggetti-agenti e non sulla paura verso di essi;

2- la forza più potente in campo sociale è il protagonismo popolare quando persegue unitariamente verità e giustizia.

Con le vecchie idee ed i vecchi comportamenti di chiusura identitaria e di violenza, potranno cadere i più forti del momento, ma si faranno strada altri nazionalismi e imperialismi; l'oppressione, il patriarcalismo, il capitalismo ed il socialismo "reali" (cioé lo spirito accumulatorio senza coscienza del limite) permarranno.

In questo contesto, lo sfruttamento permane: cadranno magari gli Stati Uniti, ma prevarrà, ad esempio, la Cina. Il problema – lo ripetiamo - non è annullare il primo, il più forte, nel gioco competitivo, ma abolire questa dinamica di competizione.

È necessario agire localmente, pensando globalmente e coordinandosi internazionalmente, per esempio intervenendo contro il militarismo nucleare italiano e mondiale, agendo universalmente e a livello planetario.

È necessaria una pressione popolare che spinga i nostri parlamentari a prendere posizione per togliere l'embargo e le sanzioni alla Russia, per dare un segnale di volontà di liberazione dal giogo della Nato e evitare il riacutizzarsi del clima di guerra fredda, in Europa e nel mondo.

La Costituzione italiana comprende le basi fondamentali di una cultura di pace e di democrazia e raccoglie la volontà e le speranze della Resistenza partigiana antifascista. Con l'applicazione della Costituzione, vogliamo un mondo dove prevalgano i diritti dei popoli, i principi sociali, etici e solidali di giustizia, con l'eliminazione delle armi nucleari. La Costituzione è la base giuridica necessaria (anche se non sufficiente: la base vera è un nuovo diritto internazionale efficace) per risolvere la crisi climatica, per l'uguaglianza tra le genti, i popoli, le minoranze e le persone. Occorre attualizzare la memoria della Resistenza tramite la carta dei diritti dell'uomo emanata dall'Onu, nell'impegno per coronarla in Carta dei diritti dell'Umanità, frutto del lavoro internazionale (e quindi di una Nuova Internazionale di movimenti di base) dell'impegno e della Resistenza per un mondo basato sulla forza dei diritti e sulla pace.

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