Diritti Animali

I colossi farmaceutici avevano minacciato di lasciare il Paese

Londra, 007 contro gli animalisti

I laboratori presi di mira dai militanti per i test sulle cavie «Ma la polizia non fa nulla»
12 settembre 2004
Alessio Altichieri
Fonte: www.corriere.it
12.09.04

. Il Times ha annunciato con il titolo principale che «agenti del Mi5 s’infiltreranno nei gruppi di animalisti terroristi». Ora, è certo inusuale che un’operazione segreta del controspionaggio sia spiattellata a chiare lettere sulla prima pagina di un giornale nazionale: è come un avvertire il nemico che lo si vuole prendere di sorpresa. Ma è ancor più originale la realtà che la notizia del Times rivela: gli animalisti britannici, pronti a compiere gravi reati per difendere quelli che ritengono essere i diritti degli animali, sono ormai diventati un’emergenza nazionale. Il fenomeno è particolarmente grave perché la Gran Bretagna è all’avanguardia nella ricerca farmaceutica che si basa sulla sperimentazione sugli animali. E un pugno di estremisti può far fallire un’industria d’interesse nazionale.

Il movimento animalista è vecchio di almeno due decenni, e non stupisce in un Paese che come pochi altri ama le bestie. Ma all’inizio i difensori dei diritti degli animali si limitavano ad azioni simboliche, sit-in e marce di protesta. Poi, qualche anno fa, hanno cominciato a usare la violenza, soprattutto per bloccare i convogli di bovini che vengono esportati vivi per essere macellati in altri Paesi (e non hanno tutti i torti, in linea di principio, perché quelle bestie vengono spesso trattate senza alcun rispetto). Ma da qualche anno minacciano direttamente le aziende che usano gli animali come cavie, e i loro dirigenti. Di più: alcune banche hanno rinunciato a finanziare la principale di queste compagnie, Huntington Life Sciences , per timore che la denuncia degli animalisti facesse perdere loro parte della clientela: la prova che anche il pubblico è sensibile al tema.

Ma ora s’è appreso che due delle maggiori industrie farmaceutiche al mondo, GlaxoSmithKline (Gsk)e AstraZeneca, hanno avvertito il premier Tony Blair che non intendono «spendere una sterlina di più» in Gran Bretagna se non si prendono urgenti misure per contrastare il terrorismo degli animalisti. I capi delle due società, J.P.Garnier e Sir Thomas McKillop, hanno visto Blair in maggio, e devono averlo convinto se già in luglio il governo ha presentato nuove norme di legge che l’industria farmaceutica giudica «un passo nella giusta direzione». Ma evidentemente il potere deterrente della legge non basta, se ora anche il servizio di controspionaggio viene messo in campo. Era dai tempi in cui i terroristi cattolici irlandesi dell’Ira portavano morte nel Regno Unito che il Mi5 non indagava sulla sovversione interna. E ora, si dice, avrà le stesse difficoltà con gli animalisti.

Si calcola che gli animalisti convinti siano un migliaio, di cui duecento determinati a compiere azioni dimostrative. Inoltre c’è un nucleo ancor più ristretto pronto a commettere gravi reati: incendi, minacce, aggressioni, attentati. Sono molti i militanti del movimento più noto, l’ Animal Liberation Front , già condannati a lunghe pene detentive per gravi reati di violenza. Ma per la polizia, che ha istituito un gruppo investigativo apposito, investendo il detective Anton Setchell dell’incarico di «coordinatore nazionale sull’estremismo interno», è difficile perseguire i terroristi che non vengono colti sul fatto. Proprio come l’Ira, infatti, gli animalisti agiscono in piccole cellule, difficili da infiltrare. Per questo è stato chiesto l’aiuto del Mi5.

Una fonte politica ha detto al Times , a condizione che il suo nome non fosse fatto (tale è la paura che gli animalisti incutono), che ormai la questione è diventata «una patata bollente» per il governo. Perfino la National Association of Pension Fund , i cui membri gestiscono centinaia di miliardi di sterline dei pensionati britannici, investendoli nelle aziende più redditizie, tra cui quelle farmaceutiche, ha chiesto che si prendessero misure contro gli animalisti. L’Università di Oxford è già stata gravemente danneggiata quando ha dovuto sospendere la costruzione di un nuovo laboratorio di ricerca, del valore di 27 milioni di euro, perché le minacce degli animalisti hanno convinto l’impresa costruttrice ad abbandonare i lavori. E l’Università ha chiesto a un giudice di emettere un’ingiunzione che protegga studenti, professori e dipendenti: anche le quotidiane manifestazioni di protesta degli animalisti andrebbero limitate a una alla settimana. Ma che fare se l’ingiunzione non fosse rispettata? GlaxoSmithKline e AstraZeneca hanno ora messo il loro peso sul piatto: l’industria farmaceutica contribuisce per dieci miliardi di euro al prodotto interno loro britannico, e vale 18 miliardi di euro in esportazioni. Un patrimonio che Blair non può mettere a rischio.

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