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Domani saremo in piazza per rifondare la democrazia

30 novembre 2007
Forum italiano dei movimenti per l'acqua
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Domani il popolo dell'acqua - e non solo - scenderà in piazza a Roma. Per «ripubblicizzare l'acqua e difendere i beni comuni», come recita l'appello di convocazione del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Per le decine di migliaia di persone che parteciperanno sarà l'occasione di conoscere un movimento inedito, capace nell'arco di un biennio di far divenire l'acqua e i beni comuni una vertenza nazionale, e di incidere sull'agenda politica istituzionale.
Sarà l'occasione per conoscere le migliaia di famiglie di Aprilia (Lt), Nola (Ce) e Leonforte (En), che da anni si oppongono alla privatizzazione dell'acqua, autoriducendosi le bollette; le comunità del Rio Fergia in Umbria, di Agrigento in Sicilia e di Rionero in Vulture in Basilicata, che si battono contro l'espropriazione di acqua a favore delle multinazionali dell'imbottigliamento; i lavoratori di Pubbliacqua spa di Firenze, di Acque spa di Pisa, e di Abbanoa spa in Sardegna che lottano per l'acqua pubblica, un servizio di qualità e un lavoro dignitoso e stabile.
O, ancora, i sindaci lombardi e siciliani che, assieme a quelli piemontesi e pugliesi, hanno compreso come la messa sul mercato dell'acqua e dei beni comuni azzeri il loro ruolo e, con esso, la democrazia municipale.
Insieme a loro - e a molte altre comunità territoriali in lotta contro la privatizzazione dell'acqua - ci saranno le associazioni di movimento e di cittadini, diverse organizzazioni sindacali di categoria confederali e di base, parrocchie e centri sociali, le associazioni ambientaliste e i partiti della sinistra che hanno appoggiato la campagna per l'acqua.
Sarà una bella manifestazione, una nuova tappa dopo la straordinaria campagna per l'acqua, che ha permesso, nel luglio scorso, di consegnare oltre 400.000 firme in calce ad una legge d'iniziativa popolare per la totale ripubblicizzazione dell'acqua.
Sarà una manifestazione festosa e popolare, di una molteplicità di saperi e di idiomi che hanno saputo coniugare il forte e diffuso radicamento territoriale con la capacità di connettere le diverse lotte in una piattaforma nazionale e generale, per chiedere l'immediata approvazione della legge d'iniziativa popolare, un provvedimento di moratoria su tutti gli affidamenti nuovi e in corso a Spa a qualsiasi titolo, misure nella Finanziaria in favore del risparmio idrico in industria ed agricoltura, e un fondo nazionale per il riammodernamento degli impianti e delle reti idriche.
Un movimento che ha saputo mettere in campo una forte capacità di resistenza alle politiche liberiste di privatizzazione e, nel contempo, una forte capacità di proposta e di soluzioni praticabili nell'interesse della collettività. Un movimento che ha saputo praticare una vera autonomia, tenendo la barra sull'obiettivo della ripubblicizzazione totale dell'acqua e permettendo l'aggregazione di una pluralità di culture, esperienze e realtà, che ne fanno un'esperienza inedita e feconda.
Una manifestazione nazionale per la ripubblicizzazione dell'acqua, dunque. Ma non solo. Perché l'acqua, bene comune e diritto umano universale, è anche un paradigma di una ben più estesa esigenza: quella di rifondare la democrazia, a partire dai beni comuni naturali e sociali, dalla lotta per la loro sottrazione al mercato, dalla proposta per una loro nuova gestione pubblica e partecipata dai lavoratori e dalle comunità locali.
Per questo la manifestazione di domani vuol anche essere lo spazio pubblico delle tante vertenze in difesa dei beni comuni e del territorio, della salute e dei diritti sociali, contro le privatizzazioni e le esternalizzazioni dei servizi pubblici, il proliferare di grandi opere e centrali termoelettriche, impianti e servitù militari, che hanno l'unico obiettivo di riprodurre un insostenibile modello di produzione e di consumi e di annichilire la democrazia. Di questo parleranno le decine di migliaia di donne e uomini che oggi scenderanno in piazza.
Avendo chiaro, nelle loro menti e nei loro cuori, che qualsiasi idea di trasformazione della politica da qui dovrà necessariamente partire.
O semplicemente non sarà.

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