Intervista a Gianni Ciaccio, di Radiorock.to
Radiorock.to è animata da alcuni dei fondatori dell'omonima radio libera che nacque ufficialmente a Roma il 3 giugno del 1985. Radio Rock continua ancora la sua attività, ma le ragioni che l'hanno ispirata ed il motore che la ha fatta crescere, sono andati perduti. Forsemora quel motore potreste ritrovarlo qui.
Radiorock.to si propone, da una parte di tenere memoria di una radio, di una storia così come è stata scritta e strenuamente difesa persino nelle aule di tribunale. Una radio che a suo modo, ha dato e preso molto grazie ai suoi ascoltatori. D'altra parte vuole essere un punto di ritrovo, e una fonte di informazioni e commenti sull'infinito mondo della musica rock, e più in generale sul mondo che ci circonda.
Il portale http://www.radiorock.to/ vuole essere un punto di incontro tra la sua redazione ed l'unico editore di riferimento di sempre: il suo pubblico. Per questo motivo si cerca uno scambio di idee e opinioni, per arricchire le trasmissioni di contenuti anche grazie ai vostri suggerimenti, scegliendo di percorrere l'unica strada ormai sembrata praticabile: fare una pod radio.
Prima di ogni cosa vorremmo sapere come nasce la vostra amicizia [siete amici, vero?].
Chi segue il nostro sito http://www.radiorock.to/ avrà notato la presenza di almeno tredici nomi di persone diverse, e questo solo per i podcast. Chiaro che il livello di conoscenza reciproca sia differente e differentemente profondo. Io credo nell'amicizia, come qualcosa che unisce sulla base di frequentazione e condivisione. Alcuni di noi si sono conosciuti nei primi anni '80, quando fondammo una emittente radiofonica romana che poi - in tempi e per motivi diversi - abbiamo tutti abbandonato.
Fino a ritrovarci adesso in questa nuova sfida con tante altre persone che, guarda caso, hanno fatto lo stesso percorso di condivisione ed allontanamento dalla stessa emittente ma in periodi posteriori.
Ricapitolando, siete persone con esperienza di radio che decidono di fare il grande salto nel web?
Grazie! Tranne il sottoscritto che fino a pochi mesi fa era rimasto all'epoca preindustriale, tutti gli altri hanno una buona e buonissima conoscenza dei mezzi informatici, abbiamo anche il webmaster in casa, Franz Andreani.
Naturalmente non campate d'aria [ho ascoltato i vostri podcast e non c'è traccia di pubblicità]: cosa fate per vivere?
Vorrei sfatare il mito che sottende a questa domanda. Anche chi fa radio, o comunicazione, o web ed affini - soprattutto in termini di passione e divertimento - vive nello stesso mondo di tutti gli altri. Temo quindi che parlare dei rispettivi lavori non sia esaltante. In più, nelle nostre colorite riunioni, l'argomento non è mai uscito fuori e ne so davvero poco. Comunque c'è chi si definisce impiegato, chi operaio, chi imprenditore, chi disoccupato...
Il vostro lavoro si fonda sul volontariato? Se sì perché?
Credo che tutti noi si sia insoddisfatti del livello qualitativo della comunicazione odierna. Tieni presente che proveniamo dalla radio ed è di quella realtà che parlo. Del "tradimento" delle radio che, da radio pirata sono diventate quasi tutte network commerciali, con trasmissioni fotocopia tanto nei contenuti musicali quanto in quelli [dis]informativi.
Aggiungici l'attuale normativa che impedisce l'apertura di nuove radio, si può infatti solo rilevarne di esistenti a costi che a Roma si aggirano intorno a qualche milione di euro... Quando ci siamo incontrati, abbiamo tirato fuori i portafogli e, no, quel giorno non ci eravamo portati appresso la somma. Così abbiamo optato per il nuovo, magico mondo dell'internet che al momento sembra ancora libero ed accessibile.
Come nasce la scelta dei contenuti, quali sono le vostre muse ispiratrici?
Radio Rock.to - La Pod Radio, ci amiamo chiamare così, ha una caratteristica su tutte. La libertà di espressione. Ognuno di noi registra i suoi inserti a casa sua col proprio Pc e gestisce autonomamente questo spazio di libertà. I contenuti quindi sono vari: da quelli musicali rock, etno, tradizionali, world, folk con puntate sulla classica, a quelli informativi che si rifanno al termine "sostenibilità" ambientale, economica, sociale.
Lo scambio tra noi ed il pubblico è - e sarà - sempre più valorizzato tramite la posta elettronica, i forum, ed il guestbook. Siamo editori di noi stessi, aperti al magma informatico traboccante nelle case e negli uffici di tutti noi.
Bussando alla porta di PeaceLink chiedete contenuti di pace e nonviolenza da rilanciare ad un pubblico diverso dal nostro. Cosa vi fa pensare che i giovani che vanno allo stadio siano interessati ad ascoltare argomenti di solito considerati "pallosi"?
Seguendo coloro che scrivono nel nostro guestbook, e che quindi ci lasciano testimonianze e pensieri in libertà, temo che il concetto di pace abbia assunto negli ultimi anni troppe connotazioni a volte contrastanti tra loro. L'informazione che diffondete [e magari diffondiamo] risulta così ancora più urgente ed attuale. Il problema è far arrivare il messaggio. Parlare ad una persona alla volta. Pensare alle masse delle curve da stadio demotiva, ma non bisogna dimenticare che sono formate da persone diverse che, estrapolate dalla isteria calcistica, hanno famiglia, figli, affetti, insomma una vita da difendere. E come se non che con una cultura di pace?
Credo che non ci siano strade alternative nel medio e lungo periodo. I livelli di divulgazione sono certamente più d'uno, la pace può essere vista come strumento altruistico o al contrario mero tornaconto personale. Certo finché gli stimoli sono solo quelli che vediamo in televisione, che alternativa diamo?
Grazie per l'intervista!
Grazie a voi. Ne approfitto per fare ultimo invito a tutti i lettori di PeaceLink: http://www.radiorock.to/ ha iniziato le sue "trasmissioni sperimentali" ad agosto 2006, cioè adesso. Veniteci a trovare e - se riscontrerete la nostra offerta valida - seguitela, fatela conoscere ed aiutateci a migliorarla col vostro apporto.
Grazie naturalmente a PeaceLink che ci ospita, il mio augurio è verso una prossima e costante collaborazione.
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