Villaggio globale o globalizzato? La lotta all'esclusione nell'era delle reti digitali.

19 dicembre 1998
Carlo Gubitosa
Forum per lo Sviluppo Umano e la Lotta contro l'Esclusione Sociale

IN PRIMA PERSONA
Auto - organizzazione e tecnologie comunicative nelle strategie di sviluppo umano e di lotta contro l'esclusione.

Seminario Internazionale - Napoli 19/12/1998

MEDIATECA
FONDAZIONE IDIS - CITTA' DELLA SCIENZA-ONLUS
Via Coroglio, 104 -Napoli

in collaborazione con
Fondazione Franco Basaglia
Fondazione IDIS - Citta` della Scienza
Mani Tese
Osservatorio Interregionale per la Cooperazione allo Sviluppo


VILLAGGIO GLOBALE O GLOBALIZZATO ?
LA LOTTA ALL'ESCLUSIONE NELL'ERA DELLE RETI DIGITALI.

Intervento di Carlo Gubitosa - Associazione Peacelink
c.gubitosa@peacelink.it - http://www.peacelink.it


Io rappresento PeaceLink, una associazione di volontariato dell'informazione nata nel 1992. Contrariamente alle logiche dominanti, secondo i quali i centri delle informazioni appartengono a pochi, al nord e ai ricchi, abbiamo realizzato a partire dal sud d'italia una rete e una associazione telematica fatta di tante persone e che riesce ad andare avanti con mezzi economici limitati.

L' obiettivo della nostra associazione e' "dare voce a chi non ha voce". Dietro questo slogan si nasconde un progetto ben preciso: prendere un gruppo di persone esperte di telematica e trasformarle in un "ponte" umano per mettere le nuove tecnologie dell'informazione a disposizione di tutte le voci piccole e scomode tagliate fuori dal grande gioco dei mass-media: associazioni, gruppi di volontariato, missionari all'estero, piccoli editori, singoli attivisti. La nostra azione e' iniziata con un lavoro di divulgazione e "alfabetizzazione telematica", per diffondere la conoscenza tecnica di questi nuovi strumenti in un'epoca in cui le associazioni andavano avanti ancora a colpi di fax. In seguito, con la diffusione capillare dei servizi telematici commerciali, abbiamo abdicato in parte al nostro ruolo di "consulenti tecnici" per riflettere sull'utilizzo critico e consapevole di questi strumenti, sull'affermazione in rete degli stessi modelli politici, economici e informativi che caratterizzano anche nella vita reale lo squilibrio tra il nord e il sud del mondo. Anche per quanto riguarda le risorse telematiche siamo davanti alla scelta tra un approccio improntato al consumismo e uno piu' "ecologico" e sostenibile. Questo convegno e' stato per me una opportunita' di riflessione su temi fondamentali come l'emarginazione e la lotta all'esclusione in tutte le sue forme, una occasione per fare il punto della situazione e verificare se effettivamente abbiamo dato voce a chi non ha voce.

Per parlare di emarginazione innanzitutto occorre essere sinceri, e guardare la realta' per quello che e'. Se parliamo di "villaggio globale" senza tener conto che ci sono due miliardi di persone che non hanno accesso alla luce elettrica ci stiamo solamente prendendo in giro. Ecco perche' e' importante una cruda analisi di tutte le barriere che dividono il grande impero multimediale dell'informazione da chi non ha neanche la possibilita' di far rispettare il diritto all'istruzione. In questa analisi ho individuato una serie di barriere, ognuna delle quali costituisce motivo di emarginazione tra chi gode di un privilegio e chi rimane "al di la' del muro". Il dato di fatto con cui dobbiamo fare i conti e' che l'emarginazione in rete non c'e', cosi' come non e' possibile trovarla in televisione, sui giornali o nei libri. Le realta' emarginate ed escluse purtroppo non godono di una loro forza intrinseca per "entrare in rete", per realizzare programmi televisivi, riviste o libri. Tutte le volte che una di queste realta' riesce a superare delle barriere e' solo perche' viene "tirata dentro" da una corrispondente entita' che emarginata non e', e che di volta in volta assume la forma di una associazione, di una rivista, di uno scrittore, di una casa editrice. Siamo noi, in ultima analisi, a "traghettare" l'emarginazione sulle nostre pagine web, sui nostri giornali, sulle nostre televisioni, sui nostri libri, sui nostri bollettini associativi, con intenzioni che vanno dalla demagogia alla voglia sincera di incontrare e abbracciare realta' meno fortunate della nostra. I vari gradi di emarginazione che abbiamo incontrato nel corso di questi anni possono essere sintetizzati nel seguente elenco:

  • emarginazione linguistica
  • emarginazione delle risorse
  • emarginazione delle strutture
  • emarginazione politica
  • emarginazione tecnologica
  • emarginazione multimediale
  • emarginazione informativa
Visivamente immagino queste emarginazioni come sette "muri", le sette barriere della comunicazione che deve superare, ad esempio, il bambino di strada della discarica di Nairobi affinche' la sua storia e il suo problema raggiungano i nostri siti Internet e le redazioni dei nostri giornali. Analizziamole una per una.

- emarginazione linguistica
Il primo ostacolo alla comunicazione e' rappresentato dall'analfabetismo, che colpisce esattamente il miliardo di persone che vive al di sotto della soglia di poverta' (2/3 sono donne), private degli strumenti linguistici per scrivere, leggere e comunicare le proprie esperienze.

- emarginazione delle risorse
Il secondo ostacolo e' rappresentato dalla distribuzione delle risorse energetiche. Come ho fatto notare precedentemente, nel mondo ci sono due miliardi di persone che non possono accedere all'energia elettrica, per le quali le "autostrade dell'informazione" sono inaccessibili.

- emarginazione delle strutture
Anche chi ha la fortuna di essere istruito e di trovarsi vicino ad una presa di corrente deve superare altre barriere. Oltre a una presa di corrente, per "entrare in rete" sono necessarie anche delle infrastrutture telefoniche e un computer. Gli stati e le classi sociali escluse dai circuiti dell'informatica e delle telecomunicazioni sono sempre le stesse: nell'africa subsahariana c'e' in media una linea telefonica ogni duecento abitanti. L'Africa, che ospita il 12% della popolazione mondiale, ha solo il 2% delle linee telefoniche, meno delle linee della sola citta' di New York. I computer dell'intero continente africano sono due milioni e mezzo, mentre solo in Italia ne abbiamo circa otto milioni. Nel 1995 il 15% piu' ricco della popolazione del pianeta possedeva il 75% delle infrastrutture telefoniche.

Gli abbonamenti "full internet" che in italia costano 200 mila lire all' anno, in un paese africano arrivano a costare fino a 2000 dollari, e anche questa e' una grave forma di emarginazione dalle strutture di comunicazione. Ancora piu' alti i costi per spazi web su cui ospitare pagine ipertestuali.

- emarginazione politica
Un'altro ostacolo alla comunicazione libera e paritaria e' rappresentato dai bavagli, dalle restrizioni e dalle censure che sono state imposte da diversi stati, Cina e Singapore in testa.

Nel 1989, durante la crisi di Piazza TienAnMen, dalle universita' di Taiwan collegate a Usenet gli studenti che avevano parenti in Cina iniziano una fitta corrispondenza elettronica verso l'estero per informare il mondo sugli avvenimenti in corso.

Per tutta risposta nel 1996 il Ministero degli interni cinese mette a punto dei sistemi per filtrare la posta elettronica e le informazioni che raggiungono la Cina attraverso le reti di computer, censurando tutte le informazioni che potrebbero arrecare danno al regime. Il 15 febbraio tutti i cittadini della Repubblica Popolare Cinese che vogliono accedere all'Internet vengono obbligati a sottoporsi ad una operazione di schedatura presso gli uffici della polizia. A Singapore e in Indonesia i governi innalzano delle barriere per il filtraggio e il controllo delle informazioni "scomode" che arrivano dall'esterno tramite l'Internet.

Questo e' solo uno dei tanti esempi di censure e repressioni della liberta' di espressione in rete, che purtroppo non hanno risparmiato neanche l'italia: nel 1994 centinaia di nodi delle reti di telematica sociale sono stati sequestrati nel corso della piu' grande operazione di polizia informatica della storia, partita dalle procure di pesaro e torino.

- emarginazione tecnologica
L'emarginazione tecnologica e' la rincorsa a standard sempre piu' sofisticati, che rende obsoleti anche computer e programmi acquistati pochi mesi prima. Un mito da sfatare e' che per collegarsi all'Internet occorrano computer moderni e potenti. Al contrario, qualsiasi computer e' in grado di collegarsi all'internet, anche i primi modelli di personal computer IBM del 1981. Ovviamente a seconda del computer utilizzato bisognera' rinunciare a funzioni grafiche e multimediali, ma per lo scambio di testi, informazioni e documenti attraverso la posta elettronica e' possibile utilizzare qualsiasi computer. Il problema e' che per sfruttare questa possibilita' sono necessarie un minimo di conoscenze tecniche, perche' i programmi e gli standard utilizzati per le connessioni Internet vengono stabiliti da chi ha interesse a tenere sveglio e vivo il mercato delle tecnologie dell'informazione. Ecco allora che tutte le famiglie, le associazioni e i gruppi di volontariato si vedono costretti a rinnovare continuamente i loro computer, i loro sistemi operativi e i loro programmi, quando basterebbe semplicemente un utilizzo piu' intelligente ed ecologico delle stesse risorse per fare le stesse cose. Stiamo imparando piano piano a riciclare la carta e la plastica, ma il riciclaggio dei computer e dei programmi purtroppo non fa ancora parte della nostra cultura. Chi non ha la voglia o le risorse per aggiornare i propri computer viene tagliato fuori, anche se i motivi di esclusione non sono tecnologici, ma puramente economici. Abbiamo chiuso le "autostrade informatiche" al passaggio delle utilitarie obbligando tutti a comprare la ferrari. La chiave per l'arresto di questo processo non e' fermare lo sviluppo della tecnologia, ma permettere uno sviluppo tecnologico APERTO che includa anziche' escludere, che aggiunga cose nuove senza togliere quelle vecchie. E' quella che in gergo viene chiamata "compatibilita' all'indietro".

- emarginazione multimediale
Nel nord del mondo esistono persone che possono utilizzare i computer solamente in modalita' testuale. Mi riferisco alle migliaia di persone disabili che sono costrette ad interagire attraverso i computer per mezzo di tastiere braille o dispositivi di sintesi vocale. La rincorsa sfrenata al multimedia (testo+immagini+suoni+video) rende alcune pagine internet praticamente illeggibili per queste persone. Anche qui non si tratta di uccidere il multimedia, ma di garantire una ALTERNATIVA "solo testo" ai contenuti che vengono immessi in rete. Va tenuto conto anche che in molti casi i collegamenti internet utilizzati nel sud del mondo sono lenti e realizzati su linee telefoniche fatiscenti. Spesso arriva a malapena la posta elettronica e non c'e' la possibilita' di accedere al world wide web. Questo rende ugualmente difficile accedere a pagine multimediali.
Multimedialita' e' sinonimo di collegamenti veloci e costosi. Questo paradigma taglia fuori chi si trova sui "sentieri elettronici" ai margini delle autostrade.

- emarginazione informativa
Per finire c'e' un ultimo muro, un'ultima barriera, che ha una caratteristica particolare: e' l'unica che riguarda anche noi. Quante volte nel lavoro con le nostre associazioni abbiamo cercato di "far passare" delle iniziative e contenuti sui "media ufficiali", incontrando fortissime resistenze e grandi difficolta' ad ottenere appoggio da stampa e televisione ? Tranne pochi dei presenti, la maggior parte di noi e' esclusa dal grande circo dell'informazione planetaria. Gli attori principali di questo mondo sono le 300 societa' che dominano il mercato dell'informazione. Di queste societa' 144 appartengono all'america del nord, 80 all'europa, 49 al giappone, e 27 al resto del mondo. 4 agenzie tra queste trecento gestiscono l'80 % del flusso delle notizie: sono le americane Associated Press e United Press International, la britannica Reuter e la francese France Presse. Dai soli Stati Uniti viene il 65% delle informazioni mondiali. La quasi totalita' delle informazioni del sud del mondo passa attraverso queste grandi agenzie di stampa prima di raggiungere i nostri giornali e i nostri TG.

Tutti questi muri sono gli ostacoli che che le informazioni devono affrontare per raggiungere le nostre case attraverso la stampa, la televisione o l'Internet. Il nostro vilaggio non sara' mai davvero globale fin quando ci saranno delle ingiustizie sociali ed economiche che renderanno piu' grossa la voce di alcuni e piu' debole quella di altri.

L'ESPERIENZA DI AFRICANEWS
Essendo ben consapevole di tutte queste limitazioni, un membro della nostra associazione, Enrico Marcandalli, ha deciso di appoggiare un progetto di informazione in cui e' l'africa a scrivere sull'africa senza la mediazione o il controllo delle grandi agenzie di stampa internazionali del nord del pianeta.

Koinonia e' una comunita' di giovani universitari e professionisti che si e' raccolta attorno a padre Renato "Kizito" Sesana per impegnarsi in un un servizio rivolto alla societa' locale. Gestiscono a Nairobi, in Kenya, un servizio per bambini di strada, e si occupano del periodico mensile Africanews.

Africanews e' un periodico mensile che viene distribuito su abbonamento in formato cartaceo ed e' disponibile anche sull'internet all'interno del sito web di peacelink (www.peacelink.it). Per la realizzazione delle pagine Internet Enrico e' andato direttamente a Nairobi in due occasioni, realizzando una serie di corsi con i ragazzi della comunita' di Koinonia, nei quali sono stati affrontati i problemi tecnici, grafici e informatici legati alla produzione di pagine web, che adesso avviene in maniera completamente autonoma. La comunita' di Koinonia comprende persone che sono tagliati fuori da tutte le barriere che abbiamo descritto, tra cui i bambini di strada accolti a Koinonia, privi di ogni risorsa economica e culturale, che vengono raccolti nelle grandi "bidonville" che crescono attorno alla grande capitale kenyota, delle quali la piu' nota e' la discarica di Korogocho nella quale vive Padre Alex Zanotelli.

Il gruppo di Africanews e' fatto di studenti che hanno accesso alla cultura, e alle risorse necessarie per realizzare una rivista e delle pagine Internet, ragazzi che hanno superato alcune barriere e hanno deciso di fare da "ponte informativo" affinche' anche le persone con cui sono a contatto possano raccontare le loro storie superando le stesse barriere. C'era bisogno pero' di un altro ponte, di qualcuno che facesse arrivare i testi di africanews all'interno di un "server" internet, per renderli leggibili da tutto il mondo. E' stato questo il nostro ruolo all'interno del progetto africanews. Abbiamo fatto parte di una catena umana in cui la redazione di Africanews dava una mano ai bambini di strada e una a noi affinche' il loro lavoro potesse raggiungere il nord del mondo attraverso la telematica multimediale e ipertestuale, a cui loro non avevano accesso. A Koinonia, infatti, arriva soltanto la posta elettronica. Il nostro ruolo non e' stato quello di fornire servizi, ma di fornire strumenti per favorire l'autoorganizzazione e l'autonomia nella realizzazione di un prodotto informativo sull'internet. Anche nel mondo delle reti, infatti, ci sono rischi di paternalismo e di neocolonialismo se vogliamo imporre il nostro gusto estetico e la nostra cultura nella realizzazione di paginette web gia' preconfezionate, togliendo ai diretti interessati la possibilita' di imparare a pescare anziche' ricevere il pesce gia' pescato.

La qualita' delle informazioni di Africanews e' garantita da una buona rete di corrispondenti, decine di giovani giornalisti sparsi per l'Africa che inviano a Nairobi i loro contributi. Molti di loro sono membri dell' UCAP (Union Catholique Africaine de la Presse).

Per avere un termine di paragone basti pensare che i corrispondenti di africanews sono alcune decine mentre la nostra ANSA ha solo tre corrispondenti che coprono tutta l'africa e nessun quotidiano italiano ha corrispondenti in africa subsahariana.

LE SOLUZIONI
A partire da questo esempio e' chiaro che ci si trova davanti a due soluzioni possibili e complementari: abbattere i muri e le emarginazioni oppure mettersi a cavallo di questi muri per aiutare il maggior numero possibile di persone a passare dall'altra parte. Per l'abbattimento del "peccato strutturale" che determina tutte le ingiustizie che sono state descritte forse sono necessari i tempi lunghi della storia, mentre per la seconda soluzione gia' da oggi e' possibile creare delle "catene informative" per traghettare nel circo dei mass media anche la voce di chi si trova al di la' di tutte le barriere, attraverso la definizione di un nuovo tipo di volontariato: il VOLONTARIATO DELL'INFORMAZIONE, l'utilizzo di risorse umane e tecnologiche al servizio di chi queste risorse non ce le ha. Spesso le associazioni di volontariato hanno fatto e continuano a fare dei lavori informativi, limitati pero' a informazioni sull'associazione stessa o informazioni in appoggio agli obiettivi dell'associazione. Il volontariato dell'informazione invece, ribalta questa prospettiva, e l'informazione, o meglio la controinformazione in alternativa ai media ufficiali, diventa un fine e non piu' un mezzo. Il volontariato dell'informazione riconosce che l'informazione e' potere, e si adopera affinche' questo potere venga spostato verso il basso, distribuito e decentralizzato. E' questa l'ottica in cui stiamo cercando di collocare il lavoro futuro della nostra associazione.

Note: LE FONTI:
- ALFAZETA n.61 "L'informazione annegata: la stampa e il sud del mondo" gennaio/febbraio 1997
- Ignacio Ramonet, "Geopolitica del Caos", Asterios Editore 1998
- Carlo Gubitosa "Ponti elettronici tra nord e sud", in "Mosaico di Pace" - Dicembre 1998

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