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La Sardegna lotta contro il nucleare

Francesco Iannuzzelli19 ottobre 2000

La Sardegna lotta contro il nucleare da 40 anni e la vicenda di Cagliari porto a rischio ripropone ancora una volta un problema che conosciamo bene. Brucia ancora l'arroganza con cui il governo, nel 1989, ha impedito il referendum popolare sulla base atomica Usa di La Maddalena e ancora di più bruciano i ripetuti rifiuti dei vari governi italiani alle richieste della Regione di sottoporre al parere dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) la compatibilità ambientale della base americana.Purtroppo la stragrande maggioranza dei cittadini ignora il problema nucleare e anche gli ambientalisti e alcune associazioni pacifiste fingono di ignorarlo.

In seguito alla pubblicazione dell'articolo su "il manifesto" del 9 febbraio 2000, dove si rivelava che La Spezia, Cagliari, La Maddalena e altri otto scali della penisola erano attrezzati per l'approdo di natanti a propulsione o armamento nucleare, e in seguito all'iniziativa di Peacelink, anche nel capoluogo sardo c'è stata quindi una mobilitazione popolare. Infatti, su proposta del Comitato sardo "Gettiamo le basi", sono state inviate alcune decine di lettere in prefettura al fine di richiedere, in base al decreto 230/95, la divulgazione delle informazioni d'interesse civile contenute nel piano di emergenza nucleare predisposto anche per la nostra citta' e sono state organizzate delle assemblee pubbliche per informare la popolazione. Il prefetto ha convocato il responsabile di una delle varie associazioni che avevano aderito all'iniziativa e spedito la richiesta e mostrato la copertina di un piano di emergenza predisposto per i civili in caso di incidente nucleare a Cagliari. Tuttavia ha dichiarato che non e' possibile divulgare il documento per ragioni di sicurezza e per non creare il panico. In seguito a questa deludente informazione, ma appurata l'esistenza del piano, il Comitato "Gettiamo le Basi" ha richiesto e ottenuto il 27 aprile un incontro con il sindaco di Cagliari esigendo la divulgazione delle informazioni riguardanti i civili contenute nel piano di emergenza nucleare. Il sindaco, interpellato il prefetto, ha poi risposto in consiglio comunale anche in seguito ad una interrogazione presentata l'11 maggio da un consigliere di rifondazione comunista e appoggiata da tutti i consiglieri, che "le navi a propulsione nucleare non hanno il permesso di attraccare nel porto e che devono restare in rada (in posizione puo' essere svelata per motivi sicurezza)". (La Nuova Sardegna 1 giugno 2000"). Pertanto al momento sono state rese note solo risposte generiche ed evasive con il chiaro intento di aggirare il problema. Recentemente sono state inviate altre lettere in prefettura, usando una formulazione piu' completa e a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, ma anche in questo caso nessuna risposta. Il 18 ottobre, infine, una delegazione del Comitato "Gettiamo le basi" ha incontrato un funzionario della presidenza della giunta regionale segretario del Comitato paritetico per le servitu' militari (Comipa), e ha richiesto che il Comipa e il presidente della regione avanzino al prefetto la richiesta di divulgazione delle informazioni per la protezione civile contenute del piano di emergenza nucleare di Cagliari e La Maddalena. La stampa ha sempre dedicato una minima attenzione alla vicenda e sono passate sotto silenzio le repliche e osservazioni del Comitato "Gettiamo le basi" alla evasiva e contradditoria risposta della prefettura. Le forze politiche per stanchezza o per inerte sonnolenza evitano di affrontare il tema. L'unica informazione costante e' stata garantita alla popolazione dal nostro volantinaggio.

A proposito dell'isola de La Maddalena bisogna dire che per più di trenta anni si evita con cura l'attivazione di una rete permanente di monitor necessari per rilevare tempestivamente la contaminazione radioattiva delle acque e far scattare i piani di emergenza. Sono previsti controlli a cura del CAMEN-ENEA a scadenza semestrale e i risultati vengono inviati allo Stato maggiore della marina e dell'esercito. Su richiesta del ministro della Sanità e del consiglio comunale della Maddalena, l'Istituto superiore della Sanità può effettuare prelievi delle acque a scadenza bimestrale. Tutti i controlli devono essere effettuati a debita distanza dalla nave-balia dei sottamarini nucleari ormeggiata nell'isola di S. Stefano per salvaguardare il segreto militare. Quando nel 1984 la Provincia di Sassari esigeva il monitoraggio continuo in acqua attraverso la posa di un rilevatore fisso vicino alla zona di attracco dei sommergibili era stato risposto che la vicinanza eccessiva delo strumento creava insuperabili problemi di sicurezza militare. Curiosamente dal 1974 è in funzione un avanzato sistema permanente di controllo della radioattività rilasciata nell'atmosfera dai sottomarini (volanti?). Del tutto casualmente, le rare volte in cui riemerge il dibattito sul nucleare, un qualche organo d'informazione locale ci propina un tranquillizzante servizio sull'efficienza delle centraline di controllo e gli esperti ci assicurano che sono tecnologicamente all'avanguardia.

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