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Le nuove armi della NATO

Perde pezzi l’AGS, nuovo sistema di sorveglianza NATO

Nuovo stop per il nuovo programma di sorveglianza terrestre dell'Alleanza Atlentica. La Danimarca revoca il proprio contributo finanziario all'AGS minando le già difficili relazioni interne NATO. Sarà Sigonella (Sicilia) a ospitare i velivoli senza pilota e il centro di comando del sistema militare.
27 giugno 2010

Doveva rappresentare l’elemento chiave per le operazioni di guerra globale del XXI secolo della NATO, ma l’Alliance Ground Surveillance - AGS, il multimilionario sistema di sorveglianza terrestre, rischia di accentuare le divisioni all’interno dell’Alleanza Atlantica. Il tormentato progetto che prevede l’acquisto di otto velivoli senza pilota Global Hawk e l’utilizzo di Sigonella (Sicilia) quale principale base di stazionamento e controllo aereo, subisce un nuovo stop con l’inattesa decisione del governo danese di tagliare dal proprio budget della difesa i 50 milioni di euro destinati a cofinanziare lo sviluppo e l’implementazione del nuovo sistema NATO. La revoca del sostegno danese all’AGS è stata duramente criticata dal Segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen. “L’uscita della Danimarca dal programma di vigilanza terestre NATO invia un segnale errato alle nostre forze e ai nostri alleati”, afferma Fogh Rasmussen. “L’AGS è stato disegnato per far sì che i militari di tutti i paesi della NATO operino con maggiore sicurezza ed efficacia durante i loro interventi. Il sistema contempla un’ampia varietà di possibili usi, tra i quali quelli di contrarrestare gli attacchi con esplosivi in Afganistan e combattere le operazioni di pirateria di fronte alla Somalia”.
Anche se il contributo della Danimarca è solo il 3% circa dell’ammontare totale del progetto, c’è forte preoccupazione che altri paesi dell’Alleanza possano seguire Copenaghen sull’onda della complessa crisi finanziaria internazionale e delle difficoltà di bilancio statali. “Il ritiro danese dal progetto potrebbe avere un effetto paralizzante nell’odierno clima finanziario in cui i bilanci della difesa vengono via via ridotti”, ha dichiarato all’agenzia Reuters una fonte interna del Comando militare di Bruxelles. “La NATO sperava di completare il programma prima del vertice di Lisbona del prossimo novembre. Ma le revisioni che potrebbero essere richieste da altri paesi partecipanti all’AGS potrebbero causare dei ritardi. Se le nazioni restanti non saranno disponibili a coprire il vuoto lasciato dalla Danimarca o ce ne saranno altre che decideranno di seguire i suoi passi, potrebbero essere previsti delle limitazioni e dei risparmi allo sviluppo del programma. Ma è sempre meglio mantenere un 80% delle potenzialità previste che nessuna in assoluto”.
Originariamente, il piano di sviluppo del sistema AGS vedeva associate 23 nazioni dell’Alleanza Atlantica. La scelta unilaterale di Washington, nel novembre 2007, di assegnare l’intera commessa dei velivoli spia e delle stazioni di rilevamento terrestre ad un consorzio costituito prevalentemente da industrie belliche USA e canadesi (Northrop Grumman, General Dynamics Canada, Rytheon e Rolls Royce), fece scoppiare però la rabbia tra alcuni dei principali partner. Belgio, Francia, Ungheria, Olanda, Portogallo, Grecia e Spagna decisero di ritirare il proprio appoggio finanziario ed industriale all’AGS. Così, alla firma del Programme Memorandum of Understanding (PMOU) che ha delineato i confini legali, organizzativi e finanziari del sistema d’intelligence, si sono presentati solo 15 dei paesi membri dell’organizzazione nord-atlantica. Oltre a Stati Uniti, Canada e Danimarca, Bulgaria, Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia.
La diserzione alleata ha avuto come prima conseguenza l’aumento dell’onere finanziario a carico dell’Italia per la realizzazione delle attrezzature e delle infrastrutture di sorveglianza. Secondo quanto comunicato dal Ministero della difesa in Parlamento il 12 giugno 2009, “la contribuzione italiana al costo globale del programma, il quale è stimato in circa 1.335 milioni di euro, è di 177,23 milioni (pari al 12,26 %)”. La durata prevista del programma è di sette anni, dal 2009 al 2016. Si prevede la consegna della prima piattaforma Global Hawk alla NATO nel 2014 (“Capacità Operativa Iniziale”) e il completamento della flotta entro il 2016 (“Piena Capacità Operativa”). Sempre secondo il Ministero della difesa, “l’industria italiana partecipa al programma attraverso la società “Selex Galileo” (Finmeccanica) nella veste di ditta subfornitrice principale nel segmento di terra, specificamente, per il Supporto Operativo alla Missione e per le Stazioni Mobili e Trasportabili per le comunicazioni e la trasmissione dei dati”.
Nel corso della riunione dei Ministri della difesa NATO di Cracovia, il 19 e 20 febbraio 2009, è stata formalizzata la scelta della stazione aeronavale di Sigonella quale “principale base operativa” dell’AGS. “Abbiamo scelto questa base dopo un’attenta valutazione e per la sua centralità strategica nel Mediterraneo che le consentirà di concentrare in quella zona le forze d’intelligence italiane, della NATO e internazionali”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini. Oltre alla componente di volo dell’AGS rappresentata dai velivoli “RQ-4B Global Hawk” nella versione Block 40, all’interno della base di Sigonella saranno ospitati i centri di comando e di controllo del nuovo sistema, centralizzando le attività di raccolta d’informazioni ed analisi di comunicazioni, segnali e strumentazioni straniere. Per il funzionamento degli aerei senza pilota e della nuova supercentrale di spionaggio, è stato annunciato l’arrivo in Sicilia di un “NATO Force Command di 800 uomini, con le rispettive famiglie”.

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