Lombardia No Riarmo
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La Lombardia è oggi uno dei centri nevralgici della presenza militare in Italia, con basi che rivestono un ruolo strategico sia per l’Aeronautica Militare italiana sia per la NATO. Questa realtà, troppo spesso poco discussa nell’opinione pubblica, solleva interrogativi profondi su sicurezza, sovranità, impatto ambientale e scelte politiche orientate alla pace o alla guerra. Il Coordinamento No Riarmo intende portare alla luce queste criticità e sostenere le vertenze locali che si oppongono alla militarizzazione del territorio.
Ghedi (Brescia): una base con ordigni nucleari
L’aeroporto militare di Ghedi, in provincia di Brescia, ospita il 6º Stormo dell’Aeronautica Militare. Si tratta di una base formalmente italiana, ma che – tramite il programma NATO di “condivisione nucleare” – custodisce almeno una ventina di bombe atomiche statunitensi, sotto responsabilità italiana. È dunque un sito altamente sensibile e strategico.
Recentemente, l’aeroporto è stato utilizzato anche per il trasporto di armi italiane destinate all’Ucraina, contribuendo così all'escalation militare in Europa. Numerose associazioni pacifiste e movimenti locali hanno promosso proteste, chiedendo la denuclearizzazione del territorio e il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione italiana, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli.
La presenza di armamenti nucleari non solo espone la popolazione a gravi rischi in caso di conflitto, ma rafforza una logica di deterrenza che ostacola ogni percorso di disarmo e diplomazia.
Solbiate Olona (Varese): quartier generale delle forze NATO
A Solbiate Olona, in provincia di Varese, si trova la base che ospita il NATO Rapid Deployable Corps – Italy (NRDC-ITA), uno dei comandi principali della NATO per la reazione rapida in Europa. Al suo interno operano anche il Comando Brigata di Supporto e il 33º Reggimento logistico “Ambrosiano”. Questa base è oggi il cuore pulsante della Allied Reaction Force, una forza in grado di mobilitare fino a 300.000 militari per rispondere a crisi e minacce in tempi brevi.
La crescita del personale e delle capacità operative ha accompagnato un rafforzamento della presenza NATO sul territorio lombardo, con implicazioni non solo militari ma anche sociali e culturali. La base, infatti, promuove iniziative con scuole e aziende locali, suscitando critiche da parte di realtà pacifiste che vedono in queste attività un tentativo di normalizzare la cultura della guerra.
Negli ultimi anni, sono aumentate le manifestazioni pacifiste e gli appelli pubblici contro la base. Il 28 luglio 2024 si è svolto un presidio a cui hanno partecipato realtà locali come il Centro di documentazione “Abbasso la guerra” di Venegono Superiore, l’Assemblea Popolare di Busto Arsizio e l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Varese. Una delle critiche più forti riguarda proprio la trasformazione di territori civili in snodi strategici per l’escalation bellica, senza un reale dibattito democratico.
Una Lombardia in prima linea nel riarmo
Ghedi e Solbiate Olona rappresentano due esempi emblematici della crescente militarizzazione in Lombardia. Ma esiste anche un'altra Lombardia: quella delle associazioni ecopacifiste, dei cittadini che chiedono trasparenza, partecipazione e scelte orientate al disarmo e alla convivenza pacifica tra i popoli.
Il Coordinamento No Riarmo si propone di dare voce a questa parte della società civile, costruendo reti, diffondendo informazioni e sostenendo le vertenze locali. Perché la sicurezza non può basarsi sulle bombe nucleari e sulle truppe pronte alla guerra, ma sul dialogo, la cooperazione e la giustizia sociale.
Chi vuole seguire o partecipare alle attività contro il riarmo in Lombardia può consultare il microblog regionale che raccoglierà anche informazioni sulla militarizzazione del territorio:
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Un altro futuro è possibile, e può essere costruito insieme.
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