Emergenza2

Come ti zittisco il sito

Paolo Attivissimo
Fonte: Newsletter "Internet per tutti" #2003-059 - 11 agosto 2003

E' molto facile far sparire un sito che dice cose sgradite o scomode: basta fargli causa, anche senza un motivo valido. Il sito, soprattutto se gestito da appassionati, sarà costretto a chiudere, a prescindere dal fatto che abbia torto o meno, ma perché non può sostenere i costi di una causa legale, mentre la parte "offesa" (un'azienda di cui il sito rivela magagne, per esempio) può farlo tranquillamente. Con i tempi biblici della giustizia italiana, il giochetto può durare anni, con buona pace della cosiddetta libertà di espressione.

E' una spada di Damocle che pende sulle teste di chiunque pubblichi un sito Web che contenga materiale anche solo vagamente controverso, compreso il sottoscritto. Stavolta la spada è caduta su Peacelink.it, sito noto da tempo per la sua attività politica pacifista e (molto secondariamente) perché mi consente di appoggiarmi alle sue risorse per distribuire questa newsletter.

Del caso Peacelink ha parlato Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.asp?i=45014) di recente e anche a dicembre 2002, quando è scoppiato inizialmente il pasticcio (http://punto-informatico.it/p.asp?i=42603), ma il sugo è questo: Peacelink, a febbraio 2000, ha pubblicato (citandone la fonte originale) un "Manifesto" di un forum ambientalista tenutosi al Palazzo della Provincia di Roma nel 2000. Fra i nomi dei firmatari del "Manifesto" compariva anche quello di un consulente NATO.

Il consulente ha fatto subito causa a Peacelink chiedendo 50.000 euro di danni, sostenendo che il suo nome è stato usato nel "Manifesto" senza il suo consenso e che questa pubblicazione ha fortemente pregiudicato la sua professionalità, la sua immagine e la sua carriera perché il "Manifesto" conteneva "gravi e reiterate considerazioni nei confronti di alcune associazioni internazionali, tra cui in particolare la Nato e irragionevoli attacchi contro gli Stati Uniti".

Quali siano in realtà queste "gravi e reiterate considerazioni" sfasciacarriere val la pena di leggerlo, come si può fare usando la preziosissima Wayback Machine di Archive.org, che archivia periodicamente il contenuto di quasi tutta Internet, per leggere il "Manifesto" così com'era pubblicato, a dicembre 2002, non presso Peacelink (che da tempo ha rimosso il documento) ma nel sito di Rifondazione Comunista, per la precisione all'indirizzo http://www.rifondazione.it/ambiente/pdf/man_forum.PDF.

Ora il "Manifesto" è stato rimosso anche dal sito di Rifondazione, ma è appunto ancora disponibile (a riprova del fatto che il sito di Rifondazione l'aveva pubblicato) digitandone l'indirizzo nella casella delle ricerche in http://web.archive.org. Archive.org ne riporta ben tre copie tratte dal sito di Rifondazione: una del 17 luglio 2001, una del 30 dicembre 2001 e una del 15 febbraio 2002.

In altre parole, il "Manifesto" da cinquantamila euro è rimasto sul sito di Rifondazione Comunista per almeno due anni (da febbraio 2000 a febbraio 2002). Eppure il consulente Nato non ha fatto causa a Rifondazione, per quel che mi risulta; l'ha fatta a Peacelink, colpevole semplicemente di aver riportato un documento pubblicato da altri.

Il consulente NATO, fra l'altro, è andato subito per vie legali: non ha neppure pensato di contattare Peacelink e di chiedere una rettifica. Sarebbe bastato così poco. Insomma, a prescindere dal fatto che il consulente sia stato citato dal "Manifesto" a torto o a ragione, resta evidente il suo comportamento scorretto.

Ora il pasticcio è ulteriormente complicato dal giornale Libero, che il 3 agosto 2003 ha pubblicato un articolo ("Arruolato dai pacifisti, ma lui non lo sapeva") di Enrico Novi, il cui occhiello dice "Il presidente di un'associazione ambientalista trova la sua firma sotto un manifesto di Peacelink". Ma il manifesto non è "di Peacelink", e questo sarebbe evidente anche al più orbo dei giornalisti. Colpa dell'autore dell'occhiello? Improbabile, dato che l'articolo di Novi contiene anche altri strafalcioni. Peacelink ha chiesto a Libero di pubblicare una rettifica, dato che l'articolo lede la sua reputazione. Staremo a vedere.

A riprova dei tempi biblici di queste cause cui accennavo in apertura, la prossima udienza è fissata per... marzo del 2004. Nel frattempo, Peacelink.it rimane con questa minaccia da cento milioni di lire sulla testa. Più le spese legali. Che meraviglia. Viene da chiedersi cosa sia più lesivo per la carriera del consulente, il suo coinvolgimento nel "Manifesto" o la sua figuraccia di forte contro i deboli con Peacelink.

Non condivido tutte le opinioni espresse da Peacelink, e so che molti aderenti a Peacelink non condividono le mie, eppure ospitano lo stesso la mia newsletter, perché è così che si fa nel vivere civile. Segnalo le sue peripezie non perché è Peacelink, ma perché quello che le sta capitando potrebbe capitare a chiunque ed è importante che si sappia come vanno queste cose.

Che fare? Ci sono molti modi per aiutare Peacelink, sia economicamente, sia con il sostegno pratico e morale. Trovate tutti i dettagli presso http://italy.peacelink.org/emergenza/.

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