Emergenza2

Un consulente Nato chiede 50mila euro di risarcimento

Il futuro di Peacelink? In tribunale

La voce in difesa di ambiente e diritti umani rischia la chiusura
Gisella Desiderato
Fonte: m@g - Giornale a cura della Scuola di Giornalismo dell'Università Cattolica - 17 febbraio 2003

Una delle voci silenziose del web che lotta per la difesa dell'ambiente e dei diritti umani rischia il mutismo. Peacelink, dopo un decennio di battaglie e campagne, e' accusata di aver offeso un consulente Nato, che ha chiesto un risarcimento di 50mila euro per lesa immagine personale. "Davvero troppo -commenta ribatte Alessandro Marescotti, responsabile del portale, lanciando un grido d'allarme per la liberta' di tutti gli altri siti web di informazione sociale -. Un'eventuale condanna risulterebbe un grave precedente".

La brutta avventura in cui e' incappata l'associazione pacifista, che ha sede a Taranto, e' semplice. Tutto e' iniziato nel febbraio del 2000, quando Marescotti si e' imbattuto in un testo pubblicato sul sito di Rifondazione Comunista che apertamente denunciava la logica spregiudicata e anti-ambientalista degli Stati Uniti. "Appare sempre piu' manifesta, dietro i processi dell'economia globale, la presenza egemonica Usa a tutto campo", recitava il testo, che faceva anche riferimento ai "protezionisti vecchio-stile (la guerra delle banane) all'imposizione al mondo dei brevetti transgenici, all'uso ormai sistematico degli strumenti di guerra a sostegno della supremazia economica". Il documento pero' non si fermava qui: accusava anche la Nato. "Dobbiamo aprire - si leggeva - una battaglia politica contro la logica complessiva della distruzione e diffondere la coscienza che oggi la Nato e il suo militarismo, braccio armato del nuovo governo mondiale e delle sue istituzioni economiche, sono la piu' grossa minaccia per la vita sul pianeta e tutti i suoi equilibri naturali". In sintesi, il documento denunciava il pericolo che ambiente e pace correvano "in epoca di restaurazione e neo-militarismo".

Marescotti non ha fatto altro che inserire il documento nel sito della sua associazione. È a questo punto che e' nato il caso giudiziario. Tra i sottoscrittori del documento, infatti, figurava il nome del collaboratore Nato. Una persona divisa tra coscienza ambientalista e consulenze militari: un Mister X cui Peacelink ha garantito l'anonimato fino all'inizio del processo. "La professionalita', l'immagine e la carriera del consigliere Nato risultano fortemente pregiudicati", e' scritto nell'atto di citazione.

"Cosa avremmo dovuto fare? - ribatte Marescotti - Controllare uno per uno i reali intendimenti e l'effettiva adesione dei 69 firmatari di un appello non promosso da noi e pubblicato su un altro autorevole sito? Chi avrebbe mai potuto sospettare che uno di quei 69 firmatari fosse un consulente della Nato?". A sostenere Peacelink sono intervenuti voci autorevoli: Noam Chomsky e il missionario comboniano Alex Zanotelli. La maggior parte pero' e' gente comune, come i quasi 2000 (tra persone e associazioni) firmatari l'appello di solidarieta' lanciato da Marescotti, che si trova all'indirizzo www.peacelink.it/emergenza. Da martedi' 18 febbraio la parola passa ai giudici del tribunale di Taranto.

Note: Tratto da: http://www2.unicatt.it/unicatt/seed/mag_gestion_cattnews.vedi_notizia?id_cattnewsT=1098
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