Accordo ACTA: molte verità e qualche bufala

L'11 giugno 2012 il Parlamento Europeo sarà chiamato ad approvare o respingere l'accordo ACTA sulla salvaguardia dei diritti di proprietà intellettuale
28 febbraio 2012
Piergiorgio Grossi (Movimento Federalista Europeo - Genova)

L’accordo ACTA ( Anti-Counterfeiting Trade Agreement – Accordo commerciale anticontraffazione) è un trattato internazionale stipulato nell’agosto 2011 e firmato il 26 gennaio scorso fra 22 stati dell’Unione Europea (tra gli altri non hanno firmato Germania e Olanda) ed altri 10 stati (USA, Giappone, Canada, Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Marocco, Singapore, Sud-Corea) (*) Esso riguarda la salvaguardia dei diritti di proprietà intellettuale (contraffazione dei marchi, commercio di merci contraffatte, diritti d’autore, copyright, brevetti, etc) e propone un codice di comportamento comune con la possibilità data ad uno Stato di bloccare ad esempio la diffusione non autorizzata di pubblicazioni coperte da copyright e di sanzionare con risarcimenti economici (art. 9), ma anche con sanzioni penali (art. 23), coloro che violano tale codice. Si prevede altresì (art. 11) di poter obbligare chi ha pubblicato abusivamente un pezzo coperto da copyright a rivelare la fonte che ha permesso la pubblicazione.

Uniformare e rendere più efficace la legislazione anti-frode è ovviamente un obiettivo da perseguire, tuttavia la materia è delicatissima perché tocca il tema della libertà di espressione, soprattutto quando entra nel merito delle comunicazioni digitali (internet), e prefigura interventi di vera e propria censura mascherati da difesa del copyright.

 

Le preoccupazioni sono quindi fondate.

Ad esempio si prevedono sanzioni penali per chi proietta in una sala pubblica un film senza pagare diritti d’autore, e fin qui non c’è nulla di nuovo rispetto alla legislazione vigente, ma all’articolo 25, si ipotizza che l’autorità giudiziaria possa sequestrare e distruggere ciò che è “SOSPETTATO” di reato, e qui invece c’è il rischio che si possa cancellare da internet preventivamente un film perché qualcuno potrebbe proiettarlo in una sala pubblica : qui siamo in presenza di una possibile censura preventiva. Stesse preoccupazioni per la riproduzione di articoli o brani di libri, che, con la scusa del copyright, potrebbero essere cancellate da internet. All’articolo 12 si autorizza, con la scusa della urgenza, ad emettere provvedimenti “inaudita altera parte”, senza cioè avvisare l’accusato di violazione, in barba ai diritti di difesa. 

 

Su internet circolano anche critiche infondate

Ho letto ad esempio che le multinazionali farmaceutiche con l’ACTA potrebbero bloccare la fabbricazione dei farmaci generici : è vero, ma non dipende da ACTA, già oggi i generici possono essere  commercializzati solo dopo la scadenza del brevetto. Alcuni video su youtube sostengono che le industrie chimico-alimentari possano farsi risarcire dagli agricoltori che si rifiutino di utilizzare OGM. Questa se la sono proprio inventata : è punita la contraffazione o l’imitazione di un OGM coperto da brevetto, non certo il non-utilizzo di un brevetto.

 

Qual è l’atteggiamento giusto ?

La protesta e la denuncia del possibile attentato alla libertà di espressione e divulgazione di notizie che l’applicazione di ACTA potrebbe causare  è legittima e salutare. Senza queste denunce che circolano sulla rete nessuno di noi saprebbe nulla di ACTA, perché i governi hanno negoziato il trattato nella totale segretezza e non trasparenza. Ma limitarsi alla denuncia e magari condirla con esagerazioni, come quelle che abbiamo segnalato, non basta. Occorre mobilitare chi può nei fatti bloccare o modificare il trattato.

 

La palla è al Parlamento Europeo

Come tutti i trattati internazionali che riguardano l’ Unione Europea, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, sarà il Parlamento Europeo a ratificare o meno il trattato stesso e questo avverrà nella seduta del 11 giugno 2012.

Come ha già fatto in occasione del trattato Swift a febbraio 2011, il Parlamento Europeo potrebbe respingere del tutto il nuovo trattato o richiederne la rinegoziazione.

La palla non è più in mano alle segrete diplomazie nazionali ma ad una assemblea sovranazionale eletta democraticamente, sulla quale possiamo agire con petizioni, come ha già fatto Avaaz, (http://www.avaaz.org/it/acta_day_of_action_hub/) o facendo pressioni sui parlamentari europei eletti nel nostro collegio.

Sarebbe invece inutile e controproducente, invocando un ritorno alla piena sovranità nazionale, chiedere all’Italia (o ad un altro paese) di non ratificare unilateralmente il trattato; inutile perché ormai l’Italia ha sottoscritto il trattato; controproducente perché restare fuori dall’accordo internazionale ci impedirebbe di proteggere dalla contraffazione le nostre merci.

Note: (*) testo integrale :

http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/11/st12/st12196.it11.pdf

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