All’asta i sandali di Gandhi
Dall’India parte la protesta

Il caso a New York. Messi in vendita gli oggetti personali del Padre dell'Indipendenza. Petizione al governo. I deputati chiedono indietro i cimeli del Mahatma.
14 febbraio 2009
Paolo Salom

Oggetti del Mahatma Gandhi

Giù le mani dai pochi (e miseri) oggetti appartenuti al Mahatma Gandhi. La notizia che, a marzo, una casa d’aste metterà in vendita a New York gli occhiali, l’orologio da taschino, un paio di sandali e la ciotola in ferro — uniche «proprietà » del padre dell’India — ha suscitato accese polemiche a New Delhi. Ministri e deputati hanno chiesto a gran voce il «ritorno » dei cimeli nella loro sede naturale: Gandhi Smriti, la «casa museo» dove il Mahatma trascorse gli ultimi mesi della sua vita. «Ritengo che il governo dovrebbe prendere parte all’asta—ha dichiarato al Times of India Mani Shankar Aiyer, ministro per lo Sviluppo del Nordest —. È importante recuperare queste reliquie perché fanno parte della nostra Storia. Sarebbe un peccato se finissero nelle mani di uno straniero, lasciando l’India priva di una parte così importante della sua memoria». Il deputato Manohar Joshi ha chiesto all’esecutivo di non perdere tempo, e di «verificare tutte le possibilità di intervento»: «Il privato che ora è in possesso di questi oggetti dovrebbe essere contattato per assicurarsi se non sarebbe disposto a cederli all’India, magari in cambio del pagamento di una somma. In caso contrario, il governo dovrebbe considerare di mandare qualcuno a New York, possibilmente chiamando in anticipo la Casa Bianca». In un Parlamento, quello dell’Unione Indiana, solitamente diviso e litigioso, i deputati si sono ritrovati per una volta tutti d’accordo: occorre muoversi in fretta. Molti, riportano i media del Subcontinente, si sono dimostrati «sorpresi» di scoprire » che le poche proprietà personali della Grande Anima (mahatma, in sanscrito) — un uomo che aveva fatto dell’aparigraha, il «non possesso», uno stile di vita—fossero finite lontane dall’India, e che in tutti questi anni nessuno si fosse minimamente preoccupato di recuperarle e restituirle «al popolo».
Si muoverà il governo indiano? Per ora, Julien Scharer, portavoce della Casa d’aste newyorchese Antiquorum Auctioneers, che il 5 marzo prossimo metterà in vendita gli oggetti in un unico lotto, si dimostra più che soddisfatto dell’attenzione: «Riceviamo continue richieste da tutto il mondo — ha dichiarato —. Persone interessate alla figura di Gandhi. E soprattutto all’acquisto delle sue cose». Se non accadrà qualcosa prima, il fortunato che riuscirà a vincere l’asta (base di partenza dai 20 mila ai 30 mila dollari), si dovrà preparare a spendere «fino a 2-300 mila dollari».

Il Mahatma Gandhi

D’altro canto questi oggetti sono la Storia del Mahatma. Basta osservare le fotografie scattate durante il lungo percorso verso l’indipendenza del Subcontinente dalla Gran Bretagna: Gandhi, rientrato dal Sudafrica e abbandonati gli abiti di avvocato di successo, indossava soltanto il khadi, la veste tessuta a mano sulla quale risaltava — come un concreto ossimoro— l’orologio da tasca che gli pendeva sul fianco. Mentre sul viso glabro gli occhialini dorati spiccavano come un memento della profondità intellettuale e umana del pioniere della non violenza fatta arma politica. Come finirono all’estero questi oggetti? L’orologio (uno Zenith del 1910) e la ciotola di ferro che Gandhi usava per i suoi magri pasti furono ereditati dalla nipote Abha, la donna tra le cui braccia Gandhi si spense, il 30 gennaio 1948, colpito da un fanatico indù. I sandali di cuoio, invece, furono regalati a un ufficiale britannico che gli aveva scattato una fotografia nel porto di Aden, nello Yemen, dove il leader si era fermato nel suo viaggio verso la Conferenza di Londra sull’indipendenza indiana (1931). Gli occhialini, infine, furono donati dallo stesso Gandhi a un colonnello dell’esercito che gli aveva chiesto consiglio: il Mahatma aveva risposto che quelli erano gli «occhi» che gli avevano dato la «visione di un’India libera». Negli anni, erano poi tutti stati acquistati da un collezionista americano. Presto potrebbero tornare a casa.

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