Latina

Perù: Protesta campesina contro miniera nelle Ande del Nord del paese

Migliaia di contadini “campesinos” si mobilitano per protestare contro lo sfruttamento di un giacimento minerario che contaminerebbe le acque della loro regione.Almeno un manifestante morto negli scontri con la polizia nel sito dove si é installata la miniera.
8 agosto 2005
Paola Isaia (Ass. Compartir Giovane)


Huancabamba, Perú. 5 agosto 2005.
Dall’ultima settimana di luglio questa regione della Sierra del Nord del Perú, confinante con l’Ecuador, ė agitata dalla mobilitazione di migliaia di campesinos che, in un’azione organizzata senza precedenti, sono giunti da vari paesi e comunitá di tutta la regione per chiedere che l’impresa Minera Majaz, sussidiaria della compagnia di capitale inglese Monterrico metals, lasci la zona ed interrompa l’esecuzione del proprio progetto “Rio Blanco”. Secondo i diregenti dell’impresa nella zona interessata dal progetto si troverebbe il giacimento di rame piú grande del Paese.
I campesinos sono arrivati a piedi e in autocarro fino al luogo remoto in cui si trovano le prime installazioni della miniera, loalizzata in un distretto costituito da localitá situate nelle quattro provincie adiacenti di ayavaba, Huancabamba, San Ignacio e Jaen. Alcune delle localitá si trovano a centinaia di chilometri di distanza e si stima che alcuni gruppi di campesinos avrebbero camminato 3 o 4 giorni in condizioni molto difficili- precipizi, foreste di alta montagna, pantani- per arrivare alla zona dove delle prime installazioni della miniera. Secondo quanto sostengono gli stessi campesinos, l’intento di tale avvicinamento era giungere sul posto per dialogare con i diretti interessati, visto che le trattative iniziate da circa un anno dalla Pontificia Universidad Catolica de Perú, chiamata dal Governo stesso a mediare, non hanno fino ad ora ottenuto i risultati auspicati.
Sono giunti sul posto, secondo fonti extraufficiali, circa 4000 campesinos delle Comunidad campesinas di Yanta (Ayavaba), Segunda Y Cajas (Huancabamba), Jaen e San Ignacio. (Una comunidad campesina ė l’unitá territoriale di proprietá dei campesinos che la abitano. In epoca coloniale si chiamava comunidad indigena, costituita dai territori che il signore feudale, spagnolo, dava in uso ai propri lavoratori come forma di retribuzione. Tali territori per tanto sono di proprietá di chi li vive e coltiva da piú di 500 anni. Le Comunidad Campesinas hanno propri rappresentanti e si riuniscono in Assemblea per prendere ogni tipo di decisione che riguardi la comunitá. Ndr).
La marcia di avvicianamento dei campesinos é stata ostacolata dalla polizia con il lancio di bombe lacrimogene dagli elicotteri il giorno venerdí 29 agosto. Nonostante questo, molti hanno continuato la loro marcia fino a raggiungere la massima concentrazione il giorno lunedí 1 agosto, in cui si é verificato un violento scontro con la polizia, inviata dal Governo per difendere la Miniera, e come risultato almeno un campesino é morto, molti sono stati i dispersi ed i feriti, ed alcuni manifestanti sono stati catturati ed inviati a Piura o Lima. Secondo fonti extraufficiali, sarebbero fino a 7 i manifestanti che avrebbero perso la vita, e che per ora sono “dispersi”.
Questa mobilitazione non é la prima contro l’impresa “Minera Majaz”, ed il suo “Proyecto Rio Blanco”, peró é la piú grande fino ad ora, tanto per il numero come per la provenienza geografica dei partecipanti. Nel marzo del 2004 gli abitanti della Comunitá Campesina Segunda y Cajas, sul cui territorio si trova il territorio concesso dallo Stato alla Miniera, tentarono di prendere possesso delle prime installazioni del Progetto. La polizia li allontanó e un manifestante perse la vita.
I campesinos sono molto risentiti in quanto ritengono ingiusta la concessione di terreni di loro proprietá da parte dello Stato senza chiedere il loro permesso, ed inoltre si sentono indignati per le accuse ripetute che ricevono di terrorismo, di affiliazione politica, di contatti con il narcotraffico. Si tratta infatti di un movimento spontanteo, pacifico, senza nessun fine politico o lucrativo, organizzato in maniera seria e disciplinata. I protagonisti delle marce infati sono le rondas campesinas, servizio di sicurezza autogestito dalle comunitá stesse, che vedono uomini e donne vigilare giorno e notte sulla sicurezza di queste zone cosí remote dove la polizia non arriva. I richiami alla serietá, il divieto di assumere bevande alcoliche, il rifiuto netto della risposta violenta di fronte alle provocazioni ha risuonato per giorni e notti intere nei discorsi dei comuneros riuniti in segni di protesta nelle piazze di Huancabamba e dintorni.
Attualmente la protesta continua con manifestazioni di modesta entitá nei magiori centri abitati. A Huancabamba hanno marciato i campesinos delle varie comunitá limitrofe nei giorni di mercoledí 3 e venerdí 5 agosto, e continua ad esserci una discreta presenza di comuneros accampanti nel centro, di fronte alla Chiesa. Sono state inoltre chiuse nella giornata di martedí 2 agosto alcune delle strade che da Huancabamba portano verso altri centri piú vicini alla zona degli scontri.

L’impresa Majaz non ha ancora iniziato a estrarre il minerale, si trova in una fase di esplorazione. Peró se i contadini stanno reagendo con tanta determinazione di fronte all’eventuale sfruttamento del giacimento é perché considerano che, essendo ubicato nella parte alta di due dei bacini idrografici piú importanti della regione- il bacino dei fiumi Quiroz e Chinchipe- i propri corsi d’acqua potrebbero venire contaminati irrimediabilmente.
Oltretutto il tipo di estrazione programmato dall’impresa é del tipo “a bordo aperto”, una delle forme di estrazione piú dannose per l’ambiente, e che in questa zona distruggerebbe con grande probabilitá migliaia di etteri di bosco umido e pajonal altoandino. Gli studi di fattibilitá iniziarono nel 1994, quando il giacimento fu scoperto dalla compagnia australiana Newcrest, peró undici anni dopo ancora non e stato effettuato uno studio di impatto ambientale. L’impresa Majaz assicura che si é incaricata di tale studio.
La zona interessata dal progetto é una delle zone al mondo piú ricca dal punto di vista della biodiversitá, ovvero della varietá di ecosistemi, e occorre ricordare che una delle zone che con il corso degli anni si potrebbe rovinare é il complesso di laghi noto come “Las Huaringas”. Tali laghi sono noti da tempi preincaici per le qualitá magico-curative delle proprie acque, e sono meta di numerosi turisti di tutto il mondo, oltre che della popolazione locale, che, guidati dai “maestros curanderos”, sciamani locali, percorrono il difficile cammino fino ai laghi per combattere le proprie malattie. I maestros cuaranderos, organizzati in un’Associazione, si uniscono pertanto alla protesta campesina.
É la consapevolezza dell’enorme gravitá di questo danno potenziale a far sí che l’opposizione al progetto si estanda agli abitanti di centri urbani e agrari situati a centinaioa di chilometri di distanza dai bacini agrari minacciati.
Da non molto tempo la popolazione di Tambogrande, una zona agricola situata nel medesimo dipartimento di Piura, evitó che un’altra impresa iniziasse le prorpie operazioni di estrazione di minerali nella propria zona, creando un precedente importante e un forte spirito “anti-miniera” in tutta la regione.
Secondo la legge peruviana, lo Stato é proprietario del sottosuolo e pertanto puó rilasciare concessioni circa i giacimenti minerari anche quando la popolazione che risiede nella zona interessatra, e che é la proprietaria del suolo, ovvero della superficie, non sia ‘accordo.
Tuttavia, il grave ed esteso danno ambientale e sociale causato dalle operazioni di estrazione di minerali nel Perú nelle ultime decine di anni sta generando forti reazioni tra la popolazione contadina.
La maggioranza di queste popolazioni vive in condizioni di estrema povertá, e nonstante tutto resiste alle “tentazioni” che le imprese minerarie offorno loro sottoforma di posti di lavoro e di “regali” come scuole e strade. Apparentemente preferiscono mantenere questo stile di vita precario piuttosto che soffrire delle malattie e dei disastri ecologici che affliggono altre regioni del Paese.

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