Le radici della criminalità in Guatemala
Proprio in questi giorni il mondo si sta rendendo conto della criminalità che affligge il Guatemala. Diversi giornali in giro per il mondo hanno citato il disperato caso del Guatemala. Nel solo 2005 sono stati denunciati 5333 omicidi su una popolazione di appena 11 milioni di abitanti, il 2006 sembra avviato a battere questo triste record. I crimini contro le donne sono secondi solo alla federazione russa.
La criminalità ha radici soprattutto nei giovani, più della metà delle vittime hanno meno di 30 anni.
Per trovare le cause di questa piaga non ci si può fermare alla superficie, la criminalità è solo la punta di un ice-berg che ha radici nel profondo.
In Guatemala più del 60% della popolazione è indigena di origine Maya.
Negli ultimi anni questo stupendo paese è vittima dello sfruttamento delle proprie risorse da parte di multinazionali straniere che lasciano alle popolazione locali meno dell’1% dei guadagni e che non offrono mano d’opera per chi non ha qualifiche specifiche. Queste multinazionali cercano principalmente oro e argento. Per scindere l’oro dalle rocce viene utilizzato il cianuro mentre per estrarre l’argento viene utilizzato l’acido solforico. Queste sostanze altamente inquinanti vanno a contaminare le falde acquifere violando uno dei diritti umani fondamentali. Quello all’acqua. Senza acqua pulita le popolazioni indigene Maya sono costrette ad abbandonare gli altipiani e la loro stupenda, millenaria e pacifica cultura per emigrare nelle città che però sono sature e non possono offrire loro niente se non discriminazione, povertà, disperazione e colla da sniffare. È qui che fonda le sue radici una microcriminalità spaventosa che colpisce soprattutto i giovani privando il Guatemala delle future generazioni.
Proprio oggi (2 marzo ’06), dopo un anno di consulta di alto livello il governo guatemalteco ha presentato una proposta di legge sullo sfruttamento minerario che di fatto non risolve nulla dando carta bianca alle multinazionali che possono continuare ad ottenere concessioni minerarie come niente, non devono pagare nulla per l’acqua che “rubano” alle colture e possono continuare a violare i diritti umani come fanno ormai da anni.
Sempre nella proposta di legge odierna viene alzata la quota di guadagno che deve restare in Guatemala al 3% quando la consulta di alto livello da più di un anno chiede almeno il 50% dato che i guadagni dell’estrazione mineraria in Guatemala possono raggiungere il 250%.
Così oggi la commissione di alto livello è stata rotta dal monsignor Ramazzini e dal Collettivo Ecologista Madreselva perché “la commissione di alto livello ci sembra solamente una tattica del governo per farci perder tempo”.
Se a breve non ci saranno cambiamenti nella politica mineraria e ambientale del Guatemala sarà difficile che qualcosa cambi anche per quanto riguarda la criminalità.
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